
Viene emanata dal governo italiano, appena divenuto repubblicano, l'amnistia passata alla storia come l'amnistia Togliatti (questi era, infatti, il Ministro di Grazia e Giustizia dell'epoca).
L'amnistia Togliatti fu un provvedimento di condono delle pene proposto dall'allora Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti, approvato dal Governo italiano, promulgata con D.P.R. 22 giugno 1946, n.4.
Provvedimenti principali
Essa comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni, i reati commessi al Sud[4] dopo l'8 settembre 1943 e l'inizio dell'occupazione militare alleata al Centro e al Nord.
Lo scopo era la pacificazione nazionale dopo gli anni della guerra civile ma vi furono polemiche sulla sua estensione, tanto che il 2 luglio 1946 Togliatti con l'emanazione della circolare n.9796/110, raccomandò interpretazioni restrittive nella concessione del beneficio.
Ulteriori provvedimenti
L'amnistia varata da Togliatti fu tuttavia seguita da ulteriori amnistie che allargarono ulteriormente i termini temporali e la casistica.
Il 7 febbraio 1948 un decreto del sottosegretario alla presidenza Andreotti con cui si estinguevano i giudizi ancora pendenti dopo essa.
Il 18 settembre 1953 il governo Pella approvò l'indulto e l'amnistia proposti dal guardasigilli Antonio Azara per i tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948. Furono compresi in questa seconda amnistia i reati commessi nella seconda parte della guerra civile, arrivando a oltre tre anni dalla fine della guerra esterna.
Il 4 giugno 1966 vi fu una ulteriore amnistia.
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