07 marzo, 2013
PROMEMORIA 7 marzo 1996 – Viene formato il primo parlamento palestinese democraticamente eletto
Viene formato il primo parlamento palestinese democraticamente eletto
L'Autorità Nazionale Palestinese, la cui presidenza è stata tenuta fino alla sua morte da Yasser Arafat, è sempre stata dichiaratamente favorevole alla nascita di uno Stato Palestinese arabo indipendente a fianco dello Stato di Israele.
Tali dichiarazioni sono state, tuttavia, più volte smentite dalle frange più estremiste e dalle pratiche ostili da esse attuate nei confronti dello stato di Israele. Tra queste organizzazioni, l'OLP, Fatah e altri gruppi estremisti hanno manifestato la volontà di una dissoluzione dello stato di Israele.
Un tale "Stato palestinese", secondo l'attuale politica araba, dovrebbe accogliere i numerosissimi profughi palestinesi causati dai vari conflitti arabo-israeliani (specialmente del 1948) e i loro discendenti, che i vari Stati arabi sconfitti hanno sempre rifiutato o avuto difficoltà di assorbire nel proprio territorio (con la sola eccezione della Giordania). Gli arabi ritengono i profughi vittime di una pulizia etnica perpetrata da Israele che avrebbe cacciato i legittimi proprietari dalle loro terre. Gli ebrei ritengono i governi arabi i soli veri responsabili della creazione del problema dei profughi. Su quest'ultimo punto nuovi materiali documentari, forniti dall'apertura degli archivi israeliani relativa agli anni quaranta, ha dato modo a una nutrita serie di Nuovi Storici israeliani e palestinesi di riaprire il discorso, mostrando la sensibile divaricazione esistente fra le dichiarazioni ufficiali n merito dalle autorità civili e militari israeliane e la dimensione reale del fenomeno e le sue cause.
I confini che dovrebbe avere questo Stato nascituro non sono condivisi: l'opinione araba è che Israele dovrebbe tornare all'interno dei suoi confini precedenti la Guerra dei sei giorni del 1967, cioè cedere agli arabi le regioni di Giudea e Samaria, o Cisgiordania (West Bank) in cambio di un suo riconoscimento che ne garantisca la sicurezza (la cosiddetta Linea Verde). Mentre gli arabi richiedono questa cessione in quanto quelle terre sarebbero legittimamente loro e occupate dall'esercito israeliano, gli israeliani a loro volta sostengono che quel territorio era già stato loro offerto nel 1947, ma da loro rifiutato e perso definitivamente con le sconfitte belliche del 1948 e del 1967.
In assenza di un trattato di pace tra i belligeranti, le leggi internazionali permettono l'annessione della terra di un aggressore dopo un conflitto – esattamente come la terra in questione era stata persa dai turchi ai tempi della Prima guerra mondiale, a favore degli Alleati. Israele offrì la restituzione delle terre acquisite mentre difendeva la sua sopravvivenza dall'aggressione araba in cambio di una pace formale. Un'offerta ribadita in occasione dell'Armistizio di Rodi e della Conferenza di Losanna del 1949. Al tempo leader arabi rifiutarono le terre (e quindi la creazione di uno stato palestinese arabo) pur di mantenere lo Stato di guerra allo scopo di distruggere lo stato ebraico e riprendere il controllo di quelle terre[senza fonte].
Assai distanti sono i punti di vista riguardanti Gerusalemme Est.
Il 14 agosto 2005, nonostante la risoluzione ONU 242 non lo prevedesse, il governo israeliano ha annunciato di aver completato l'evacuazione della popolazione israeliana (militare e civile) dalla Striscia di Gaza e lo smantellamento delle colonie che vi erano state costruite. Tuttavia, dallo stesso agosto sono cominciati ininterrotti lanci di razzi di tipo Kassām da Ghaza verso l'insediamento israeliano di Sderot e altre località, che hanno proseguito in modo intermittente negli anni successivo.
Gli arabi palestinesi considerano come loro capitale al-Quds (lett. "la Santa"). L'attribuzione di questa città a Gerusalemme è controversa, anche fra gli studiosi dell'Islam, poiché Gerusalemme non viene mai menzionata nel Corano, anche se fin dal secondo decennio del calendario islamico, il racconto coranico narrante l'isrāʾ e il miʿrāj di Maometto viene creduto come avvenuto fra Mecca e Gerusalemme. La perdurante situazione di precarietà e di conflitto con lo Stato d'Israele, unitamente alla sostanziale assenza di un vero e proprio Stato palestinese, ha fatto della città di Rāmallāh la capitale virtuale, o tacitamente provvisoria, dell'amministrazione palestinese.
Il 31 ottobre 2011 la conferenza generale dell'Unesco ha votato a favore dell'adesione della Palestina come membro a pieno titolo dell'organismo Onu che si occupa di educazione, scienza e cultura. La decisione è stata votata a maggioranza (serviva il benestare almeno dei due terzi dell'assemblea, composta sino ad oggi da 193 membri): i consensi sono stati 107, i voti contrari 14. Tra le nazioni che hanno votato contro, oltre agli Stati Uniti, la Germania e il Canada. L'Italia e il Regno Unito si sono astenuti, mentre la Francia, la Cina, l'India hanno votato a favore, insieme alla quasi totalità dei Paesi arabi, africani e latino-americani.
Il 29 novembre 2012 l'ONU delibera l'innalzamento dello status dell'autorità palestinese a Stato Osservatore.
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