29 novembre, 2012

PROMEMORIA 29 novembre 1990 - Guerra del Golfo: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite passa la Risoluzione ONU 678, autorizzando l'intervento militare in Iraq, se la nazione non ritirerà le sue forze dal Kuwait e libererà tutti gli ostaggi stranieri entro il 18 gennaio 1991.

Guerra del Golfo: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite passa la Risoluzione ONU 678, autorizzando l'intervento militare in Iraq, se la nazione non ritirerà le sue forze dal Kuwait e libererà tutti gli ostaggi stranieri entro il 18 gennaio 1991. L'invasione del Kuwait ed i tentativi di soluzione pacifica [modifica] 2 agosto - l'esercito iracheno invade all'alba il Kuwait con 100 000 uomini e 300 carri armati, vincendo in quattro ore la resistenza dell'Emirato. Lo sceicco Jaber Al-Ahmed Al Sabah, sovrano dello stato, ripara con la famiglia in Arabia Saudita, mentre suo fratello Fahd rimane ucciso, fra altre 200 persone, negli scontri di Kuwait City. Molti tra i velivoli della Royal Kuwait Air Force ﺍﻟﻘﻮﺍﺙ ﺍﻟﺠﻮﻳـة ﺍﻟﻜﻮﻴﺘﻴـة (Al-Quwwat al-Jawwiyya al-Kuwaytiyya), dopo aver effettuato alcune missioni di combattimento contro le colonne irachene avanzanti, si rifugiano in Arabia Saudita. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU con una risoluzione condanna l'invasione. Negli Stati Uniti, il presidente George H. W. Bush convoca un'unità di crisi composta fra gli altri da James Baker, segretario di Stato, Colin Powell, capo dell'esercito USA, Norman Schwarzkopf, generale delle forze armate nel Golfo, Richard Cheney, segretario alla Difesa. Intanto telefona personalmente a più di sessanta capi di stato per mettere insieme un fronte comune al fine di schierare contro Saddam, in caso di confronto, non solo gli Stati Uniti ma il mondo intero. 4 agosto - la Casa Bianca intima all'Iraq di ritirarsi dal Kuwait. 6 agosto - 13 dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votano a favore di dure sanzioni economiche e commerciali contro l'Iraq (si astengono Yemen e Cuba) 7 agosto - Saddam proclama in un discorso televisivo che il 2 agosto si è verificato «il naturale sbocco della vittoria di Baghdad sull'Iran», e che «l'annessione dell'Emirato del Kuwait al territorio iracheno è totale e irreversibile». Gli Stati Uniti annunciano intanto l'invio di forze militari nel golfo Persico, dando il via all'Operazione Desert Shield (scudo nel deserto). 9 agosto - l'Iraq chiude le frontiere, impedendo a circa diecimila stranieri provenienti da paesi occidentali di tornare in patria. 10 agosto - la Lega Araba, in un summit al Cairo si divide sulla questione irachena: una risicata maggioranza si impegna a dislocare unità militari lungo la frontiera tra Iraq e Arabia Saudita, al fine di evitare l'intervento degli Stati Uniti. Favorevoli a Saddam sono Gheddafi e Arafat, mentre si astengono Algeria, Tunisia e Yemen. 15 agosto - dopo otto anni di guerra, l'Iraq inaspettatamente decide di firmare la pace con l'Iran, restituendo 2600 chilometri quadrati di territorio conquistati, riconoscendo i confini stabiliti nel 1975 con il trattato di Algeri, e consegnando a Teheran il controllo totale sullo Shatt al-'Arab. Il tutto in cambio della neutralità iraniana. 18 agosto - Saddam "invita" i cittadini occidentali bloccati a rimanere in Iraq e annuncia che saranno "ospitati" in dei siti speciali. La sua intenzione è quella di utilizzarli come scudi umani. Gli stranieri provenienti da Asia e paesi arabi possono invece lasciare l'Iraq, senza però la possibilità di portare con sé i propri averi. 20 agosto - Vengono chiuse le ambasciate straniere a Kuwait City e il personale diplomatico viene fatto rimpatriare. Rimangono aperte solo le ambasciate di Francia, Regno Unito, Italia e USA, e il personale fa scorta di viveri per sopravvivere senza acqua, energia elettrica e servizi all'interno degli edifici. 23 agosto - Viene diffuso un video di Saddam circondato da ostaggi britannici: tutto il mondo è indignato nel vederlo accarezzare la testa di un bambino. 25 agosto - Nelle acque del Mediterraneo, del golfo Persico e del mar Rosso sono presenti unità navali di sette paesi occidentali, tra cui l'Italia, che ha deliberato l'invio delle fregate Orsa e Libeccio, della nave-appoggio Stromboli, e di due corvette della classe Minerva. 28 agosto - Consapevole dell'emozione provocata dal video del 23 agosto, Saddam decide di rinviare in patria le donne e i bambini occidentali tenuti in ostaggio. Questo fa sperare gli ambienti diplomatici in una soluzione non militare della crisi. 9 settembre - Mihail Gorbačëv e George Bush si incontrano a Helsinki e, nel condannare l'aggressione, ribadiscono la loro volontà di risolvere la crisi in maniera pacifica. Saddam minaccia: «Abbiamo dalla nostra parte un miliardo di musulmani». 11 settembre - il Congresso USA, in sessione plenaria, applaude Bush per il primo bilancio sull'operazione desert shield e per l'intesa di Helsinki con il leader sovietico. 12 settembre - Giulio Andreotti, in qualità di presidente di turno della CEE, lancia un appello per una soluzione pacifica della crisi nel Golfo. 14 settembre - Alle unità già presenti nel Golfo, l'Italia aggiunge 8 cacciabombardieri Tornado e la fregata Zeffiro. A Kuwait City vengono prese d'assalto le ambasciate di Canada, Paesi Bassi e Francia. Tre addetti di quest'ultima vengono sequestrati. 15 settembre - François Mitterrand si impegna a rispondere all'azione del regime di Baghdad e fa espellere gli iracheni presenti sul territorio francese. 23 settembre - Saddam Hussein minaccia di colpire i pozzi petroliferi del Medio Oriente 24 settembre - Alla minaccia di Saddam il prezzo del barile oltrepassa la barriera dei 40 dollari e i mercati borsistici sperimentano una giornata nera, con crolli in tutte le piazze da Tokyo a Wall Street. 1 ottobre - in un discorso alle Nazioni Unite in seduta plenaria, Bush dichiara che la guerra con l'Iraq è evitabile e che il suo governo cerca una soluzione politica, accennando alla possibilità di risolvere il conflitto arabo-israeliano se il Kuwait venisse evacuato. I diplomatici non comprendono la decisione di legare la questione dei territori occupati alla risoluzione della crisi del Golfo. Nei giorni successivi si riaccende l'attivismo dei Palestinesi e a nord di Beirut un commando apre il fuoco su 5 000 dimostranti seguaci del generale cristiano Michel Aoun. Gli Stati Uniti lasciano fare perché la Siria ha promesso agli USA 10 000 uomini e 200 carri armati per l'operazione desert shield. 6 ottobre - A Kuwait City viene chiusa l'ambasciata italiana. I diplomatici vengono ospitati presso l'Ambasciata italiana a Bagdad, ancora pienamente operativa. 10 ottobre - davanti al Congresso statunitense, una giovane mediorientale fornisce piangendo una testimonianza degli orrori commessi dall'esercito iracheno in Kuwait. L'avvenimento sarà videotrasmesso in tutto il mondo, ma la testimonianza risulterà in seguito completamente falsa: la giovane donna è la figlia dell'ambasciatore del Kuwait a Washington e la montatura è stata architettata da un'agenzia pubblicitaria, pagata da un'associazione di fuorusciti Kuwaitiani per promuovere la guerra nel Golfo.[citazione necessaria] 18 ottobre - Roma. La parlamentare e pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina si offre al leader iracheno come scudo umano. Ella scrive a Saddam di poterlo incontrare per parlargli di pace e di amore e offrendo, in cambio della cessazione del conflitto, il suo corpo al dittatore. [citazione necessaria] 23 ottobre - rilasciati gli ultimi 300 ostaggi francesi trattenuti in Iraq. Gli altri occidentali saranno rilasciati a poco a poco, con l'interessamento di personalità di governo dei vari paesi. A Roma, intanto, un gruppo di familiari degli ostaggi manifesta davanti al Parlamento per il rilascio dei cittadini italiani ancora bloccati. 29 ottobre - alle Nazioni Unite il Consiglio di sicurezza vota la decima risoluzione di condanna del regime di Saddam per i crimini di guerra e per violazione dei diritti umani. 4 novembre - George Baker negozia con Gorbačëv la neutralità in cambio di aiuti economici e di un impegno alla non ingerenza in caso di dichiarazione d'indipendenza dei paesi del Baltico e del Caucaso. 19 novembre - altri 250 000 uomini sono inviati da Baghdad in Kuwait. Appare chiaro che l'Iraq dispone ancora di larghe risorse prima che si facciano sentire gli effetti dell'embargo, e il Pentagono ha accertato che gli iracheni stanno preparando linee difensive sotterranee e hanno intenzione di sabotare i pozzi petroliferi del Kuwait. 29 novembre - il Consiglio di Sicurezza ONU vota la risoluzione 678, con cui legittima l'uso della forza contro l'Iraq e fissa alla mezzanotte del 15 gennaio 1991 il termine per il ritiro delle truppe dal Kuwait. 30 novembre - in un ultimo tentativo di risolvere la crisi in maniera diplomatica, Bush invita Tareq Aziz alla Casa Bianca e decide di inviare Baker a Baghdad, ma l'unico incontro che si realizza sarà quello tra Baker e Aziz a Ginevra il 9 gennaio 1991. 6 dicembre - Saddam libera gli ultimi 300 ostaggi occidentali trattenuti e afferma: «Siamo abbastanza forti da poter fare a meno degli scudi umani». Gli Ambasciatori occidentali lasciano l'Iraq ad eccezione di quello italiano, che rimane anche in rappresentanza della Presidenza di turno dell'Unione Europea. 3 gennaio - a Washington viene messa ai voti la decisione di Bush di usare la forza contro l'Iraq: camera e senato la approvano, ma un sondaggio rivela che solo il 47% degli statunitensi è favorevole alla guerra (ad agosto era il 73%). 16 gennaio - alle ore 08:00 del 16 gennaio 1991 ora locale a Baghdad (mezzanotte 15 gennaio 1991 Eastern Standard Time) scade l'ultimatum delle nazioni unite 17 gennaio - 18 ore e 38 minuti dopo la scadenza dell'ultimatum dell'ONU alle 2:38 del mattino, ha inizio l'operazione Desert Storm, la più imponente azione militare alleata dal 1945 in poi.

28 novembre, 2012

PROMEMORIA 28 novembre 1989 – Guerra Fredda: Rivoluzione di velluto – Di fronte ai manifestanti il Partito Comunista della Cecoslovacchia annuncia che rinuncerà al monopolio del potere politico

Guerra Fredda: Rivoluzione di velluto – Di fronte ai manifestanti il Partito Comunista della Cecoslovacchia annuncia che rinuncerà al monopolio del potere politico Il termine Rivoluzione di velluto (in ceco sametová revoluce, in slovacco nežná revolúcia) (17 novembre - 29 dicembre 1989) si riferisce alla rivoluzione non violenta che rovesciò il regime comunista cecoslovacco. Cominciò il 17 novembre 1989 con una manifestazione studentesca pacifica a Praga (marcia di Albertov). Il giorno dopo (giornata internazionale degli studenti) una manifestazione analoga e non violenta fu caricata violentemente dalla polizia a Praga. Quell'evento scatenò una serie di dimostrazioni popolari dal 19 novembre alla fine di dicembre, e uno sciopero generale di due ore il 27 novembre. Entro il 20 novembre i dimostranti pacifici riunitisi a Praga passarono da 200.000 a quasi mezzo milione. Il segretario del Partito Comunista della Cecoslovacchia, Miloš Jakeš, si vide costretto a dimettersi. Mentre tutti gli altri regimi "dell'Est europeo" stavano cadendo e la protesta saliva nelle strade, il Partito Comunista Cecoslovacco annunciò che avrebbe rinunciato al proprio monopolio sul potere politico. Il 5 dicembre fu rimosso il filo spinato al confine con la Germania Ovest e l'Austria. Il 10 il presidente comunista Gustáv Husák nominò un governo in buona parte non comunista e si dimise. Lo slovacco Alexander Dubček fu eletto presidente della Camera mentre il ceco Václav Havel fu nominato presidente della Repubblica cecoslovacca. Nel giugno 1990 si tennero le prime elezioni democratiche dal 1946, che diedero alla Cecoslovacchia il primo governo non comunista dopo 44 anni. Il termine "Rivoluzione di velluto" fu inventato da un giornalista dopo gli eventi, raccolto dai media mondiali e usato, in seguito, nella stessa Cecoslovacchia.

