28 novembre, 2012
PROMEMORIA 28 novembre 1989 – Guerra Fredda: Rivoluzione di velluto – Di fronte ai manifestanti il Partito Comunista della Cecoslovacchia annuncia che rinuncerà al monopolio del potere politico
Guerra Fredda: Rivoluzione di velluto – Di fronte ai manifestanti il Partito Comunista della Cecoslovacchia annuncia che rinuncerà al monopolio del potere politico
Il termine Rivoluzione di velluto (in ceco sametová revoluce, in slovacco nežná revolúcia) (17 novembre - 29 dicembre 1989) si riferisce alla rivoluzione non violenta che rovesciò il regime comunista cecoslovacco.
Cominciò il 17 novembre 1989 con una manifestazione studentesca pacifica a Praga (marcia di Albertov). Il giorno dopo (giornata internazionale degli studenti) una manifestazione analoga e non violenta fu caricata violentemente dalla polizia a Praga. Quell'evento scatenò una serie di dimostrazioni popolari dal 19 novembre alla fine di dicembre, e uno sciopero generale di due ore il 27 novembre. Entro il 20 novembre i dimostranti pacifici riunitisi a Praga passarono da 200.000 a quasi mezzo milione. Il segretario del Partito Comunista della Cecoslovacchia, Miloš Jakeš, si vide costretto a dimettersi.
Mentre tutti gli altri regimi "dell'Est europeo" stavano cadendo e la protesta saliva nelle strade, il Partito Comunista Cecoslovacco annunciò che avrebbe rinunciato al proprio monopolio sul potere politico. Il 5 dicembre fu rimosso il filo spinato al confine con la Germania Ovest e l'Austria. Il 10 il presidente comunista Gustáv Husák nominò un governo in buona parte non comunista e si dimise. Lo slovacco Alexander Dubček fu eletto presidente della Camera mentre il ceco Václav Havel fu nominato presidente della Repubblica cecoslovacca.
Nel giugno 1990 si tennero le prime elezioni democratiche dal 1946, che diedero alla Cecoslovacchia il primo governo non comunista dopo 44 anni.
Il termine "Rivoluzione di velluto" fu inventato da un giornalista dopo gli eventi, raccolto dai media mondiali e usato, in seguito, nella stessa Cecoslovacchia.
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