30 giugno, 2013

PROMEMORIA 30 giugno 1960 Fatti di Genova del 30 giugno 1960: rivolta antifascista a Genova.

Fatti di Genova del 30 giugno 1960: rivolta antifascista a Genova.La manifestazione del 30 giugno Sia l'accesso alla zona di Portoria, che alcuni cantieri del nascente centro dirigenziale di Piccapietra, vengono bloccati e presidiati dalle forze dell'ordine, mentre viene chiuso per lavori (fittizi) il vicino parco dell'Acquasola. Tra i sindacati la UIL si opporrà alla manifestazione prevista, mentre la CISL lascerà ai propri iscritti libertà di scelta sulla partecipazione o meno. Il 30 la manifestazione, seppur in un'atmosfera tesa, si svolge inizialmente senza particolari problemi: partendo dal primo pomeriggio da piazza dell'Annunziata, i manifestanti proseguono per via Cairoli, via Garibaldi, via XXV Aprile, piazza De Ferrari, via XX Settembre (dove vengono depositati alcuni fiori davanti al sacrario dei caduti, situato sotto al ponte Monumentale), per poi terminare in piazza della Vittoria, dove viene svolto un comizio dal segretario della Camera del Lavoro. Nelle foto della manifestazione si vedono sia politici che comandanti partigiani che sfilano preceduti dai Gonfaloni della città. Al termine della manifestazione parte dei manifestanti risalgono verso piazza De Ferrari, fermandosi lungo la strada sia davanti al teatro Margherita (controllato da gruppi di Carabinieri, che verranno provocatoriamente fischiati) sia davanti al Sacrario dei Caduti, dove vengono cantati degli inni della Resistenza. I manifestanti giungono così in piazza de Ferrari, dove molti si fermano nei dintorni della fontana centrale: qui sono presenti alcuni mezzi motorizzati della polizia, oltre ad agenti a piedi, e la situazioni inizia a peggiorare. Alle provocazioni dei manifestanti, che intonano canti partigiani e slogan contro le forze dell'ordine, queste provano a disperdere la folla con un idrante, per poi iniziare alcune cariche intorno alla fontana. A questo punto lo scontro diviene aperto: le camionette e le jeep della celere effettuano cariche sia nella piazza, sia nelle vie limitrofe, sia sotto i porticati della parte alta di via XX Settembre. I manifestanti, che continuano a fluire nella zona, nel frattempo si procurano attrezzi da lavoro, spranghe di ferro e alcuni pali di legno dai vicini cantieri edili, con cui colpiscono le camionette che si fermano e gli agenti a terra., mentre le forze dell'ordine iniziano ad impiegare, oltre che i lacrimogeni, anche alcune armi da fuoco (ma solo una persona risulterà ricoverata per ferite da arma da fuoco). Alcune delle camionette della celere vengono incendiate (segni in parte ancora visibili sui mosaici del pavimento del porticato). Si registra il fatto che alcuni degli esponenti delle forze dell'ordine, tra cui il comandante della celere finito nella vasca della fontana, rimasti isolati e soggetti a violenze, vengono portati fuori dagli scontri da alcuni dei manifestanti. Nella descrizione di un giornalista del Corriere della Sera gli scontri vengono raccontati in questo modo: « Giovanotti muscolosi si applicavano a divellere cassette di immondizie, a staccare dalle pareti di un portico riquadri con i programmi dei cinematografi, a spaccare i cavalletti che recingevano un piccolo cantiere di lavori in piazza De Ferrari. Nelle mani dei manifestanti comparvero, stranamente bombe lacrimogene. La sassaiola contro la polizia era incessante. Un agente fu buttato nella vasca della fontana di piazza De Ferrari, altri vennero colpiti dalle pietre e andarono sanguinanti a medicarsi » Gli scontri si spostano anche nei vicini "caruggi", gli stretti vicoli tipici del centro storico genovese, dove la popolazione residente "bombarda" con vasi e pietre lasciati cadere dalle finestre gli esponenti delle forze dell'ordine che inseguono i manifestanti. Gli scontri proseguono e gli organizzatori della manifestazione temono che, per porvi fine, venga ordinato alle forze dell'ordine di aprire il fuoco sulla folla, azione che avrebbe causato numerosi morti. Il presidente dell'ANPI, Giorgio Gimelli, si accorda quindi con alcuni ex-partigiani, tra cui un funzionario di polizia, per impegnare gli aderenti all'associazione per fermare gli scontri, avendo in cambio l'assicurazione che le forze dell'ordine si sarebbero ritirare senza effettuare nessun arresto. Al termine degli scontri si registrano 162 feriti tra gli agenti e circa 40 feriti tra i manifestanti. Manifestazioni e scioperi di protesta contro il governo Tambroni si svolgeranno nello stesso giorno anche a Roma, Torino, Milano, Livorno e Ferrara.

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