30 luglio, 2008
Istruzione: dalla Provincia di Roma il via al "Kit Scuola" 2008-2009
Per andare incontro alle esigenze delle famiglie, il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha raggiunto anche quest'anno un accordo con Confcommercio - Unione di Roma ASSOCART - , Confesercenti e alcuni tra i più importanti gruppi commerciali di Roma e del territorio provinciale per la vendita del nuovo kit-scuola a 19,90 euro.
L’intesa è stata raggiunta dal Presidente Zingaretti, e dall'Assessore Provinciale alle Politiche della Scuola Paola Rita Stella, in collaborazione con le due associazioni di categoria e con i vertici di AUCHAN, CARREFOUR, PANORAMA, SIDIS e SER FRANCO di gruppo MERCURIO, e UNICOOP TIRRENO canale IPER.
Il Kit Scuola 2008/2009 sarà disponibile per tutti gli studenti degli Istituti Superiori di Roma e provincia, a partire dal 28 luglio, fino ad esaurimento delle scorte dei rivenditori.
L’elenco dei punti vendita presenti sul territorio della provincia, che aderiscono all’iniziativa promossa dall'Amministrazione Zingaretti, è disponibile su questo portale Internet.
Il Kit scuola comprende : un diario, 4 quaderni formato A4 (2 a righe e 2 a quadretti), 2 matite, 2 penne a sfera, 1 evidenziatore, una gomma per cancellare e una valigetta polionda e un prodotto integrativo a scelta tra 1 pen drive, una calcolatrice scientifica tascabile, 2 squadre, 1 riga da 60 cm. e un compasso da 5 pezzi.
“Per realizzare questa iniziativa - spiega il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti - l’Amministrazione Provinciale ha lavorato in sinergia con la piccola e la grande distribuzione, riuscendo nell'obiettivo di dare un piccolo aiuto all'economia delle famiglie romane e del territorio provinciale. Il costo del Kit scuola, infatti, è rimasto invariato rispetto al 2007".
"La Provincia di Roma - aggiunge l’ Assessore Provinciale alle Politiche della Scuola, Paola Rita Stella - è consapevole,date le condizioni di difficoltà economica del Paese, dei sacrifici che affrontano le famiglie per garantire a inizio scuola il materiale didattico da acquistare per i ragazzi”. Con l’iniziativa del kit, non griffato ma di ottima qualità, la Provincia di Roma vuol contribuire ad attenuare i “costi scuola” per le famiglie ed inoltre promuovere tra i ragazzi una politica dei consumi più consapevole e responsabile”.
Per richiedere ulteriori informazioni: kit.scuola@provincia.roma.it
Patto Roma Sicura. Marrazzo: non cavalcare paure ma rassicurare
Il piano per la sicurezza della Capitale è stato firmato in Prefettura. Oltre al Presidente Marrazzo, presenti alla firma del Patto per Roma Sicura il Ministro degli Interni Maroni, il Prefetto Mosca, il Sindaco di Roma Alemanno, il Presidente della Provincia Zingaretti, i Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e il Capo della Polizia di Stato.
"Bisogna rassicurare i cittadini e non cavalcare le paure – ha dichiarato il Presidente Marrazzo - E’ fondamentale. Ecco perchè rinnoviamo il Patto. Io credo in questo Patto perchè ci sono momenti di confronto elettorali e momenti in cui si lavora insieme". Marrazzo ha ricordato anche che “ci occupiamo di microcriminalità, ma a Roma non si sta abbassando il tiro rispetto alla grande criminalità organizzata. Non possiamo parlare solo di microcriminalità dimenticando che abbiamo questa grande partita in corso”.
Il Presidente ha poi ringraziato il governo perché ha mantenuto l’impegno preso liberando più di 300 uomini delle forze dell’ordine.
Sul territorio saranno impegnati 888 militari per il presidio di punti sensibili come le ambasciate e le stazioni ferroviarie periferiche. Saranno installate colonnine Sos e verrà potenziata la rete di videosorveglianza. L’obiettivo del Patto, inoltre, è quello di ridurre progressivamente i campi rom e di tutelare i minori rom.
Il Patto viene finanziato con 24 milioni di euro complessivi: 11 milioni dalla Regione, 10 milioni dal Comune e 3 milioni dalla Provincia di Roma.
Asili nido, a settembre 240 posti in più
Quattro asili nido costruiti con tecnologie eco-compatibili, 240 posti in più a settembre per i bambini delle graduatorie comunali: sono le nuove strutture realizzate da un pool di cooperative sociali in project financing con il Campidoglio. I nidi, in fase di allestimento, sono stati visitati dall'assessore ai lavori pubblici Fabrizio Ghera.
