20 agosto, 2006
Dal Blog di Beppe Gillo - L'Eni e il gioco delle tre carte
Il petrolio costa sempre di più. La benzina costa sempre di più. Il gasolio da riscaldamento è ormai un bene di lusso. Ma c’è chi vigila su di noi: l’Eni.L’Eni, società gestita da Scaroni, condannato in via definitiva per corruzione, e con azionista di controllo il Tesoro, quindi noi, sta facendo utili su utili. CINQUEMILIARDIDIEUROVIRGOLAVENTOTTO di utile netto nel primo semestre, con un incremento del 21,5% rispetto al 2005.Ma gli aumenti che abbiamo subito a cosa sono serviti? Non eravamo in emergenza petrolio? Se il petrolio costa di più e noi paghiamo di più, mi sfugge come l’Eni possa guadagnarci di più. E’ una magia della finanza. Un mistero gaudioso.Un gioco delle tre carte.Paolo Scaroni, CEO Eni, ha commentato così i risultati del primo semestre:"Nel primo semestre Eni ha conseguito eccellenti risultati operando in un contesto caratterizzato da elevate quotazioni del greggio, da un significativo aumento della nostra produzione di idrocarburi e dalla sensibile crescita della domanda europea di gas. Sono fiducioso che il 2006 sarà per Eni un altro anno positivo ed è per questo che intendo proporre al CdA del 21 settembre un acconto sul dividendo 2006 di 0,60 euro per azione”.Questo, ovviamente, seguendo la:"Interim dividend 2006 secondo la best practice internazionale di reporting.Sulla base dell’esame dei risultati del primo semestre 2006 e in linea con la best practice internazionale di reporting, l’Amministratore Delegato intende proporre al Consiglio di Amministrazione del 21 settembre programmato per l’approvazione della Relazione semestrale la distribuzione agli azionisti di un acconto dividendo di 0,60 euro per azione (0,45 euro nel 2005, +33,3%) da mettere in pagamento a partire dal 26 ottobre 2006 con stacco cedola il 23 ottobre 2006".Un consiglio al governo, cambi tutto all’Eni, è un suo preciso dovere nei confronti degli italiani. Chi gestisce monopoli di beni primari, e l’energia lo è, non può pensare prima ai dividendi e poi al Paese. Gli utili vanno reinvestiti in energie alternative per diminuire la dipendenza dal petrolio. L’energia in Italia non è un mercato, ma un distributore di euro per gli azionisti dell’Eni.
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