28 febbraio, 2009
Maratonina Roma-Ostia, venti chilometri tra Eur e mare
Maratonina Roma-Ostia, venti chilometri tra Eur e mare
Si corre domani, domenica 1 marzo, la Maratonina di Ostia, la "mezza maratona" più prestigiosa d'Italia. Il percorso è veloce, con qualche saliscendi. In tutto 20 chilometri e 800 metri, così distribuiti: 17,200 sulla Cristoforo Colombo con partenza dal Palalottomatica, poi 1,800 sul lungomare di Ostia in andata e altri 1,800 chilometri a tornare. Il traguardo è alla Rotonda di Ostia.
Oltre 10.000 gli iscritti, chiamati a ritirare il pettorale, il chip per la rilevazione elettronica del tempo, la t-shirt ufficiale, la borraccia e i gadget. Livello tecnico della competizione garantito dai molti big: tra questi, in campo fe mminile, la tedesco-kirghisa Irina Mikitenko, vincitrice nel 2008 delle maratone di Londra e Berlino; la francese Christelle Daunay, la svedese Ida Nilsson e le italiane Anna Incerti, Rosalba Console e Gloria Marconi.
Tra gli uomini: il keniano Evance Cheruiyot, dai tempi sempre brillanti nella "mezza", vincitore della Chicago Marathon a ottobre scorso; Elijah Keitany, Stephen Kibet e gli italiani Daniele Caimmi, Ottavio Andriani, Ruggero Pertile, Gabriele De Nard, Stefano Scaini e Domenico Ricatti. Garantita, come ogni anno al via della gara, la presenza del dj Linus.
La competizione comporta deviazioni dei mezzi pubblici: vedere sul punto la nostra notizia.
La Roma-Ostia viene trasmessa in differita, il giorno stesso alle 15,30 su Rai Tre. Replica alle 22,30 sul digitale terrestre, canale Rai Sport Più. Tutto sulla Maratonina all'indirizzo www.romaostia.it.
PROMEMORIA 28 febbraio 2002 - La Lira italiana cessa di avere corso legale, sostituita dall'euro
La Lira italiana cessa di avere corso legale, sostituita dall'euro.
La lira è stata, prima dell'introduzione dell'euro, la valuta ufficiale dell'Italia. Viene rappresentata premettendo all'importo il simbolo ₤ o dalle sigle L. o Lit (per "Lira italiana").
Cenni storici
In seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente e alle conseguenze politico-militari che ne conseguirono non solo per gran parte del bacino mediterraneo, le attività commerciali subirono una brusca frenata, con la conseguente riduzione nella circolazione di monete.
Per i traffici più importanti si prese ad usare monete auree arabe e bizantine, mentre le transazioni minori videro l'affermazione della moneta argentea. Il risultante monometallismo argenteo venne definitivamente sancito dalla riforma monetaria attuata da Carlo Magno nei suoi vasti domini.
L'unica moneta coniata nei territori sotto giurisdizione carolingia fu il "denaro", di cui venivano dati 240 esemplari per ogni libbra d'argento portata da privati alla zecca.
Multipli "di conto" del denaro erano: il "soldo" (pari a 12 denari) e la lira (pari a 20 soldi). Sia il soldo che la lira erano solo unità di conto, non avevano cioè un corrispettivo metallico.
Questo sistema monetario rimase in uso per secoli in gran parte dell'Europa, escluse alcune zone come l'Italia meridionale che non videro mai l'affermazione di questo sistema basato su lira-soldo-denaro.
Molte volte si cercò di coniare una moneta che avesse il valore nominale di 20 soldi o di 240 denari (ossia una lira) ma questi tentativi hanno quasi sempre portato a non centrare l'obiettivo nel lungo periodo. Nel 1472 Venezia sotto il dogato di Nicolò Tron coniò un pezzo da 20 soldi (6,5 g a lega 948/1000), che fu chiamato Lira Tron.
Il duca Galeazzo Maria Sforza fece coniare nel 1474 a Milano una lira d'argento (9,8 g a lega 962/1000). Monete analoghe furono coniate a Genova sotto la dominazione milanese.
In seguito, poi, monete con questo nome si diffusero in molte città italiane (tra cui Firenze, Mantova e Bologna), anche se con riferimento a valori differenti per la libbra. Questi tipi di monete furono chiamati testoni, grossi o grossoni.
In Piemonte e in Savoia Emanuele Filiberto nel 1562 fece coniare anch'egli una "lira" (12,72 g a lega 895,83/1000).
Nel 1793 venne adottato il sistema decimale francese, con la suddivisione della lira in decimi e centesimi.
Come curiosità c'è da notare che mentre in Francia la nuova moneta, il franco, cacciava via la livre dell'Ancient Regime, in Italia il nome scelto per la nuova moneta fu lira; in ogni caso, le popolazioni dell'Italia nord-occidentale mantennero l'uso dialettale di chiamare "franch" la nuova moneta fino all'inizio del XXI secolo.
Lira italiana
L'introduzione della "lira italiana" va fatta risalire, come per il tricolore, al periodo napoleonico. Infatti, il tricolore venne adottato dalla Repubblica Cispadana nella prima campagna d'Italia (1796 - 1797). La lira, invece, venne adottata alla seconda campagna d'Italia con la ricostituzione della Repubblica Cisalpina come Repubblica Italiana (gennaio 1802), trasformatasi poi nel Regno d'Italia (marzo 1805). Le prime emissioni dalle zecche di Milano, Bologna e Venezia si ebbero nel 1807, con monete da 40, 5 e 2 lire; l'anno successivo vennero coniate anche monete da 20 lire e da 1 lira, caratterizzata da un peso di 5 g ed un titolo d'argento di 900/1000.
Dopo la fine del Regno d'Italia nel 1814, la lira riappare nel 1815 nel Ducato di Parma e Piacenza con l'introduzione della monetazione decimale da parte della duchessa Maria Luisa d'Asburgo-Lorena. Il taglio delle monete era da 1, 2, 5, 20 e 40 lire.
Nel 1861, con la riunificazione dell'Italia sotto i Savoia, la lira torna ad essere la valuta italiana ed il 24 agosto 1862 ebbe corso legale e sostituì tutte le altre monete circolanti nei vari stati pre-unitari: 1 lira da 5 g di argento al titolo 835/1000 corrispondeva a 0,29 g d'oro fino oppure a 4,495 g d'argento fino.
A causa della crescita del debito pubblico susseguente all'unificazione, nel 1866 per la lira viene stabilito il corso forzoso, con una limitata convertibilità ristabilita nel 1892. Nel 1893 viene messa in liquidazione la Banca Romana e creata la Banca d'Italia, con una copertura aurea di almeno il 40% delle lire in circolazione.
Alla morte di Umberto I (1900), gli successe il re Vittorio Emanuele III, un appassionato di numismatica.
L'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, con la conseguente penuria di metallo, fece ripristinare il corso forzoso, abolito nel 1909 e che durò fino al 1927, quando 1 lira corrispondeva a 0,07919 g di oro fino. L'obbligo della copertura in oro venne abolito nel 1935 e nel 1936 la valutazione venne portata a 0,04677 g.
La convertibilità venne ripristinata nel 1960 grazie all'ammissione al Fondo Monetario Internazionale, con una lira corrispondente a 0,00142 grammi d'oro o a 625 lire per dollaro.
Nel Marzo 1979 entra in vigore il Sistema Monetario Europeo e nasce l' Ecu, vi partecipano le monete di Germania, Francia, Italia, Danimarca, Paesi Bassi e Lussemburgo. La fluttuazione delle monete è limitata al 2,25% a eccezione della lira che beneficia della banda allargata al 6%. La Lira rimane nello SME fino al 1992, quando una gravissima crisi finanziaria in Europa costringe la Sterlina e la Lira ad uscire dallo SME. La Lira rientrerà nello SME il 25 novembre 1996, col cambio di 990 Lire per un Marco tedesco.
Il 1º gennaio 1999 entrò in vigore l'Euro, il cui tasso di cambio irrevocabile con la lira era stato fissato il giorno precedente. Da quel momento la lira rimase in vigore solo come espressione non decimale dell'euro, anche se monete e banconote continuavano ad essere denominate in lire. Per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), invece, da quella data si adottò solo l'euro. Il 1999 fu anche l'ultimo anno in cui la zecca coniò ed emise le monete per la comune circolazione denominate in lire.
Il 1º gennaio 2002, con l'entrata in circolazione delle monete e banconote in euro, si aprì una fase di doppia circolazione: le monete e banconote in lire vennero ritirate definitivamente il 1º marzo 2002, anche se quelle con corso legale fino a quella data, possono essere ancora scambiate presso le filiali della Banca d'Italia fino al 29 febbraio 2012. Quindi il 2002, fu l'ultimo anno nel quale vennero emesse le serie divisionali in lire di monete proof e fior di conio. Inoltre vennero emesse altre serie speciali per ricordare gli anni d'oro della valuta appena abbandonata.
Il tasso di conversione irrevocabile è di 1.936,27 lire italiane per 1 euro.
27 febbraio, 2009
Provincia di Kyoto: Zingaretti e Civita presentano iniziativa per shopper riutilizzabili
Provincia di Kyoto: Zingaretti e Civita presentano iniziativa per shopper riutilizzabili
Sabato 28 febbraio, alle 11.30 presso l’Ipercoop del Centro Commerciale Euroma2, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti e l’assessore provinciale alle Politiche del Territorio e alla Tutela dell’Ambiente, Michele Civita, presentano insieme all’Unicoop Tirreno, “Usami. Non Inquino. Aiutare l’ambiente ci viene naturale”.
L’iniziativa prevede la diffusione di 85mila shoppers riutilizzabili da distribuire nei punti vendita di tutta la provincia con l’intento di ridurre l’inquinamento e favorire una cultura dei consumi sostenibili che induca a privilegiare la scelta di prodotti riutilizzabili e ad evitare i materiali “usa e getta”.
Regione stanzia 30 milioni per mutui casa
Regione stanzia 30 milioni per mutui casa
La giunta regionale del Lazio ha dato oggi il via al “fondo di solidarietà per i mutui” definendo i requisiti per l’accesso alle risorse regionali.