I nuovi nidi si trovano uno a Torresina, due a Capannelle (Municipio X) e uno a Settecamini (Municipio V). Costati ognuno circa un milione di euro, sono tutti uguali: costruiti in legno secondo i canoni dell'architettura biologica, hanno forma ottagonale, due piani e possono ospitare 60 bambini ciascuno. L'acqua calda è ottenuta dall'energia solare e i pavimenti vengono riscaldati con pannelli radianti a basso consumo. Al pianterreno si aprono le aule, nel piano rialzato di ogni nido verrà realizzata una ludoteca.
I nidi saranno gestiti per trent'anni dal gruppo di cooperative (che devono anche reclutare le educatrici) e ospiteranno i bambini inseriti nelle graduatorie comunali. La retta mensile sarà la stessa che si paga per frequentare i nidi a gestione comunale diretta.
Aspiranti avvocati, la pratica forense si fa in Campidoglio
Anche quest'anno i giovani laureati in giurisprudenza possono fare pratica, valida per l'esame di abilitazione all'esercizio della professione forense, presso l'Avvocatura del Comune di Roma.
I requisiti per essere ammessi alla selezione:
cittadinanza italiana, o di uno stato membro dell'Unione Europea;
laurea in giurisprudenza conseguita in Italia o all'estero (purché riconosciuta equipollente), valida per l'iscrizione all'Albo degli Avvocati;
età inferiore a 28 anni al momento della scadenza del termine di presentazione della domanda;
non avere già svolto pratica legale oltre sei mesi alla data di scadenza del termine di presentazione della domanda;
saper usare il computer e i programmi di scrittura; saper usare Internet per fare ricerche in materia normativa e giurisprudenziale.
La domanda va presentata entro le ore 13 del 30 settembre 2008, direttamente all'Avvocatura oppure via fax al numero 06-6781417, o per e-mail all'indirizzo praticanti.avvocatura@comune.roma.it.
Per informazioni chiamare l'Avvocatura comunale allo 06-67104191 o il call center del Campidoglio 060606 (chiedendo di parlare con l'Avvocatura).
PROMEMORIA 30 luglio 2003 l'ultima Volkswagen Maggiolino 'vecchio tipo', esce dalla catena di montaggio
In Messico, l'ultima Volkswagen Maggiolino 'vecchio tipo', esce dalla catena di montaggio.
Il VW Type 1, detto Maggiolino, Käfer (in lingua tedesca), Beetle in America, Fusca in Brasile (dove ha venduto di più) e Sedan in Messico (dove qui venne prodotta fino al luglio del 2003, registrando un record di produzione tutt'ora imbattuto), è una piccola familiare a cinque posti, prodotta in Germania , e successivamente in Messico. È il simbolo dell'industria automobilistica tedesca, e sicuramente l'auto tedesca più conosciuta ed amata al mondo, la cui fama è stata ulteriormente ampliata dal film della Disney Un Maggiolino tutto matto e dai successivi sequel, con protagonista questa automobile.
Detiene attualmente il record di auto più longeva del mondo (prodotta per 65 anni dal 1938 al 2003) e, record recentemente battuto dalla "sorella" Volkswagen Golf, di auto di progettazione europea più venduta al mondo, con oltre 21 milioni di esemplari.
28 luglio, 2008
PROMEMORIA 28 luglio 1914 Scoppia la prima guerra mondiale
Scoppia la prima guerra mondiale: l'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, dopo che questa non è riuscita a rispettare tutte le condizioni dell'ultimatum del 23 luglio, posto dall'Austria-Ungheria a seguito dell'assassinio dell Arciduca Francesco Ferdinando per mano di un nazionalista serbo.
La prima guerra mondiale (per i contemporanei Grande Guerra) fu il conflitto cominciato il 28 luglio 1914 a seguito dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Impero Austro-Ungarico, compiuto a Sarajevo (Bosnia) il 28 giugno 1914 da parte dello studente nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip, e conclusosi l'11 novembre 1918.
La prima guerra mondiale vide inizialmente lo scontro della Triplice Alleanza (Germania e Impero Austro-Ungarico), ma non l'Italia, contro le nazioni della Triplice Intesa (Francia, Regno Unito e Russia). Il conflitto si allargò successivamente a varie altre nazioni, tra cui l'Impero Ottomano e la Bulgaria (alleati con gli imperi centrali) ed Italia, Belgio, Canada, Australia, Stati Uniti, Serbia, Romania, Sudafrica e Nuova Zelanda. Il numero dei continenti coinvolti fu tale da poter definire la guerra come "mondiale", la prima nella storia dell'umanità.