27 novembre, 2012

PROMEMORIA 27 novembre 1895 – Alfred Nobel sottoscrive il proprio testamento, con il quale istituisce i riconoscimenti oggi noti come Premio Nobel.

Alfred Nobel sottoscrive il proprio testamento, con il quale istituisce i riconoscimenti oggi noti come Premio Nobel. Alfred Bernhard Nobel (pronuncia svedese [ˈalfred ˈbæːɳhaɖ nɔˈbɛl][1] ascolta[?·info]; Stoccolma, 21 ottobre 1833 – Sanremo, 10 dicembre 1896) è stato un chimico e filantropo svedese. È noto per essere stato l'inventore della dinamite e l'ideatore del Premio Nobel. Discendente di Olof Rudbeck, scienziato e scrittore svedese del XVII secolo (secolo in cui la Svezia era fra le nazioni più potenti del Nord-Europa), nato in un'agiata famiglia di ingegneri, Nobel ricevette un'istruzione privata in Russia, dove la sua famiglia si trasferì quando era giovanissimo. Nel 1867 inventò la dinamite, riuscendo a far assorbire la nitroglicerina (inventata una ventina d'anni prima dall'italiano Ascanio Sobrero) da una polvere inerte in modo da renderla maneggiabile. La sua avveduta gestione della scoperta gli consentì in breve tempo di aprire società e laboratori in una ventina di paesi fra cui uno dei più grandi stabilimenti di produzione in Italia ad Avigliana. Assommò la disponibilità di circa 350 brevetti, rendendo il suo gruppo finanziario uno fra i più potenti del pianeta. Ma l'apice del successo coincise con un evento tragico: durante un esperimento esplosivo in una delle sue fabbriche morì il fratello, mentre il padre, che assisteva all'esperimento, perse le gambe. Nobel ebbe anche delle velleità letterarie, scrisse infatti un certo numero di poesie e drammi, e pensò anche di dedicarsi esclusivamente a questa attività. Il 27 novembre del 1895 sottoscrisse il suo famoso testamento, con il quale istituiva quei riconoscimenti che oggi sono noti come premi Nobel. Un anno più tardi morì per un'emorragia cerebrale nella sua casa sulla Riviera Ligure, precisamente a Sanremo. Umanitario e filantropo nella più classica delle accezioni, Nobel era sinceramente tormentato dalle possibili applicazioni belliche e distruttive delle sue scoperte; istituì il premio che rese immortale il suo nome per stimolare con la premiazione la ricerca nei campi che illuminano e aiutano l'Uomo a vivere degnamente.

26 novembre, 2012

Napolitano e Zingaretti inaugurano Villa Altieri, nuovo Palazzo delle Culture e della Memoria Storica della Provincia di Roma

Napolitano e Zingaretti inaugurano Villa Altieri, nuovo Palazzo delle Culture e della Memoria Storica della Provincia di Roma Domani, martedì 27 novembre, alle ore 10.00, il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, in occasione della cerimonia di inaugurazione e riapertura della restaurata Villa Altieri, accompagna il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della sua visita all'interno della struttura, nuovo Palazzo delle Culture e della Memoria Storica della Provincia di Roma. All'appuntamento partecipa Sua Eminenza, Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Presidente della Casa di Dante di Roma. L'evento si svolge a Roma, presso Villa Altieri, in Viale Manzoni, 47.

PROMEMORIA 26 novembre 1950 – Guerra di Corea: truppe della Repubblica Popolare Cinese in Corea del Nord lanciano un massiccio contrattacco contro le forze della Corea del Sud e degli Stati Uniti (Battaglia di Chosin Reservoir), mettendo fine al pensiero di una rapida soluzione del conflitto

Guerra di Corea: truppe della Repubblica Popolare Cinese in Corea del Nord lanciano un massiccio contrattacco contro le forze della Corea del Sud e degli Stati Uniti (Battaglia di Chosin Reservoir), mettendo fine al pensiero di una rapida soluzione del conflitto La guerra di Corea fu un evento bellico verificatosi nella penisola coreana dal 1950 al 1953 che determinò una delle fasi più acute della guerra fredda, durante la quale il mondo rimase con il fiato sospeso, temendo lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale con l'uso delle bombe nucleari, già sperimentate durante la seconda guerra mondiale a Hiroshima e Nagasaki. La guerra di Corea scoppiò nel 1950 a causa dell'invasione della Corea del Sud da parte dell'esercito nord-coreano. L'invasione determinò una rapida risposta dell'ONU: su mandato ONU, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 paesi, intervennero militarmente nel tentativo di liberare il paese occupato e, eventualmente, rovesciare il governo nordcoreano. Il numero delle vittime causate dal conflitto è stimato in 2.800.000, tra morti, feriti e dispersi, metà dei quali civili

24 novembre, 2012

PROMEMORIA 24 novembre 1963 Assassinio di John F. Kennedy: il presunto assassino Lee Harvey Oswald viene ucciso a colpi di pistola da Jack Ruby, a Dallas, in diretta televisiva

Assassinio di John F. Kennedy: il presunto assassino Lee Harvey Oswald viene ucciso a colpi di pistola da Jack Ruby, a Dallas, in diretta televisiva domenica 24 novembre, mentre veniva trasferito dalla Centrale della polizia di Dallas alla prigione della contea, venne ucciso da Jack Ruby, un gestore di un night club apparentemente affetto da turbe psichiche ma collegato a potenti mafiosi e indagato per cospirazione dalla Commissione d'inchiesta presieduta da Earl Warren.

22 novembre, 2012

Scuola: consegna attestati a studenti dei corsi di lingua e cultura cinese. Zingaretti: un altro modo di investire nell'istruzione pubblica

Scuola: consegna attestati a studenti dei corsi di lingua e cultura cinese. Zingaretti: un altro modo di investire nell'istruzione pubblica Il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti e l’assessore alle Politiche scolastiche, Paola Rita Stella, hanno presentanto i risultati del progetto “Il Cinese nelle scuole”, corsi di lingua e cultura cinese negli istituti superiori del territorio, consegnando gli attestati agli studenti idonei. I corsi, finanziati dalla Provincia di Roma per un importo di circa 20 mila euro, sono stati effettuati da docenti dell'Università Roma Tre con l’obiettivo di arricchire la formazione culturale e professionale degli studenti delle scuole superiori, garantendo loro l’acquisizione delle nozioni principali della lingua cinese parlata e scritta e degli aspetti costitutivi della cultura cinese, soprattutto in vista di possibili collaborazioni economiche e culturali con la Cina. A conseguire l’attestato sono stati 40 studenti di Roma e provincia che hanno svolto 50 ore di didattica frontale di lingua suddivise in 25 lezioni di due ore con cadenza settimanale provenienti dai seguenti istituti: IISS Via della Stella di Albano Laziale, IPSAR Pellegrino Artusi di Roma, ITCGT Leonardo Pisano di Guidonia, ITCGT Paolo Toscanelli di Ostia, IPSAR Ugo Tognazzi di Velletri e IS De Begnac Ladispoli. Nel consegnare gli attestati il presidente Zingaretti ha affermato: "Si tratta di un modo concreto di investire nella scuola pubblica. Mi fa piacere consegnare questi attestati proprio nei giorni in cui i ragazzi stanno riempiendo le strade per chiedere più scuola pubblica e più formazione qualificata. Noi proviamo a farlo in mille modi, in questo caso portando nelle scuole lo studio del cinese avvicinando così gli studenti ai nuovi mercati a cui dobbiamo a cui dobbiamo guardare per riaccendere i motori del Paese” “Nonostante la crisi e i tagli agli enti locali – ha affermato l’assessore Stella – la Provincia di Roma continua a puntare sui giovani. In un momento particolarmente difficile e delicato per il nostro territorio, abbiamo voluto accettare una sfida culturale, investendo sulla formazione dei nostri studenti offrendo loro una possibilità in più con lo studio della lingua cinese. Ci auguriamo che con questo ulteriore bagaglio di conoscenza possano guardare al futuro con più serenità”.

PROMEMORIA 22 novembre 1942 - Seconda guerra mondiale: Battaglia di Stalingrado - La situazione per gli attaccanti tedeschi di Stalingrado appare disperata durante il contrattacco sovietico dell'Operazione Uranus, e il generale Friedrich Paulus invia ad Adolf Hitler un telegramma nel quale annuncia che la VI Armata tedesca è circondata

Seconda guerra mondiale: Battaglia di Stalingrado - La situazione per gli attaccanti tedeschi di Stalingrado appare disperata durante il contrattacco sovietico dell'Operazione Uranus, e il generale Friedrich Paulus invia ad Adolf Hitler un telegramma nel quale annuncia che la VI Armata tedesca è circondata L'8 novembre 1942 Adolf Hitler, durante la tradizionale cerimonia di commemorazione del Putsch della birreria a Monaco, tornava a far sentire la sua voce sull'argomento Stalingrado. Nonostante le notizie sfavorevoli provenienti dal Nordafrica (la Seconda battaglia di El Alamein finita con la sconfitta di Rommel e lo sbarco angloamericano in Algeria e Marocco), egli proclamò nuovamente la certezza della vittoria e anzi dichiarò virtualmente vinta la battaglia di Stalingrado.[51] Quel che rimaneva da fare era solo rastrellare le ultime sacche di resistenza, il risultato era ormai definitivamente segnato a favore della Germania Nazista. A parte le clamorose dichiarazioni pubbliche, i sentimenti di Hitler in questo periodo erano molto meno trionfalistici: mostravano in realtà una grande preoccupazione per l'avvicinarsi dell'inverno e per il continuo indebolimento delle truppe tedesche sul fronte Orientale. Al generale Paulus e alle truppe i suoi incitamenti mirarono a rinsaldare il morale, a mostrare le difficoltà ancor maggiori dei sovietici ed a invitare a sfruttare l'imminente congelamento del Volga per fare ancora un ultimo sforzo.[52] Ai primi di novembre grosse lastre di ghiaccio cominciavano a formarsi nel grande fiume rendendo progressivamente più difficile la navigazione con una ulteriore forte riduzione dei rifornimenti per la 62ª Armata, abbarbicata alla sua precaria testa di ponte; inoltre in questo periodo le quote di rimpiazzi e rifornimenti assegnati al generale Čujkov vennero ancora ridotte per decisione dello Stavka a favore della costituzione delle due masse offensive per l'operazione Urano. Per Čujkov, pur a conoscenza dei progetti dell'Alto Comando Sovietico, la situazione diventava sempre più difficile («Eravamo all'ultimo respiro», avrebbe detto anni dopo, ricordando quelle giornate). L'11 novembre Paulus, seguendo gli incitamenti del Führer e sperando di sfruttare le difficoltà di rifornimento dei sovietici, sferrava la sua ultima offensiva generale con l'impiego di tutte le sue truppe più fresche, con lo scopo di distruggere le ultime teste di ponte e ributtare nel fiume i resti della 62ª Armata. In un primo momento l'attacco sembrò avere successo: i tedeschi si spinsero nel cuore delle residue difese sovietiche al centro, frantumarono la divisione di Ljudnikov, conquistarono una parte della fabbrica Krasnij Oktiabr e raggiunsero per la terza volta le rive del Volga, provocando una ultima crisi nel comando sovietico. Ma, nei giorni seguenti, anche quest'ultima offensiva si esaurì di fronte a nuove gravi perdite, a violenti contrattacchi dei resti della divisione di Ljudnikov e alla capacità di resistenza degli ultimi capisaldi russi. I tentativi di Paulus continuarono ancora per alcuni giorni; il 19 novembre 1942 la 62ª Armata di Čuikov era ormai confinata in tre teste di ponte separate. A nord della fabbrica di trattori quella al comando del colonnello Gorokhov, al centro la piccola sacca di Ljudnikov e a sud il grosso delle truppe di Čujkov a est della Mamaev Kurgan con i resti delle divisioni di Rodmicev, Batjuk, Gurtev e Gorisnij; la profondità massima di terreno occupato dai sovietici era di un chilometro e mezzo e in alcuni punti si riduceva a poche centinaia di metri. Ma proprio il 19 novembre Paulus, apparentemente vicino alla vittoria, ricevette la sorprendente comunicazione proveniente dal comando del gruppo di Armate di interrompere tutte le azioni offensive a Stalingrado e di disimpegnare forze mobili da impiegare a ovest verso il Don. Era cominciata l'operazione Urano.

