11 marzo, 2009
PROMEMORIA 11 marzo 1977 muore il militante di Lotta Continua Francesco Lorusso
A Bologna, nella zona universitaria, nel corso di durissimi scontri tra studenti e forze dell'ordine muore il militante di Lotta Continua Francesco Lorusso. Alle successive proteste degli studenti, il ministro degli interni Cossiga risponde mandando i carri armati.
Francesco Lorusso (1951 – Bologna, 11 marzo 1977) è stato uno studente italiano.
Militante di Lotta continua, fu ucciso nel corso di gravi scontri di piazza nel marzo del 1977 a Bologna.
L'uccisione di Lorusso
Intorno alle 10:00 dell'11 marzo 1977 il movimento di Comunione e Liberazione (CL) indisse un'assemblea in un'aula presso l'università di Bologna, cui presenziarono circa 400 persone. Alcuni studenti della facoltà di Medicina, attivisti della sinistra extraparlamentare, tentarono di entrare nell'aula dove si svolgeva la riunione, ma furono violentemente respinti dal servizio d'ordine di CL. La notizia dell'assemblea in corso e dello scontro si sparse rapidamente e cominciarono ad affluire all'esterno attivisti e simpatizzanti dell'area di Autonomia Operaia, che diedero vita ad una rumorosa contestazione, mentre gli aderenti all'assemblea si barricavano nell'aula.
Il direttore dell’Istituto di Anatomia, prof. Cattaneo, constatata la situazione di pericolo, ne informò il Rettore Rizzoli, il quale chiese l'intervento delle forze dell’ordine che, in breve tempo, intervennero sul posto con un notevole contingente di carabinieri che, effettuando una violenta carica contro gli studenti di sinistra, consentì agli studenti di Comunione e Liberazione di lasciare pacificamente l'assemblea.
L'intervento massiccio delle forze dell'ordine fece salire ulteriormente la tensione già elevata, il che scatenò una reazione violenta dei giovani della sinistra extraparlamentare. Gli scontri di piazza si estesero a tutta la zona universitaria e nelle zone circostanti.
Nel corso degli scontri tra la sinistra extraparlamentare e le forze dell'ordine, un'autocolonna dei carabinieri in marcia in via Irnerio fu attaccata all'altezza dell'incrocio con via Mascarella. L'autocarro[senza fonte] di testa fu colpito nella parte anteriore sinistra da una bottiglia molotov che provocò un principio d'incendio esternamente al mezzo, rapidamente estinto dalle forze dell'ordine presenti sul luogo.
Il guidatore del mezzo, il carabiniere di leva Massimo Tramontani, preso dal panico balzò a terra dalla portiera destra, lasciando il mezzo senza guida fermarsi autonomamente. Il carabiniere a quel punto, ancora sotto attacco[senza fonte], estrasse l'arma d'ordinanza ed esplose 6 colpi contro un gruppo di manifestanti.
Diversi testimoni presenti alla scena, tra i quali i lavoratori della Zanichelli, riferirono di aver visto un uomo in divisa senza bandoliera esplodere una serie di colpi di pistola ad altezza d'uomo e in rapida successione appoggiando il braccio armato su un'auto parcheggiata per meglio prendere la mira contro i manifestanti. Contemporaneamente, Lorusso fu colpito e riuscì a trascinarsi per qualche metro verso via Mascarella prima di cadere al suolo morente.
La sera stessa del giorno 11 marzo, alle ore 20:50, il carabiniere Massimo Tramontani rilasciò una dichiarazione spontanea sui fatti al sostituto procuratore Romano Ricciotti.
Francesco Lorusso fu visto cadere in via Mascarella, da tre testimoni, mentre si spostava allontanandosi da via Irnerio in direzione di via Belle Arti, e morì poco dopo. Un quarto testimone giunse successivamente e poté testimoniare sul luogo ove fu ritrovato.
Si legge nell'ordinanza del giudice:
« Il proiettile penetra nella regione anteriore del torace, leggermente a sinistra della linea mediana, fuoriuscendo poi dalla faccia posteriore dell'emitorace destro. »
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