All'inizio della guerra (1914) l'Italia era alleata degli Imperi Centrali nella Triplice Alleanza, ma, dato che l'alleanza aveva carattere difensivo (e la guerra era stata dichiarata dall'Austria) e non era stata preventivamente consultata sulla dichiarazione di guerra, il governo italiano fece presente di non sentirsi vincolato dall'alleanza e che, pertanto, sarebbe rimasto neutrale. Successivamente le pressioni diplomatiche di Gran Bretagna e Francia la spinsero a firmare il 26 aprile 1915 un patto segreto all'insaputa dell'alleato austriaco, detto Patto di Londra, nel quale l'Italia si impegnava ad entrare in guerra entro un mese in cambio di alcune conquiste territoriali che avrebbe ottenuto dopo la guerra: il Trentino, il Tirolo, Trieste, Gorizia, l'Istria (a eccezione della città di Fiume), parte della Dalmazia, il protettorato sull'Albania, su alcune isole del dodecaneso e alcuni territori dell'Impero Turco, nonché un'espansione delle colonie africane, a scapito della Germania (l'Italia in Africa possedeva già Libia, Somalia italiana ed Eritrea). Il capo del governo italiano Antonio Salandra e il ministro degli Esteri Sidney Sonnino dovettero firmare segretamente il patto a causa della prevalenza neutralista del Parlamento, che impediva la ratifica dell'entrata in guerra italiana. L'Italia in base al trattato avrebbe dovuto intervenire nel conflitto entro un mese dalla firma. Nel corso del mese la situazione interna italiana vide un contrasto sulle piazze fra interventisti e neutralisti: mentre i primi volevano l'intervento, i secondi ritenevano che una politica di neutralità sarebbe stata più vantaggiosa per gli interessi dello stato. Il giorno 4 maggio l'Italia denunciò la sua uscita dalla Triplice alleanza ed il giorno 12 maggio il governo Salandra diede le dimissioni. Sotto la pressione della piazza il parlamento (a maggioranza neutralista)[1] il giorno 20 maggio diede i pieni poteri al presidente del Consiglio Salandra con 407 voti favorevoli e 74 contrari. Il 24 maggio 1915, l'Italia dichiarò guerra all'Impero Austro-Ungarico.
Dapprima la guerra contro l'Austria era stata progettata come una "guerra lampo" (o guerra di movimento), ma che poi si trasformò in una rovinosa guerra di posizione, di trincea o di logoramento con artiglieria pesante, mitragliatrici, carri armati, gas velenosi e altre armi messe a punto nell'800.
La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania firmò l'armistizio con le forze dell'Intesa. Il numero di morti è stato calcolato in oltre quindici milioni. Tanti quanti sarebbero stati i morti per le carestie e le malattie dovute alla guerra, specie in Germania. La guerra fu nello stesso tempo l'ultimo conflitto del passato (guerra di trincea e lenta), ma anche il primo grande conflitto in cui si usarono appieno tutti i mezzi moderni, come aeroplani, mezzi corazzati, sommergibili e le armi chimiche, tra cui il gas iprite, che prende il nome dalla città di Ypres (Belgio), dove fu utilizzato per la prima volta per iniziativa dei tedeschi.
27 luglio, 2008
Astorre, sì dalla Regione a campagna 'Vacanze coi fiocchi'
“Sulle strade italiane, muoiono quotidianamente 15 persone e 617 sono ferite. Da giugno ad agosto, ogni 24 ore il numero di morti tocca quota 20, ed i feriti superano i 700: più di un terzo di questi sono giovani tra i 14 e i 29 anni". E’ quanto dichiara l'assessore ai Lavori Pubblici della Regione Lazio Bruno Astorre, che dall'insediamento della giunta presieduta da Piero Marrazzo ha sempre voluto aderire alla campagna 'Vacanze coi fiocchi, dai un passaggio alla sicurezza', a cura del Centro 'Antartide' di Bologna.
"E' dunque la terza estate - spiega Astorre - che come assessore, raggiungo il casello Roma Sud dell'autostrada A1 (direzione Napoli) per partecipare alla distribuzione dell'opuscolo, emblema dell'iniziativa, al varco autostradale: così, dal 2006, ogni ultimo sabato di luglio. La manifestazione, che si tiene in contemporanea in tutta Italia, prevede anche l'affissione di manifesti che promuovono la sicurezza, grazie alla collaborazione di Autostrade Spa. Un appuntamento meritorio, che si svolge sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, del Senato, della Camera, del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, insieme all'Unione province italiane, all'Anci, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, all'Arma dei carabinieri, alla polizia di Stato, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti".
