17 maggio, 2008

PROMEMORIA 17 maggio 1972 Milano, il commissario capo della questura Luigi Calabresi viene assassinato in un agguato mentre esce di casa


Milano, il commissario capo della questura Luigi Calabresi viene assassinato in un agguato mentre esce di casa.
Luigi Calabresi (Roma, 14 novembre 1937 – Milano, 17 maggio 1972) è stato un poliziotto italiano con la qualifica di commissario. È stato vice-responsabile della squadra politica della questura di Milano. La morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli seguita alla caduta dal suo ufficio nella questura e l'omicidio del commissario stesso pochi anni dopo divennero entrambi casi giudiziari di rilevanza nazionale.
Note biografiche

Di famiglia medio-borghese, frequentò il liceo classico e si laureò in giurisprudenza con una tesi sulla mafia. Nella Polizia, diresse l'ufficio politico della questura di Milano, l'attuale DIGOS, con il compito di indagare sulle organizzazioni della sinistra extraparlamentare.

Calabresi fu assassinato alle 9.15 del 17 maggio 1972, davanti alla sua casa, mentre si avviava alla sua auto per andare in ufficio, da un commando di due killer che gli spararono alle spalle. Lasciò la moglie e due figli; un terzo figlio nacque pochi mesi dopo la sua morte.

Nel 1988 Leonardo Marino, uno dei killer, pentitosi, confessò di aver partecipato con Ovidio Bompressi all'assassinio del commissario, mandanti Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, tutti in precedenza militanti di Lotta Continua. Leonardo Marino fu condannato a 11 anni di reclusione, Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri a 22 anni.

Il caso Pinelli

Calabresi divenne noto nel corso delle indagini sulla strage di Piazza Fontana quando, da una finestra della questura, precipitò l'anarchico Giuseppe Pinelli, che si trovava in questura, tenuto illegalmente in stato di fermo da più di due giorni per essere interrogato[1] riguardo al suo alibi.

Le forze della sinistra italiana avanzarono il sospetto che Pinelli fosse stato gettato dalla finestra durante l'interrogatorio, ed accusarono il commissario di aver partecipato al fatto. Calabresi fu il bersaglio di una martellante campagna di denuncia, sia da parte di intellettuali di sinistra (tra gli altri, Elio Petri e Dario Fo, che si ispirò alla vicenda di Pinelli per un'opera teatrale, Morte accidentale di un anarchico), che da parte di gruppi più radicali (con minacce scritte sui muri cittadini), ed in particolare dal giornale dell'organizzazione extraparlamentare Lotta Continua. Ottocento intellettuali firmarono un manifesto, pubblicato sull' Espresso con cui accusarono Calabresi di essere un torturatore e un assassino.

Lista parziale degli intellettuali firmatari

In tempi recenti alcuni giornalisti vicini al centro-destra hanno pubblicato un elenco parziale dei firmatari, che ha avuto un certo risalto nei media legati alle stesse posizioni politiche, vista la presenza in questo di personalità ritenute schierate con i partiti del centro-sinistra o della sinistra presenti e passati (in ordine alfabetico):

* Enzo Enriques Agnoletti, Giorgio Amendola, Franco Antonicelli, Giulio Carlo Argan, Gae Aulenti,
* Andrea Barbato, Franco Basaglia, Marco Bellocchio, Giorgio Benvenuto, Bernardo Bertolucci, Alberto Bevilacqua, Norberto Bobbio, Giorgio Bocca, Giampiero Borella,
* Mauro Calamandrei, Pierre Carniti, Andrea Cascella, Liliana Cavani, Camilla Cederna, Lucio Colletti, Furio Colombo, Luigi Comencini,
* Gillo Dorfles,
* Umberto Eco, Giulio Einaudi,
* Federico Fellini, Inge Feltrinelli, Franco Fortini,
* Giovanni Giudici, Vittorio Gorresio, Ugo Gregoretti, Renato Guttuso,
* Margherita Hack,
* Vito Laterza, Carlo Levi, Primo Levi, Nanni Loy,
* Dacia Maraini, Carlo Mazzarella, Paolo Mieli, Giuliano Montaldo, Morando Morandini, Alberto Moravia,
* Toni Negri, Grazia Neri, Luigi Nono,
* Gian Carlo Pajetta, Pier Paolo Pasolini, Paola Pitagora, Fernanda Pivano, Giò Pomodoro, Gillo Pontecorvo, Paolo Portoghesi, Domenico Porzio,
* Folco Quilici,
* Giovanni Raboni, Carlo Ripa di Meana, Vittorio Ripa di Meana, Angelo Ripellino, Carlo Rognoni, Lalla Romano, Carlo Rossella,
* Salvatore Samperi, Natalino Sapegno, Sergio Saviane, Eugenio Scalfari, Enzo Siciliano, Mario Soldati, Paolo Spriano,
* Vittorio Taviani, Carlo Taviani, Paolo Taviani, Massimo Teodori, Umberto Terracini, Tiziano Terzani, Duccio Tessari, Ernesto Treccani, Giuseppe Turani,
* Emilio Vedova, Lucio Villari,
* Livio Zanetti, Cesare Zavattini, Bruno Zevi


Un peso rilevante nel determinare la situazione di odio montante nei confronti del commissario fu a carico del giornale della sinistra extraparlamentare Lotta Continua, dalle cui pagine il direttore Adriano Sofri inneggiava più di altri al suo assassinio, giustificandosi con la presunzione di ritenerlo responsabile della morte del Pinelli. Paradossalmente, il commissario conosceva bene l'anarchico, al punto tale che, qualche tempo prima, Pinelli aveva fatto dono a Calabresi d'una copia dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, come racconta il figlio Mario, attualmente corrispondente da New York di Repubblica, quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, uno degli 800 intellettuali firmatari del manifesto di cui sopra.

L'inchiesta della magistratura sulla morte di Pinelli, condotta dal magistrato Gerardo D'Ambrosio, scagionò la polizia, giungendo alla conclusione che la caduta fu causata «a causa di un malore attivo e dall'improvvisa alterazione del centro di equilibrio»" e quindi classificando la morte come "accidentale", quindi né suicidio, né omicidio, accertando inoltre che il commissario Calabresi non si trovava nella stanza al momento del fatto.

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