21 novembre, 2012

PROMEMORIA 21 novembre 1943 – Eccidio di Pietransieri.

Eccidio di Pietransieri. L'eccidio di Pietransieri fu compiuto dall'occupante nazista in Italia il 21 novembre 1943 a Pietransieri, frazione del comune di Roccaraso (provincia dell'Aquila). In località bosco di Limmari i soldati tedeschi trucidarono 128 persone inermi, di cui 60 donne, 34 bambini al di sotto dei 10 anni, e molti vecchi, senza motivazioni documentate, ma per il semplice sospetto che la popolazione civile sostenesse i partigiani.

20 novembre, 2012

PROMEMORIA 20 novembre 1945 – Inizia il processo di Norimberga, contro 24 criminali di guerra nazisti della seconda guerra mondiale

Inizia il processo di Norimberga, contro 24 criminali di guerra nazisti della seconda guerra mondiale Processo di Norimberga è il nome usato per indicare due distinti gruppi di processi ai nazisti coinvolti nella seconda guerra mondiale e nella Shoah. I processi si tennero nella città tedesca di Norimberga (Nürnberg) dal 20 novembre 1945 al 1º ottobre 1946 nel Palazzo di Giustizia di Norimberga (la città era, insieme a Berlino e Monaco, una delle città simbolo del regime nazista). Il primo e più famoso di questi processi fu il Processo dei principali criminali di guerra davanti al Tribunale militare internazionale (IMT), che giudicò ventiquattro dei più importanti capi nazisti catturati (o ancora ritenuti in vita). Il secondo gruppo di processi fu per criminali di guerra inferiori, tenuto sotto la Legge numero 10 del Consiglio di Controllo dal Tribunale militare di Norimberga (NMT), e comprese anche il famoso Processo ai dottori. Questa voce tratta principalmente i processi del primo gruppo. Per i processi del secondo gruppo si veda la voce Processi secondari di Norimberga.

19 novembre, 2012

PROMEMORIA 19 novembre 1998 L'Autoritratto senza barba (1889) di Vincent van Gogh viene venduto all'asta a New York per 71,5 milioni di dollari.

L'Autoritratto senza barba (1889) di Vincent van Gogh viene venduto all'asta a New York per 71,5 milioni di dollari. Vincent Willem Gogh (pronuncia olandese [ˈvɪntsɛnt fɑŋˈɣɔx] ascolta[?·info]) (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato un pittore olandese. Autore di ben 864 tele e di più di mille disegni, tanto geniale quanto incompreso in vita, influenzò profondamente l'arte del XX secolo. Dopo aver trascorso molti anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, morì all'età di 37 anni per una ferita da arma da fuoco, molto probabilmente auto-inflitta. In quel momento i suoi lavori erano conosciuti da ben poche persone e apprezzati da ancora meno. Van Gogh iniziò a disegnare da bambino e continuò a farlo finché non decise di diventare un artista. Iniziò a dipingere a trent'anni e realizzò molte delle sue opere più note nel corso degli ultimi due anni della sua vita. I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti di cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli. La sua formazione si deve all'esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet. Van Gogh trascorse la sua prima età adulta lavorando per una ditta di mercanti d'arte, viaggiò tra L'Aia, Londra e Parigi. Per breve tempo si dedicò anche all'insegnamento; una delle sue aspirazioni iniziali fu quella di diventare un pastore e dal 1879 lavorò come missionario in una regione mineraria del Belgio, dove ritrasse persone della comunità locale. Nel 1885, dipinse la sua prima grande opera: I mangiatori di patate. La sua tavolozza, al momento costituita principalmente da cupi toni della terra, non mostra ancora alcun segno della colorazione viva che contraddistinguerà le sue successive opere. Nel marzo del 1886, si trasferì a Parigi dove scopre gli impressionisti francesi. Più tardi, spostatosi nella Francia del sud, i suoi lavori furono influenzati dalla forte luce del sole che vi trovò.

18 novembre, 2012

Fine settimana presso la Riserva Naturale del Monte Catillo

Fine settimana presso la Riserva Naturale del Monte Catillo Nel prossimo fine settimana presso la Riserva Naturale del Monte Catillo si terranno tre eventi all’insegna della tutela dell’ambiente e della vita all’aperto. Tra sabato 17 e domenica 18 novembre ci saranno una serata astronomica, un appuntamento con il birdwatching ed un con l’orienteering. Queste le iniziative in calendario: “Star-Gate”: una porta aperta sulle stelle” 17 novembre 2012, ore 16.00-19.30 Nella Riserva del Monte Catillo, una serata astronomica comprensiva di visita guidata naturalistica dell’area. Tivoli, incontro presso l’Arco di Quintiliolo. Informazioni ed iscrizioni: COM.INGs.r.l. Tel. 339 6951292 - e-mail: comingsrl@tiscali.it “In volo …” – Attività di Birdwatching a Monte Catillo 18 novembre 2012, ore 9.00-13.00 Nella Riserva del Monte Catillo, comunicazione tecnica sul Birdwatching e sperimentazione di attività di osservazione dell'avifauna con il binocolo, con il supporto di esperti ornitologi. Tivoli, Campo Sportivo del Villaggio Don Bosco – Via Monte Catillo/Sentiero 330 All’Arco di Quintiliolo saranno presenti indicazioni per raggiungere il campo. Informazioni ed iscrizioni: ADA-Associazione per la Didattica e l'Ambiente Tel. 335 6249585 - e-mail: pgarron@alice.it Orienteering a Monte Catillo 18 novembre 2012, ore 9.00-13.00 Nella Riserva del Monte Catillo, attività di Orienteering, con fornitura di materiale di supporto quali lanterne, bussole, dépliant, cartina a colori in scala dell'area. Tivoli, Campo Sportivo del Villaggio Don Bosco – Via Monte Catillo/Sentiero 330 All’Arco di Quintiliolo saranno presenti indicazioni per raggiungere il campo. Informazioni ed iscrizioni: A.S.D. Orientisti Mezzaluna Tel. 349 0924097 - e-mail: terenziogoffredo.biserna@fastwebnet.it Tutte le attività sono organizzate nell'ambito delle celebrazioni per i 15 anni dell'istituzione delle Aree Protette, gestite dalla Provincia di Roma.

PROMEMORIA 18 novembre 1940 – Seconda guerra mondiale: il capo della Germania Nazista Adolf Hitler e il ministro degli esteri Italiano Galeazzo Ciano, si incontrano per discutere la disastrosa invasione della Grecia voluta da Benito Mussolini

Seconda guerra mondiale: il capo della Germania Nazista Adolf Hitler e il ministro degli esteri Italiano Galeazzo Ciano, si incontrano per discutere la disastrosa invasione della Grecia voluta da Benito Mussolini La Campagna italiana di Grecia ebbe inizio il 28 ottobre 1940, quando le truppe del Regio Esercito italiano, partendo dalle proprie basi albanesi, entrarono in territorio ellenico. Le forze greche riuscirono a contenere l'offensiva iniziale italiana e successivamente anche a contrattaccare. La guerra di posizione in montagna si trascinò fino all'aprile 1941, quando i tedeschi, con una blitzkrieg, invasero la Jugoslavia e la Grecia, costringendole in poco tempo alla capitolazione. Cause La Grecia era un paese tradizionalmente e storicamente legato alla Gran Bretagna, con un re anglofilo[8] ma governata da un regime nazionalista, ideologicamente molto vicino al fascismo, da cui aveva mutuato anche diverse esteriorità come, per esempio, il saluto romano, con a capo Ioannis Metaxas. I primi attriti tra l'Italia e la Grecia risalivano all'agosto del 1923, quando una commissione guidata dal Generale Enrico Tellini, incaricata di delimitare il confine tra l'Albania e il paese ellenico, venne massacrata nei pressi di Ioannina. I rapporti tra le due nazioni divennero particolarmente tesi e portarono anche alla temporanea occupazione da parte di truppe italiane dell'isola di Corfù. Successivamente i rapporti si normalizzarono, fino ad arrivare nel 1928 alla firma di un trattato di amicizia tra i due paesi, trattato che però nel 1939 non venne rinnovato a causa dell'annessione dell'Albania al regno d'Italia e al desiderio greco di mantenere il proprio atteggiamento il più neutrale possibile dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Nella decisione di attaccare la Grecia, Mussolini aveva preso in considerazione diversi aspetti politici: dopo le sfolgoranti vittorie ottenute dall'esercito tedesco, occorreva controbilanciare il peso sempre maggiore assunto dalla Germania nazista di Hitler all'interno del Patto d'Acciaio; inoltre, secondo i comandi militari, conquistare una base come la Grecia e le sue isole avrebbe contribuito a rafforzare notevolmente la presenza italiana nel Mediterraneo orientale; infine Mussolini, influenzato dal suo ministro degli Esteri Ciano che vantava amicizie tra le personalità influenti del governo greco, riteneva che l'invasione sarebbe stata favorita dalla corruzione di alcuni esponenti della dirigenza politica ellenica, che al momento opportuno avrebbero operato un rovesciamento del governo stesso[9]. Già da luglio lo Stato Maggiore dell'Esercito, in vista di un possibile conflitto nei Balcani contro la Grecia o contro la Jugoslavia, aveva studiato vari piani di intervento. Nell'ipotesi che le forze armate italiane attaccassero da sole il paese ellenico venne concluso che occorressero almeno venti divisioni, con i relativi rifornimenti necessari a sfamare e far combattere una così notevole massa d'uomini, da dislocare in Albania già prima dell'inizio delle operazioni. Una seconda versione del piano si limitava a considerare la sola invasione dell'Epiro e delle Isole Jonie e partiva dal presupposto che si avverasse almeno una delle seguenti ipotesi: Decisione greca di non opporsi all'occupazione; Intervento dell'esercito Bulgaro in Tracia; Quest'ultimo studio valutava in undici Divisioni le forze necessarie a portare a termine l'operazione. Da questo documento venne poi derivato il piano operativo italiano, denominato Esigenza G. L'11 agosto il ministro degli esteri Ciano convocò a Roma il generale Visconti Prasca, comandante delle truppe italiane di stanza in Albania, e gli rivelò che il duce intendeva occupare la Ciamuria raccomandandogli che le sue forze fossero pronte entro la fine del mese. Il giorno successivo, Mussolini stesso gli chiese se i reparti alle sue dipendenze fossero sufficienti per invadere l'Epiro, il Prasca si disse ottimista a patto di eseguire l'operazione entro poco tempo. Tutto questo avveniva all'insaputa dello Stato Maggiore dell'Esercito, e lo stesso capo di Stato Maggiore Generale Maresciallo Badoglio ne ebbe notizia da Visconti Prasca solo dopo l'incontro di questi con il duce. Cosciente delle difficoltà alle quali si sarebbe andati incontro sottovalutando l'operazione, il 17 agosto il maresciallo Badoglio invitò Visconti Prasca ad eseguire solo gli ordini impartiti dai vertici dell'esercito. Nel frattempo la tensione cresceva, l'11 agosto la stampa italiana iniziò a dedicare articoli alla figura di Daut Hoggia, un ciamuriota ricercato per un lungo elenco di delitti dalle autorità greche che venne trovato ucciso in quel periodo, presentandolo come un patriota che lottava per l'indipendenza della Ciamuria dalla Grecia. Pochi giorni dopo, il 15 agosto 1940, mentre nella piccola isola di Tinos si svolgeva una tradizionale e popolarissima celebrazione dedicata al culto della Madonna, il sommergibile italiano Delfino rimanendo immerso lanciò tre siluri contro le navi presenti nel porto, una delle armi affondò il vecchio incrociatore posamine greco Elli (che partecipava in rappresentanza del Governo greco alla festività), mentre le altre due colpirono il molo. Alla fine dell'azione da parte greca si contarono un morto e ventinove feriti, tuttavia l'Italia respinse l'accusa di aver aggredito proditoriamente un paese neutrale. L'11 ottobre Mussolini venne informato che truppe tedesche sarebbero entrate in Romania e, furente per non essere stato consultato da Hitler, che pure gli aveva raccomandato di non programmare alcuna forma di intervento nei Balcani, decise di dare il via al piano per l'occupazione dell'Epiro. Il 14 ottobre in un incontro riservato a Palazzo Venezia Mussolini comunicò a Badoglio e a Roatta (sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito) l'intenzione di dichiarare guerra alla Grecia, i due generali fecero quindi presente la necessità di impiegare almeno venti divisioni, per il cui trasferimento in Albania sarebbero stati necessari almeno altri tre mesi, il capo del governo si disse d'accordo e ordinò di cominciare i preparativi. Ma già il giorno successivo, nel corso di una riunione segreta alla quale erano presenti Mussolini, Ciano, Badoglio, Roatta, Visconti Prasca, Soddu e Jacomoni, quest'ultimo in veste di luogotenente del re in Albania, venne deciso che l'attacco avrebbe avuto luogo il 26 dello stesso mese. Venne quindi stilato un ultimatum che l'ambasciatore italiano ad Atene, Emanuele Grazzi, avrebbe dovuto consegnare al primo ministro greco poche ore prima dell'inizio dell'offensiva.

