18 febbraio, 2013

"Italiani di Libia - La gente, il lavoro, la storia"

"Italiani di Libia - La gente, il lavoro, la storia" A Palazzo Valentini una mostra fotografica ricorda attraverso immagini di persone e di quotidianità, la vita ed il lavoro degli italiani in Libia, prima e dopo la seconda guerra mondiale, dall’istituzione del Governatorato di Libia nel 1934 fino all’avvento di Gheddafi nel 1969. L’esposizione “Italiani di Libia - La gente, il lavoro, la storia” sarà aperta sino al 20 febbraio, tutti i giorni, con orario continuato, dalle 10.00 alle 19.00. L’ingresso é libero. L’inaugurazione della mostra si è tenuta lunedì 11 febbraio, alle ore 18, presso la Sala Egon Von Furstenberg. Il percorso fotografico, organizzato dall’associazione Cantiere Visuale, ripercorre quegli anni attraverso 36 immagini inedite realizzate da due fotografi d’eccezione, Umberto e Pilade Pineschi, facendo immergere il visitatore nelle atmosfere dell’epoca, proponendoci scene di vita e personaggi che sembrano sospesi nel tempo. Umberto Pineschi, fotografo dell’esercito, arrivò in Libia nel 1934 e diventò il fotografo ufficiale del Governatore della Libia, Italo Balbo. Dopo la guerra sarà il figlio Pilade, imprenditore edile ma anche lui appassionato di fotografia, a continuare a documentare la Libia che cambia. Difatti avrà modo di girare tutto il paese, visto che la sua impresa realizzerà la maggior parte della rete stradale libica negli anni ’50 e ’60. Tutte le immagini esposte esprimono fratellanza, condivisione, assenza di razzismo o di intolleranze religiose, insomma una testimonianza che é possibile coesistere in pace ed in armonia ed amare in ugual modo la propria terra contribuendo insieme al miglioramento delle condizioni di vita di tuttia Il merito di aver recuperato dall’oblio queste immagini é di Maurizio Pineschi, apprezzato architetto, figlio di Pilade e nipote di Umberto, che però non é riuscito a vedere realizzato il proprio sogno perché é venuto a mancare prematuramente nel 2011, ed é stata la figlia Silvia a raccogliere il testimone e portare a termine quello che il papà aveva iniziato.

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