"Gli incidenti stradali - prosegue Astorre - non sono una fatalità. In maggioranza, dipendono dal comportamento di chi è in strada e dal suo stato psico-fisico. Ciò significa che molte tragedie possono essere evitate, con consapevolezza, coscienza educazione. Ecco perché 'Vacanze coi fiocchi' mira ad indurre tutti, soprattutto i giovani, ad analizzare il proprio comportamento alla guida".
"Nel nostro Paese - prosegue l'assessore regionale - alla fine del 2005 si registrava una riduzione del 17,6% nel numero di decessi; trend che ha seguito l'andamento segnando, nel 2006, un calo del 2,6%, e attestandosi al decremento complessivo pari al 19,7%. L'obiettivo europeo, però, è più ambizioso: dimezzare, entro il 2010, la percentuale del numero di morti sulle strade. Con l'attuale trend, entro quella data l'Italia raggiungerà a malapena il 30% del decremento, senza contare che, con 95 morti per incidente stradale ogni milione di abitanti, il nostro Paese registra un tasso doppio rispetto all'esperienza della Gran Bretagna, dell'Olanda, della Svizzera, attestate su una media di 50 decessi per milione di abitanti. C'e' molto da fare, dunque -conclude Astorre- e 'Vacanze coi fiocchi', anche quest'anno, verserà la sua piccola goccia nel mare, con l'impegno della Regione Lazio e del suo assessorato ai Lavori Pubblici".
Toccata e fuga", feste romane al chiaro di luna
"Quanto sei bella Roma" cantata davanti alla Barcaccia di piazza di Spagna, la preghiera di Tosca ("Vissi d'arte") a Palazzo Farnese, Figaro a piazza del Popolo, Carmen e i 'tangueiros' a piazza Navona. E' "Toccata e fuga", rassegna di musica, canto e danza by night per romani e turisti.
La manifestazione, promossa dal Comune (Assessorato Turismo) con il Teatro dell'Opera, si ispira alle feste, popolari e aristocratiche, della Roma sette-ottocentesca: è la tradizione della musica e delle coreografie che prendono vita all'aperto, usando come quinte e fondali le bellezze della città.
"Toccata e fuga" comincia domani, lunedì 28 luglio, replica il 31, poi quattro sere ad agosto (4, 11, 14 e 18), sempre dalle 21 in poi. Il culmine è il 14, con uno spettacolare "Libiam ne' lieti calici" verdiano sulla scalinata di Trinità de' Monti. Vedi la locandina.
Madama Butterfly a Caracalla
Terza opera per la stagione estiva a Caracalla, terzo titolo di Giacomo Puccini nel corso dell'anno per il 150 mo anniversario della nascita. Da stasera, domenica 27 luglio, a domenica 3 agosto va in scena "Madama Butterfly", nell'allestimento 2006 che ebbe allora grande successo di pubblico.
Cio-Cio-San, la geisha sedotta e abbandonata dall'ufficiale di marina Pinkerton, è tra le più compiute incarnazioni del 'femminile secondo Puccini': struggente fragilità, totale consegna di sé all'amore fino alle conseguenze estreme. In certo senso le eroine pucciniane, e Butterfy ("farfalla di burro") forse più d'ogni altra, costituiscono l'ultima propaggine dell'ideale femminile romantico, rivisto in chiave verista e piccolo-borghese. Il che vale dal punto di vista dello storico e del sociologo; poi c'è il fiume melodico che travolge ogni considerazione. E che ha fatto di quest'opera, dopo l'infelice esordio alla Scala il 17 febbraio 1904, una delle più amate e in grado di fare cassetta.
Le voci principali di quest'edizione: nelle vesti di Cio-Cio-San Amarilli Nizza e Susanna Bianchini; in quelle di Pinkerton Walter Borin e Francesco Grollo; la cameriera Suzuki è Renata Lamanda. Orchestra e coro del Teatro dell'Opera. Sul podio, Fabrizio Maria Carminati.
Repliche il 30 luglio, il 1°, il 2 e il 3 agosto. Biglietti da 25 a 110 euro. Per saperne di più, www.operaroma.it.