17 novembre, 2012

Concorso di Composizione Musica e Arte - MeA - Ottava edizione

Concorso di Composizione Musica e Arte - MeA - Ottava edizione Domenica 25 novembre alle ore 21.00 presso l’Auditorium Parco della Musica – Teatro Studio – si terrà la serata finale, con premiazione, della VIII edizione del Concorso internazionale di Composizione Musica e Arte, sostenuto dalla Presidenza del Consiglio Provinciale di Roma. “Con rinnovata soddisfazione – ha dichiarato la presidente Maturani - ho deciso di sostenere questa iniziativa che, giunta alla sua VIII edizione, ha consolidato un appuntamento di alta qualità, una vetrina importante per i compositori che vogliono mostrare il loro talento”. L’esecuzione delle quattro opere finaliste, per ensemble strumentale e danza, è affidata al Cie Twain Dance Theatre con la coreografia di Loredana Parrella e alla Piccola Orchestra ‘900 diretta da Simone Veccia. La giuria in sala, composta da Daniele Corsi (compositore), Loredana Parrella (coreografa), Giorgio Scardino (compositore) e Simone Veccia (direttore d’orchestra), decreterà l’opera vincitrice. Presenterà la serata Fabio Luzietti di Radio Città Futura. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti in sala.

Trasporti: presentati risultati del progetto europeo "Catch_MR"

Trasporti: presentati risultati del progetto europeo "Catch_MR" Sono stati presentati questa mattina presso l’Acquario Romano dal Direttore del Dipartimento Innovazione e Impresa della Provincia di Roma, Gian Paolo Manzella i risultati del progetto "Catch_MR" (Cooperative approaches to transport challenges in Metropolitan Regions) approvato e finanziato dalla Commissione Europea nell' ambito del programma "Interreg IV C", per un bilancio complessivo di 2 milioni di euro. Il progetto, iniziato nel gennaio del 2010, ha visto la partecipazione di 12 partner europei, rappresentanti di 7 aree metropolitane: Berlino, Budapest, Goteborg, Lubiana, Oslo, Roma e Vienna. ‘Catch_MR’ nasce con l’obiettivo di incrementare l’uso delle energie rinnovabili nel settore dei trasporti e di far crescere l’uso del trasporto pubblico rispetto a quello privato. Attraverso una serie di workshop e visite di studio nelle 7 aree metropolitane i partner hanno confrontato le proprie esperienze e presentato le buone pratiche, imparando gli uni dagli altri. Tra le buone pratiche emerse nel corso del progetto troviamo l’aumento delle competenze dei decision-makers e degli stakeholders nelle Regioni Metropolitane partecipanti, il miglioramento dei processi decisionali a livello regionale e locale, una maggiore cooperazione tra Regioni Metropolitane, trasferimento di conoscenze ad altre Regioni Metropolitane Europee. “Abbiamo fortemente voluto sostenere il progetto, condividendo le tematiche affrontate in questi due anni come fondamentali per lo sviluppo di una mobilità sostenibile ed efficiente – spiega l’assessore alla Mobilità e Trasporti della Provincia di Roma, Amalia Colaceci – Una mobilità che migliori la qualità della vita dei cittadini e allo stesso tempo riduca gli effetti delle emissioni di CO2 nell’ambiente”.

PROMEMORIA 17 novembre 1979 – Crisi degli ostaggi in Iran: il leader iraniano Ruhollah Khomeini ordina il rilascio dei 13 ostaggi americani dell'ambasciata statunitense di Tehran.

Crisi degli ostaggi in Iran: il leader iraniano Ruhollah Khomeini ordina il rilascio dei 13 ostaggi americani dell'ambasciata statunitense di Tehran. La crisi degli ostaggi fu una crisi politica sorta fra gli Stati Uniti e l'Iran quando furono presi in ostaggio 52 membri dell'ambasciata statunitense a Teheran, dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981, dopo che un gruppo di studenti aveva occupato l'ambasciata durante una fase della rivoluzione iraniana. Presa dell'ambasciata Il movimento rivoluzionario iraniano, iniziato nel 1978, si afferma all'inizio del 1979 con la partenza in esilio dello Scià (gennaio), il ritorno trionfale dell'Ayatollah Khomeini (1 febbraio) e la proclamazione della neutralità delle Forze Armate (11 febbraio). Segue una fase convulsa di lotta interna tra le varie componenti rivoluzionarie. L'Ambasciata americana a Teheran viene assaltata una prima volta in febbraio, ma gli occupanti si ritirano dopo qualche ora di negoziato. I rivoluzionari temono infatti che l'Ambasciata americana stia tramando per un ritorno dello Scià, come fatto nel 1953 quando un colpo di Stato depose il Primo Ministro Mohammad Mossadeq e permise il ritorno dall'esilio dello Scià. Il 22 ottobre 1979 lo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi si recò a New York per essere sottoposto ad un trattamento contro il cancro. Il 1º novembre 1979 l'ayatollah Ruhollah Khomeini, leader della nascente Repubblica Islamica, invitò la popolazione a manifestare contro gli interessi degli Americani, indicati col nome di "Grande Satana" e di "Nemici dell'Islam", e degli israeliani nel Paese. Il 4 novembre 1979 un gruppo di 500 studenti circa (anche se le testimonianze discordano e variano da 300 a 2000) assaltò l'ambasciata. Di lì a poco furono mostrati alle televisioni gli ostaggi, presentati con gli occhi bendati, e furono fatte alcune richieste di riscatto, tra le quali quella di estradizione dello Scià perché potesse venire giudicato riguardo a "crimini contro il popolo iraniano". Sei persone tra quelle che al momento dell'attacco si trovavano all'interno dell'ambasciata riuscirono a fuggire ed a trovare rifugio all'interno dell'appartamento di uno di loro; successivamente questi riuscirono a lasciare il paese grazie alla collaborazione dell'ambasciata canadese, che fornì loro i documenti falsi con i quali poterono espatriare in sicurezza il 28 gennaio 1980. La decisione di concedere ai sei diplomatici tali documenti fu presa dal parlamento canadese, riunito in seduta segreta per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, il quale approvò un provvedimento ad hoc per consentire loro la fuga. Altri tredici ostaggi, donne ed afroamericani, furono liberati tra il 19 ed il 20 novembre 1979 ed un ultimo ostaggio malato di Sclerosi multipla fu liberato l'11 luglio 1980. Reazione americana La popolazione americana reagì con sdegno ad un atto di tale ostilità, che fu visto come un oltraggio ai secolari principi del diritto internazionale, i quali garantiscono l'immunità diplomatica all'arresto e l'inviolabilità delle ambasciate ospitate all'interno di uno Stato. Falliti tutti i tentativi di ottenere il rilascio degli ostaggi per via diplomatica, gli Stati Uniti reagirono tentando, il 24 aprile 1980, di salvare gli ostaggi con la forza, ma l'operazione, denominata Eagle Claw (artiglio dell'aquila), fallì miseramente. Alcuni aerei ed elicotteri con a bordo militari incaricati di tentare il colpo di mano furono inviati segretamente ne Paese, ma durante le manovre a terra un elicottero RH53D ed un C130 si scontrarono tra loro (almeno secondo le fonti ufficiali) nel deserto iraniano presso Tabas e otto militari americani persero la vita mentre altri quattro rimasero feriti. Vi fu anche un'imposizione di sanzioni diplomatiche mirate ad ammorbidire le posizioni del nascente regime degli Ayatollah le quali, tuttavia, non portarono a grandi risultati. Furono quindi avviate trattative riservate mediate da altri Paesi musulmani moderati (primo fra tutti l'Algeria). Risoluzione della crisi La crisi terminò con la liberazione degli ostaggi grazie ad un Accordo favorito dall'Algeria e firmato il 19 gennaio 1981 ad Algeri. Per gli Stati Uniti l'Accordo di Algeri fu negoziato dall'allora Deputy Secretary of State Warren Christopher. L'intesa prevedeva la liberazione degli ostaggi, lo scongelamento dei fondi iraniani depositati presso banche americane e bloccati all'indomani dello scoppio della crisi, la riaffermazione del principio di non ingerenza. Gli ostaggi furono materialmente liberati il 20 gennaio 1981, immediatamente dopo l'insediamento di Ronald Reagan a Presidente degli Stati Uniti. Essi furono formalmente consegnati in custodia all'Ambasciata algerina a Teheran che li fece espatriare e li riconsegnò alle autorità americane.