Il fondo di solidarietà per i mutui, istituito con la Legge Finanziaria Regionale 2009, è una delle più importanti misure ‘anti-crisi’ della Regione Lazio. Il suo obiettivo è quello di compensare le situazioni di disagio economico di chi ha contratto mutui fondiari e ipotecari con le banche per l’acquisto, la costruzione, il recupero o l’autorecupero della cosiddetta ‘prima casa’. A tal fine la Regione ha stanziato 10 milioni di euro annui fino al 2011. Il fondo potrà intervenire in due modi: attraverso la sospensione dell’ammortamento della rata del mutuo, per un periodo non superiore ai 18 mesi, oppure favorendo la rinegoziazione del mutuo stesso.
Potranno accedere alle risorse del fondo: i nuclei familiari con un reddito Isee fino a 25mila euro, tutti coloro che dopo aver acceso un mutuo hanno perso il posto di lavoro (nella misura in cui questo evento incida sul reddito familiare in misura non inferiore al 30% del reddito complessivo), le famiglie in difficoltà a causa della morte di uno dei componenti o di un incidente grave subito da uno di loro, le giovani coppie, i lavoratori atipici, le coppie separate.
Inoltre, alle risorse del bando potranno accedere anche le cooperative che intendano effettuare interventi di recupero di immobili pubblici, con la clausola che il 70% dei soci assegnatari dell’appartamento abbiano un reddito Isee inferiore ai 25mila euro. Non potrà accedere ai bandi invece chi è in possesso di altre case di proprietà.
“In questo momento di crisi dobbiamo essere vicini a chi è in forte difficoltà – ha detto l’assessore alle Politiche della Casa Mario Di Carlo – perché il combinato disposto di quella che era, fino a poco fa, la facilità eccessiva di accesso ai mutui e la stretta attuale rischia di gettare nel panico decine di famiglie. A chi ha difficoltà diamo, con questo provvedimento, 18 mesi di respiro”, ha concluso l’assessore.
“L’obiettivo del fondo è quello di aiutare tutte quelle persone che per un qualche evento sfortunato non sono più in condizione di pagare la rata del mutuo – ha illustrato l’assessore al Bilancio della Regione Lazio Luigi Nieri, che ha presentato il provvedimento di concerto con l’assessore alle Politiche per la Casa Mario Di Carlo – In questo momento di crisi economica abbiamo scelto di intervenire direttamente sui redditi sostenendo così gli sforzi di tante famiglie e tante persone che improvvisamente si trovano in difficoltà. È una delle tante iniziativa che la Regione Lazio sta mettendo in campo per aiutare le fasce sociali più deboli.”
“Questo è un altro esempio concreto dell’attenzione che questa amministrazione dedica alla situazione delle persone e delle famiglie in difficoltà nella nostra regione – ha dichiarato il presidente della Regione Piero Marrazzo – non potevamo lasciare soli i cittadini, che già lottano contro gli effetti della crisi economica, di fronte al rischio di perdere il bene fondamentale, la casa.”
Le domande potranno partire 30 giorni dopo la pubblicazione della delibera sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio.
PROMEMORIA 27 febbraio 1593 - Giordano Bruno è incarcerato nel palazzo del Sant'Uffizio a Roma
Giordano Bruno è incarcerato nel palazzo del Sant'Uffizio a Roma.
Filippo Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600) è stato un filosofo, scrittore e frate domenicano italiano, condannato al rogo dall'Inquisizione cattolica per eresia.
Tra i punti chiave della sua concezione filosofica, che fondeva neoplatonismo e arti mnemoniche con influssi ebraici e cabalistici, la pluralità dei mondi, l'infinità dell'universo ed il rifiuto della transustanziazione. Il suo pensiero presenta un'accentuazione dell'infinitezza divina sconosciuta ai neoplatonismi precedenti. Con notevoli prestiti da Nicola Cusano, Giordano Bruno elabora una nuova teologia dove Dio è intelletto creatore e ordinatore di tutto ciò che è in natura, ma egli è nello stesso tempo Natura stessa divinizzata, in un'inscindibile unità panteistica di pensiero e materia.
« È dunque l’universo uno, infinito, immobile; una è la possibilità assoluta, uno l’atto, una la forma o anima, una la materia o corpo, una la cosa, uno lo ente, uno il massimo et ottimo; il quale non deve poter essere compreso; e perciò infinibile e interminabile, e per tanto infinito e interminato e per conseguenza immobile; questo non si muove localmente, perché non ha cosa fuor di sé ove si trasporte, atteso che sia il tutto; non si genera perché non è altro essere che lui possa derivare o aspettare, atteso che abbia tutto l’essere; non si corrompe perché non è altra cosa in cui si cange, atteso che lui sia ogni cosa; non può sminuire o crescere, atteso che è infinito, a cui non si può aggiungere, così è da cui non si può sottrarre, per ciò che lo infinito non ha parti proporzionabili »
(Giordano Bruno, De la causa, principio et uno, 1584)
26 febbraio, 2009
A Palazzo Valentini “La strategia della lumaca”, convegno internazionale sulla teoria della decrescita
A Palazzo Valentini “La strategia della lumaca”, convegno internazionale sulla teoria della decrescita
“Pensare in termini di 'decrescita' significa mettere al centro della politica le scelte e i comportamenti individuali dei cittadini. Le politiche culturali hanno un ruolo fondamentale nel promuovere iniziative per rendere tutte e tutti parti integranti di una filiera etica e sociale che può rinnovare l’economia globale e i rapporti sociali e umani che ne discendono. Il risparmio energetico, la sostenibilità, la biodiversità, l’ecologia il microcredito, hanno bisogno di essere sostenute da un grande cambiamento nelle coscienze”. Lo ha affermato l’assessore alle Politiche culturali, Cecilia D’Elia che questa mattina ha aperto i lavori del convegno internazionale ‘La strategia della Lumaca’ realizzato in collaborazione con l’Associazione Neworld.
L’evento si propone di avviare una riflessione intorno alla teoria economica della decrescita e dare visibilità alle buone pratiche messe in atto da associazioni, reti civiche, network, enti locali sui temi di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla solidarietà, sull’equità e su nuovi stili di vita.
Al Convegno sono intervenuti alcuni tra i più attivi ed importanti esperti internazionali insieme ai rappresentanti di organizzazioni che hanno già posto in essere esperienze pratiche in vari campi: Serge Latouche, Professore emerito dell’Università XI Paris-sud, teorico di riferimento del pensiero della decrescita; il Prof. Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, esperto di storia dell’ambiente e delle culture rurali; Maurizio Pallante, ispiratore del movimento italiano per la decrescita felice, saggista, già esperto di energia e di tecnologie ambientali.
"La decrescita - ha dichiarato Serge Latouche - è un soggetto politico, una scelta. Oggi ci troviamo di fronte ad una scelta ed è necessario imboccare un'altra strada rispetto allo sviluppo sfrenato per dare vita ad una nuova società. In quest'ottica la crisi internazionale non è una cattiva notizia poichè stavamo andando oltre ogni limite. Oggi serve uno choc perchè siamo diventati tossicodipendenti dello sviluppo e la decrescita può rappresentare la terza via".
Dal convegno è partita inoltre la proposta di promuovere nei prossimi giorni un appello al Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo affinchè dica no all'eventuale installazione di centrali atomiche nel territorio regionale.
Al convegno è collegata la mostra di eco-arte BIDECEINGE Pittura, scultura, fotografia, istallazioni, art-action, ospitata dal 24 febbraio all’8 marzo presso ISA - Istituto Superiore Antincendi - via del Commercio 13 (dal 24 febbraio all'8 marzo - ingresso grutuito).
“Bideceinge” - traslitterazione maccheronica dall’inglese della frase: “Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”, pronunciata da Ghandi – vuole rispondere ad una domanda precisa: come viene influenzata la produzione artistica contemporanea dalle preoccupazioni ambientali. Ogni opera è realizzata attraverso l’utilizzo di materiali di scarto secondo il principio “i rifiuti sono una ricchezza nel posto sbagliato”. Quarantadue sono gli artisti in mostra.
Energia, Zaratti: "A Montalto la centrale solare più grande d'Italia"
Energia, Zaratti: "A Montalto la centrale solare più grande d'Italia"
E’ la centrale solare più grande d’Italia quella che sorge a Montalto di Castro, inaugurata oggi con l’avvio del cantiere dall’assessore all’Ambiente Filiberto Zaratti.
“Con la partenza del cantiere dell’impianto inauguriamo la centrale solare più grande d’Italia – ha detto l’assessore Zaratti. Non solo, ma in questa area dell’alto Lazio, che diventerà un polo di eccellenza per la produzione energetica da fonti rinnovabili, stiamo valutando molti progetti, sia eolici che fotovoltaici per centinaia di megawatt”.
“L’impianto che avviamo oggi – ha spiegato Zaratti - ha una potenza di 24 MWp, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 15.000 famiglie, evitando l’emissione di 22.000 tonnellate di CO2 l’anno. Una delle cose più importanti è che questo impianto sarà operativo già a novembre, producendo energia pulita senza alcun costo aggiuntivo per i cittadini. L’esatto contrario delle centrali nucleari.
“Oggi nel Lazio – ha concluso Zaratti - sono in costruzione impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili per 150 MW e contiamo di arrivare entro il 2010 a 600 MW. Un’ importante ricaduta occupazionale per la Regione e un decisivo impulso per le piccole e medie imprese, i veri attori di queste tecnologie pulite”.
PROMEMORIA 26 febbraio 1991 Guerra del golfo ritiro delle truppe irachene dal Kuwait
Guerra del golfo: Su Radio Baghdad, il leader iracheno Saddam Hussein annuncia il ritiro delle truppe irachene dal Kuwait.
La guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991),[1] detta anche prima guerra del Golfo in relazione alla cosiddetta seconda guerra del Golfo, è il conflitto che oppose l'Iraq ad una coalizione composta da 35 stati[2] formatasi sotto l'egida dell'ONU e guidata dagli Stati Uniti, che si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso dall'Iraq.
Il 2 agosto del 1990 il ra‘īs (presidente) iracheno Saddam Hussein invase il vicino Stato del Kuwait in nome di un'antica ma infondata pretesa di Baghdad di recuperare un territorio che sarebbe stato iracheno, malgrado prima della nascita dell'Iraq sia l'Iraq sia il Kuwait fossero stati parte non perfettamente distinguibili amministrativamente dei più vasti domini del Sultanato ottomano e che, comunque, l'Iraq avesse riconosciuto l'indipendenza del piccolo Emirato del golfo Persico quando questo era stato ammesso alla Lega araba.
