15 marzo, 2009

PROMEMORIA 15 marzo 44 a.C. - Idi di marzo - Giulio Cesare viene assassinato da un gruppo di senatori romani


Idi di marzo - Giulio Cesare viene assassinato da un gruppo di senatori romani.
La data è famosa perché Gaio Giulio Cesare venne assassinato alle Idi di marzo del 44 a.C. Svetonio racconta che dopo il delitto:
(LA)
« Curiam, in qua occisus est obstrui placuit Idusque Martias Parricidium nominari, ac ne umquam eo die senatus ageretur. »
(IT)
« Si decise di murare la Curia in cui fu ucciso, di chiamare Parricidio le Idi di marzo e che mai in quel giorno il Senato tenesse seduta. »
( Svetonio, Vite dei Cesari, I, 88., Newton Compton, Roma, 1995. tradd.: Casorati, Medici, Pagan, Valerio)
Secondo Plutarco, Cesare era stato avvisato del pericolo ma non aveva preso in considerazione tali avvertimenti:
« Cosa ancor più straordinaria, molti dicono che un certo veggente lo preavvisò di un grande pericolo che lo minacciava alle idi di marzo, e che quando giunse quel giorno, mentre si recava al Senato, egli chiamò il veggente e disse, ridendo, "Le idi di marzo sono arrivate"; al che egli rispose, soavemente, "Si; ma non sono ancora passate" »
(Plutarco)
Gli Hash House Harriers di Roma celebrano le Idi di marzo ogni anno con una corsa in toga.

Gaio Giulio Cesare (in latino: Caius Iulius Caesar; IPA: 'gai.us 'jul.ius 'kae.sar;[4] nelle epigrafi C·IVLIVS·C·F·CAESAR e DIVVS IVLIVS;[5] in greco antico Καίσαρ, Kàisar; Roma, 12 o 13 luglio 101[1] o 100 a.C.[2] – Roma, 15 marzo 44 a.C.) è stato un generale e dittatore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.
Ebbe un ruolo cruciale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dictator di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C. ed ancora nel 46 a.C. con carica decennale, e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo. Fu ritenuto da alcuni degli storici a lui contemporanei il primo imperatore di Roma.[6]
Con la conquista della Gallia estese il dominio della res publica romana fino all'oceano Atlantico e al Reno; portò gli eserciti romani ad invadere per la prima volta la Britannia e la Germania e a combattere in Spagna, Grecia, Egitto, Ponto e Africa.
Il primo triumvirato, l'accordo privato per la spartizione del potere con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, segnò l'inizio della sua ascesa. Dopo la morte di Crasso (Carre, 53 a.C.), Cesare si scontrò con Pompeo e la fazione degli Optimates per il controllo dello stato. Nel 49 a.C., di ritorno dalla Gallia, guidò le sue legioni attraverso il Rubicone (occasione in cui pronunciò il celebre «Alea iacta est»), e scatenò la guerra civile, con la quale divenne capo indiscusso di Roma: sconfisse Pompeo a Farsalo (48 a.C.) e successivamente gli altri Optimates, tra cui Catone Uticense, in Africa e in Spagna. Con l'assunzione della dittatura a vita, diede inizio a un processo di radicale riforma della società e del governo, riorganizzando e centralizzando la burocrazia repubblicana. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino non cospirò contro di lui uccidendolo, alle Idi di marzo del 44 a.C. Nel 42 a.C., appena due anni dopo il suo assassinio, il Senato lo deificò ufficialmente, elevandolo a divinità. L'eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da Ottaviano Augusto, suo nipote e figlio adottivo.
Le campagne militari e le azioni politiche di Cesare sono raccontate dettagliatamente nei Commentarii da lui stesso scritti: Commentarii de Bello Gallico e Commentarii de Bello Civili. Numerose notizie sulla sua vita sono presenti negli scritti di Appiano di Alessandria, Svetonio, Plutarco, Cassio Dione e Strabone. Altre informazioni possono essere rintracciate nelle opere di autori suoi contemporanei, come nelle lettere e nelle orazioni del suo rivale politico Cicerone, nelle poesie di Catullo e negli scritti storici di Sallustio.

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