16 novembre, 2012

Bilancio: Consiglio provinciale applica “spending review”. Riduzioni per 28 milioni di euro, ma 5 milioni per scuole e strade e 12 milioni per pagamenti imprese

Bilancio: Consiglio provinciale applica “spending review”. Riduzioni per 28 milioni di euro, ma 5 milioni per scuole e strade e 12 milioni per pagamenti imprese Con 24 voti a favore e 10 contrari il Consiglio provinciale di Roma ha approvato l’assestamento generale di bilancio. La manovra applica il decreto del Ministero dell’Interno dello scorso ottobre, che ha definito i tagli per ciascuna Provincia in attuazione delle norme contenute nella Spending review, con una riduzione di circa 28 milioni di euro e, grazie alle risorse provenienti dal Patto di stabilità regionale, garantisce il rispetto dei vincoli individuando il margine di risorse disponibili. Previsti circa 5 milioni di euro di spese per investimenti tra le quali 1 milione e mezzo di euro per la manutenzione delle scuole, 1 milione 300mila euro per la manutenzione delle strade e 2 milioni di euro per il completamento della tangenziale di Colleferro. L’aspetto più rilevante riguarda lo stanziamento di 12 milioni di euro destinati al pagamento delle fatture per spese in conto capitale attualmente liquidate e non ancora erogate. Di conseguenza, l’ammontare complessivo delle fatture per spese in conto capitale liquidate si ridurrà dagli attuali 53 milioni di euro a circa 41 milioni di euro. Mentre, rispetto al totale di fatture in conto capitale liquidate alle imprese nel corso dell’anno pari a 60 milioni di euro, con la manovra di assestamento generale sarà garantito il pagamento di 31 milioni di euro pari a oltre il 50% dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della Provincia di Roma. Il restante 50% dei pagamenti alle imprese sarà erogato a gennaio 2013. “Siamo molto soddisfatti – dichiara l’assessore provinciale al Bilancio, Antonio Rosati – di essere riusciti a rispettare le direttive del Governo, che ci impongono tagli per 28 milioni di euro, e nello stesso tempo garantire la copertura delle spese di emergenza per le scuole e le strade del territorio senza, peraltro, deroghe al patto di stabilità”. “Sottolineo – continua Rosati – la ripresa dei pagamenti alle imprese che rappresenta una boccata d’ossigeno a un settore della nostra economia che vive una gravissima crisi di liquidità. Rimane una notevole preoccupazione per gli Enti locali, sia per l’incertezza delle imminenti evoluzioni normative e di assetto organizzativo, sia, soprattutto, per i tagli. Si parla di 2 miliardi di euro per il 2012 e 3,5 miliardi per il 2013. Cifre allarmanti che rischiano di minare la coesione del nostro Paese e di impedire gli interventi di emergenza come quelli generati dal maltempo dei giorni scorsi”. “Pertanto – conclude Rosati – ritengo che questa manovra sia un grande risultato, frutto della nostra solidità finanziaria e di un lavoro di squadra che ha sempre cercato di rispettare gli impegni con i cittadini”.

PROMEMORIA 16 novembre 1997 - Dopo quasi 18 anni di carcerazione, la Repubblica Popolare Cinese rilascia il dissidente Wei Jingsheng, per motivi medici.

Dopo quasi 18 anni di carcerazione, la Repubblica Popolare Cinese rilascia il dissidente Wei Jingsheng, per motivi medici.ù Wei Jingsheng (cinese: 魏京生, peiyin: Wèi Jīngshēng; 20 maggio 1950) è un attivista cinese, molto noto per aver redatto il documento Quinta Modernizzazione, pubblicato sul Muro della Democrazia nel 1978 a Pechino. Non trovando alcuna ragione per poterlo perseguire ufficialmente, il governo cinese strumentalizzò la corrispondenza che intratteneva con alcuni stranieri sulla guerra cino-vietnamita accusandolo di tradimento per poi imprigionarlo[senza fonte]. Jingsheng rimase detenuto fino al 14 settembre 1993, quando le autorità decisero di rilasciarlo come gesto di apertura verso il Comitato Olimpico Internazionale: i Giochi Olimpici erano un evento di estrema importanza per la Cina. Quando si seppe che la scelta del comitato era caduta su Sydney, Jingsheng fu subito rimandato in prigione con l'accusa di complottare contro lo stato e vi rimase fino al 16 novembre 1997 quando, anche grazie alle pressioni internazionali (prima fra tutte quelle del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton), fu rilasciato per "ragioni mediche" ed inviato negli Stati Uniti. Era entrato nelle Guardie rosse a 16 anni durante la Rivoluzione culturale. Quando, però, Deng Xiaoping giunse al potere e disconobbe proprio la Rivoluzione culturale, il ventottenne Wei, elettricista di Pechino, denunciò Deng e la sua politica di mantenimento in Cina di un sistema autoritario guidato dal Partito Comunista Cinese: Wei ed altri noti dissidenti temevano che Deng consolidasse il suo potere. Dissidenti noti in Occidente come Wei Jingsheng, Fang Lizhi e Wang Dan sono spesso espulsi dal paese in seguito a pressioni internazionali. Sebbene il codice penale cinese non preveda l'esilio, esso è comunque eseguito informalmente condannando i dissidenti a diversi anni di carcere e poi rilasciandoli per ragioni mediche prima di inviarli all'estero, ritenendoli meno nocivi all'estero che in patria. Nel 1996 a Wei Jingsheng fu concesso il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Oltre a questo ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti quali il Robert F. Kennedy Memorial Human Rights Award (1996), il National Endowment for Democracy Award (1997), l'Olof Palme Memorial Prize (1994) e l' International Activist Award della Gleitsman Foundation. È stato inoltre definito come il "Padre della democrazia cinese" ed il "Nelson Mandela della Cina". Riferimenti sulla sua persona sono disponibili su internet in diverse lingue. Oltre al già citato saggio del 1978 (La quinta modernizzazione), è anche autore di "Courage to Stand Alone -- letters from Prison and Other Writings", che raccoglie i suoi articoli scritti sulla carta igienica in carcere. Oggi cura una rubrica settimanale su Radio Free Asia e collabora con altri organi di informazione. È attualmente membro del Consiglio generale del Partito Radicale Transnazionale

14 novembre, 2012

PROMEMORIA 14 novembre 2001 - Attacco all'Afghanistan: combattenti dell'Alleanza del nord occupano la capitale Kabul

Attacco all'Afghanistan: combattenti dell'Alleanza del nord occupano la capitale Kabul La guerra in Afghanistan ha preso inizio il 7 ottobre 2001, con l'invasione di terra del territorio sotto controllo talebano, da parte dei gruppi afghani loro ostili dell'Alleanza del Nord, mentre gli USA e la NATO hanno fornito, nella fase iniziale, supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali (statunitensi e britannici in testa) hanno aumentato la loro presenza anche a livello territoriale (Operazione Enduring Freedom). L'amministrazione Bush ha giustificato l'invasione dell'Afghanistan, nell'ambito del discorso sulla guerra al terrorismo seguito agli attentati dell'11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qāʿida e catturare o uccidere Osama bin Laden, negando all'organizzazione terroristica la possibilità di circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan attraverso il rovesciamento del regime talebano. A dieci anni dall'invasione, il 2 maggio 2011, data e ora del Pakistan, le forze statunitensi hanno condotto un'azione ad Abbottabad, vicino ad Islamabad, presso il rifugio del leader di al-Qāʿida Osama Bin Laden, individuato grazie ad un'operazione di intelligence condotta fin dall'agosto dell'anno precedente. Nella notte del 1º maggio 2011, secondo il fuso orario statunitense, il Presidente degli Stati Uniti d'America Obama ne ha annunciato la morte. L'azione militare è stata condotta da truppe di terra con l'ausilio di soldati e intelligence pakistani. Nell'azione sarebbero morti altri membri della sua famiglia. A partire dall'invasione dell'Iraq (2003), la guerra dell'Afghanistan ha perso piorità tra gli obiettivi dell'amministrazione americana, riacquisendola solo a partire dal surge militare del 2009.

13 novembre, 2012

PROMEMORIA 13 novembre 1974 – Muore in una cittadina de l'Ile de France, il grande regista e attore italiano Vittorio De Sica.

Muore in una cittadina de l'Ile de France, il grande regista e attore italiano Vittorio De Sica. Vittorio Domenico Stanislao Gaetano Sorano De Sica (Sora, 7 luglio 1901 – Neuilly-sur-Seine, 13 novembre 1974) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano. È stato una delle figure preminenti del cinema italiano e mondiale. È considerato uno dei padri del Neorealismo, e allo stesso tempo uno dei grandi registi e interpreti della Commedia all'italiana. Questo il suo straordinario palmares: Festival di Berlino 1971: Orso d'oro - Il giardino dei Finzi-Contini Festival di Cannes 1951: Palma d'oro - Miracolo a Milano David di Donatello 1956: miglior attore protagonista - Pane, amore e... 1963: miglior regista - I sequestrati di Altona 1965: miglior regista - Matrimonio all'italiana 1973: David Europeo Nastri d'argento 1946: miglior regista - Sciuscià 1948: migliore attore protagonista - Cuore 1949: miglior regista e migliore sceneggiatura - Ladri di biciclette National Board of Review 1949: miglior regista - Ladri di biciclette Premi Oscar 1946: Oscar al miglior film straniero - Sciuscià 1948: Oscar al miglior film straniero - Ladri di biciclette 1965: Oscar al miglior film straniero - Ieri, oggi, domani 1972: Oscar al miglior film straniero - Il giardino dei Finzi-Contini

12 novembre, 2012

Al Vittoriano “La Provincia delle meraviglie. Alla scoperta dei tesori nascosti”

Al Vittoriano “La Provincia delle meraviglie. Alla scoperta dei tesori nascosti” Sino al 18 novembre - nel cuore della Capitale, al Vittoriano - si può visitare “La Provincia delle meraviglie. Alla scoperta dei tesori nascosti”. La manifestazione culturale, giunta alla quarta edizione, propone tre mostre inedite. Tutte le esposizioni sono ad ingresso gratuito. La prima mostra, dal titolo “Cammini - Itinerari del sacro e dell'arte nel territorio della provincia di Roma” , porta alla scoperta dei luoghi dello spirito sul territorio tra chiese, santuari, abbazie ed eremi con immagini, manufatti e percorsi virtuali. Nella seconda, “Bartolomeo Pinelli e altre storie - Tesori della biblioteca provinciale 1912-2012” , è possibile ammirare il patrimonio di documenti, libri e stampe che culmina nelle opere del celebre incisore. La terza, “Immagini di un conflitto - La memoria della II guerra mondiale nella provincia di Roma” , con oltre 100 scatti, filmati e documenti, fa rivivere battaglie a atti di resistenza in 21 Comuni del territorio. "La parola scoperta - ha affermato il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti - è più usata nella quotidianità per parlare di luoghi lontani. Il filo conduttore di queste quattro edizioni è dimostrare che si può scoprire molto anche vicino Roma tra luoghi, atmosfere e musei”. “Quest' anno - ha aggiunto - per l'anno internazionale della fede promuoviamo anche un percorso interessante di luoghi del cammino della fede intorno alla Capitale, un modo per riappropriarsi del territorio. E poi riportiamo alla luce dopo decenni delle stampe di uno dei grandi protagonisti della storia della nostra città, Bartolomeo Pinelli, prima dell'apertura di palazzo Altieri a novembre". "Si tratta di un'iniziativa - ha aggiunto l’assessore alla Cultura della Provincia di Roma, Cecilia D' Elia - con cui valorizzare le ricchezze del territorio per rafforzare un sentimento di area metropolitana".

PROMEMORIA 12 novembre 1989 – Achille Occhetto dà via alla svolta della Bolognina che porterà allo scioglimento del Partito Comunista Italiano.