L'invasione provocò delle immediate sanzioni da parte dell'ONU che lanciò un ultimatum, imponendo il ritiro delle truppe irachene, la richiesta non conseguì risultati e il 17 gennaio 1991 iniziò la guerra nel Golfo, le operazioni di aria e di terra furono chiamate, dalle forze armate statunitensi, Operation Desert Storm motivo per cui spesso ci si riferisce alla guerra usando la locuzione "Tempesta nel deserto".
25 febbraio, 2009
Lotta alle mafie: oltre 6 milioni dalla Regione per riconvertire immobili confiscati
Lotta alle mafie: oltre 6 milioni dalla Regione per riconvertire immobili confiscati
I Casali della Borgata Finocchio confiscati al boss Enrico Nicoletti trasformati in biblioteca e centro culturale, un immobile di 1.600 mq (VI Municipio) che ospiterà un centro per i senza tetto, un edificio (a Gaeta) che diventerà un centro per anziani, una villa a Pantanelle (Ciampino) che sarà trasformata in una casa famiglia per ex prostitute, un casale a Valmontone che diventerà uno sportello comunale per la sicurezza. Sono solo alcuni degli immobili confiscati alla mafia che la Regione ha deciso di riconvertire in strutture dedicate al sociale e alla cultura. Per un totale di 329 immobili presenti in 37 Comuni del Lazio.
L’impegno della Regione Lazio per il riutilizzo a fini sociali di questi beni è concreto: 6 milioni di euro nel triennio 2009-2011, a cui si aggiungeranno 300.000 euro l’anno destinati a iniziative per la legalità, da tenersi proprio in queste strutture. Non solo. Nella giunta regionale, che si terrà venerdì prossimo, sarà approvato un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e l’ufficio del Commissario straordinario di governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Obiettivo: stabilire un costante flusso di informazione sulle confische e un coordinamento istituzionale per semplificare tutto il processo di assegnazione dei beni. Le iniziative sono state presentate a Roma nel corso della ‘Prima Giornata Regionale per la Fruizione dei Beni confiscati’ dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo e dall’assessore regionale alla Sicurezza, Daniele Fichera. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, anche il Presidente dell’associazione Libera, Don Luigi Ciotti, il Commissario straordinario di governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, Antonio Maruccia, il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro.
“Sulla lotta alla criminalità organizzata – ha detto Marrazzo – c’è bisogno di una forte coesione. Non tutti in questa regione avevano consapevolezza della pervasività della criminalità: con l’Osservatorio regionale sulla sicurezza e legalità abbiamo finalmente collocato il fenomeno nella sua giusta dimensione”. “Nel prossimo anno – ha annunciato Marrazzo – la regione Lazio proseguirà con queste attività e lo faremo in tutti i settori della sicurezza, dalla microcriminalità alla delinquenza da emarginazione sociale. Perché bisogna dire che la criminalità più pericolosa che c’è è proprio quella organizzata”. Il Governatore ha ricordato che il Lazio “è la seconda regione a firmare un protocollo d’intesa con l’Ufficio di governo per i beni confiscati. Ora è venuto il tempo di fare nomi e cognomi delle mafie. E’ evidente che non siamo a Reggio Calabria o in Campania, ma loro, i criminali, ci sono e per questo , più che nel passato , non daremo tregua alla criminalità. E a noi, più delle ronde, interessano le volanti”. Marrazzo ha poi avvertito: “ Sta arrivando una crisi economica senza precedenti e dove c’è una crisi economica, la criminalità arriva come uno sciacallo a disarticolare la società”.
L’assessore Fichera ha ricordato che nel Lazio operano “70 cosche e che dei 329 immobili confiscati in regione, 223 sono stati già assegnati”. “I progetti di ristrutturazione di beni presentati sono 13: 8 dai Comuni e 5 dalle associazioni e nel 2008 sono stati investiti 1,3 milioni di euro”. “Il valore di questo intervento – ha detto - va al di là del suo pur importante effetto pratico. E’ il segno simbolico della contrapposizione delle istituzioni e della società civile alla cultura e al modo di essere e agire della criminalità organizzata”.
“Il cittadini – ha spiegato il Prefetto Pecoraro – avvertono e denunciano di più la microcriminalità, mentre la criminalità organizzata si muove in modo sotterraneo ed è più difficile da cogliere”. “Per combattere la mafia –ha commentato- non basta solo arrestare Brusca o Nicoletti, ma bisogna colpire il patrimonio delle mafie per non dare ulteriore linfa a chi vive coi guadagni illeciti”.
Sulla necessità di semplificare le procedure di assegnazione, ha insistito anche Don Luigi Ciotti di ‘Libera’.
“Molti beni confiscati – ha detto – sono sotto blocco per via di ipoteche bancarie. Bisognerebbe – ha auspicato – che le banche dessero un segno forte di legalità, risolvendo queste situazioni”.”Questi beni – ha aggiunto Don Ciotti – sono davvero ‘cosa nostra’ e vengono da signori che li hanno ottenuti con il sangue e la violenza. Oggi restituirli ai cittadini, non solo con la formalità, ma con l’utilizzazione effettiva, è una delle cose più belle che possa accadere”.
PROMEMORIA 25 febbraio 138 - L'imperatore romano Adriano adotta Antonino Pio, rendendolo suo successore
L'imperatore romano Adriano adotta Antonino Pio, rendendolo suo successore.
Publio Elio Traiano Adriano noto semplicemente come Adriano (latino: Publius Aelius Traianus Hadrianus; Italica, 24 gennaio 76 – Baia, 10 luglio 138) è stato un imperatore romano della dinastia degli imperatori adottivi che regnò dal 117 alla sua morte.
24 febbraio, 2009
Inaugurato dal presidente Marrazzo il nuovo reparto "Grandi Ustioni" del Sant'Eugenio di Roma
Inaugurato dal presidente Marrazzo il nuovo reparto "Grandi Ustioni" del Sant'Eugenio di Roma
E’ un reparto all'avanguardia per dotazione di posti letto e attrezzatura tecnologica il nuovo reparto 'Grandi ustioni' dell'ospedale Sant'Eugenio a Roma, inaugurato oggi alla presenza del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. I lavori di ristrutturazione, durati circa 17 mesi, sono costati 3 milioni di euro, più della metà dei quali destinati a strumenti e tecnologie. Il reparto, il più grande e attrezzato d'Italia, conta 28 posti letto di cui quattro destinati all'alta terapia intensiva, dedicati cioè a pazienti che hanno ustioni su oltre il 40% del corpo, mentre altri 10 posti letto saranno destinati a pazienti con ustioni che vanno dal 15 al 40%. Collegata, via telecamere, con la sala operatoria, anche un'aula dedicata alla didattica e alla formazione.
“Il cittadino indiano aggredito e dato alle fiamme da tre giovani nella stazione di Nettuno, alle porte di Roma, sarà il primo paziente accolto nella nuova struttura del reparto 'Grandi Ustioni' del Sant'Eugenio a Roma”, ha assicurato il presidente Marrazzo, che, proprio inaugurando il reparto ha voluto precisare: ''La cosa più bella è che questo è un segnale che la nostra società, la nostra comunità laziale e romana, non è rappresentata da quei balordi, da quei violenti che devono essere solo oggetto della nostra riprovazione netta e ferma. La nostra società – ha concluso Marrazzo - sarà fatta dai nostri camici verdi e bianchi, e spero, sarà fatta per questa persona da una nuova vita''
PROMEMORIA 24 febbraio 1917 Prima guerra mondiale
Prima guerra mondiale: all'ambasciatore statunitense nel Regno Unito viene consegnato il telegramma Zimmermann, nel quale la Germania si impegna a restituire Nuovo Messico, Texas, e Arizona al Messico se questo dichiara guerra agli USA.
Il telegramma Zimmermann è un documento inviato via telegrafo il 16 gennaio 1917, al culmine della prima guerra mondiale, dal Ministro degli Esteri dell'Impero tedesco, Arthur Zimmermann, all'ambasciatore tedesco in Messico, Heinrich von Eckardt. In esso si istruiva l'ambasciatore tedesco ad approcciare il governo messicano con la proposta di formare un'alleanza contro gli Stati Uniti. Venne intercettato dai britannici e il suo contenuto accelerò l'ingresso in guerra degli USA.
Telegramma
Il messaggio di Zimmermann comprendeva proposte per un'alleanza tedesca con il Messico, mentre la Germania avrebbe cercato di mantenere la neutralità con gli Stati Uniti. Se questa politica avesse dovuto fallire, veniva suggerito nel messaggio, il governo messicano avrebbe dovuto fare causa comune con la Germania, cercando di persuadere il governo giapponese ad unirsi alla nuova alleanza, ed attaccare gli USA. La Germania da parte sua prometteva supporto economico e la restituzione al Messico degli ex-territori di Texas, Nuovo Messico e Arizona (persi durante la Guerra Messicano-Americana del 1846-1848).
Ecco il testo del messaggio come decifrato dagli inglesi:
2° da Londra #5747
Abbiamo intenzione di cominciare il primo di febbraio una guerra sottomarina illimitata. Tenteremo però di far rimanere neutrali gli Stati Uniti d'America. Nel caso non riuscissimo, facciamo una proposta di alleanza al Messico sulle seguenti basi: condurre la guerra comunemente, siglare la pace comunemente, un generoso supporto finanziario e l'accettazione da parte nostra della riconquista messicana dei territori perduti del Texas, del Nuovo Messico e dell'Arizona. La discussione dei dettagli viene lasciata a voi. Informerete il Presidente di cui sopra nella maniera più segreta, non appena si profili la certezza della guerra contro gli Stati Uniti d'America, aggiungerete suggerimenti su vostra iniziativa, inviterete il Giappone ad un'adesione immediata ed allo stesso tempo farete da mediatore tra il Giappone e voi stessi. Per favore richiami l'attenzione del Presidente sul fatto che l'utilizzo illimitato dei nostri sottomarini ci offre la prospettiva di costringere l'Inghilterra a siglare la pace in pochi mesi. Firmato, Zimmermann.
