17 marzo, 2009

PROMEMORIA 17 marzo 1861 - Vittorio Emanuele II di Savoia viene proclamato re d'Italia


Vittorio Emanuele II di Savoia viene proclamato re d'Italia per grazia di Dio e volontà della nazione; si completa il processo dell'Unità d'Italia.
Vittorio Emanuele II di Savoia (Torino, 14 marzo 1820 – Roma, 9 gennaio 1878) è stato l'ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d'Italia (dal 1861 al 1878). Egli, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, portò infatti a compimento il Risorgimento e il processo di unificazione italiana, guadagnandosi l'appellativo di "Padre della Patria".
Viva Verdi. Questo era stato lo slogan delle insurrezioni anti-austriache nel nord Italia. Ma i patrioti non volevano solo esaltare la figura di un grande musicista, quando propagandare l'Unità nazionale sotto Vittorio Emanuele Re D'Italia (Viva V.E.R.D.I. = Viva Vittorio Emanule Re D'Italia). E, con l'entrata di Vittorio Emanuele a Napoli, sembrava ormai che la proclamazione del Regno fosse imminente, appena Francesco II avesse capitolato con la fortezza di Gaeta.
Fatto rinnovare il parlamento da Cavour, la prima seduta che comprendeva deputati di tutte le regioni annesse (tramite plebiscito), avvenne il 18 febbraio 1861. Il 17 marzo il parlamento proclamò la nascita del Regno d'Italia, stipulata dall'articolo:
« Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di re d'Italia »
La formula venne però aspramente contestata dalla sinistra, che avrebbe preferito vincolare tale il titolo regio al popolo. Così, infatti, il deputato Brofferio propose di cambiare l'articolo:
« Vittorio Emanuele è proclamato dal popolo re d'Italia »
eliminando, quindi, il numerale II in favore del titolo "Vittorio Emanuele I d'Italia". La proposta non venne approvata, a sottolineare il carattere di estensione del dominio del Regno di Sardegna sul resto dell'Italia, piuttosto che la nascita di un nuovo stato. Quando, nel 1874, Vittorio Emanuele decise di celebrare il proprio giubileo (venticinquesimo dall'incoronazione), egli si attirò le critiche di chi non mancò di osservare come Giacomo VI di Scozia avesse deciso di intitolarsi Giacomo I d'Inghilterra divenendone il sovrano e lo stesso avesse fatto Enrico III di Navarra divenuto Enrico IV di Francia.

2 commenti:

cladis ha detto...

effettivamente, l'occupazione violenta del Regno delle due Sicilie deve essere letta dalla Storia come una "espansione" del Regno di Sardegna e non la promessa "Unificazione Nazionale". Anche Garibaldi,nel diario scritto a bordo del Duca di Genova, accenna all"inadempimento della Unificazione Nazionale" affermando che comenque Egli si presentava all'Italia con la fronte alta, non macchiato da codardo interesse personale. Dopo aver ricevuto colpi di fucili alla propria persona, alla coscia sinistra ed al malleolo piede destro a cura dei bersaglieri di Pallavicini, anche Egli capì che la "conquista del Sud" non avrebbe portato "le sue promesse fatte al popolo Meridionale : terre e democrazia ma, solo lutti in una guerra fratricida, che non ha fatto onore ai Savoia, ved.distruzione di abitati ed atti ancora oggi definiti crimini di guerra. Claudio di Salvatore

cladis ha detto...

nel Suo diario, sett.1862, Garibaldi scrive : avevano sete di sangue ... e gli andò bene, perchè i bersaglieri del Pallavicini, istigati all'attacco contro altri Italiani (i valorosi Garibaldini),cominciarono a sparare già da 200 mt. e lo scolpirono agli arti inferiori,con due gravi ferita (benché le trombe di Garibaldi suonassero di "non sparare")- Il Suo immortal destino non volle che, avvicinandosi i bersaglieri, fosse colpito al busto con ferite mortali (sarebbe stata una fucilazione dal Regno di Sardegna perchè più di un bersagliere lo mirava = per ringraziamento di quanto Egli avesse fatto)- Il Pallavicini, poi, avvicinatosi poi al Ferito, manifestò con ipocrisia il suo dolore di versare il sangue Italiano ma, affermò, di aver avuto e di aver dato ordini perentori a cui doveva obbedire.
In effetti il re vitt.emanuele, cavour, rattazzi e gli uomini della consorteria non potevano perdonare alla rivoluzione di essere la rivoluzione (che disturba i loro chili conservatori) e di avere essa come obiettivo la Unificazione della Famiglia Italiana. Infine, non fidandosi (anch'Egli dei piemontesi) chiese di essere ricoverato su un legno (nave) Inglese. Tutto poi si concluse:
"o'mannaine 'ncopp'o'scoglio (caprera) pe'ringraziamento ... ma Isso fuie contento ... pecchè cu'lloro avev'pers'a'faccia e nun ce'vulette perdere pure ll'onore.
Tutto o'munno ci'apprezzaie chist'Ommo e o're savoia se ne servett' pe'cummuoglie (per prorpi usi). Claudio di Salvatore