23 aprile, 2009
PROMEMORIA 23 aprile 1985 - Argentina, a Buenos Aires si apre il processo sulla fine dei desaparecidos
Argentina, a Buenos Aires si apre il processo sulla fine dei desaparecidos.
L'espressione desaparecidos (letteralmente "scomparsi" in spagnolo) si riferisce a persone che furono arrestate per motivi politici dalla polizia dei regimi militari argentino, cileno o di altri paesi dell'America latina, e delle quali si persero in seguito le tracce. Il verbo desaparecer, come l'italiano "sparire", è intransitivo; desaparecidos è un participio transitivo, usato in modo da implicare il significato di "chi è stato fatto scomparire". Il termine viene utilizzato comunemente nel parlato, in maniera estesa per ogni fenomeno analogo, commesso anche in paesi non latini.
Tipico del fenomeno dei desaparecidos è la segretezza con cui le forze governative si muovevano. In genere, gli arresti avvenivano senza testimoni, così come segreto restava tutto ciò che seguiva all'arresto. Gli stessi capi di imputazione erano solitamente molto vaghi o chiaramente pretestuosi. Di molti desaparecidos non si seppe effettivamente mai nulla. Di molti si venne a sapere che erano stati detenuti in campi di concentramento, torturati e infine assassinati segretamente.
La "sparizione forzata" è un fenomeno che si è verificato anche in altri paesi e in altri momenti storici. È stata riconosciuta come crimine contro l'umanità dall'articolo 7 dello Statuto di Roma del 17 luglio 1998 per la costituzione del Tribunale Penale Internazionale e dalla risoluzione delle Nazioni Unite numero 47/133 del 18 dicembre 1992.
Desaparecidos in Argentina [modifica]
Si ritiene che fra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP [1]).
Si ritiene che la tecnica di sequestrare e far sparire le vittime della repressione sia stata in qualche modo ideata per perseguire due obiettivi. Innanzi tutto per evitare quanto verificatosi pochi anni prima in Cile all'indomani del golpe militare del generale Pinochet, allorquando le immagini televisive degli arresti di massa e degli oppositori ammassati negli stadi avevano fatto il giro del mondo suscitando ondate di indignazione dell'opinione pubblica mondiale. La assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di "invisibilità" agli occhi del mondo: dovettero passare infatti almeno 4 o 5 anni dall'inizio della dittatura prima che all'estero si iniziasse ad avere una percezione esatta di quanto stesse accadendo in Argentina.
In secondo luogo la finalità era quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni possibile dissenso al regime. Le modalità degli arresti (squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa, la cui sola vista suscitava il terrore, e piombavano nelle case in piena notte sequestrando a volte intere famiglie) e l'assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fecero sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura, cosicché persino nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo.
Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi. Solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti (spesso testimonianze di militari coinvolti nell'operazione), molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata (oggi questi omicidi sono chiamati vuelos de la muerte, voli della morte). Altri furono detenuti in campi di concentramento; un campo molto celebre fu la scuola di addestramento della Marina Militare ESMA, a Buenos Aires. Altri ancora venivano imbarcati su degli aerei militari e in seguito gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero poi a galla. Altro episodio tristemente famoso quello che ha avuto il suo culmine nel settembre 1976, chiamato Notte delle matite spezzate, durante il quale studenti liceali, 16-17enni, che avevano dimostrato nelle strade in protesta per l'abolizione del Tesserino Studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti, furono sequestrati, sottoposti ad indicibili torture e, per la maggior parte, uccisi. Molte donne partorirono mentre erano detenute; molte di esse furono uccise, e i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti.
Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie. Le indagini fatte in questo senso sono state fondamentali per scoprire molte delle atrocità commesse dal regime militare. Inoltre, tali indagini consentirono la condanna di ex funzionari del regime che, per i reati strettamente politici, erano stati prosciolti o amnistiati sulla base del loro obbligo di obbedire agli ordini all'epoca dei fatti (cosiddetta legge della "obbedienza dovuta").
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.
Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell'esercito, emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura.
Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido [2].Desaparecidos in Argentina [modifica]
Si ritiene che fra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP [1]).
