09 settembre, 2009
LIBERTA' DI STAMPA - L'APPELLO DEI TRE GIURISTI
L'APPELLO DEI TRE GIURISTI
L'attacco a "Repubblica", di cui la citazione in giudizio per diffamazione è
solo l'ultimo episodio, è interpretabile soltanto come un tentativo di
ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l'opinione pubblica,
di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in
definitiva di fare del nostro Paese un'eccezione della democrazia. Le domande
poste al Presidente del Consiglio sono domande vere, che hanno suscitato
interesse non solo in Italia ma nella stampa di tutto il mondo. Se le si
considera "retoriche", perché suggerirebbero risposte non gradite a colui al
quale sono rivolte, c'è un solo, facile, modo per smontarle: non tacitare chi
le fa, ma rispondere.
Invece, si batte la strada dell'intimidazione di chi esercita il
diritto-dovere di "cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di
espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee",
come vuole la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
approvata dal consesso delle Nazioni quando era vivo il ricordo della
degenerazione dell'informazione in propaganda, sotto i regimi illiberali e
antidemocratici del secolo scorso.
Stupisce e preoccupa che queste iniziative non siano non solo stigmatizzate
concordemente, ma nemmeno riferite, dagli organi d'informazione e che vi
siano giuristi disposti a dare loro forma giuridica, senza considerare il
danno che ne viene alla stessa serietà e credibilità del diritto.
Franco Cordero
Stefano Rodotà
Gustavo Zagrebelsky
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