29 novembre, 2012
PROMEMORIA 29 novembre 1990 - Guerra del Golfo: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite passa la Risoluzione ONU 678, autorizzando l'intervento militare in Iraq, se la nazione non ritirerà le sue forze dal Kuwait e libererà tutti gli ostaggi stranieri entro il 18 gennaio 1991.
Guerra del Golfo: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite passa la Risoluzione ONU 678, autorizzando l'intervento militare in Iraq, se la nazione non ritirerà le sue forze dal Kuwait e libererà tutti gli ostaggi stranieri entro il 18 gennaio 1991.
L'invasione del Kuwait ed i tentativi di soluzione pacifica [modifica]
2 agosto - l'esercito iracheno invade all'alba il Kuwait con 100 000 uomini e 300 carri armati, vincendo in quattro ore la resistenza dell'Emirato. Lo sceicco Jaber Al-Ahmed Al Sabah, sovrano dello stato, ripara con la famiglia in Arabia Saudita, mentre suo fratello Fahd rimane ucciso, fra altre 200 persone, negli scontri di Kuwait City. Molti tra i velivoli della Royal Kuwait Air Force ﺍﻟﻘﻮﺍﺙ ﺍﻟﺠﻮﻳـة ﺍﻟﻜﻮﻴﺘﻴـة (Al-Quwwat al-Jawwiyya al-Kuwaytiyya), dopo aver effettuato alcune missioni di combattimento contro le colonne irachene avanzanti, si rifugiano in Arabia Saudita. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU con una risoluzione condanna l'invasione.
Negli Stati Uniti, il presidente George H. W. Bush convoca un'unità di crisi composta fra gli altri da James Baker, segretario di Stato, Colin Powell, capo dell'esercito USA, Norman Schwarzkopf, generale delle forze armate nel Golfo, Richard Cheney, segretario alla Difesa. Intanto telefona personalmente a più di sessanta capi di stato per mettere insieme un fronte comune al fine di schierare contro Saddam, in caso di confronto, non solo gli Stati Uniti ma il mondo intero.
4 agosto - la Casa Bianca intima all'Iraq di ritirarsi dal Kuwait.
6 agosto - 13 dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votano a favore di dure sanzioni economiche e commerciali contro l'Iraq (si astengono Yemen e Cuba)
7 agosto - Saddam proclama in un discorso televisivo che il 2 agosto si è verificato «il naturale sbocco della vittoria di Baghdad sull'Iran», e che «l'annessione dell'Emirato del Kuwait al territorio iracheno è totale e irreversibile».
Gli Stati Uniti annunciano intanto l'invio di forze militari nel golfo Persico, dando il via all'Operazione Desert Shield (scudo nel deserto).
9 agosto - l'Iraq chiude le frontiere, impedendo a circa diecimila stranieri provenienti da paesi occidentali di tornare in patria.
10 agosto - la Lega Araba, in un summit al Cairo si divide sulla questione irachena: una risicata maggioranza si impegna a dislocare unità militari lungo la frontiera tra Iraq e Arabia Saudita, al fine di evitare l'intervento degli Stati Uniti. Favorevoli a Saddam sono Gheddafi e Arafat, mentre si astengono Algeria, Tunisia e Yemen.
15 agosto - dopo otto anni di guerra, l'Iraq inaspettatamente decide di firmare la pace con l'Iran, restituendo 2600 chilometri quadrati di territorio conquistati, riconoscendo i confini stabiliti nel 1975 con il trattato di Algeri, e consegnando a Teheran il controllo totale sullo Shatt al-'Arab. Il tutto in cambio della neutralità iraniana.
18 agosto - Saddam "invita" i cittadini occidentali bloccati a rimanere in Iraq e annuncia che saranno "ospitati" in dei siti speciali. La sua intenzione è quella di utilizzarli come scudi umani. Gli stranieri provenienti da Asia e paesi arabi possono invece lasciare l'Iraq, senza però la possibilità di portare con sé i propri averi.
20 agosto - Vengono chiuse le ambasciate straniere a Kuwait City e il personale diplomatico viene fatto rimpatriare. Rimangono aperte solo le ambasciate di Francia, Regno Unito, Italia e USA, e il personale fa scorta di viveri per sopravvivere senza acqua, energia elettrica e servizi all'interno degli edifici.
23 agosto - Viene diffuso un video di Saddam circondato da ostaggi britannici: tutto il mondo è indignato nel vederlo accarezzare la testa di un bambino.
25 agosto - Nelle acque del Mediterraneo, del golfo Persico e del mar Rosso sono presenti unità navali di sette paesi occidentali, tra cui l'Italia, che ha deliberato l'invio delle fregate Orsa e Libeccio, della nave-appoggio Stromboli, e di due corvette della classe Minerva.
28 agosto - Consapevole dell'emozione provocata dal video del 23 agosto, Saddam decide di rinviare in patria le donne e i bambini occidentali tenuti in ostaggio. Questo fa sperare gli ambienti diplomatici in una soluzione non militare della crisi.
9 settembre - Mihail Gorbačëv e George Bush si incontrano a Helsinki e, nel condannare l'aggressione, ribadiscono la loro volontà di risolvere la crisi in maniera pacifica. Saddam minaccia: «Abbiamo dalla nostra parte un miliardo di musulmani».
11 settembre - il Congresso USA, in sessione plenaria, applaude Bush per il primo bilancio sull'operazione desert shield e per l'intesa di Helsinki con il leader sovietico.