Achille Occhetto dà via alla svolta della Bolognina che porterà allo scioglimento del Partito Comunista Italiano. Con svolta della Bolognina (o semplicemente "svolta" o, più comunemente, "Bolognina" si indica quel processo politico che dal 12 novembre 1989, giorno dell'annuncio della svolta, a Bologna, al quartiere Navile (ex Bolognina), porterà il 3 febbraio 1991 allo scioglimento del Partito Comunista Italiano. Verso il XIX congresso straordinario Il fatto che la DDR possa rinunciare al muro di Berlino e aprire le frontiere, viene avvertito come il segnale definitivo che l'ordine di Jalta è ormai al tramonto. È a quel punto che il segretario generale Occhetto ritiene mutata la prospettiva del PCI. Il 12 novembre Occhetto è a sorpresa a Bologna per partecipare alla manifestazione per celebrare il 45º anniversario della battaglia partigiana della Bolognina, il quartiere interno al quartiere Navile. Davanti agli ex partigiani raccolti nella sala comunale di via Pellegrino Tibaldi 17, Occhetto annuncia che ora occorre «andare avanti con lo stesso coraggio che fu dimostrato durante la Resistenza (...) Gorbaciov prima di dare il via ai cambiamenti in URSS incontrò i veterani e gli disse: voi avete vinto la II guerra mondiale, ora se non volete che venga persa non bisogna conservare ma impegnarsi in grandi trasformazioni». Per Occhetto, in definitiva, è necessario «non continuare su vecchie strade ma inventarne di nuove per unificare le forze di progresso». E a chi gli chiede se quanto dice lascia presagire che il PCI possa anche cambiare nome, Occhetto risponde: «Lasciano presagire tutto»[24]. La svolta è dunque annunciata in solitario da Occhetto e senza che il partito fosse preparato o comunque consultato, cosa che gli verrà rimproverata da moltissimi nei mesi successivi. Il giorno dopo se ne discute ufficialmente in segreteria (compatta col segretario) e quindi per altri due giorni in Direzione. Qui Occhetto chiede che il PCI promuova una «fase costituente sulla cui base far vivere una forza politica che, in quanto nuova, cambia anche il nome», e, per forzare un po', sulla svolta Occhetto pone la fiducia al suo mandato. Già dal giorno prima, però, si capisce che la svolta non trova i comunisti entusiasti. Se infatti è ovvio che la sinistra del partito sia contraria, può invece stupire che a destra il presidente della Commissione centrale di garanzia del partito Giancarlo Pajetta già dal 13 si dichiari ostile alla svolta: «Io non mi vergogno di questo nome né della nostra storia, e non lo cambio per quello che hanno fatto quelli là (i comunisti dell'Est, ndr). Se cambiamo nome, cosa facciamo, il terzo partito socialista? Io dico soltanto che quando Longo mi mandò da Parri per costituire il comando del CLN, né Parri, né altri mi chiesero di cambiare nome, ma soltanto di combattere insieme». La Direzione dura due giorni e si conclude con un rinvio della discussione in Comitato Centrale. Spiega Occhetto: «Benché la direzione fosse ampiamente d'accordo con me, non ho ritenuto di dover mettere ai voti la mia proposta perché chi deve decidere è il partito. Da domani, non cambieremo nome, continueremo a chiamarci come ci chiamiamo. Voglio dire a tutti che non ci stiamo sciogliendo, che il PCI è in campo ed è talmente vivo che propone una cosa più grande. Su questo apriamo una discussione seria, e credo che tutti i compagni debbono essere molto tranquilli: la sorte del partito, il futuro del PCI è nelle mani di ciascun militante». In verità a parte la destra che quasi compatta si schiera col segretario nella speranza di arrivare a una fusione col PSI nell'Internazionale socialista, il resto della direzione prende una posizione attesista, ma è evidente che non c'è entusiasmo per la svolta. E su l'Unità il direttore Massimo D'Alema scrive: «Quella che prospettiamo non è la prospettiva della rinuncia o dell'abiura». Una precisazione dovuta dopo che tanti militanti avevano intasato i centralini del quotidiano per gridare la loro rabbia contro la svolta. Le telefonate saranno tante e tali da venire trasmesse già il 15 su ItaliaRadio[25], da un anno e mezzo emittente radiofonica del PCI. Intanto Armando Cossutta ha già chiara la situazione. Per il riferimento dell'estrema sinistra del Pci «Occhetto intende lasciare il PCI. La domanda non può essere "cosa faranno i comunisti", perché è ovvio che essi vogliono rimanere in un partito comunista. La domanda vera è: quanti saranno quelli che, non sentendosi più comunisti, decideranno di seguire Occhetto in un altro partito non più comunista?». Da qui la proposta di un referendum fra gli iscritti o un congresso straordinario al più presto. Il 16 si va delineando meglio l'opposizione alla svolta. Da Madrid rientra Pietro Ingrao, storico leader della sinistra del PCI, e non è per nulla tenero con la svolta: «Non sono d'accordo con la proposta avanzata da Occhetto. Spiegherò il mio dissenso nel Comitato centrale». Lo stesso giorno la sezione "Togliatti" di Treviso fonda un Comitato per la difesa del simbolo guidato da Zeno Giuliato. Il 20 novembre si apre il Comitato Centrale. I suoi 300 membri discuteranno della svolta per cinque giorni. Ad accoglierli in via delle Botteghe Oscure a Roma ci sono 200 militanti che fischiano e insultano i favorevoli alla svolta. L'auto di Luciano Lama è presa pure a calci. La tensione è alta ed alla fine Piero Fassino, responsabile Organizzazione, proverà a calmarli incontrandoli nei sotterranei della sede comunista. Più sopra, al 5º piano, prosegue il Comitato centrale. Nella sua relazione introduttiva Occhetto afferma di «condividere il tormento» dei compagni, ma non fa un passo indietro e chiede «fino a quando una forza di sinistra può durare senza risolvere il problema del potere, cioè di un potere diverso?», da qui l'idea di fare un nuovo partito con altri vicini di sinistra (e che Occhetto chiama la «sinistra diffusa») per poi andare al governo col PSI e altri e con la DC all'opposizione. Questa la prospettiva, ma per il resto viene rinfacciato al segretario come tutto appaia troppo vago. Tanto che anche tra le stesse fila del segretario c'è chi come Napolitano vede nel nuovo partito l'occasione storica per andare verso a un matrimonio col PSI e chi come D'Alema vi vede l'occasione per continuare con maggiore linfa un forte braccio di ferro a sinistra col PSI. Occhetto chiude avvertendo che «prima viene la cosa e poi il nome. E la cosa è la costruzione in Italia di una nuova forza politica». Da questo momento in poi il dibattito sulla svolta della Bolognina sarà anche conosciuto come il "dibattito sulla Cosa". Il CC si conclude il 24 novembre con il voto di 326 membri su 374: 219 sì, 73 no e 34 astenuti all'ordine del giorno col quale «il CC del Pci assume la proposta del segretario di dar vita ad una fase costituente di una nuova formazione politica», ma al contempo si accetta la proposta delle opposizioni di indire un congresso straordinario entro quattro mesi per decidere se dar vita a un nuovo partito. Fra i no a Occhetto pesa quello del presidente Natta. Il 21 novembre lascia il Pci, dopo trent'anni, il deputato genovese Antonio Montessoro: «Non avevo scelta: quando ti accorgi che la situazione sta precipitando, stupidamente; di fronte all'inaffidabilità di questo gruppo dirigente, ad una prova di imperizia e di inesperienza assoluta, non potevo fare altrimenti. Mi sono sentito defraudato del mio lavoro, dei trent'anni di vita dedicati al partito: e me ne sono andato»[31]. Dal 23 novembre Montessoro è iscritto al gruppo misto.

11 novembre, 2012

PROMEMORIA 11 novembre 1940 Seconda guerra mondiale: Battaglia di Taranto – La Royal Navy lancia il primo attacco da portaerei della storia sulla flotta della Regia Marina a Taranto.