Risposta messicana
Un generale incaricato dal presidente messicano, Venustiano Carranza, valutò le reali possibilità di una conquista delle ex-province, e giunse alla conclusione che la cosa non avrebbe funzionato. Occupare i tre stati avrebbe con tutta probabilità causato futuri problemi e la guerra con gli USA; il Messico non sarebbe stato inoltre in grado di accogliere una numerosa popolazione di discendenza inglese all'interno dei suoi confini; e la Germania non sarebbe stata in grado di fornire gli armamenti necessari per le ostilità che sarebbero sicuramente sorte. Carranza declinò la proposta di Zimmermann il 14 aprile, quando gli USA avevano già dichiarato guerra alla Germania.
23 febbraio, 2009
PROMEMORIA 23 febbraio 1898 - Émile Zola viene imprigionato.
Émile Zola viene imprigionato dopo aver scritto il J'accuse, una lettera che accusava il governo francese di antisemitismo e di aver ingiustamente condannato al carcere Alfred Dreyfus.
Émile Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre 1902) è stato un giornalista e scrittore francese. È considerato il creatore del filone naturalista.
Biografia
Figlio di Francesco Zola, un ingegnere italiano di origine veneziana, e di Francesca Giovanna Emilia Aubert, una francese (della Beauce, una regione della Francia centrale), trascorse l'infanzia e la prima giovinezza ad Aix-en-Provence, dove il padre dirigeva la costruzione di un canale. A questo periodo risale la sua amicizia con Paul Cézanne e Philippe Solari.
Morto il padre (1847), il ragazzo compì i suoi studi ad Aix e vi restò sino al 1857, anno in cui la madre, soprattutto per le crescenti difficoltà economiche, decise di rientrare a Parigi. Nella capitale, Zola ebbe difficoltà di ambientamento che si rifletterono sui suoi studi presso il liceo Saint-Louis.
Dopo essere stato bocciato per due volte agli esami di maturità (baccalauréat), decise di abbandonare gli studi e di trovarsi un lavoro.
Svolse, per brevi periodi, vari tipi di attività, poi entrò come fattorino nella casa editrice Hachette. Qui venne notato per la sua intelligenza e gli fu affidato l'ufficio Pubblicità. Questo lavoro gli permise di entrare in contatto con il mondo letterario ed artistico del tempo.
Nel 1862 ottenne la cittadinanza francese.
Sempre nello stesso anno, iniziando la sua collaborazione al Journal populaire di Lilla, intraprese la sua carriera di giornalista, attività che proseguì per tutta la vita contemporaneamente a quella di scrittore.
Nel 1864 pubblicò i Contes à Ninon e nel 1865 la Confession de Claude. Tutte e due le opere risentivano degli influssi romantici.
Ammiratore dei fratelli Goncourt e attirato dalla idee di Hippolyte Taine e di Claude Bernard, Zola si avvicinò sempre più verso il Realismo e il Naturalismo che si manifestava già in Teresa Raquin (1867) e Madeleine Férat (1868).
Sviluppò quindi la sua concezione del romanzo come "opera sperimentale", applicando una metodologia scientifica all'osservazione della realtà sociale.
Tale teoria lo avvicinò ad altri scrittori come Guy de Maupassant e Joris-Karl Huysmans, divenendo il caposcuola del Naturalismo.
Negli anni 1870-1893 Zola compose una serie di romanzi incentrati sulla realtà sociale del tempo, i cui personaggi ed ambienti sono osservati e descritti con molto realismo. Questa sua linea narrativa, oltre a grandi consensi, gli attirò spesso violente critiche da parte degli ambienti più conservatori e moralisti dell'epoca. Nei suoi romanzi vengono infatti frequentemente smascherate le ipocrisie e le bassezze della borghesia francese, con ritratti sfacciatamente realisti anche nei confronti dei costumi sessuali (come in Nanà), il che gli procurò anche l'epiteto di "pornografo". In altri romanzi vengono denunciate con vigore le miserevoli condizioni di vita delle classi più povere (come ad esempio in "Germinal", ambientato in un villaggio di minatori), o la corruzione della società del Secondo impero, il che gli attirò l'accusa di essere addirittura un sovversivo.
Nel 1898 intervenne con passione nell'affare Dreyfus in difesa dell'accusato, con una celebre lettera aperta al Presidente, intitolata J'accuse, che fu pubblicata nel quotidiano L'Aurore. Questo intervento lo costrinse a fuggire in Inghilterra, per evitare il carcere, e poté rientrare solo in seguito ad un'amnistia. Morì nel 1902, soffocato dalle esalazioni di una stufa, ma i dubbi su un assassinio non furono mai fugati del tutto.
Le sue spoglie sono sepolte a Parigi nel Pantheon, accanto alle tombe di due altri grandi scrittori francesi, Alexandre Dumas padre e Victor Hugo.
22 febbraio, 2009
“La decisione irresponsabile dell’Assessore Marchi metterà in ginocchio tutta l'area Tiburtina”
Municipio Roma V
“La decisione irresponsabile dell’Assessore Marchi metterà in ginocchio tutta l'area Tiburtina”
Per l’assessore Acchiardi del V Municipio, genererà gravissime conseguenze l'abbandono del prolungamento metro Rebibbia Casal Monastero.
Roma 12 Febbraio 2009 ore 13.30, in merito alle dichiarazioni rese alla stampa dall’Assessore alla Mobilità del Comune di Roma Sergio Marchi, riguardo la netta presa di posizione in merito all'abbandono di un progetto strutturale come il prolungamento del tratto metro B tra Rebibbia e Casal Monastero, arriva puntuale la reazione degli amministratori del V Municipio.
Secondo l’assessore alla Mobilità Andrea Acchiardi “questa marcia indietro dell’assessore Marchi è la spiacevole conferma di una visione miope della Giunta Alemanno sullo sviluppo della città. Non bastava la proposta di collocare a Settecamini un grande campo rom, non bastava la mancata risposta alle industrie della Tiburtina colpite dall’alluvione che ancora attendono risposte immediate: oggi è il definanziamento della metro B a penalizzare il territorio”.
Secondo l’assessore alla Mobilità Andrea Acchiardi la domanda è: “c'è una volontà politica di colpire alcune zone e privilegiarne altre, magari per premiare consensi politici spiccioli?
Secondo Acchiardi, “questo si chiedono i romani davanti alle disinvolte dichiarazioni dell’Assessore Marchi, che sembra non si renda conto che così facendo si taglieranno ancor più le gambe alla popolazione di un intero territorio grande come un medio comune italiano, che aveva progettato e investito su opere capaci di assicurare le migliori condizioni ad uno sviluppo anche economico di una galassia eterogenea di realtà industriali e commerciali, da anni in attesa della realizzazione di un opera necessaria a tutti”.
Conclude pertanto Acchiardi:“Si tratta di un passo indietro che l'Assessore Marchi non può giustificare con motivazioni di bilancio, visto che stiamo parlando di un progetto già arrivato in fase di preliminare, cofinanziato da Stato e Regione Lazio e che riguarda un investimento limitato a sole tre stazioni per un tragitto di poco più di tre chilometri. Se sono questi i risparmi dell'assessore Marchi e della Giunta Alemanno, sono davvero fatti sulla pelle dei cittadini”.
“La decisione irresponsabile dell’Assessore Marchi metterà in ginocchio tutta l'area Tiburtina”
Per l’assessore Acchiardi del V Municipio, genererà gravissime conseguenze l'abbandono del prolungamento metro Rebibbia Casal Monastero.
Roma 12 Febbraio 2009 ore 13.30, in merito alle dichiarazioni rese alla stampa dall’Assessore alla Mobilità del Comune di Roma Sergio Marchi, riguardo la netta presa di posizione in merito all'abbandono di un progetto strutturale come il prolungamento del tratto metro B tra Rebibbia e Casal Monastero, arriva puntuale la reazione degli amministratori del V Municipio.
Secondo l’assessore alla Mobilità Andrea Acchiardi “questa marcia indietro dell’assessore Marchi è la spiacevole conferma di una visione miope della Giunta Alemanno sullo sviluppo della città. Non bastava la proposta di collocare a Settecamini un grande campo rom, non bastava la mancata risposta alle industrie della Tiburtina colpite dall’alluvione che ancora attendono risposte immediate: oggi è il definanziamento della metro B a penalizzare il territorio”.
Secondo l’assessore alla Mobilità Andrea Acchiardi la domanda è: “c'è una volontà politica di colpire alcune zone e privilegiarne altre, magari per premiare consensi politici spiccioli?
Secondo Acchiardi, “questo si chiedono i romani davanti alle disinvolte dichiarazioni dell’Assessore Marchi, che sembra non si renda conto che così facendo si taglieranno ancor più le gambe alla popolazione di un intero territorio grande come un medio comune italiano, che aveva progettato e investito su opere capaci di assicurare le migliori condizioni ad uno sviluppo anche economico di una galassia eterogenea di realtà industriali e commerciali, da anni in attesa della realizzazione di un opera necessaria a tutti”.
Conclude pertanto Acchiardi:“Si tratta di un passo indietro che l'Assessore Marchi non può giustificare con motivazioni di bilancio, visto che stiamo parlando di un progetto già arrivato in fase di preliminare, cofinanziato da Stato e Regione Lazio e che riguarda un investimento limitato a sole tre stazioni per un tragitto di poco più di tre chilometri. Se sono questi i risparmi dell'assessore Marchi e della Giunta Alemanno, sono davvero fatti sulla pelle dei cittadini”.
ROMA: ZINGARETTI, COMUNE NON VANIFICHI ANNI DI LAVORO METRO B
ROMA: ZINGARETTI, COMUNE NON VANIFICHI ANNI DI LAVORO METRO .
"Sono molto preoccupato per la decisione annunciata dal Comune di Roma di non finanziare il prolungamento della linea Metro B2 Rebibbia-Casal Monastero". Lo ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. "Quest'opera - ha sottolineato - e' di fondamentale importanza non solo per Roma, ma anche per i cittadini dei Comuni di Fontenuova, Mentana, Guidonia, e per i tanti pendolari che ogni giorno si muovono verso la Capitale per motivi di studio o lavoro".