PROMEMORIA 27 luglio 1993 L'Italia è scioccata da tre autobomba esplose quasi contemporaneamente
L'Italia è scioccata da tre autobomba esplose quasi contemporaneamente dopo le 23.15: una a Milano, nei giardini di Via Palestro, dove muoiono sei persone (quattro vigili del fuoco, un vigile urbano e un immigrato marocchino); due a Roma, danneggiando gravemente la Chiesa di San Giorgio al Velabro e la Basilica di San Giovanni.
ella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993, alle ore 00.08, la chiesa fu oggetto di un attentato, un'esplosione dovuta ad un'auto bomba parcheggiata nei pressi della facciata, carica di circa 100 kg di esplosivo, che ha causato il crollo quasi totale del portico stante la chiesa.
L'esplosione ha provocato inoltre l'apertura di una larga breccia sul prospetto principale e dissesti statici alle strutture murarie della chiesa e all'annesso convento dei Padri Crocigeri.
Contemporaneamente vi fu un'altra esplosione a San Giovanni in Laterano. Complessivamente i due attentati provocarono 22 feriti. Entrambi gli attentati saranno addebitati a Cosa Nostra, inquadrati in quel periodo che fu definito dagli inquirenti "la stragi del '93".
26 luglio, 2008
Scuola, 40 milioni per la sicurezza degli edifici
Quaranta milioni di euro per interventi di edilizia scolastica in 102 scuole del Lazio. Questo il provvedimento approvato su proposta dell'assessore ai Lavoripubblici, Bruno Astorre, dalla Giunta regionale presieduta da Piero Marrazzo. 32 milioni di euro sull'esercizio finanziario 2008 e, per i restanti 8 milioni, sull'esercizio 2009.
Previsti 31 interventi in provincia di Roma per un finanziamento di circa 13,5 milioni di euro, 26 in provincia di Frosinone per oltre 9 milioni di euro, 22 in provincia di Viterbo per circa 7,5 milioni di euro, 13 in provincia di Rieti per quasi 5 milioni di euro e 10 in provincia di Latina per oltre 5 milioni di euro.
"Questo provvedimento- dice il presidente della Regione, Piero Marrazzo- va ad incidere su un settore fondamentale per garantire la qualità della vita dei nostri cittadini. La sicurezza delle scuole, un ambiente adeguato per l'educazione dei figli".
"Esprimo la mia soddisfazione per un provvedimento che, approvando le graduatorie inerenti le domande pervenute, permette a moltissimi comuni di operare adesso per la messa in sicurezza degli edifici scolastici- afferma l'assessore Astorre- Come già accaduto, nel 2006 e 2007, anche quest'anno la Regione Lazio, con il pieno sostegno del presidente Piero Marrazzo, ha scelto di mettere in campo quanto possibile affinchè studenti e famiglie possano contare su strutture scolastiche sicure.
Ringrazio gli uffici che, con abnegazione e impegno, danno sempre prova di professionalità nello svolgimento dell'iter amministrativo. La Pubblicazione amministrazione- conclude- e' una macchina complessa ma con grandi doti di efficienza".
Zanzara tigre, la 'guerra' continua. Il numero per segnalazioni
In corso da mesi la campagna anti-zanzara tigre, programmata e coordinata dal Dipartimento Ambiente del Comune. I trattamenti anti-larva sono eseguiti da Ama Disinfestazioni, che agisce sulle principali aree pubbliche: scuole, centri anziani, cimiteri e tutti i tombini.
Ama interviene in base alle segnalazioni dei cittadini (chiamare lo 06-55301225) e sulla scorta del monitoraggio condotto tutto l'anno dall'Istituto di Superiore di Sanità, che individua le aree a maggior rischio collocando speciali 'trappole' su cui le zanzare depongono le uova. Quest'anno il fenomeno appare in calo ma tutt'altro che estirpato.
Campidoglio e Ama raccomandano dunque grande attenzione su balconi e giardini – e su ogni area privata, dove la campagna pubblica anti-zanzara non può agire –: come ogni estate, occhio ad ogni riserva d'acqua stagnante, anche minima, dai sottovasi alle pozze che si formano innaffiando i prati.
Per saperne di più, vedere le pagine del Dipartimento Ambiente.
PROMEMORIA 26 luglio 1956 Naufragio dell'Andrea Doria
Naufragio dell'Andrea Doria.
La Andrea Doria era una nave passeggeri della Italia - Società di Navigazione del Gruppo Finmare o Società Italia, conosciuta internazionalmente come Italian Line. Costruita ai cantieri navali Ansaldo di Genova Sestri Ponente, fu varata il 16 giugno 1951 ed effettuò il suo viaggio inaugurale il 14 gennaio 1953.