Seconda guerra mondiale: Battaglia di Taranto – La Royal Navy lancia il primo attacco da portaerei della storia sulla flotta della Regia Marina a Taranto. Con notte di Taranto ci si riferisce ad un attacco aereo della seconda guerra mondiale avvenuto nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940. In quella data la flotta navale della Regia Marina italiana, dislocata nel porto di Taranto, riportò gravi danni in seguito ad un massiccio bombardamento ad opera della flotta aerea della Royal Navy britannica. Premessa La base navale di Taranto, così come tutte le basi navali italiane, era bene attrezzata per la riparazione delle unità danneggiate, grazie soprattutto alla disponibilità di grandi bacini di carenaggio, ed alla presenza nel suo arsenale di tutti i pezzi di ricambio per i macchinari e le armi. Tuttavia si riscontravano gravi carenze per tutto ciò che riguardava la protezione contraerea e la protezione antisiluramento delle navi in porto: le batterie contraeree erano del tutto insufficienti sia come numero che come calibro, e a questo si aggiungeva la scarsa protezione notturna determinata dall'assenza del radar, per cui la rilevazione di eventuali aerei ostili in avvicinamento era affidata a vecchi proiettori di scarsa portata, guidati da aerofoni risalenti alla prima guerra mondiale. Per quanto riguarda la protezione antisiluro, questa era affidata alle reti antisiluro, anch'esse poco numerose a causa della scarsità di materie prime che affliggeva l'industria italiana: si producevano infatti 3 600 metri di rete al mese, da distribuire a tutte le basi italiane, e dei 12 800 metri commissionati per la protezione delle navi ormeggiate nel Mar Grande solo poco più della metà era giunta a destinazione, e molti non erano ancora stati distesi. Scenario Nell'agosto del 1940, entrarono in servizio due nuove unità da battaglia della Regia Marina: le imponenti navi da battaglia Vittorio Veneto e Littorio. Queste erano lunghe 238 metri, potevano sviluppare una velocità massima di 30 nodi ed avevano un dislocamento di 41 300 t standard. Il peso complessivo della sola corazzatura era di 13 600 t. L'armamento era costituito da nove cannoni da 381/50 mm collocati in tre torri trinate, da 12 cannoni da 152/55 mm e da 12 cannoni da 90/50 mm. Vi erano inoltre 4 cannoni da 120/40 mm per il tiro illuminante, 20 mitragliere antiaeree da 37/54 mm e 30 da 20/65 mm. Due mesi più tardi le truppe italiane invasero l'Epiro, nell'ambito della Guerra Greco-Italiana, costringendo la Gran Bretagna ad impegnarsi militarmente al fianco della Grecia, sia per evitare che gli italiani finissero per controllare il mar Egeo, mettendo così in pericolo la sicurezza di Alessandria d'Egitto, sia per scoraggiare la Turchia dall'entrare nel conflitto come alleata dell'Asse. Questo comportò un aumento notevole del numero di convogli marittimi britannici in partenza dall'Egitto, per consentire un sempre crescente rifornimento di materiale bellico ai porti greci e all'isola di Malta, roccaforte britannica strategica tra la Sicilia e la Tunisia, vicino alla quale transitavano i convogli marittimi italiani diretti in Libia. La vicinanza di Taranto a queste manovre preoccupò notevolmente l'ammiragliato britannico, in quanto le navi italiane che vi facevano base avrebbero potuto facilmente raggiungere e distruggere i convogli marittimi britannici in navigazione. L'operazione Judgement La Royal Navy, nella persona del Comandante in Capo della Mediterranean Fleet, ammiraglio Andrew Cunningham, decise allora di allestire un'operazione per affondare o danneggiare le unità navali italiane dislocate nella base di Taranto, perfezionando un piano di attacco notturno con aerosiluranti studiato già nel 1935 dall'ammiraglio Lumley Lyster, all'epoca della guerra d'Etiopia. Il piano era molto rischioso e contava molto sul fattore sorpresa, in quanto le portaerei da cui sarebbero decollati gli aerei per compiere la missione dovevano portarsi ad al più 130 miglia dalla costa italiana, con il rischio di essere scoperte dal nemico. Inoltre si doveva illuminare la rada ricorrendo al supporto di aerei bengalieri, mentre gli aerosiluranti avrebbero dovuto volare a pelo d'acqua, per eludere le batterie contraeree e per evitare che i siluri affondassero nel fango del fondale basso. Pur con tutte queste precauzioni, se le navi italiane avessero steso le cortine fumogene l'azione sarebbe certamente fallita. Il pomeriggio del 6 novembre 1940 l'operazione ebbe inizio: le navi da battaglia Malaya, Ramillies, Valiant e Warspite, la portaerei Illustrious, gli incrociatori Gloucester e York e 13 cacciatorpediniere salparono da Alessandria d'Egitto diretti verso Malta, nei cui pressi stazionava la portaerei Eagle. L'8 novembre, allarmato da queste manovre nel Mar Mediterraneo, il Comando supremo della Marina italiana inviò unità cacciatorpediniere, torpediniere e sommergibili di pattuglia nel canale di Sicilia, mentre nella base di Taranto fu fatto concentrare il grosso della forza navale italiana. Le navi britanniche raggiunsero Malta nella giornata del 10 novembre, ed il giorno seguente la portaerei Illustrious cominciò a dirigersi verso il punto prefissato per il lancio degli aerei verso Taranto. La portaerei Eagle non poté invece salpare a causa di un'avaria al motore: questo inconveniente dimezzò praticamente il numero di aerei disponibili, ma non costrinse a rinviare l'incursione. Le ricognizioni degli aerei britannici su Taranto si protrassero fino alla sera dell'11 novembre, quando la Royal Navy apprese che nelle due rade del porto di Taranto si erano riunite le navi da battaglia Andrea Doria, Caio Duilio, Conte di Cavour, Giulio Cesare, Littorio e Vittorio Veneto, gli incrociatori pesanti Bolzano, Fiume, Gorizia, Pola, Trento, Trieste e Zara, i due incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi e vari cacciatorpediniere. Per citare un'espressione dell'ammiraglio Andrew Cunningham: «Tutti i fagiani erano nel nido». A difesa del porto erano previsti 87 palloni di sbarramento, ma le cattive condizioni climatiche dei giorni precedenti ne avevano strappati 60 e non si erano ancora potuti rimpiazzare a causa della mancanza di idrogeno. Le unità navali erano protette da reti parasiluri, ma degli 8.600 metri necessari per una difesa efficace, erano stati posati appena 4 200 metri. Queste reti erano comunque distese per soli 10 metri sotto il livello del mare, lasciando quindi uno spazio non protetto tra la rete stessa ed il fondale. L'ammiraglio di squadra Inigo Campioni aveva inoltre richiesto che le reti parasiluri fossero sistemate ad una distanza dalle sue navi tale da poter salpare rapidamente, senza prima dover rimuovere le protezioni. L'attacco alla base di Taranto era stato programmato per il 21 ottobre, in onore dell'anniversario della battaglia di Trafalgar, ma problemi tecnici a bordo dell'Illustrious posticiparono l'attacco all'11 novembre. Alle ore 20:30 dalla portaerei Illustrious cominciarono le operazioni di decollo della prima ondata di aerei diretti verso Taranto. Giunti sull'obiettivo pochi minuti prima delle ore 23:00, furono accolti da un poderoso fuoco di sbarramento. Due bengalieri cominciarono a lanciare i bengala sulla sponda orientale del Mar Grande per illuminare i profili dei bersagli, mentre 6 aerosiluranti Fairey Swordfish iniziarono a scendere a quota di siluramento. Un primo velivolo, che venne poi abbattuto, sganciò un siluro contro la Conte di Cavour, squarciandone la fiancata sinistra, altri due mirarono contro l'Andrea Doria, senza però colpirla. Contemporaneamente quattro aerosiluranti, armati con bombe, danneggiarono i cacciatorpediniere Libeccio e Pessagno, bombardarono i depositi di carburante e distrussero due idrovolanti. Alle 23:15 due aerosiluranti attaccarono contemporaneamente la Littorio, colpendola sia a dritta che a sinistra, mentre l'ultimo Swordfish sganciò inutilmente un siluro contro la Vittorio Veneto. Alle 23:20 gli aerei della prima ondata si ritirarono, ma alle 23:30 arrivarono gli aerei della seconda ondata. Nonostante il fuoco di sbarramento, un primo Swordfish sganciò un siluro contro la Caio Duilio colpendola a dritta, mentre due aerosiluranti colpirono la Littorio. Un altro aereo mirò alla Vittorio Veneto che anche questa volta fu risparmiata, mentre un secondo Swordfish venne abbattuto nel tentativo di attaccare la Gorizia. Infine un ultimo attacco danneggiò seriamente l'incrociatore Trento. Gli ultimi aerei si ritirarono alle ore 0:30 del 12 novembre: l'attacco contro Taranto era terminato. In 90 minuti gli aerosiluranti della Royal Navy avevano prodotto danni ingenti, in quanto metà delle navi da battaglia italiana erano state messe fuori combattimento. Il bilancio fu di 58 morti, 32 dei quali sulla Littorio, e 581 feriti, sei navi da guerra danneggiate (3 corazzate -1 la Cavour in maniera tanto grave che non riprese più servizio- 1 incrociatore e 2 cacciatorpediniere), e diversi danni alle installazioni terrestri. Laconico, per ovvie ragioni di natura militare, il bollettino di guerra del Comando Supremo nº 158 del 12 novembre 1940: « Nelle prime ore della notte sul 12, aerei nemici hanno attaccato la base navale di Taranto. La difesa contraerea della piazza e delle navi alla fonda ha reagito vigorosamente. Solo un'unità è stata in modo grave colpita. Nessuna Vittima » (Bollettino di guerra del Comando Supremo nº 158 del 12 novembre 1940) L'esito dell'incursione dimostrò soprattutto quanto fosse sbagliata la convinzione secondo cui gli aerosiluranti non avrebbero potuto colpire le navi all'interno delle basi, a causa dei bassi fondali, ma soprattutto segnò un punto di svolta nelle strategie della guerra sul mare, affidando all'aviazione e quindi alle portaerei un ruolo fondamentale nei futuri combattimenti. L'incursione nello stretto di Otranto Contemporaneamente all'attacco di Taranto, la sera dell'11 novembre, intorno alle ore 18.00, alcuni incrociatori e cacciatorpediniere inglesi si distaccarono dalla flotta principale per dirigersi a sua volta verso il Canale d'Otranto, onde intercettare il traffico italiano verso l’Albania. La formazione britannica, costituita dagli incrociatori leggeri Orion, Ajax, Sydney con la scorta dei cacciatorpediniere della Classe Tribal Nubian e Mohawk, intercettò un convoglio diretto a Valona, costituito dai piroscafi Antonio Locatelli, Premuda, Capo Vado e Catalani, scortati dalla vecchia torpediniera Fabrizi e dall’incrociatore ausiliario RAMB III. L’azione ebbe luogo alle ore 01.05 del 12 novembre, quando la formazione inglese, dopo aver localizzato il convoglio italiano, affondò tutti i piroscafi nonostante l’eroica difesa offerta della torpediniera Fabrizi, gravemente danneggiata, mentre l'incrociatore RAMB III, dopo un iniziale scambio d’artiglieria, si dileguò salvandosi nel porto di Brindisi. Nello scontro 36 marinai italiani persero la vita, 42 vennero feriti, mentre 140 marinai vennero salvati dalle torpediniere Curtatone e Solferino. Il comandante della torpediniera Fabrizi, Tenente di Vascello Giovanni Barbini venne decorato con la Medaglia d'oro al valor militare. Effetti L'effetto principale, fu che la flotta rimanente venne spostata a Napoli. Nonostante il duro colpo, la Marina italiana non era sconfitta e lo dimostrò nella battaglia di Capo Teulada.

10 novembre, 2012

PROMEMORIA 10 novembre 1942 – Seconda guerra mondiale: La Germania invade la Francia di Vichy a seguito dell'accordo dell'ammiraglio francese François Darlan per un armistizio con gli Alleati nel Nord Africa

Seconda guerra mondiale: La Germania invade la Francia di Vichy a seguito dell'accordo dell'ammiraglio francese François Darlan per un armistizio con gli Alleati nel Nord Africa Governo di Vichy, Regime di Vichy, Francia di Vichy, Repubblica di Vichy e ufficialmente Stato francese (État français), sono i nomi comunemente utilizzati per indicare la nazione che governò la parte inferiore della Francia dopo l'invasione tedesca nella Seconda guerra mondiale, con l'eccezione della zona di Mentone, ceduta all'Italia, e della costa atlantica, governata dalle autorità tedesche. Il nome di Stato francese era contrapposto a quello di Repubblica Francese, ovvero la Terza Repubblica estintasi con l'armistizio del 1940. Ufficialmente indipendente, in realtà era uno stato satellite del Terzo Reich. Il nome ufficiale dello Stato è ormai decaduto dall'uso comune; nel dopoguerra si è diffusa la definizione "regime di Vichy" o "Francia di Vichy".

09 novembre, 2012

PROMEMORIA 9 novembre 1938 - Reichskristallnacht (Notte dei cristalli), pogrom contro gli ebrei in Germania

Reichskristallnacht (Notte dei cristalli), pogrom contro gli ebrei in Germania Con Notte dei cristalli (Reichskristallnacht o Kristallnacht, ma anche Reichspogromnacht o Novemberpogrom) viene indicato il pogrom condotto dai nazisti (SS) nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938 in Germania, Austria e Cecoslovacchia. Si parlò di 7500 negozi ebraici distrutti durante la notte del 9 novembre, di quasi tutte le sinagoghe incendiate o distrutte (secondo i dati ufficiali erano stati 191 i templi ebraici dati alle fiamme, e altri 76 distrutti da atti vandalici). Il numero delle vittime decedute per assassinio o in conseguenza di maltrattamenti, di atti terroristici o di disperazione ammontava a varie centinaia, senza contare i suicidi. Circa 30 000 ebrei furono deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Relativamente al campo di Dachau, nel giro di due settimane vennero internati oltre 13 000 ebrei; quasi tutti furono liberati nei mesi successivi (anche se oltre 700 persero la vita nel campo), ma solo dopo esser stati privati della maggior parte dei loro beni. La polizia ricevette l'ordine di non intervenire e i vigili del fuoco badavano soltanto che il fuoco non attaccasse anche altri edifici. Tra le poche eccezioni ci fu l'agente Wilhelm Krützfeld che impedì che il fuoco radesse al suolo la Nuova Sinagoga di Berlino, che per la sua azione venne sanzionato internamente. Nessuno tra i vandali, assassini e incendiari venne processato. L'origine della definizione "notte dei cristalli", più correttamente "Notte dei cristalli del Reich" è una locuzione di scherno che richiama le vetrine distrutte, fatta circolare da parte nazionalsocialista e diffusa poi anche nella storiografia comune. Dello stesso atteggiamento di beffa nei confronti dei cittadini classificati "ebrei" fa parte anche l'obbligo imposto alle comunità ebraiche di rimborsare il controvalore economico dei danni arrecati.

08 novembre, 2012

PROMEMORIA 8 novembre 1934 – L'Accademia di Svezia assegna il Premio Nobel per la letteratura a Luigi Pirandello.

L'Accademia di Svezia assegna il Premio Nobel per la letteratura a Luigi Pirandello. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello; il figlio Stefano venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato, ritornò in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio (1919) dove rimase sino alla morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Nel 1925 fondò la "Compagnia del teatro d'arte" con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway. Nel 1929 gli venne conferito il titolo di Accademico d'Italia. Nel giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 1934.