"Per questo motivo - ha affermato Zingaretti - la Provincia aveva richiesto il prolungamento oltre il Gra e previsto un 'Corridoio della Mobilita'' nel Piano di bacino e nel Piano Territoriale, per favorire il collegamento tra il nodo di scambio di Casal Monastero e i territori di quel bacino. Il finanziamento per la realizzazione della Metro B2, gia' accordato dalla Regione Lazio, di 99 milioni di euro va in questa direzione, come pure gli studi di fattibilita' che la Provincia sta sostenendo in collaborazione con i Comuni interessati per individuare il tracciato del corridoio per il trasporto pubblico".
"La decisione del Comune di Roma appresa fino ad ora solo a mezzo stampa - prosegue Zingaretti - rischia a questo punto di vanificare e sprecare anni di lavoro comune e risorse importanti. Il rilancio della 'cura del ferro' e' un obiettivo strategico prioritario per promuovere uno sviluppo sostenibile e per migliorare la qualita' della vita dei cittadini". "E' necessaria - conclude - una maggiore collaborazione su queste decisioni, utile piu' che mai se si desidera affrontare i problemi comuni e soddisfare il diritto alla mobilita' di migliaia di pendolari di Roma e provincia".
Riapre il centro "Grandi Ustioni" dell'ospedale Sant'Eugenio
Riapre il centro "Grandi Ustioni" dell'ospedale Sant'Eugenio
Lunedì 23 febbraio, alle ore 12.00, il presidente Piero Marrazzo a conclusione dei lavori di ristrutturazione inaugurerà il nuovo reparto di terapia intensiva “Grandi Ustioni” dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, insieme al vicepresidente Esterino Montino. Il nuovo reparto è all’avanguardia e dotato delle più alte tecnologie.
PROMEMORIA 22 febbraio 1980 Valerio Verbano viene ucciso con un colpo alla nuca da tre neofascisti
Roma, Valerio Verbano, studente di 18 anni vicino agli ambienti dell'Autonomia Operaia, viene ucciso con un colpo alla nuca da tre neofascisti che lo attendono a casa sua, dopo esservisi introdotti e aver immobilizzato i genitori.
Valerio Verbano (Roma, 25 febbraio 1961 – Roma, 22 febbraio 1980) è stato uno studente italiano, militante nel Collettivo autonomo Valmelaina del Liceo Scientifico Archimede, sezione D, situato nel quartiere romano di Nuovo Salario.
Biografia
Valerio Verbano inizia il suo impegno politico nel 1975 nel proprio liceo e la sua militanza è attiva, non risparmiandosi anche a rischio della sua incolumità fisica. Valerio pratica sport e da bambino inizia a frequentare gli impianti sportivi in cui pratica soprattutto le arti marziali tra cui il Jūdō e il karate. Come tutti i ragazzi divide la sua passione politica con altri interessi: la musica con i Beatles i Pink Floyd, e la AS Roma, sua squadra del cuore. Un altro dei suoi interessi è la fotografia, ed è proprio attraverso i suoi scatti che egli inizia a documentare gli avvenimenti politici dell'epoca e a redigere una personale inchiesta sui movimenti di estrema destra nella capitale.
Il 22 febbraio del 1980, alle 13,00, tre giovani armati e coperti da un passamontagna entrano in casa Verbano, al quarto piano di via Montebianco 114 nel quartiere Monte Sacro, dichiarando ai genitori del giovane di essere suoi amici; armati di pistole con silenziatore, dopo essere entrati immobilizzano i genitori nella loro camera ed attendono Valerio dicendo di voler parlare con lui. Valerio non è ancora tornato da scuola; alle 13,30 apre la porta di casa ed è subito assalito dai tre. Ne segue una colluttazione durante la quale Verbano riesce anche a disarmare uno dei tre assalitori; il ragazzo tenta di fuggire dalla finestra dell' appartamento ma è raggiunto da un colpo di pistola alla schiena che gli perfora l' intestino.
Le rivendicazioni
Il giorno stesso dell’omicidio, alle 20, arriva la prima rivendicazione siglata da una formazione di sinistra Gruppo Proletario Organizzato Armato; verso le 21 ne arriva una seconda a firma dei Nuclei Armati Rivoluzionari, avanguardia di fuoco NAR. Viene poi recapitato un volantino, verso le 12 del giorno dopo, sempre a nome NAR (comandi Thor, Balder e Tir), in cui non si parla chiaramente dell'omicidio ma in modo allusivo si fa riferimento al "martello di Thor che aveva colpito a Monte Sacro".
A Padova, dopo dieci giorni, un ulteriore volantino ancora a firma NAR smentisce il coinvolgimento del gruppo terroristico nel delitto Verbano. Gli inquirenti escludono la veridicità dell'ultimo volantino e confermano come rivendicazione più probabile la prima, telefonica, fatta dai NAR. Nella telefonata si fa riferimento al calibro 38 della pistola usata per l'assassinio, calibro effettivamente usato per l'agguato e ribadito in seguito dal bollettino ufficiale dell'autopsia del medico legale.
Dossier NAR
Valerio Verbano, seguendo una consuetudine diffusa nella sinistra extraparlamentare, aveva condotto indagini personali e redatto un fascicolo, poi detto Dossier NAR, nel quale aveva raccolto molte informazioni e documentazione fotografica sull'estremismo di destra romano (NAR, Terza Posizione ed ambienti affini), con molti nomi, foto, luoghi di riunione, amicizie politiche e presunti legami con gli apparati statali.
Il 20 aprile del 1979 Valerio Verbano viene arrestato con l'accusa di fabbricazione di materiale incendiario: la perquisizione della sua casa porta al sequestro, oltre che di un'arma da fuoco, anche del materiale d'inchiesta, come poi viene indicato anche nel verbale. Sempre nell'aprile del 1979, i documenti che erano stati sequestrati dalla polizia scompaiono dagli archivi; la scomparsa viene poi denunciata anche dagli avvocati della famiglia di Valerio il 26 febbraio 1980, che ne conoscevano il contenuto e l'elenco del materiale. Valerio viene condannato il 22 dicembre 1979.
Il 22 febbraio 1980 Valerio Verbano muore assassinato per mano degli stessi terroristi di cui aveva seguito con attenzione le gesta e le collusioni con la criminalità organizzata romana, tra cui anche la Banda della Magliana. La sparizione dei fascicoli redatti da Valerio viene definitivamente accertata quando, nell'ottobre del 1980, i genitori chiedono il dissequestro dei materiali, tra i quali manca appunto quello che viene definito "dossier NAR".
Dell'esistenza di questo "dossier" ne era a conoscenza, anche un giudice che indagava sull'eversione nera, Mario Amato. La documentazione raccolta da Valerio, che era sparita prima della sua morte dall'ufficio corpi di reato, sarebbe ricomparsa tra le mani del Giudice Mario Amato che muore per mano dei NAR il 23 giugno 1980.
Indagini e dichiarazioni dei pentiti
Alcuni pentiti dell'estrema destra rilasciano dichiarazioni in merito all'omicidio Verbano. Nel 1981 Laura Lauricella, compagna di Egidio Giuliani, personaggio di spicco della destra romana con numerosi agganci anche negli ambienti di sinistra, nell’ambito dell'inchiesta sulla strage di Bologna, racconta di un silenziatore che Giuliani avrebbe dato all’assassino di Verbano. Lo scambio sarebbe avvenuto al poligono di Tor di Quinto a Roma, Giuliani avrebbe costruito quel silenziatore e lo avrebbe dato a Roberto Nistri, membro di Terza Posizione.
Nel 1982 Walter Sordi, ex Terza Posizione ed ex NAR, subito pentitosi dopo l'arresto, fa nuove rivelazioni sul delitto Verbano riportando le confidenze di un altro esponente dei NAR, Pasquale Belsito: "fu Belsito a dirmi che a suo avviso gli autori dell’omicidio Verbano erano da identificarsi nei fratelli Claudio e Stefano Bracci e in Massimo Carminati".
Angelo Izzo, autore nel 1975 del Massacro del Circeo e nel 2005 del duplice omicidio di Maria Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano (14 anni), noto pentito che rilascia dichiarazioni su quasi tutti i fatti criminosi dell'estremismo di destra tra la metà degli anni '70 e i primi anni '80, riporta le confidenze di Luigi Ciavardini: "Luigi Ciavardini mi disse che l’omicidio era da far risalire a militanti di Terza Posizione, mi disse che il mandante era sicuramente Nanni De Angelis. Per quanto riguarda gli esecutori mi disse che sicuramente si trattava di componenti del gruppo capeggiati da Fabrizio Zani; solo un pasticcione come Zani poteva perdere la pistola durante la colluttazione con Verbano".
Tutte le precedenti dichiarazioni non trovano riscontri oggettivi e gli indiziati vengono tutti assolti, l'omicidio risulta quindi impunito.
21 febbraio, 2009
PROMEMORIA 21 febbraio 1848 - Karl Marx e Friedrich Engels pubblicano il Manifesto del Partito Comunista
Karl Marx e Friedrich Engels pubblicano il Manifesto del Partito Comunista.
Il Manifesto del Partito Comunista fu scritto da Karl Marx e Friedrich Engels fra il 1847 e il 1848 e pubblicato a Londra (Regno Unito) il 21 febbraio del 1848. In Italia fu pubblicato per la prima volta nel 1891[1].
Contenuto
Il libro fu commissionato dalla Lega dei Comunisti per esprimere il loro progetto politico. Il libro si apre infatti con la famosa frase, seguita da una dichiarazione di intenti:
« Uno spettro si aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. [..] È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso. »
Borghesi e proletari
Gli autori analizzano la storia fino ai loro giorni come storia di lotta di classe, evidenziando il carattere rivoluzionario della borghesia che ha portato alla rivoluzione industriale. La ricchezza della borghesia deriva però dallo sfruttamento di un'altra classe, il proletariato. Lo sfruttamento è assicurato attraverso lo Stato, visto come un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese[2]. Il proletariato, nato in seguito alla ascesa della borghesia, unitosi in classe, abbatterà dialetticamente la classe borghese. La storia infatti tende per necessità dialettica ad un superamento del presente: se si vorrà evitare la distruzione reciproca delle classi in lotta e l'imbarbarimento della società, il proletariato dovrà essere artefice del superamento del modo capitalista di produzione. In seguito ad una rivoluzione in cui il proletariato prenderà il potere politico, ci sarà una fase di transizione in cui si useranno i mezzi messi a disposizione dallo Stato per trasformare la società: ad uno Stato borghese si sostituirà uno Stato proletario, ad una dittatura della borghesia una dittatura del proletariato. Terminata questa fase di transizione si arriverà al comunismo, ovvero ad una società senza classi, in cui i mezzi di produzione sono comuni. Venuta a mancare la lotta di classe, sparirà anche il piano sul quale essa si sviluppava: lo Stato. Il potere pubblico, infatti, non è altro, per Marx ed Engels, che il potere di una classe organizzato per opprimerne un'altra[3].
