Dollfuß e Mussolini
L'ispiratore della politica antisocialista del cancelliere Dollfuß, personaggio debole, minuto (a Vienna lo chiamano Millimetternich) è data da Benito Mussolini. Infatti il Duce manovrerà il cancelliere per contrastare la pressione del partito socialista e quelle del nazionalsocialismo, favorevole all'annessione (l'Anschluss) dell'Austria alla Germania nazista. Il controllo avviene attraverso le Heimwehren, formazioni squadristiche legate alla polizia italiana e capeggiate dal principe Starhemberg. A questo nobile indebitato Mussolini non risparmia aiuti in denaro e non gli lesina neppure armi.
I contatti fra i due governanti sono frequentissimi. Nell' aprile del 1933 Mussolini si reca a Vienna ed induce lo statista a formare il Fronte Patriottico, una falange fascista al di sopra dei partiti. Anche nella seconda metà dell'anno i contatti fra Dollfuß e Mussolini saranno sempre più frequenti.
Alla fine di giugno del 1933 Dollfuß, in seguto all'acutizzarsi della tensione tra Heimwehren e nazisti, si reca a Roma per conferire con Mussolini. Successivamente, una lettera del Duce lo rassicura che qualsiasi cosa possa avvenire, l'aiuto italiano non verrà a mancare.
Ben presto Dollfuß è ancora in Italia, il 19 agosto del 1933 arriva a Riccione, ed ha un primo colloquio con il Duce nell'appartamento del Grand Hotel dove soggiorna, gli altri incontri saranno molto informali.
Mussolini dà al cancelliere austriaco delle precise direttive: introdurre nel governo elementi delle Heimwehren, dare carattere dittatoriale al governo, creare un commissario straordinario per Vienna e fare propaganda su larga scala: il tutto deve essere preceduto da un acceso discorso.
Perché Mussolini entra così minutamente negli affari austriaci per contrastare il progetto nazista dell'Anschluss? Perché è ancora molto diffidente nei riguardi del movimento tedesco e del suo capo Adolf Hitler.
Con l'avvento di Hitler al potere in Germania, la sua posizione si fece sempre più difficile.
Contrario all'Anschluss richiesto dai nazisti tedeschi ed austriaci, non poté opporvi l'appoggio delle classi popolari che si era ormai alienato: per questo la Vaterländische Front, il fronte patriottico da lui fondato nel 1933, non poté evitare il putsch nazista che il 26 luglio 1934 giunse ad un soffio dalla conquista del potere.
La morte
Dollfuß sta presiedendo il consiglio dei Ministri, ad un tratto un corteo di automobili entra nella sede della cancelleria.
A bordo vi sono uomini che indossano la divisa dell'esercito austriaco. Dollfuß pensa che i nuovi arrivati siano i rinforzi della guardia. Si tratta invece, dei congiurati: 154 uomini che occupano facilmente il palazzo. Colpito al collo, Dollfuß chiede un prete ed un medico e prega di avvertire Mussolini perché possa prendersi cura della moglie e dei figli: i nazisti lo scherniscono. Alcuni di loro s'impadroniscono della stazione radio e annunciano le dimissioni di Dollfuß, che invece sta morendo. Nessun medico lo soccorre. Nonostante la morte di Dollfuß, il moto fallisce.
Alle prime notizie, Hitler esulta, ma immediatamente declina ogni responsabilità. Sostituisce l'ambasciatore a Vienna con von Papen e impedisce ai congiurati, che dopo la sconfitta hanno ripiegato verso il confine, di entrare in Germania. Mussolini non ha esitazioni, nell'attribuire l'attentato al dittatore tedesco. La notizia lo raggiunge a Cesena dove sta esaminando i progetti per un ospedale psichiatrico. Il Duce dà personalmente l'annuncio alla vedova che si trova sull'adriatico con i figli e parte in aereo per Vienna. Mussolini ordina che quattro divisioni raggiungono il Brennero ("l'Italia vigila con l'arma al piede", intitolano i giornali) e telegrafa al pricipe Starhemberg. L'indipendenza dell'Austria per la quale egli è caduto è un principio che è stato difeso e sarà difeso dall'Italia ancora più strenuamente. Poi annuncia al mondo: L'Austria non si tocca e fa sostituire nella piazza di Bolzano la statua di un trovatore germanico con quella di Druso. È questo il momento di maggior attrito tra il fascismo ed il nazionalsocialismo, e lo stesso Mussolini scende più volte in campo per ribadirne le differenze.
Nessun commento:
Posta un commento