01 marzo, 2013
PROMEMORIA 1º marzo 1979 – La Corte Costituzionale in composizione integrata, in merito allo Scandalo Lockheed, condanna, per il reato di corruzione, Mario Tanassi, Duilio Fanali, Bruno Palmiotti, Ovidio Lefebvre d'Ovidio, Antonio Lefebvre d'Ovidio e Camillo Crociani al carcere ed al pagamento delle spese processuali. Viene invece assolto con formula piena Luigi Gui
La Corte Costituzionale in composizione integrata, in merito allo Scandalo Lockheed, condanna, per il reato di corruzione, Mario Tanassi, Duilio Fanali, Bruno Palmiotti, Ovidio Lefebvre d'Ovidio, Antonio Lefebvre d'Ovidio e Camillo Crociani al carcere ed al pagamento delle spese processuali. Viene invece assolto con formula piena Luigi Gui
Lo scandalo Lockheed riguarda gravi casi di corruzione avvenuti in diversi paesi, e in particolare Paesi Bassi, Germania Ovest, Giappone, e Italia.
Nel 1976 l'azienda Lockheed (oggi Lockheed Martin) ammette di aver pagato tangenti a politici e militari stranieri per vendere a stati esteri i propri aerei. In Olanda è coinvolta la stessa monarchia, mentre in Germania, Giappone e Italia i corrotti dalla Lockheed sono le strutture preposte alle valutazioni tecnico-militari dei Ministeri della Difesa, i Ministri della Difesa, e in Italia e Giappone anche i Primi Ministri. In Italia nel 1978 il Presidente della Repubblica viene travolto dallo scandalo Lockheed e si dimette.
Il processo, primo e unico nella storia della giustizia italiana, si svolge davanti alla Corte Costituzionale e non prevede appello (in seguito tale procedura eccezionale riservata ai ministri e agli ex ministri sarà abolita).
La Corte Costituzionale dopo la messa in stato di accusa in Parlamento riceve i fascicoli dal Parlamento e nomina il 18 aprile 1977 il giudice istruttore e relatore Giulio Gionfrida, giudice costituzionale, che delega gli atti istruttori ad Antonino De Stefano e Guglielmo Roehrssen, entrambi giudici costituzionali. Il procedimento viene sospeso per le istanze di alcuni imputati non parlamentari di non essere processati con le stesse procedure per Ministri. La stessa Corte Costituzionale il 2 luglio 1977[84] ritiene la richiesta infondata. L'istruttoria riprende con sequestri di atti in Italia e all'estero e riceve documenti politici e amministrativi dal Ministero della Difesa. «Quanto alla documentazione relativa alla fornitura degli aerei C-130 e alle concomitanti trattative, si ravvisava la necessità di disporne l'acquisizione integrale ed originale, previa declassificazione».[85] Tra questi:
« tre lettere di Antonio Lefebvre al segretario generale della Difesa Giraudo, una delle quali, in data 18 marzo 1970, faceva riferimento in una nota manoscritta dello stesso Giraudo a una visita effettuata con Antonio Lefebvre al Ministro Gui; una lettera del Kotchian al Fanali in data 31 marzo 1969, che richiamava una riunione avvenuta cinque giorni prima e coincidente con l'incontro dello stesso Kotchian con il Presidente del Consiglio Rumor. »
(Istruttoria n. 26[85])
Una delle questioni fondamentali per i giudici è comprendere se e quanto reali fossero le esigenze che hanno portato all'acquisto dei C-130, e proprio dei C-130 e non di altri aerei simili, e soprattutto se il prezzo pagato è congruo. Il giudice istruttore in questo senso chiede anche di vedere il carteggio relativo alle compensazioni industriali che fanno parte dell'offset agreement con la Lockheed, e che sono classificate. In particolare emerge il problema delle compensazioni fasulle organizzate dalla Lockheed, che impattano molto più sul prezzo e sulla sua congruità delle stesse percentuali aggiunte per le tangenti "politiche".[86] Un punto molto evidente nel dibattimento è l'emergere di assegni (alla fine 15 assegni da 5 milioni l'uno) fatti da Crociani a nomi fasulli e incassati dal Fanali e dalla moglie spagnola. Fanali si difende dicendo che tali assegni erano il compenso per le attività da lui eseguite per assistere Crociani nel tentativo di vendere la Ciset (oggi Vitrociset). Crociani è latitante (e lo sarà sino alla sua morte) e dal Messico manda memoriali per confermare le arrampicate sugli specchi di Fanali. Il suo difensore, Alfredo De Marsico, insiste sulla non dimostrazione della corruzione, non essendoci la certezza del titolo della somma da questi ricevuta. Particolarmente interessante è pure la sorpresa del Lefevbre del rifiuto di Tanassi ad accettare assegni nel pagamento della sua quota. Tanassi gli impone il denaro contante. All'inizio di febbraio si conclude il dibattimento processuale, con le arringhe dei difensori degli imputati, e il 6 febbraio la Corte si ritira in camera di consiglio per la decisione.
Il 1º marzo 1979, al termine di 23 giorni di camera di consiglio Paolo Rossi, Presidente della Corte Costituzionale, legge il verdetto:
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