Il progetto politico dei comunisti
Vengono proposti anche 10 punti, che si suppone siano applicabili da subito in tutti i paesi progrediti, a mo' di programma politico[4]:
Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.
Imposta fortemente progressiva.
Abolizione del diritto di successione.
Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli.
Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo.
Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato.
Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo.
Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura.
Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e dell'industria, misure atte ad eliminare gradualmente l'antagonismo fra città e campagna.
Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione dell'istruzione con la produzione materiale e così via.
Critica del socialismo
Marx ed Engels passano poi ad analizzare tutti i progetti e le teorie socialiste precedenti. Individuano vari tipi di socialismo: un socialismo reazionario[5] (Sismondi), un socialismo conservatore o borghese[6] (Proudhon), un socialismo utopistico[7] (Saint-Simon, Fourier, Robert Owen). Essi riconoscono a questi interventi precedenti gli importanti meriti (specialmente al socialismo utopistico) di aver colto le contraddizioni del capitalismo e la lotta tra le classi e di aver delineato delle proposte di cambiamento della società, tuttavia ne criticano due aspetti: l'incapacità di schierarsi apertamente a favore del proletariato, cercando di rimanere sopra le parti; il non attribuire al proletariato un suo ruolo storico e una sua autonomia. Per contro propongono un socialismo scientifico, che si basi non su invenzioni o idee ma su fatti e che abbia come metodo la dialettica materialista.
Internazionalismo
Il testo si chiude con una visione delle varie lotte portate avanti dai comunisti nei vari paesi. Si ricorda però che al tempo stesso è necessario una stretta collaborazione tra i partiti dei vari paesi. Sono poste le basi dell'internazionalismo di matrice socialista: i proletari dei vari paesi hanno obiettivi comuni e quindi devono unirsi. Di qui il famoso appello (divenuto poi motto dell'Unione Sovietica):
« Proletari di tutti i paesi, unitevi![8] »
20 febbraio, 2009
PROMEMORIA 20 febbraio 1816 Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini
Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini viene rappresentato per la prima volta al Teatro di Torre Argentina, a Roma.
Il barbiere di Siviglia è un'opera lirica di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais.
Il titolo originale è Almaviva, o sia l'inutile precauzione. Il libretto era stato già musicato l'anno prima da Francesco Morlacchi. Prima di lui, Giovanni Paisiello aveva messo in scena il suo Barbiere di Siviglia nel 1782.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina, a Roma, e terminò fra i fischi. A provocarli, secondo i pettegolezzi dell'epoca, sarebbero stati gli impresari di un teatro concorrente, il Teatro Valle; secondo altri, la colpa fu di alcuni seguaci di Paisiello e della sua versione dell'opera. Il solo annuncio che Rossini stava preparando una nuova versione del Barbiere di Siviglia aveva suscitato non poche polemiche, anche in considerazione del fatto che all'epoca Paisiello era ancora vivo.
Il fiasco della prima fu però riscattato immediatamente dal successo delle repliche, e l'opera di Rossini finì presto per oscurare la precedente versione di Paisiello.
Il contralto Geltrude Righetti Giorgi fu la prima Rosina della storia mentre il ruolo di Almaviva fu affidato al grande tenore spagnolo Manuel García.
19 febbraio, 2009
Sociale, Coppotelli: "Oltre 1 milione per sostegno ai malati di Alzheimer"
Sociale, Coppotelli: "Oltre 1 milione per sostegno ai malati di Alzheimer"
Un sostegno ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie. Altri tre progetti messi a punto dalla Regione attraverso l’assessorato alle politiche Sociali stanno per partire.
"Siamo soddisfatti del risultato ottenuto – ha detto Anna Coppotelli, assessore alle politiche Sociali - oltre al progetto finanziato con 400mila euro a seguito di avviso pubblico previsto dalla deliberazione n. 569 del 2006, per incentivare i servizi di assistenza per l'Alzheimer su tutto il territorio, l'assessorato alle politiche sociali ha finanziato per ulteriori 1 milione e 200 mila euro altri tre progetti che proponevano soluzioni innovative di assistenza ai malati di Alzheimer".
"Nel corso dell'incontro di oggi, tenutosi presso l'assessorato, con i responsabili delle associazioni che realizzeranno gli interventi nelle diverse Province – ha detto Coppotelli - ho voluto sottolineare che la direzione seguirà con interesse e attenzione l'attuazione dei progetti al fine di garantire ai malati e alle famiglie servizi e interventi di qualità. I rappresentanti delle associazioni Alzheimer Roma onlus, Atama (Provincia di Frosinone), Casa Aima Onlus (Provincia di Latina), Auser Lazio (Provincia di Roma) hanno assicurato la loro piena disponibilità e collaborazione".
L’assessore oltre a ricordare che i progetti coinvolgeranno tutte le provincie, ha precisato: “Il nostro obiettivo è stato quello di migliorare la qualità della vita delle famiglie che assistono a casa i malati di Alzheimer. Una persona che soffre del morbo di Alzheimer è un soggetto fragile e a rischio, perché spesso ha malattie croniche, non dispone di adeguate abilità sociali è portatore di bisogni complessi e vive situazione di disagio in quanto costretto a forme di dipendenza assistenziale”.
"L'Alzheimer è la più comune forma di demenza, sono oltre 500mila i casi conclamati in Italia. L'assessorato alle politiche sociali non ha competenza nell'assistenza delle singole forme di demenza, che spetta all'assessorato alla Sanità che ha istituito nelle Aziende sanitarie locali, già da molti anni, i Centri di Valutazione Alzheimer (Centri Uva) in collegamento con i Cad (Centri di assistenza domiciliare).
L'assessorato alle Politiche sociali – ha concluso Coppotelli - provvede a sostenere per la parte socio-assistenziale le persone con disabilità fisica o psichica e le loro famiglie erogando annualmente le risorse finanziarie attraverso i Piani di zona distrettuali o progetti sperimentali innovativi. Il nostro impegno e la nostra volontà sono stati rivolti a contribuire all'implementazione di una di servizi intesa come un punto di riferimento e di certezza per il paziente e la sua famiglia".
PROMEMORIA 19 febbraio Massimo Troisi, attore e regista italiano († 1994)
Massimo Troisi, attore e regista italiano.
Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Ostia, 4 giugno 1994) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano. Candidato all'Oscar 1996 come miglior attore protagonista nel film Il postino.
Ha saputo esplorare le tradizioni napoletane seguendo le orme linguistiche ed artistiche di Eduardo De Filippo e Totò, ma rinnovandole con contenuti e capacità recitative del tutto originali.
Scompare prematuramente, a 41 anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche di cui soffriva sin dall'età di 12 anni.
Ad oggi è sicuramente uno degli attori più ricordati ed amati di sempre. Alla sua figura è legata la spontanietà naturale, mostrata sempre davanti la macchina da presa. Dopo il primo anno della sua morte,a San Giorgio a Cremano è stato istituito un premio in sua memoria, il Premio Massimo Troisi.
La scomparsa
Troisi muore nel sonno, nella casa della sorella Annamaria, a Ostia, per attacco cardiaco, il 4 giugno 1994, 12 ore dopo aver terminato le riprese de il Postino e lascia un vuoto incolmabile nella cinematografia italiana. Amici e conoscenti, nel citarlo più e più volte, hanno sempre messo in luce l'intelligenza, l'esclusività di un personaggio, che pur nella sua indolenza, nel suo modo di esprimere la napoletanità, è sempre rimasto naturalmente umano. La spiccata attenzione verso la realtà non gli hanno mai fatto perdere la modestia. In una intervista di Gigi Marzullo alla domanda "Come si fa a rimanere semplici dopo avere avuto tanto successo?" Troisi risponde "Ci si nasce. Il successo è solo una cassa amplificatrice. Se eri imbecille prima di avere successo diventi imbecillissimo, se eri umano diventi umanissimo. Il successo è la lente d'ingrandimento per capire com'eri prima".
18 febbraio, 2009
PROMEMORIA 18 febbraio 1940 Fabrizio De André, cantautore e poeta italiano († 1999)
Fabrizio De André, cantautore e poeta italiano.
Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore e poeta italiano.
Nelle sue opere ha cantato prevalentemente storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società. I suoi testi sono considerati dei veri e propri componimenti poetici e, come tali, inseriti in molte antologie scolastiche di letteratura.
Nei suoi quarant'anni di attività musicale Faber, soprannome datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio[1], produsse quindici album; un numero relativamente modesto, probabilmente determinato dalla grande attenzione dell'autore alla qualità delle sue opere.
17 febbraio, 2009
Alemanno definanzia il prolungamento della Metro
Alemanno definanzia il prolungamento della Metro B fino a Casal Monastero.
Sabato corteo di auto che parte alle ore 10.00 dalla stazione di Rebibbia e che attraversa San Basilio, Torraccia fino a raggiungere Casal Monastero con un presidio dalle ore 12.00 davanti alla chiesa in via Ratto delle Sabine.
Necessaria la massima presenza
Lazio, prorogato fino a 4 marzo bando per Distretti industriali
Lazio, prorogato fino a 4 marzo bando per Distretti industriali
E’ stato prorogato fino al 4 marzo il termine per la presentazione, a Sviluppo Lazio, delle domande in relazione al bando di contributi a favore dei distretti industriali della regione. La chiusura dell’avviso pubblico era prevista per il 12 febbraio ma, su indicazione dell’Assessore regionale alla Piccola e media impresa, commercio e artigianato, Francesco De Angelis, è stato prorogato. “La chiusura del bando - ha spiegato l’assessore - era prevista per il 12 febbraio, ma come è già accaduto per il bando sull’internazionalizzazione a seguito delle richieste da parte delle associazioni di categoria, abbiamo deciso di concedere altri venti giorni di tempo per dare modo alle aziende partecipanti di portare a compimento i progetti da presentare a Sviluppo Lazio”.