La nave prese il suo nome dall'ammiraglio ligure del XVI secolo. La Andrea Doria poteva portare fino a 1241 passeggeri e, quando venne varata, rappresentava uno dei punti d'orgoglio dell'Italia, che stava allora cercando di ricostruire la propria reputazione dopo la seconda guerra mondiale. Degna erede dei transatlantici degli anni trenta, la Andrea Doria era la più grande e più veloce nave da passeggeri della flotta italiana di linea ed era considerata anche la più sicura.
Il 25 luglio del 1956, in allontanamento dalla costa di Nantucket e diretta a New York, la Andrea Doria si scontrò con la nave svedese Stockholm della Swedish America Line, in quello che fu uno dei più famosi disastri marittimi della storia.
Sebbene quasi tutti i passeggeri sopravvissero (morirono 46 passeggeri,[1] per la maggior parte alloggiati nelle cabine investite dalla prua della Stockolm), la nave, con una fiancata completamente squarciata, si coricò su un fianco e affondò dopo 11 ore, la mattina di giovedì 26 luglio 1956, davanti alle coste americane. L'inclinazione della nave rese inutilizzabili metà delle scialuppe (tutte quelle sul lato opposto), ma in seguito al disastro del Titanic del 1912 erano state migliorate le procedure di comunicazione di emergenza e si poterono chiamare altre navi in soccorso, inoltre le procedure e le manovre di evacuazione furono veloci ed efficienti.
L'incidente ricevette una grande copertura dai media; l'Andrea Doria fu l'ultimo grande transatlantico ad affondare prima che l'aereo si imponesse come mezzo di trasporto per le lunghe traversate dell'oceano atlantico.
25 luglio, 2008
Asili nido e scuole infanzia, piano confermato. Avvio regolare per l'anno scolastico
"Nessun rischio di chiusura per gli asili nido e le scuole dell'infanzia della città", dichiara in una nota l'assessore capitolino alla scuola Laura Marsilio. La copertura finanziaria è assicurata e il prossimo lunedì, ricorda l'assessore, è fissato l'incontro per la verifica finale, con l'obiettivo di chiudere le trattative "in modo da consentire un sereno avvio dell'anno scolastico"
Il piano scuola del Comune, ricorda l'assessore, non prevede tagli all'organico dei nidi e include misure di contenimento dei costi; il tutto, "all'insegna del mantenimento della qualità del servizio a favore dei bambini, delle educatrici e delle famiglie".
PROMEMORIA 25 Luglio - # 1934 - I Nazisti assassinano il Cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss, durante un fallito colpo di stato
Dollfuß e Mussolini
L'ispiratore della politica antisocialista del cancelliere Dollfuß, personaggio debole, minuto (a Vienna lo chiamano Millimetternich) è data da Benito Mussolini. Infatti il Duce manovrerà il cancelliere per contrastare la pressione del partito socialista e quelle del nazionalsocialismo, favorevole all'annessione (l'Anschluss) dell'Austria alla Germania nazista. Il controllo avviene attraverso le Heimwehren, formazioni squadristiche legate alla polizia italiana e capeggiate dal principe Starhemberg. A questo nobile indebitato Mussolini non risparmia aiuti in denaro e non gli lesina neppure armi.
I contatti fra i due governanti sono frequentissimi. Nell' aprile del 1933 Mussolini si reca a Vienna ed induce lo statista a formare il Fronte Patriottico, una falange fascista al di sopra dei partiti. Anche nella seconda metà dell'anno i contatti fra Dollfuß e Mussolini saranno sempre più frequenti.
Alla fine di giugno del 1933 Dollfuß, in seguto all'acutizzarsi della tensione tra Heimwehren e nazisti, si reca a Roma per conferire con Mussolini. Successivamente, una lettera del Duce lo rassicura che qualsiasi cosa possa avvenire, l'aiuto italiano non verrà a mancare.
Ben presto Dollfuß è ancora in Italia, il 19 agosto del 1933 arriva a Riccione, ed ha un primo colloquio con il Duce nell'appartamento del Grand Hotel dove soggiorna, gli altri incontri saranno molto informali.
Mussolini dà al cancelliere austriaco delle precise direttive: introdurre nel governo elementi delle Heimwehren, dare carattere dittatoriale al governo, creare un commissario straordinario per Vienna e fare propaganda su larga scala: il tutto deve essere preceduto da un acceso discorso.
