28 ottobre, 2009
PROMEMORIA 28 ottobre Marcia su Roma
Marcia su Roma.
a marcia su Roma fu una vasta manifestazione fascista tenutasi in Italia il 28 ottobre 1922 con l'afflusso verso la capitale di decine di migliaia di squadristi che rivendicavano il potere politico nel regno. Questo evento rappresenta l'ascesa al potere del Partito Nazionale Fascista (PNF) e la fine della democrazia liberale, attraverso la nomina a capo del governo del Regno d'Italia di Benito Mussolini.
Taluni storici considerano ricompresi nella locuzione alcuni altri eventi collegati, verificatisi fra il 27 ed il 30 ottobre del 1922.
La mattina del 28, a Milano Mussolini riceveva nella sede del Popolo d'Italia (teatralmente "protetta" da cavalli di frisia e rimpinguata di armi) una delegazione di industriali, fra i quali Camillo Olivetti, che lo urgevano a trovare un accordo con Salandra.
Nello stesso momento, a Roma, Salandra proponeva al re di dare l'incarico di formare il governo a Orlando, ma De Vecchi informò il re che l'unica persona con cui Mussolini avrebbe potuto raggiungere un'intesa sarebbe stato lo stesso Salandra. A Mussolini fu, quindi, proposto di governare a fianco di Salandra ma egli rifiutò. Qualche ora dopo, forse anche tentando una forzatura per convincere il capo dei fascisti, Il Giornale d'Italia diffuse una edizione straordinaria in cui dava per raggiunto un accordo e per affidato un incarico a Salandra e Mussolini, il quale dopo aver resistito a pressioni di ogni provenienza, compresa una accorata telefonata del generale Arturo Cittadini (su espresso mandato del re), precisò telefonicamente a Grandi che ancora insisteva: «Non ho fatto quello che ho fatto per provocare la risurrezione di don Antonio Salandra».
La mattina seguente, dopo che le bozze dell'articolo scritto da Mussolini durante la notte erano state diffuse, Salandra vi poté leggere che non c'era niente da fare e, dopo un giro di telefonate di ultima conferma, decise di rimettere l'incarico. De Vecchi fu incaricato da Vittorio Emanuele di informare Mussolini che gli avrebbe conferito l'incarico. Mussolini rispose: «Va bene, va bene, ma lo voglio nero su bianco. Appena riceverò il telegramma di Cittadini partirò». Poche ore dopo gli giunse un telegramma del generale Cittadini:
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