Il bando, come ha ricordato De Angelis, stanzia 3 milioni e 500 mila euro, risorse provenienti dallo Stato e dalla Regione, per finanziare i progetti presentati dalle imprese di quattro poli produttivi del basso Lazio: il distretto del tessile della Valle del Liri, il sistema produttivo del chimico-farmaceutico del Lazio meridionale, il sistema produttivo agroindustriale pontino e il distretto del marmo e del lapideo dei Monti Ausoni e dell’area tiburtina.
Provincia di Kyoto: la Provincia di Roma per uno sviluppo sostenibile, insieme alla terra
Provincia di Kyoto: la Provincia di Roma per uno sviluppo sostenibile, insieme alla terra
Giovedì 19 febbraio, in occasione del quarto anniversario dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, si terrà l’evento dal titolo: “Provincia di Kyoto. La Provincia di Roma per uno sviluppo sostenibile, insieme alla terra”.
L’iniziativa si svolgerà a partire dalle ore 10:00 presso il Radisson Sas es Hotel (in via Turati, 171 a Roma).
In questa occasione, la Provincia di Roma illustrerà il suo piano di azione a favore dell’ambiente e le scelte strategiche per la riduzione dei rifiuti e delle emissioni nocive, lo sviluppo delle energie alternative, la mobilità sostenibile, la biodiversità, con lo scopo di sostenere la creazione di un’economia dell’innovazione ambientale nel nostro territorio.
Sarà dunque una giornata di approfondimento e discussione, rivolta al mondo dell’associazionismo, delle imprese, del lavoro, degli amministratori locali, dell’Università e della ricerca.
I lavori della giornata saranno introdotti dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. A coordinare i lavori sarà Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico.
Nel corso della giornata si terranno le comunicazioni di Ira Magaziner, presidente “Clinton Climate Iniziative – Fondazione Clinton” e di Duccio Bianchi, direttore “Ambiente Italia”.
A seguire quattro esempi di buone pratiche, illustrate da:
Patrizio Fausti, Amministratore Delegato di AceaElectrabel Elettricità;
Caterina Torcia, Manager per la responsabilità d’impresa di Vodafone;
Barbara Mariani, Responsabile Ambiente dell’Ambasciata Britannica;
Simona Scarpaleggia, Vice Amministratore Delegato Ikea Italia
Nel pomeriggio si svolgeranno tre workshop tematici - per un confronto su progetti e proposte - coordinati dagli Assessori provinciali alle Politiche della Mobilità e dei Trasporti, Amalia Colaceci; alle Politiche del Territorio e Tutela ambientale, Michele Civita; alle Politiche dell’Agricoltura, Aurelio Lo Fazio.
L’evento è stato realizzato in collaborazione con AceaElectrabel, azienda romana che si occupa della fornitura di energia elettrica e gas ai clienti privati e alle aziende. Particolarmente attiva nel campo della sensibilizzazione sui temi del risparmio energetico e della sostenibilità, AceaElectrabel è costantemente coinvolta in progetti sul territorio, con l’obiettivo di creare una comunità che si riconosca nei valori del rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. Tra i partner coinvolti, anche la Provincia di Roma, con la quale è in fase di finalizzazione un Accordo Quadro che prevede la realizzazione di progetti di risparmio energetico sul territorio.
PROMEMORIA 17 febbraio 1925 - Esce la prima edizione dell'Enciclopedia Treccani
Esce la prima edizione dell'Enciclopedia Treccani.
Treccani è il nome con cui è più comunemente nota l'Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, nonché quello dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana che ne ha curato la prima edizione e le successive sette appendici, fondato a Roma il 18 febbraio 1925 da Giovanni Treccani. La Treccani è stata probabilmente la massima impresa italiana di ricerca.
Cenni storici
In precedenza, l'Italia non aveva avuto una grande enciclopedia universale, se non per rifacimenti e adattamenti di opere straniere. Nel 1924, l'imprenditore tessile Giovanni Treccani (Montichiari, 1877 - Milano, 1961) « venne avvicinato dagli amici Ferdinando Martini e Bonaldo Stringher che, conoscendo il suo mecenatismo, (...) gli proposero la pubblicazione di una grande enciclopedia italiana ».[2]
Treccani ne fu fortemente interessato, e pensò l'iniziativa ancora più in grande. L'atto costitutivo dell'istituto che doveva provvedere all'immensa opera di organizzazione e di pubblicazione, venne fondato in Roma il 18 febbraio 1925. Oltre al fondatore, che ne era anche il presidente, ne facevano parte: il filosofo Giovanni Gentile in qualità di direttore scientifico, Calogero Tumminelli quale direttore editoriale, Gian Alberto Blanc, Pietro Bonfante, il maresciallo Luigi Cadorna, il ministro Alberto De Stefani, lo storico Gaetano De Sanctis, l'economista Luigi Einaudi, il pittore Vittorio Grassi, il medico Ettore Marchiafava, il giurista Silvio Longhi, il già citato Ferdinando Martini, il giornalista Ugo Ojetti, lo storico Francesco Salata, il politico Vittorio Scialoja, l'economista Angelo Sraffa, l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, Tommaso Tittoni.[3]
Il filosofo Giovanni Gentile, il suo primo direttore scientifico, fu l'animatore della prima edizione nel 1925 e a lui si devono in gran parte il livello culturale e l'ampiezza della visione dell'opera. Invitò infatti « a collaborare alla nuova impresa 3.266 studiosi, di diverso orientamento: nell'opera si doveva coinvolgere tutta la migliore cultura nazionale, compresi molti studiosi ebrei o notoriamente antifascisti, che ebbero spesso da tale lavoro il loro unico sostentamento ».[4] Giovanni Gentile riuscì inoltre a mantenere una sostanziale autonomia nella redazione dell'opera dalle interferenze del regime fascista ed alle pressioni censorie della Compagnia di Gesù.
Dal 1925 al 1928 si ebbe la fase preparatoria che vide la formazione del comitato tecnico (composto dai direttori di 48 sezioni), e la redazione di un lemmario. Gli argomenti trattati diedero origine a 60.000 voci principali e 240.000 secondarie. L'importante ruolo di redattore capo venne assunto da Antonino Pagliaro, poi da Bruno Migliorini, ed infine da Umberto Bosco.[5]
La prima edizione, costituita da 35 volumi di testo e uno di indici, venne pubblicata dal 1929 al 1937; ogni volume contava di circa un migliaio di pagine. Il livello era ottimo: nelle voci risultanti, si può infatti trovare « un buono, e spesso ottimo avviamento a qualunque indagine (...), sia in quelle su argomenti di carattere generale, sia in quelle dedicate a singoli autori. Affidate a specialisti, contengono in genere una trattazione chiara e precisa degli argomenti (...), con una bibliografia essenziale. Alcune di queste voci (per es. Romanticismo, Rinascimento, Dante) sono dei modelli di precisione e compiutezza e hanno un valore scientifico che va al di là di quello puramente informativo ».[6]
Dal 1932 al 1943 furono pubblicate anche varie voci dell'enciclopedia in fascicoli separati; il primo di questi riguarda la voce "Fascismo" firmata da Benito Mussolini (ma redatta in realtà dallo stesso Giovanni Gentile)[7] e Gioacchino Volpe.
Successivamente si pose, e continua a porsi, il problema degli aggiornamenti. Nel 1938 fu pubblicato il volume della I appendice. Altre sei appendici seguirono. La VII appendice, intitolata XXI secolo, consiste di cinque volumi. Complessivamente l'Enciclopedia consta di 62 volumi, per un totale di 56.000 pagine; essa inoltre viene distribuita su un DVD. Le voci dell'opera sono generalmente firmate con le iniziali degli autori.
16 febbraio, 2009
Casa delle Regioni ospita commissione intermediterranea
Casa delle Regioni ospita commissione intermediterranea
Accolta dalla Conferenza delle regioni marittime periferiche (Crpm) d’Europa la candidatura avanzata dal presidente Marrazzo. Roma è stata scelta come sede della commissione intermediterranea della Crpm (Conferenza delle regioni marittime periferiche). A deciderlo è stato l’ufficio politico della commissione, presieduta da Michel Vauzelle, già ministro della Giustizia francese nel governo Beregovoy e attuale presidente della regione Provence Alpes et Cote d’Azur, che si è riunito a Evora, in Portogallo.
La candidatura di Roma, fortemente sostenuta da Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, ha avuto la meglio su quella della città spagnola di Murcia. La commissione potrà ora insediarsi a villa Piccolomini, dove ha attualmente sede la fondazione Casa delle Regioni del Mediterraneo.
“Credo che ospitare la commissione intermediterranea sia un risultato importante per l’Italia, il Lazio e la città di Roma – afferma Marrazzo – per ribadire e rafforzare il ruolo di questa Regione per il futuro delle politiche europee. Siamo fortemente impegnati per le politiche di coesione territoriale come volano di sviluppo e opportunità sociali, culturali ed economiche dei nostri territori”.
La Cim (commissione Intermediterranea), che non aveva una sede dal 2006, è la commissione che in seno alla CRPM (Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime) studia i problemi comuni e attua operazioni di cooperazione interregionale mediterranea, mirando allo sviluppo economico, scientifico, culturale. Decide inoltre i programmi comuni, garantisce gli scambi di esperienze nel quadro degli interventi previsti dai Fondi strutturali.
La Crpm esiste da più di 35 anni ed associa oggi quasi 160 Regioni membri facenti parte di 28 paesi e rappresenta più di 190 milioni di abitanti del bacino del Mediterraneo.
PROMEMORIA 16 febbraio 2005 In Italia entra in vigore il trattato di Kyoto
In Italia entra in vigore il trattato di Kyoto, con l'obiettivo di ridurre le quote di emissione dell'CO2 del 6,5% rispetto al 1990 entro il 2010. A fine 2003, queste erano aumentate del 7%.
Il protocollo di Kyōto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto nella città giapponese di Kyōto l'11 dicembre 1997 da più di 160 paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia.
