23 novembre, 2008
PROMEMORIA 23 novembre 1980 - Terremoto dell'Irpinia
Terremoto dell'Irpinia: si verificò un sisma del settimo grado della scala Richter con epicentro nel comune di Conza della Campania (AV), che causò circa 300.000 sfollati, 10.000 feriti e circa 3.000 morti.
Il terremoto dell'Irpinia si verificò il 23 novembre 1980 e colpì la Campania centrale e la Basilicata. Caratterizzato da una magnitudo 6,9 della scala Richter[2], con epicentro nel comune di Conza della Campania (AV), causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.735 morti.
La scossa
Il terremoto colpì alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter, della durata di circa 60 secondi [4] colpì l'area, detta del Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. Tra i comuni più duramente colpiti vi furono quelli di Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano , San Mango .
A Napoli, a seguito della scossa, crolla un palazzo in via Stadera a Poggioreale, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti.[5]
A Balvano in provincia di Potenza crollò una chiesa al cui interno morirono 72 persone di cui 62 erano bambini che stavano partecipando ad una messa.
Tutta la parte centro-settentrionale della Basilicata fu coinvolta dal disastroso terremoto, lo stesso capoluogo lucano fu distrutto al 64%.
Il dramma
Il terremoto del 23 novembre 1980 fu innanzitutto un evento altamente drammatico. Centinaia di migliaia di persone ebbero la loro vita per sempre sconvolta; da quel momento, per loro, esiste un prima e un dopo. A distanza di anni ci si è dimenticati del dramma che invece andrebbe capito, spiegato, ascoltato. Molto spesso, però, a ciò non si dà importanza. Si parla di altro. ci si dimentica della storia degli uomini, delle donne, dei bambini di allora.
I numeri
L'entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una scossa di terremoto in Campania dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad evidenziarne la più vasta entità. Al levarsi del sole una prospezione a mezzo elicottero fornì le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l'altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati. La ricostruzione purtroppo ha seguito l'iter delle altre tragedie itaiane perchè si sono innestati interessi loschi che hanno dirottato i fondi verso aree che non ne avevano diritto moltiplicando a dismisura il numero dei comuni colpiti dal sisma.
Durata della scossa principale: circa 60 secondi[6]
Morti: 2735
Feriti: 8848
Comuni colpiti: circa 70 "disastrati", circa 200 "danneggiati".[7]
La ricostruzione
Più di 70 centri sono stati integralmente distrutti o seriamente danneggiati e oltre 200 hanno avuti consistenti danni al patrimonio edilizio. Centinaia di opifici produttivi e artigianali sono stati cancellati con perdita di migliaia di possibilità di lavoro e danni patrimoniali per decine di migliaia di miliardi. [8]
Il numero dei comuni colpiti è però stato alterato per losche manovre politiche e camorristiche lievitando nel corso degli anni. Alle aree colpite, infatti, venivano destinati numerosi contributi pubblici (stime del 2000 parlano di 58.640 miliardi nel corso degli anni[senza fonte]), ed era interesse dei politici locali far sì che i territori amministrati venissero inclusi in quest'area. La ricostruzione, nonostante l'ingente quantità di denaro pubblico versato è stata per decenni incompleta. A Torre Annunziata dove esistono due quartieri distrutti dal terremoto del 1980 e malgrado i miliardi stanziati, ancora non è stata ricostruita una sola abitazione. Quei quartieri oggi sono diventati un cancro che ha contaminato l'intera città, divenendo la principale roccaforte della camorra ed una delle più agguerrite piazze di spaccio della regione Campania.[9].
Fondi e appalti
La prima stima dei danni del terremoto venne fatta nel 1981 e parlava di circa 8000 miliardi di lire. La stessa cifra venne rivista varie volte, fino a raggiungere quota 60000 miliardi. In Irpinia la Guardia di Finanza scoprì fienili trasformati in piscine olimpiche mai ultimate, o in ville. Individuò finanziamenti indirizzati a imprenditori plurifalliti e orologi con brillanti regalati con grande prodigalità ai collaudatori dello Stato. Il senatore DC Ortensio Zecchino nel 1980 fece mettere anche decine di centri irpini e sanniti coinvolti in un sisma di 26 anni prima. Nel marzo del 1987 i giornali rivelarono che le fortune della Banca Popolare dell'Irpinia erano strettamente legate ai fondi per la ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia del 1980. Tra i soci che traevano profitto dalla situazione c'era la famiglia di De Mita con Ciriaco proprietario di un cospicuo pacchetto di azioni che si erano rivalutate grazie al terremoto. I titoli erano posseduti anche da altri parenti. Seguì un lungo processo che si concluse nell'ottobre del 1988 con la sentenza: secondo i giudici del tribunale romano chiamato a giudicare sulla controversia, era giusto scrivere che i fondi del terremoto transitavano nella banca di Avellino e che la Popolare è una banca della Dc demitiana.[senza fonte] Appresa la sentenza, l'Unità pubblicò il 3 dicembre un articolo in prima pagina dal titolo eloquente: «De Mita si è arricchito con il terremoto».[10] Nell'inchiesta denominata "Mani sul terremoto" saranno coinvolti l'on. Ciriaco De Mita, l'on. Paolo Cirino Pomicino, il sen. Salverino De Vito, l'on. Vincenzo Scotti, l'on. Antonio Gava, l'on. Antonio Fantini, l'on. Francesco De Lorenzo, l'on. Giulio Di Donato e il commissario on. Giuseppe Zamberletti.
Evoluzione dei numeri nel corso degli anni
Regioni colpite: 3 - Campania, Basilicata e Puglia
Numero di Comuni colpiti: 687 (542 in Campania, 131 in Basilicata e 14 in Puglia) di cui 3 disastrati
Superficie colpita: 17.000 km²
Popolazione coinvolta: 300.000 abitanti
Abitazioni ricostruite a spese dei contribuenti: 150.000
Contributi pubblici Stato italiano (all'anno 2000): 58.640 miliardi di lire (Circa 30 miliardi di Euro)
La finanziaria 2006 ha stanziato ulteriori 100 milioni di euro per la ricostruzione
Contributi da paesi esteri: Stati Uniti (70 milioni di dollari); Germania (32 milioni di dollari)
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