12 settembre - Giulio Andreotti, in qualità di presidente di turno della CEE, lancia un appello per una soluzione pacifica della crisi nel Golfo.
14 settembre - Alle unità già presenti nel Golfo, l'Italia aggiunge 8 cacciabombardieri Tornado e la fregata Zeffiro.
A Kuwait City vengono prese d'assalto le ambasciate di Canada, Paesi Bassi e Francia. Tre addetti di quest'ultima vengono sequestrati.
15 settembre - François Mitterrand si impegna a rispondere all'azione del regime di Baghdad e fa espellere gli iracheni presenti sul territorio francese.
23 settembre - Saddam Hussein minaccia di colpire i pozzi petroliferi del Medio Oriente
24 settembre - Alla minaccia di Saddam il prezzo del barile oltrepassa la barriera dei 40 dollari e i mercati borsistici sperimentano una giornata nera, con crolli in tutte le piazze da Tokyo a Wall Street.
1 ottobre - in un discorso alle Nazioni Unite in seduta plenaria, Bush dichiara che la guerra con l'Iraq è evitabile e che il suo governo cerca una soluzione politica, accennando alla possibilità di risolvere il conflitto arabo-israeliano se il Kuwait venisse evacuato. I diplomatici non comprendono la decisione di legare la questione dei territori occupati alla risoluzione della crisi del Golfo. Nei giorni successivi si riaccende l'attivismo dei Palestinesi e a nord di Beirut un commando apre il fuoco su 5 000 dimostranti seguaci del generale cristiano Michel Aoun. Gli Stati Uniti lasciano fare perché la Siria ha promesso agli USA 10 000 uomini e 200 carri armati per l'operazione desert shield.
6 ottobre - A Kuwait City viene chiusa l'ambasciata italiana. I diplomatici vengono ospitati presso l'Ambasciata italiana a Bagdad, ancora pienamente operativa.
10 ottobre - davanti al Congresso statunitense, una giovane mediorientale fornisce piangendo una testimonianza degli orrori commessi dall'esercito iracheno in Kuwait. L'avvenimento sarà videotrasmesso in tutto il mondo, ma la testimonianza risulterà in seguito completamente falsa: la giovane donna è la figlia dell'ambasciatore del Kuwait a Washington e la montatura è stata architettata da un'agenzia pubblicitaria, pagata da un'associazione di fuorusciti Kuwaitiani per promuovere la guerra nel Golfo.[citazione necessaria]
18 ottobre - Roma. La parlamentare e pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina si offre al leader iracheno come scudo umano. Ella scrive a Saddam di poterlo incontrare per parlargli di pace e di amore e offrendo, in cambio della cessazione del conflitto, il suo corpo al dittatore. [citazione necessaria]
23 ottobre - rilasciati gli ultimi 300 ostaggi francesi trattenuti in Iraq. Gli altri occidentali saranno rilasciati a poco a poco, con l'interessamento di personalità di governo dei vari paesi. A Roma, intanto, un gruppo di familiari degli ostaggi manifesta davanti al Parlamento per il rilascio dei cittadini italiani ancora bloccati.
29 ottobre - alle Nazioni Unite il Consiglio di sicurezza vota la decima risoluzione di condanna del regime di Saddam per i crimini di guerra e per violazione dei diritti umani.
4 novembre - George Baker negozia con Gorbačëv la neutralità in cambio di aiuti economici e di un impegno alla non ingerenza in caso di dichiarazione d'indipendenza dei paesi del Baltico e del Caucaso.
19 novembre - altri 250 000 uomini sono inviati da Baghdad in Kuwait. Appare chiaro che l'Iraq dispone ancora di larghe risorse prima che si facciano sentire gli effetti dell'embargo, e il Pentagono ha accertato che gli iracheni stanno preparando linee difensive sotterranee e hanno intenzione di sabotare i pozzi petroliferi del Kuwait.
29 novembre - il Consiglio di Sicurezza ONU vota la risoluzione 678, con cui legittima l'uso della forza contro l'Iraq e fissa alla mezzanotte del 15 gennaio 1991 il termine per il ritiro delle truppe dal Kuwait.
30 novembre - in un ultimo tentativo di risolvere la crisi in maniera diplomatica, Bush invita Tareq Aziz alla Casa Bianca e decide di inviare Baker a Baghdad, ma l'unico incontro che si realizza sarà quello tra Baker e Aziz a Ginevra il 9 gennaio 1991.
6 dicembre - Saddam libera gli ultimi 300 ostaggi occidentali trattenuti e afferma: «Siamo abbastanza forti da poter fare a meno degli scudi umani». Gli Ambasciatori occidentali lasciano l'Iraq ad eccezione di quello italiano, che rimane anche in rappresentanza della Presidenza di turno dell'Unione Europea.
3 gennaio - a Washington viene messa ai voti la decisione di Bush di usare la forza contro l'Iraq: camera e senato la approvano, ma un sondaggio rivela che solo il 47% degli statunitensi è favorevole alla guerra (ad agosto era il 73%).
16 gennaio - alle ore 08:00 del 16 gennaio 1991 ora locale a Baghdad (mezzanotte 15 gennaio 1991 Eastern Standard Time) scade l'ultimatum delle nazioni unite
17 gennaio - 18 ore e 38 minuti dopo la scadenza dell'ultimatum dell'ONU alle 2:38 del mattino, ha inizio l'operazione Desert Storm, la più imponente azione militare alleata dal 1945 in poi.
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