Perché Mussolini entra così minutamente negli affari austriaci per contrastare il progetto nazista dell'Anschluss? Perché è ancora molto diffidente nei riguardi del movimento tedesco e del suo capo Adolf Hitler.
Con l'avvento di Hitler al potere in Germania, la sua posizione si fece sempre più difficile.
Contrario all'Anschluss richiesto dai nazisti tedeschi ed austriaci, non poté opporvi l'appoggio delle classi popolari che si era ormai alienato: per questo la Vaterländische Front, il fronte patriottico da lui fondato nel 1933, non poté evitare il putsch nazista che il 26 luglio 1934 giunse ad un soffio dalla conquista del potere.
La morte
Dollfuß sta presiedendo il consiglio dei Ministri, ad un tratto un corteo di automobili entra nella sede della cancelleria.
A bordo vi sono uomini che indossano la divisa dell'esercito austriaco. Dollfuß pensa che i nuovi arrivati siano i rinforzi della guardia. Si tratta invece, dei congiurati: 154 uomini che occupano facilmente il palazzo. Colpito al collo, Dollfuß chiede un prete ed un medico e prega di avvertire Mussolini perché possa prendersi cura della moglie e dei figli: i nazisti lo scherniscono. Alcuni di loro s'impadroniscono della stazione radio e annunciano le dimissioni di Dollfuß, che invece sta morendo. Nessun medico lo soccorre. Nonostante la morte di Dollfuß, il moto fallisce.
Alle prime notizie, Hitler esulta, ma immediatamente declina ogni responsabilità. Sostituisce l'ambasciatore a Vienna con von Papen e impedisce ai congiurati, che dopo la sconfitta hanno ripiegato verso il confine, di entrare in Germania. Mussolini non ha esitazioni, nell'attribuire l'attentato al dittatore tedesco. La notizia lo raggiunge a Cesena dove sta esaminando i progetti per un ospedale psichiatrico. Il Duce dà personalmente l'annuncio alla vedova che si trova sull'adriatico con i figli e parte in aereo per Vienna. Mussolini ordina che quattro divisioni raggiungono il Brennero ("l'Italia vigila con l'arma al piede", intitolano i giornali) e telegrafa al pricipe Starhemberg. L'indipendenza dell'Austria per la quale egli è caduto è un principio che è stato difeso e sarà difeso dall'Italia ancora più strenuamente. Poi annuncia al mondo: L'Austria non si tocca e fa sostituire nella piazza di Bolzano la statua di un trovatore germanico con quella di Druso. È questo il momento di maggior attrito tra il fascismo ed il nazionalsocialismo, e lo stesso Mussolini scende più volte in campo per ribadirne le differenze.
L'ispiratore della politica antisocialista del cancelliere Dollfuß, personaggio debole, minuto (a Vienna lo chiamano Millimetternich) è data da Benito Mussolini. Infatti il Duce manovrerà il cancelliere per contrastare la pressione del partito socialista e quelle del nazionalsocialismo, favorevole all'annessione (l'Anschluss) dell'Austria alla Germania nazista. Il controllo avviene attraverso le Heimwehren, formazioni squadristiche legate alla polizia italiana e capeggiate dal principe Starhemberg. A questo nobile indebitato Mussolini non risparmia aiuti in denaro e non gli lesina neppure armi.
I contatti fra i due governanti sono frequentissimi. Nell' aprile del 1933 Mussolini si reca a Vienna ed induce lo statista a formare il Fronte Patriottico, una falange fascista al di sopra dei partiti. Anche nella seconda metà dell'anno i contatti fra Dollfuß e Mussolini saranno sempre più frequenti.
Alla fine di giugno del 1933 Dollfuß, in seguto all'acutizzarsi della tensione tra Heimwehren e nazisti, si reca a Roma per conferire con Mussolini. Successivamente, una lettera del Duce lo rassicura che qualsiasi cosa possa avvenire, l'aiuto italiano non verrà a mancare.
Ben presto Dollfuß è ancora in Italia, il 19 agosto del 1933 arriva a Riccione, ed ha un primo colloquio con il Duce nell'appartamento del Grand Hotel dove soggiorna, gli altri incontri saranno molto informali.
Mussolini dà al cancelliere austriaco delle precise direttive: introdurre nel governo elementi delle Heimwehren, dare carattere dittatoriale al governo, creare un commissario straordinario per Vienna e fare propaganda su larga scala: il tutto deve essere preceduto da un acceso discorso.
Perché Mussolini entra così minutamente negli affari austriaci per contrastare il progetto nazista dell'Anschluss? Perché è ancora molto diffidente nei riguardi del movimento tedesco e del suo capo Adolf Hitler.