07 novembre, 2012

Napolitano e Zingaretti hanno inaugurato la mostra “Maurizio Valenzi. Arte e Politica”

Napolitano e Zingaretti hanno inaugurato la mostra “Maurizio Valenzi. Arte e Politica” Nella mattinata di martedì 6 novembre il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti ha accompagnato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nella visita privata alla mostra ‘Maurizio Valenzi. Arte e Politica’. L’evento si è tenuto presso la Sala della Pace di Palazzo Valentini. All’inaugurazione hanno partecipato anche il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, Massimo D’Alema, Gianni Letta e l’assessore provinciale alla Cultura, Cecilia D’Elia. Il vernissage si è svolto a partire dalle 18. L'esposizione sarà visitabile, gratuitamente, tutti i giorni dal 7 al 28 novembre dalle 10 alle 19. La mostra 'Maurizio Valenzi. Arte e Politica' è stata curata dallo storico dell'arte Claudio Strinati e promossa dalla Fondazione Valenzi. L’esposizione intende mettere in piena luce il lato artistico di Maurizio Valenzi, che lo ha accompagnato dalla sua formazione a Tunisi e attraversato la sua lunga e prestigiosa carriera nella politica e nelle istituzioni. L’esposizione offre ai visitatori un centinaio tra dipinti e disegni per cogliere l'alternanza di riflessioni estetiche e di istanze politiche di Maurizio Valenzi - nel corso della suo percorso politico-istituzionale parlamentare e sindaco di Napoli - l'uomo e l'artista, in un arco cronologico che va dagli anni Venti ai Novanta. Tra i lavori esposti, alcuni ritratti raffigurano storici compagni di partito e colleghi parlamentari di Valenzi, tra i tanti: Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer, Nilde Iotti, Francesco De Martino. Il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti al termine della visita ha dichiarato: "È un piacere tornare a constatare che la politica è stata fatta da uomini come Valenzi, che è stato uno dei più grandi sindaci di Napoli, un grande uomo di cultura. L’omaggio del presidente della Repubblica penso significhi anche questo: ricordare alcune grandi personalità che hanno fatto grande l' Italia e hanno dato una dignità alla parola politica". Per maggiori informazioni sulla mostra www.fondazionevalenzi.it

PROMEMORIA 7 novembre 1956 – Crisi di Suez: L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta una risoluzione che chiede a Regno Unito, Francia e Israele di ritirare immediatamente le loro truppe dall'Egitto

Crisi di Suez: L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta una risoluzione che chiede a Regno Unito, Francia e Israele di ritirare immediatamente le loro truppe dall'Egitto La Crisi di Suez è un conflitto che nel 1956 vide l'Egitto opporsi all'occupazione militare del Canale di Suez da parte di Francia, Regno Unito ed Israele. La crisi si concluse quando l'URSS minacciò di intervenire al fianco dell'Egitto e gli Stati Uniti, temendo l'allargamento del conflitto, costrinsero inglesi, francesi ed israeliani al ritiro. Per la prima volta USA e URSS si accordarono per garantire la pace. Il 29 ottobre, Israele invase la Striscia di Gaza e la penisola del Sinai e fece rapidi progressi verso la zona del canale. Come previsto dall'accordo, Regno Unito e Francia si offrirono di rioccupare l'area e separare le parti in lotta. Nasser (la cui nazionalizzazione della compagnia era stata accolta con gioia dall'opinione pubblica egiziana) rifiutò l'offerta, cosa che diede alle potenze europee un pretesto per una invasione congiunta per riprendere il controllo del canale e rovesciare il regime di Nasser. Per appoggiare l'invasione, numerose forze aeree, comprendenti molti aerei da trasporto, erano state posizionate a Cipro e a Malta da britannici e francesi. I due campi aerei di Cipro erano così congestionati che un terzo campo, che si trovava in condizioni dubbie, dovette essere rimesso in sesto per accogliere gli aerei francesi. Perfino il RAF Luqa di Malta era estremamente affollato dagli aerei del Bomber Command. Il Regno Unito dispiegò le portaerei Eagle, Albion e Bulwark, mentre la Francia fece stazionare la Arromanches e la La Fayette. In aggiunta le britanniche Ocean e Theseus funsero da trampolino di lancio per il primo assalto elitrasportato della storia. Regno Unito e Francia iniziarono a bombardare l'Egitto il 31 ottobre per costringerlo a riaprire il canale. Nasser rispose affondando tutte e 40 la navi presenti nel canale, chiudendolo in pratica fino all'inizio del 1957. Il 5 novembre sul tardi, il terzo battaglione del reggimento paracadutisti si lanciò sul campo aereo di El Gamil, ripulendo l'area e stabilendo una base sicura per i rinforzi e gli aerei di appoggio in arrivo. Alle prime luci del 6 novembre i commando britannici del NOS 42 e del 40º Commando Royal Marines assalirono le spiagge con mezzi da sbarco della seconda guerra mondiale. Le batterie delle navi da guerra in posizione al largo iniziarono a sparare, dando un buon fuoco di copertura per gli sbarchi e causando danni considerevoli alle batterie egiziane. La città di Porto Said subì gravi danni e venne vista in fiamme. Incontrando una forte resistenza, il commando numero 45 andò all'assalto con gli elicotteri e allo sbarco si mosse verso l'interno. Diversi elicotteri vennero colpiti dalle batterie sulle spiagge subendo perdite sostenute. Il fuoco amico degli aerei britannici causò pesanti perdite al 45º Commando. Combattimenti di strada e casa per casa erano all'ordine del giorno. Una dura opposizione arrivò da postazioni di cecchini ben trincerati, che causarono diverse perdite.

06 novembre, 2012

A Porta Futuro "Le carte del lavoro", nell’ambito delle celebrazioni per 120° anniversario Camera del lavoro

A Porta Futuro "Le carte del lavoro", nell’ambito delle celebrazioni per 120° anniversario Camera del lavoro Dodici sezioni, più una dedicata al 1^ maggio 1890, con documenti originali, foto d'epoca e riproduzioni per ripercorrere e testimoniare i 120 anni di storia della Cgil di Roma. È la mostra "Le carte del lavoro. Mostra storico documentaria", che si può visitare a Roma, sino a lunedì 5 novembre, all'interno di Porta Futuro, a Testaccio, in via Galvani 108. L’esposizione è stata inaugurata lunedì 22 ottobre dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, dall’assessore provinciale al Lavoro e Formazione, Massimiliano Smeriglio dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso e da Claudio Di Berardino, segretario generale Cgil Roma. La mostra è stata curata dall’Archivio storico CGIL di Roma e del Lazio “Manuela Mezzelani”, dall’Archivio storico CGIL nazionale e dall’Archivio storico FLAI CGIL “Donatella Turtura”. L’esposizione osserva il seguente orario: da lunedì a giovedì 9-19, venerdì e sabato 9-20, domenica chiuso. Il percorso espositivo prende in considerazione i temi ed i momenti della più che secolare vicenda del movimento dei lavoratori in Italia. I documenti più antichi risalgono al 1870 e documentano le ori-gini mazziniane del movimento dei lavoratori, l’apporto carismatico di Garibaldi, il diffondersi delle idee anarchiche e socialiste e il prevalere delle correnti riformiste che alle fine dell’Ottocento portarono alla nascita delle prime Camere del lavoro e Federazioni di categoria. Pur privilegiando il filone che dalla CGdL di Rinaldo Rigola, costituita nel 1906, arriva alla CGIL di Giuseppe Di Vittorio e di Luciano Lama, i curatori della mostra hanno cercato di rappresentare la complessità del movimento organizzato dei lavoratori, sia per quanto riguarda l’articolazione territoriale e di categoria che le correnti ideali e politiche. Nell’inaugurare la mostra, il presidente Zingaretti ha affermato: "La prima riflessione che emerge guardando questa mostra è che ricordare questa storia non riguarda solo la Cgil e il mondo operaio, ma rappresenta uno spaccato della storia della nostra comunità. Ogni documento rappresenta il segnale del lavoro e di rivendicazioni che hanno segnato lo sviluppo materiale e civile di tutti”. “Impressionante poi - ha aggiunto Zingaretti - quanto ritorna originale la funzione dello strumento del sindacato che svolge una funzione non corporativa. Il secondo punto è che ci fa piacere la scelta di fare qui la mostra, in questa struttura che con pregi e difetti sta bene operando per giovani e non solo, per le imprese e per i risultati”. ”È il simbolo - ha proseguito il presidente della Provincia di Roma - di chi non dimentica quanto è importante reinvestire sulle amministrazioni. Porta Futuro ha vinto la concretizzazione di azione dell' amministrazione pubblica che non ha solo analizzato la crisi ma ha prodotto innovazione".

PROMEMORIA 6 novembre 1994 - Ad Asti, Alessandria e nelle loro province, ad Alba e in una parte della provincia di Cuneo esonda il fiume Tanaro, che allaga il territorio in gran parte, causando oltre 70 vittime e enormi danni.

Ad Asti, Alessandria e nelle loro province, ad Alba e in una parte della provincia di Cuneo esonda il fiume Tanaro, che allaga il territorio in gran parte, causando oltre 70 vittime e enormi danni. Piena e alluvione del 5-6 novembre 1994 L'ultimo disastro che ha colpito il bacino del fiume avvenne nei giorni 5-6 novembre 1994 dopo 3 giorni di piogge continue (oltre 600 mm): un'onda di piena straordinaria del fiume infatti si formò il giorno 5 novembre a monte di Garessio e correndo giù a valle devastò con furia inaudita tutto il suo corso e le decine di centri abitati lungo le sue sponde sino a giungere presso la foce nel Po nelle prime ore del giorno 7 novembre. Durante l'evento alluvionale il Tanaro toccò valori di portata record mai raggiunti nel secolo: all'idrometro di Farigliano il fiume sfiorò l'eccezionale altezza di 9 metri (ben 3 metri oltre il precedente livello storico) con un portata di colmo di 3.400 m³/s.; ad Alba, Asti e Alessandria l'ampiezza della piena fu compresa tra i 4.000 e 4.200 m³/s; all'idrometro di Montecastello, pochi km prima della confluenza nel Po sfiorò i 5.000 m³/s con 8,50 m. Particolarmente sconvolto dall'evento alluvionale risultò tutto il tratto compreso tra il comune di Ceva e la confluenza con la Stura di Demonte presso Cherasco, dove il Tanaro distrusse quasi totalmente la maggior parte dei manufatti civili ivi presenti (abitazioni, ponti, strade…), mutando anche per ampi tratti in modo definitivo la fisionomia del suo letto e del fondovalle. I comuni coinvolti dall'onda di piena furono: Cosio di Arroscia, in località Case d'Isole, in Provincia di Imperia Ormea, Garessio, Priola, Bagnasco, Nucetto, Ceva, Bastia Mondovì, Clavesana, Farigliano, Piozzo, Monchiero, Narzole e Alba in provincia di Cuneo; Asti, Castello d'Annone, Cerro Tanaro e Rocchetta Tanaro in provincia di Asti; Solero, Felizzano, Alessandria e Pietra Marazzi in provincia di Alessandria. Particolarmente colpite furono le città di Ceva, Alba e Asti, inondate per 1/3 della loro superficie e soprattutto Alessandria, città sommersa quasi per il 50% che vide morire anche 11 persone. In località Case d'Isole, nel comune di Cosio di Arroscia, si verificò il crollo del ponte medievale di Isole, ad un'unica arcata, che metteva in comunicazione le due sponde del Tanarello.

05 novembre, 2012

PROMEMORIA 5 novembre 1998 Scandalo Lewinsky: Come parte della richiesta di impeachment, il presidente del comitato giudiziario della Camera dei deputati Henry Hyde, invia una lista con 81 domande al presidente statunitense Bill Clinton

Scandalo Lewinsky: Come parte della richiesta di impeachment, il presidente del comitato giudiziario della Camera dei deputati Henry Hyde, invia una lista con 81 domande al presidente statunitense Bill Clinton La relazione, che fu celebre soprattutto per gli incontri erotici nella stanza ovale della Casa Bianca, poi definita satiricamente stanza orale giacché, secondo quanto fu dichiarato, questi incontri ebbero carattere di mero sesso orale, senza rapporti sessuali completi, iniziò quando la Lewinsky lavorava al dipartimento interno della Casa Bianca nel 1995. Lo scandalo, giornalisticamente noto come Sexgate, ha influenzato molto la seconda Presidenza di Clinton, in particolare costringendo quest'ultimo a subire un lungo procedimento giudiziario per le accuse di spergiuro seguite alle sue dichiarazioni in merito alla vicenda ed ha reso la Lewinsky famosa. Durante la guerra del Kosovo, in cui fu bombardata la Serbia, circolò la teoria che la guerra era stata scatenata dagli Stati Uniti solo per coprire il Sexgate. Lo zoo di Belgrado ha polemicamente intitolato una galleria alla Lewinsky.