Seconda guerra mondiale: inizia l'assalto degli Alleati all'Abbazia di Montecassino.
In queste forme era giunto fino a noi l'antico monastero prima che nel febbraio del 1944, durante la seconda fase della battaglia di Monte Cassino, un bombardamento massiccio delle forze alleate, che vi sospettavano erroneamente[1] la presenza di reparti tedeschi, lo distruggesse nuovamente. Il bombardamento cominciò la mattina del 15 febbraio e ben 142 bombardieri pesanti e 114 bombardieri medi rasero al suolo l'abbazia. Nel corso di questo trovarono la morte numerosi civili che avevano trovato rifugio all'interno dell'edificio, diversi soldati tedeschi e anche quaranta soldati della divisione indiana.[2]
Al bombardamento partecipò il soldato Walter M. Miller, futuro scrittore, che proprio da questa sua esperienza trasse l'ispirazione per la sua opera più importante, Un cantico per Leibowitz.
Per merito dell'allora abate-vescovo Gregorio Diamare, e del colonnello Julius Schlegel [3]della Divisione corazzata Hermann Goring, l'archivio ed i più preziosi documenti bibliografici furono posti in salvo. La ricostruzione, iniziata subito dopo la fine della guerra, ha mirato ad una riproduzione esatta delle architetture distrutte.
Il restauro fu realizzato dal 1948 al 1956, sotto la direzione dell'ingegner Giuseppe Breccia Fratadocchi, che realizzò una ricostruzione dell'interno dell'abbazia con spazi ciechi e muti tra le cornici delle volte, osteggiato dagli storici dell'arte integralisti nemici acerrimi del falso antico. Il compito di fondere le campane dell'abbazia fu assegnato nel 1949 alla Pontificia Fonderia di Campane Marinelli di Agnone.Negli anni ottanta furono commissionati una serie di splendidi affreschi, che tuttora adornano la basilica, al maestro Pietro Annigoni dall'abate Bernardo D'Onorio. Alla realizzazione del ciclo pittorico parteciparono vari allievi del maestro fra cui Romano Stefanelli, Ben Long e Silvestro Pistolesi.
Papa Benedetto XVI si è recato in visita a Montecassino il 24 maggio 2009, nel 65º anniversario della distruzione dell'abbazia. Il Pontefice - che al momento della sua elezione sul trono di Pietro aveva scelto il proprio nome anche ispirandosi alla figura di san Benedetto da Norcia - ha pregato sulla tomba del santo, ricordandone l'importanza nella formazione culturale europea.
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