30 maggio, 2009

PROMEMORIA 30 maggio 1924 - Giacomo Matteotti denuncia in Parlamento le violenze dei Fascisti durante le elezioni di aprile


Giacomo Matteotti denuncia in Parlamento le violenze dei Fascisti durante le elezioni di aprile.
Nato da una famiglia benestante (proprietari terrieri) ma di modesta estrazione, Matteotti frequentò adolescente il Ginnasio di Rovigo, dove fu compagno di classe del suo futuro avversario politico cattolico Umberto Merlin.
Si laureò in giurisprudenza all'Università di Bologna nel 1907 ed entrò in contatto con i movimenti socialisti, dei quali divenne ben presto una figura di spicco. Durante la prima guerra mondiale si dimostrò un convinto sostenitore della neutralità italiana e questa sua posizione gli costò l'internamento in Sicilia. Nel 1918 nacque suo figlio Giancarlo, che seguì le orme del padre dedicandosi anche lui all'attività politica.
Matteotti fu eletto in Parlamento per la prima volta nel 1919, in rappresentanza della circoscrizione Ferrara-Rovigo. Fu rieletto nel 1921 e nel 1924.
Nel 1921 pubblicò una famosa "Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia", in cui si denunciavano, per la prima volta, le violenze degli squadristi fascisti durante la campagna elettorale delle elezioni del 1921.
Nell'ottobre del 1922 fu espulso dal Partito Socialista Italiano con la corrente riformista di Filippo Turati; Matteotti divenne dunque il segretario del nuovo Partito Socialista Unitario.
Nel 1924 venne pubblicato a Londra un suo libro: The fascisti exposed; a year of fascist domination in cui riportava meticolosamente gli atti di violenza fascista contro gli oppositori. Nella introduzione del libro esplicitamente confutava le affermazioni fasciste secondo le quali la violenza squadrista era stata usata allo scopo di riportare il paese ad una situazione di legalità e normalità col ripristino dell'autorità dello Stato, in quanto le stesse manifestazioni di violenza fascista contro gli oppositori proseguivano anche dopo un anno di governo fascista. Inoltre osservava che il miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie del paese, che stava lentamente riprendendosi dalle devastazioni della guerra era dovuto non all'azione fascista, ma alle energie popolari, tuttavia a beneficiarne erano gli speculatori e i capitalisti, mentre il ceto medio e dei lavoratori non ne beneficiavano in proporzione al loro impegno ed avevano perduto la loro libertà.[1]
Per approfondire, vedi la voce s:Italia - 30 maggio 1924, Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali.
Il 30 maggio 1924 Matteotti prese la parola alla camera per contestare i risultati delle elezioni tenutesi il precedente 6 aprile. Mentre dai banchi fascisti si levavano contestazioni e rumori che lo interrompevano più volte[2] Matteotti incalzava con un discorso che sarebbe rimasto famoso: «Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni».
Matteotti continuò, denunciando una nuova serie di violenze, illegalità ed abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni. Al termine del discorso, dopo le congratulazioni dei suoi compagni, rispose loro, con una quasi profetica premonizione, dicendo: «Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me».
In un'altra occasione aveva pronunciato una frase che si sarebbe rivelata profetica:[3]
« Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai »
La proposta di Matteotti di far invalidare l'elezione almeno di un gruppo di deputati - secondo le sue accuse, illegittimamente eletti a causa delle violenze e dei brogli - venne respinta dalla Camera con 285 voti contro, 57 favorevoli e 42 astenuti.[4]
Il discorso di Matteotti è stato definito da Renzo De Felice "un discorso di doppia opposizione, contro il governo fascista, contro il fascismo tout court, ma anche e forse soprattutto, contro i collaborazionisti del proprio partito e della CGL".[5]

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