Si ritiene che la tecnica di sequestrare e far sparire le vittime della repressione sia stata in qualche modo ideata per perseguire due obiettivi. Innanzi tutto per evitare quanto verificatosi pochi anni prima in Cile all'indomani del golpe militare del generale Pinochet, allorquando le immagini televisive degli arresti di massa e degli oppositori ammassati negli stadi avevano fatto il giro del mondo suscitando ondate di indignazione dell'opinione pubblica mondiale. La assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di "invisibilità" agli occhi del mondo: dovettero passare infatti almeno 4 o 5 anni dall'inizio della dittatura prima che all'estero si iniziasse ad avere una percezione esatta di quanto stesse accadendo in Argentina.
In secondo luogo la finalità era quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni possibile dissenso al regime. Le modalità degli arresti (squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa, la cui sola vista suscitava il terrore, e piombavano nelle case in piena notte sequestrando a volte intere famiglie) e l'assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fecero sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura, cosicché persino nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo.
Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi. Solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti (spesso testimonianze di militari coinvolti nell'operazione), molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata (oggi questi omicidi sono chiamati vuelos de la muerte, voli della morte). Altri furono detenuti in campi di concentramento; un campo molto celebre fu la scuola di addestramento della Marina Militare ESMA, a Buenos Aires. Altri ancora venivano imbarcati su degli aerei militari e in seguito gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero poi a galla. Altro episodio tristemente famoso quello che ha avuto il suo culmine nel settembre 1976, chiamato Notte delle matite spezzate, durante il quale studenti liceali, 16-17enni, che avevano dimostrato nelle strade in protesta per l'abolizione del Tesserino Studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti, furono sequestrati, sottoposti ad indicibili torture e, per la maggior parte, uccisi. Molte donne partorirono mentre erano detenute; molte di esse furono uccise, e i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti.
Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie. Le indagini fatte in questo senso sono state fondamentali per scoprire molte delle atrocità commesse dal regime militare. Inoltre, tali indagini consentirono la condanna di ex funzionari del regime che, per i reati strettamente politici, erano stati prosciolti o amnistiati sulla base del loro obbligo di obbedire agli ordini all'epoca dei fatti (cosiddetta legge della "obbedienza dovuta").
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.
Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell'esercito, emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura.
Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido [2].
Desaparecidos in Argentina [modifica]
Si ritiene che fra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP [1]).
Si ritiene che la tecnica di sequestrare e far sparire le vittime della repressione sia stata in qualche modo ideata per perseguire due obiettivi. Innanzi tutto per evitare quanto verificatosi pochi anni prima in Cile all'indomani del golpe militare del generale Pinochet, allorquando le immagini televisive degli arresti di massa e degli oppositori ammassati negli stadi avevano fatto il giro del mondo suscitando ondate di indignazione dell'opinione pubblica mondiale. La assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di "invisibilità" agli occhi del mondo: dovettero passare infatti almeno 4 o 5 anni dall'inizio della dittatura prima che all'estero si iniziasse ad avere una percezione esatta di quanto stesse accadendo in Argentina.
In secondo luogo la finalità era quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni possibile dissenso al regime. Le modalità degli arresti (squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa, la cui sola vista suscitava il terrore, e piombavano nelle case in piena notte sequestrando a volte intere famiglie) e l'assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fecero sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura, cosicché persino nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo.
Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi. Solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti (spesso testimonianze di militari coinvolti nell'operazione), molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata (oggi questi omicidi sono chiamati vuelos de la muerte, voli della morte). Altri furono detenuti in campi di concentramento; un campo molto celebre fu la scuola di addestramento della Marina Militare ESMA, a Buenos Aires. Altri ancora venivano imbarcati su degli aerei militari e in seguito gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero poi a galla. Altro episodio tristemente famoso quello che ha avuto il suo culmine nel settembre 1976, chiamato Notte delle matite spezzate, durante il quale studenti liceali, 16-17enni, che avevano dimostrato nelle strade in protesta per l'abolizione del Tesserino Studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti, furono sequestrati, sottoposti ad indicibili torture e, per la maggior parte, uccisi. Molte donne partorirono mentre erano detenute; molte di esse furono uccise, e i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti.
Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie. Le indagini fatte in questo senso sono state fondamentali per scoprire molte delle atrocità commesse dal regime militare. Inoltre, tali indagini consentirono la condanna di ex funzionari del regime che, per i reati strettamente politici, erano stati prosciolti o amnistiati sulla base del loro obbligo di obbedire agli ordini all'epoca dei fatti (cosiddetta legge della "obbedienza dovuta").
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.
Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell'esercito, emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura.
Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido [2].
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