24 agosto, 2009
PROMEMORIA 24 agosto 79 - Data tradizionale, ma errata, dell'eruzione del Vesuvio che seppellirà Pompei, Ercolano e Stabiae.
Data tradizionale, ma errata, dell'eruzione del Vesuvio che, durata circa diciannove ore, seppellirà Pompei, Ercolano e Stabiae.
La data dell'eruzione del Vesuvio del 79 è attestata da una lettera di Plinio il giovane a Tacito, in cui si legge nonum kal. septembres cioè nove giorni prima delle Calende di settembre, data che corrisponde al 24 agosto.
Questa data era contenuta nella variante universalmente ritenuta più attendibile del manoscritto ed è stata accettata come sicura fino ad oggi, anche se alcuni dati archeologici via via emersi mal si accordano con una data estiva.
Infatti nello scavo dell'area vesuviana, sigillati dai lapilli, sono stati ritrovati (carbonizzati o tramite indagini archebotaniche) resti di frutta secca (come fichi secchi, datteri, susine), frutta tipicamente autunnale (come ad esempio melograni, castagne, uva, noci), si era completata la raccolta della canapa da semina (raccolta che si effettuava solitamente a settembre), la vendemmia (effettuata solitamente nel periodo di settembre/ottobre) era da tempo terminata e il mosto sigillato nelle anfore interrate, oltre ad essere posti in uso nelle case oggetti tipicamente autunnali come bracieri. Tali anfore venivano chiuse soltanto dopo un periodo di fermentazione all'aria aperta della durata di una decina di giorni: dunque l'eruzione avvenne, se si considera attendibile questo elemento d'indagine, in un periodo successivo. Anche nel caso di una vendemmia anticipata, i giorni intercorsi tra la raccolta, la pigiatura e la prima fermentazione consentono di spostare la data avanti con una certa sicurezza.
Questi motivi portarono Carlo Maria Rosini, appassionato napoletano del Settecento, ad avanzavare l'ipotesi che il testo plinano fosse sbagliato; egli propendeva per la data riportata da Cassio Dione Cocceiano non. kal. dec., cioè il 23 novembre, che meglio si accordava con i dati archeologici. Tale ipotesi fu però respinta, all'epoca, e si continuò a considerare come esatta la data del 24 agosto.
Analizzando i diversi manoscritti del testo pliniano che si sono conservati, si può vedere che oltre alla versione maggiormente attestata, esistono altre varianti del passo in questione:
nonum kal. septembres (24 agosto)
kal. novembres (1° novembre)
III kal. novembres (30 ottobre)
non. kal. ... (nove giorni prima delle calende di...)
La presenza di diverse varianti in un manoscritto è dovuta ad errori di trascrizione che il testo ha subito nei secoli, ma non necessariamente la variante numericamente più attestata è quella corretta. Neanche la variante più antica può essere considerata immune ad errori che possono essere stati commessi in trascrizioni precedenti. Quindi la data del 24 agosto, ricavata da una delle varianti del testo di Plinio, è tutt'altro che certa.
Eruzione del Vesuvio
Le località site intorno intono al golfo di Napoli sono state celebrate fin dall’antichità per la loro bellezza. Ai tempi dell’Impero Romano la limpidezza del cielo e i magnifici panorami invogliarono molti ricchi romani a costruirvi le loro “ville”. Le antiche e ricche città di Pompei ed Ercolano e la più appartata e tranquilla cittadina di Stabia erano circondate da ricche residenze estive. Nell’agosto del 79 a. C. tutte queste città furono distrutte e tutta l’area circostante divenne una landa desolata per l’eruzione del Vesuvio.
Il mattino del 24 agosto il Vesuvio comincio all’improvviso ad eruttare vapori, gas, lave e fuoco. Iniziò quindi una pioggia di pomici seguita quindi da un torrente di ceneri bianche. Per quasi due giorni la cenere cadde come se fosse neve e seppellì le città stesse.
La più "famosa" vittima dell’eruzione fu Plinio il Vecchio che allora era il comandante della flotta romana di stanza a Miseno che cercò inutilmente di portare aiuto con le navi a Stabia, ma mori egli stesso nel tentativo.
Quando il fungo di cenere si diradò non si vide altro che devastazione...
Le prosperose città di Pompei ed Ercolano non furono piu ricostruite e di esse nei secoli successivi si perse perfino il ricordo. Solo all’inizio del ‘700 durante uno scavo occasionale venne fuori una statua di marmo di Ercolano. Le autorità fecero eseguire immediatamente nuovi scavi e portarono alla luce tutti gli oggetti di valore.
Da allora gli scavi non si sono mai interrotti, fino ai nostri giorni.
Oggi queste città ci parlano della vita quotidiana dei romani . Il visitatore può passeggiare tra le file delle botteghe, e delle case, lungo le vie che portano ancora incise le orme dei zoccoli dei cavalli e i solchi delle ruote dei carri sulla pavimentazione stradale. Sui muri può ancora leggere le scritte degli studenti, le pubblicità dei negozi e dei giochi dei gladiatori, gli avvisi delle elezioni scarabocchiati in fiammeggianti lettere rosse.
Sono egualmente mostrate sia la vita pubblica che quella privata.
Migliaia di oggetti trovati negli scavi sono conservati al Museo nazionale di Napoli:in esso sono conservati pitture, statue, specchi , monete anche penne e inchiostri.
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