Il 16 febbraio 2007 si è celebrato l'anniversario del secondo anno di adesione al protocollo di Kyōto, e lo stesso anno ricorre il decennale dalla sua stesura.
Termini e condizioni
Il trattato prevede l'obbligo in capo ai paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012
Il protocollo di Kyōto prevede il ricorso a meccanismi di mercato, i cosiddetti Meccanismi Flessibili; il principale meccanismo è il Meccanismo di Sviluppo Pulito. L'obiettivo dei Meccanismi Flessibili è di ridurre le emissioni al costo minimo possibile; in altre parole, a massimizzare le riduzioni ottenibili a parità di investimento.
Perché il trattato potesse entrare in vigore, si richiedeva che fosse ratificato da non meno di 55 nazioni firmatarie e che le nazioni che lo avessero ratificato producessero almeno il 55% delle emissioni inquinanti; quest'ultima condizione è stata raggiunta solo nel novembre del 2004, quando anche la Russia ha perfezionato la sua adesione.
Premesso che l'atmosfera terrestre contiene 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO2, il Protocollo prevede che i paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di questo gas. Il mondo immette 6.000 Mt di CO2, di cui 3.000 dai paesi industrializzati e 3.000 da quelli in via di sviluppo; per cui, con il protocollo di Kyōto, se ne dovrebbero immettere 5.850 anziché 6.000, su un totale di 3 milioni. Ad oggi, 174 Paesi e un'organizzazione di integrazione economica regionale (EEC) hanno ratificato il Protocollo o hanno avviato le procedure per la ratifica. Questi paesi contribuiscono per il 61,6% alle emissioni globali di gas serra.
Il protocollo di Kyōto prevede inoltre, per i Paesi aderenti, la possibilità di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni:
Clean Development Mechanism (CDM): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti nei paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino crediti di emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi.
Joint Implementation (JI): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti, congiuntamente con il paese ospite.
Emissions Trading (ET): consente lo scambio di crediti di emissione tra paesi industrializzati e ad economia in transizione; un paese che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiore al proprio obiettivo può così cedere (ricorrendo all’ET) tali "crediti" a un paese che, al contrario, non sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra.
14 febbraio, 2009
PROMEMORIA 14 febbraio 2004 Muore Marco Pantani
Marco Pantani (Cesena, 13 gennaio 1970 – Rimini, 14 febbraio 2004) è stato un ciclista italiano.
Soprannominato "il Pirata", è considerato assieme a Gino Bartali, Charly Gaul e Federico Bahamontes uno dei più grandi scalatori di ogni epoca.[3] In una intervista rilasciata dopo la morte di Marco il ciclista Lance Armstrong disse che Pantani era stato il più grande scalatore di ogni epoca,[4] e lo stesso Gaul dichiarò che probabilmente Pantani era stato più forte anche di lui.[5]
Pantani ottenne i suoi migliori risultati nelle corse a tappe: è a tutt'oggi l'ultimo italiano ad avere vinto il Tour de France, nel 1998 (33 anni dopo Felice Gimondi) e l'ultimo ciclista in assoluto - dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain - ad aver vinto il Giro e il Tour nello stesso anno.
Escluso dal Giro del 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, Pantani risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur tornato alle gare non molto tempo dopo, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato. Caduto in depressione, morì all'inizio del 2004 a Rimini, per arresto cardiaco dovuto ad eccesso di sostanze stupefacenti. Nella sua carriera ottenne 46 vittorie.
13 febbraio, 2009
La Regione garantisce il servizio sanitario a tutti i cittadini
La Regione garantisce il servizio sanitario a tutti i cittadini
La Regione Lazio ha inviato una circolare a tutti i Direttori generali delle strutture sanitarie del Lazio con la quale si precisa che “l’acceso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
Il Ddl n.733 in materia di sicurezza approvato dal Senato nei giorni scorsi non ha infatti ancora concluso l’iter parlamentare, pertanto vige l’obbligo del rispetto delle suddette norme fino a quando non interverranno modifiche legislative.
La Regione Lazio per contenere il minor ricorso alle strutture sanitarie da parte di cittadini stranieri, causato dall’effetto annuncio, e le cui conseguenze potrebbero ricadere in particolare su bambini e anziani, consegnerà nei prossimi giorni alle Aziende un manifesto in otto lingue – italiano, inglese, cinese, romeno, spagnolo, francese, tagalog (principale lingua delle Filippine) e arabo – perché venga affisso ben in vista in tutti i presidi e pronto soccorso della rete sanitaria regionale.
Da una prima ricognizione sugli effetti prodotti dall’annuncio del passaggio in Senato del disegno di legge, alla Regione risulta una diminuzione degli accessi degli stranieri nei pronto soccorso, in particolare un calo del 20% al Grassi di Ostia, alle strutture mediche e ai consultori della Asl Roma C. Anche nel territorio della Asl Roma B, che amministra quartieri con forte presenza di stranieri, si registra un calo negli accessi alle strutture sanitarie pubbliche, anche se minimo. Non si segnalano invece cali nell’afflusso di pazienti non italiani al Poliambulatorio dedicato del Policlinico Umberto I, né alle strutture del S. Camillo.
“Le rivelazioni sulle strutture del Lazio – dichiara Marrazzo – non ci parlano di uno stato di emergenza, ma certamente rilevano la crescita di un forte grado di preoccupazione nelle comunità di stranieri residenti nella nostra regione per i possibili effetti delle norme contenute nel decreto 733. L’iniziativa della Regione risponde quindi a motivazioni di origine etica quanto a ragioni sanitarie: non possiamo e non vogliamo che cittadini che risiedono nel Lazio possano correre inutili rischi. Le nostre maggiori preoccupazioni sono per i bambini che hanno bisogno di vaccinazioni e per gli anziani. Sono pienamente d’accordo con i medici che hanno espresso la loro contrarietà alla norma contenuta nel decreto approvato al Senato. Con tale provvedimento c’è infatti il rischio concreto che venga meno quella politica della prevenzione necessaria e indispensabile per garantire la salute di tutti”
OGGI M’ILLUMINO DI MENO 2009
M’ILLUMINO DI MENO 2009
Giornata del Risparmio Energetico
- 13 febbraio 2009 -
Per il quinto anno consecutivo Caterpillar, il noto programma
di Radio2 in onda tutti i giorni dalle 18
alle 19.30, lancia per il 13
febbraio 2009 M’illumino di meno, una grande giornata di mobilitazione
internazionale in nome del risparmio energetico.
Dopo il successo delle
passate edizioni, i conduttori Cirri e Solibello chiederanno nuovamente
ai loro
ascoltatori di dimostrare che esiste un enorme, gratuito e
sotto utilizzato giacimento di energia pulita:
il risparmio. L’invito
rivolto a tutti è quello di spegnere luci e dispositivi elettrici non
indispensabili il 13
febbraio 2009 dalle ore 18.
Nelle precedenti
edizioni M’illumino di meno ha contagiato milioni di persone impegnate
in
un’allegra e coinvolgente gara etica di buone pratiche ambientali.
Semplici cittadini, scuole, aziende,
musei, gruppi multinazionali,
società sportive, istituzioni, associazioni di volontariato,
università,
commercianti e artigiani hanno aderito, ciascuno a proprio
modo, alla Giornata del Risparmio. Lo
scorso anno il “silenzio
energetico” coinvolse simbolicamente le piazze principali in Italia e
in
Europa: a Roma il Colosseo, il Pantheon, la Fontana di Trevi, il
Palazzo del Quirinale, Montecitorio e
Palazzo Madama, a Verona l’Arena,
a Torino la Basilica di Superga, a Venezia Piazza San Marco,
a Firenze
Palazzo Vecchio, a Napoli il Maschio Angioino, a Bologna Piazza
Maggiore, a Milano
il Duomo e Piazza della Scala ma anche Parigi,
Londra, Vienna, Atene, Barcellona, Dublino,
Edimburgo, Sofia, Palma de
Mallorca, Lubiana si sono “illuminate di meno”, come altre decine di
città in Germania, in Spagna, in Inghilterra, in Romania.
Anche grazie
al contributo di ANCI e ANPCI nella diffusione capillare dell’
iniziativa, molte città italiane
si sono mobilitate per coinvolgere i
comuni gemellati all’estero: un passaparola virtuoso che, anche
tramite
il coinvolgimento delle ambasciate, ha consentito di spegnere luci
davvero in ogni parte
del mondo. Dopo il successo europeo dell’edizione
2008, per il 2009 vorremmo dar spazio non
solo alle istituzioni ma
anche ai cittadini d’Europa, invitando tutti, insegnanti, sportivi,
professionisti,
associazioni, a creare gemellaggi inediti tra categorie
o tra singoli individui diffondendo la campagna
di sensibilizzazione
oltre confine.
La campagna di M’illumino di meno 2009, che ha ottenuto
il patrocinio del Parlamento europeo
per il secondo anno consecutivo,
inizia il 12 gennaio e si protrarrà fino al 13 febbraio, dando voce
al
racconto delle idee più interessanti e innovative, in Italia e all’
estero, per razionalizzare i consumi
d’energia e di risorse, dai
piccoli gesti quotidiani agli accorgimenti tecnici che ognuno può
declinare
a proprio modo per tagliare gli sprechi.
Quest’anno l’inno di
M’illumino di meno è stato scritto e interpretato da Frankie HI-NRG MC.
Il brano
è scaricabile gratuitamente su www.caterpillar.rai.it
Sul sito
del programma è anche possibile segnalare la propria adesione alla
campagna, precisando
quali iniziative concrete si metteranno in atto
nel corso della giornata, in modo che le idee più
interessanti e
innovative servano da esempio e possano essere riprodotte.
Buone
abitudini per il 13 febbraio (e anche dopo!)
1. spegnere le luci
quando non servono
2. spegnere e non lasciare in stand by gli
apparecchi elettronici
3. sbrinare frequentemente il frigorifero;
tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa
circolare l’aria
4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle
l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della
pentola
5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di
aprire le finestre
6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli
di materiale che non lascia passare aria
7. utilizzare le tende per
creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
9. inserire
apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i
termosifoni
10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se
necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.
E ricordati di
spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili
venerdì 13 febbraio alle ore 18.00!
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