10 dicembre, 2012
PROMEMORIA 10 dicembre 1980 – Mark David Chapman uccide l'ex Beatle John Lennon
Mark David Chapman uccide l'ex Beatle John Lennon
L'omicidio di John Lennon
L'8 dicembre 1980, Chapman si appostò davanti all'entrata della residenza di Lennon, il palazzo The Dakota in Central Park a Manhattan (New York City). Quando il musicista uscì di casa, Chapman gli strinse la mano e si fece fare un autografo sulla copertina dell'ultimo album di Lennon, Double Fantasy. Il fotografo Paul Goresh era presente quando John Lennon autografò l'album a Chapman e immortalò la scena in una celebre fotografia che ritrae insieme l'assassino e la sua prossima vittima. Quindi, Chapman rimase sul posto per altre 4 ore in attesa. Alle 22.50, vedendo Lennon che rientrava insieme alla moglie Yoko Ono, Chapman lo chiamò, disse «Hey, Mr. Lennon!» e poi gli esplose contro cinque colpi di pistola. Quattro dei proiettili colpirono Lennon e uno di questi trapassò l'aorta; Lennon fece in tempo a fare ancora qualche passo mormorando «I was shot...» [Mi hanno sparato] prima di stramazzare al suolo perdendo i sensi. Trasportato d'urgenza al Roosevelt Hospital, John Lennon fu dichiarato morto alle 23.07.
Al momento dell'omicidio, Chapman aveva con sé una copia de Il giovane Holden. Dopo aver sparato, rimase impassibile sulla scena del crimine, tirò fuori la sua copia del libro e si mise a leggere fino all'arrivo della polizia. Il custode del Dakota Building, Mr. Perdomo, gridò a Chapman: «Lo sai che cosa hai fatto?», al che Chapman rispose con lucida freddezza: «Sì, ho appena sparato a John Lennon». I primi poliziotti ad arrivare furono Steve Spiro e Peter Cullen, che erano di pattuglia sulla 72ª Strada e a Broadway quando sentirono la notizia che un uomo era stato ferito dai colpi di arma da fuoco nei pressi del Dakota. Gli agenti accorsi sul luogo del delitto si accorsero subito che le ferite riportate da Lennon erano molto serie, non potendo aspettare l'arrivo dell'ambulanza decisero di trasportare il corpo di Lennon nell'auto della polizia per portarlo al vicino ospedale Roosevelt Hospital. Chapman venne arrestato senza opporre resistenza. Tre ore dopo il suo arresto, Chapman affermò: «Sono sicuro che una grossa parte di me sia Holden Caulfield, il resto di me deve essere il diavolo».
Chapman in seguito dichiarò di essersi recato a New York un'altra volta, in passato, con l'obiettivo di uccidere Lennon, senza riuscirci. Disse anche che le sue azioni avevano lo scopo di ottenere attenzione. Fu accusato di omicidio di secondo grado (secondo la legge statunitense) e si dichiarò colpevole ricevendo, oltre all'ergastolo, una pena supplementare di 20 anni di reclusione. Nel 2000 gli è stata rifiutata la richiesta di scarcerazione sulla parola. Dopo 30 anni trascorsi nel carcere di Attica (a favore dei detenuti del quale, per ironia della sorte, John Lennon aveva cantato in un brano di Some Time in New York City, Attica State), nel 2012 Chapman è stato trasferito in quello di Wende, sempre nello Stato di New York, senza che venisse fornita una motivazione specifica che spiegasse questo trasferimento.[3] Chapman si dichiara un fervente cristiano, e una associazione religiosa ha chiesto la sua scarcerazione[senza fonte]. Yoko Ono e numerosi fans di Lennon, al contrario, hanno chiesto che non venga mai scarcerato. Il 23 agosto 2012, per la settima volta, la commissione giudicante dello stato di New York nega a Chapman la libertà condizionata.
Chapman, fervente cristiano, non poteva tollerare l'affermazione fatta da Lennon nella sua canzone God secondo la quale «Dio è solo un concetto col quale misuriamo il nostro dolore» o in Imagine dove lo stesso John affermava di sperare in un futuro dove non esistessero più religioni a dividere il mondo. Inoltre non sopportava il fatto che Lennon predicasse nel testo del brano l'abolizione della proprietà privata («Imagine no possessions...») quando lo stesso Lennon era un ricchissimo milionario. Chapman raccontò di aver ascoltato l'album John Lennon/Plastic Ono Band nelle settimane antecedenti l'omicidio e di aver pensato:
« Ascoltavo quella musica e diventavo sempre più furioso verso di lui, perché diceva che non credeva in Dio... e che non credeva nei Beatles. Questa era un'altra cosa che mi mandava in bestia, anche se il disco risaliva a dieci anni prima. Volevo proprio urlargli in faccia chi diavolo si credesse di essere, dicendo quelle cose su Dio, sul paradiso e sui Beatles! Dire che non crede in Gesù e cose del genere. A quel punto la mia mente fu accecata totalmente dalla rabbia.[5] »
Dopo l'omicidio, Chapman venne esaminato da dozzine di psichiatri. Egli descrisse la rabbia repressa che covava verso suo padre, accusato di picchiare sua madre. Parlò della sua identificazione con Holden Caulfield e con la Dorothy de Il Mago di Oz, e dei suoi discorsi immaginari con il "piccolo popolo", un gruppo di ometti con cui interagiva nella sua mente. Chapman riferì al giornalista Jack Jones che quando disse alla sua "piccola gente" che era intenzionato a recarsi a New York per uccidere John Lennon, loro lo pregarono di non farlo, dicendogli: «Per favore, pensi a sua moglie. Per favore, Signor Presidente. Pensi a sua madre. Pensi a se stesso». Chapman disse loro che la sua mente era in fermento, e in risposta la reazione del piccolo popolo fu il silenzio
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