Con l'avvento di Hitler al potere in Germania, la sua posizione si fece sempre più difficile.
Contrario all'Anschluss richiesto dai nazisti tedeschi ed austriaci, non poté opporvi l'appoggio delle classi popolari che si era ormai alienato: per questo la Vaterländische Front, il fronte patriottico da lui fondato nel 1933, non poté evitare il putsch nazista che il 26 luglio 1934 giunse ad un soffio dalla conquista del potere.
La morte
Dollfuß sta presiedendo il consiglio dei Ministri, ad un tratto un corteo di automobili entra nella sede della cancelleria.
A bordo vi sono uomini che indossano la divisa dell'esercito austriaco. Dollfuß pensa che i nuovi arrivati siano i rinforzi della guardia. Si tratta invece, dei congiurati: 154 uomini che occupano facilmente il palazzo. Colpito al collo, Dollfuß chiede un prete ed un medico e prega di avvertire Mussolini perché possa prendersi cura della moglie e dei figli: i nazisti lo scherniscono. Alcuni di loro s'impadroniscono della stazione radio e annunciano le dimissioni di Dollfuß, che invece sta morendo. Nessun medico lo soccorre. Nonostante la morte di Dollfuß, il moto fallisce.
Alle prime notizie, Hitler esulta, ma immediatamente declina ogni responsabilità. Sostituisce l'ambasciatore a Vienna con von Papen e impedisce ai congiurati, che dopo la sconfitta hanno ripiegato verso il confine, di entrare in Germania. Mussolini non ha esitazioni, nell'attribuire l'attentato al dittatore tedesco. La notizia lo raggiunge a Cesena dove sta esaminando i progetti per un ospedale psichiatrico. Il Duce dà personalmente l'annuncio alla vedova che si trova sull'adriatico con i figli e parte in aereo per Vienna. Mussolini ordina che quattro divisioni raggiungono il Brennero ("l'Italia vigila con l'arma al piede", intitolano i giornali) e telegrafa al pricipe Starhemberg. L'indipendenza dell'Austria per la quale egli è caduto è un principio che è stato difeso e sarà difeso dall'Italia ancora più strenuamente. Poi annuncia al mondo: L'Austria non si tocca e fa sostituire nella piazza di Bolzano la statua di un trovatore germanico con quella di Druso. È questo il momento di maggior attrito tra il fascismo ed il nazionalsocialismo, e lo stesso Mussolini scende più volte in campo per ribadirne le differenze.
24 luglio, 2008
PROMEMORIA 24 luglio 1965 Guerra del Vietnam
Guerra del Vietnam: Quattro F-4C Phantom di scorta a una missione di bombardamento su Kang Chi vengono fatti bersaglio da parte di missili antiaerei, nel primo attacco di questo tipo contro aerei americani, nel corso di questa guerra. Uno viene abbattuto e gli altri tre danneggiati.
Il McDonnell Douglas F-4 Phantom II è un cacciabombardiere supersonico biposto a lungo raggio di costruzione statunitense. Dalla data della sua entrata in servizio nei primi anni '60 è divenuto una delle icone della superiorità aerea americana durante la Guerra del Vietnam e nel periodo della Guerra fredda, ed è ancora in servizio presso molte aviazioni militari. L'elevata flessibilità del progetto ha permesso l'evoluzione del Phantom fino ad includere versioni specifiche per la ricognizione aerea e l'attacco al suolo con munizionamento convenzionale e nucleare.
23 luglio, 2008
Scuola: al via il piano per rinnovare gli edifici
Un piano per il restyling degli edifici scolastici. La Giunta provinciale di Roma ha approvato una serie di interventi per la manutenzione ordinaria e straordinaria riguardanti quattordici scuole medie superiori di Roma ed otto del territorio provinciale.
A tale riguardo il presidente della provincia Nicola Zingaretti, ha affermato: “Tra gli obiettivi prioritari dell’Amministrazione c’è quello di consentire ai ragazzi di studiare in spazi sicuri, in linea con i parametri europei”.
“Il piano di interventi – ha aggiunto Zingaretti – rappresenta un impegno tangibile anche verso le piccole e medie imprese, che saranno protagoniste di un provvedimento che offre risposte alle esigenze del territorio e contribuisce ad innalzare la qualità della vita degli studenti”.
I primi 22 interventi comporteranno un investimento pari a 17 milioni di euro e riguarderanno la messa in sicurezza delle scuole localizzate nelle zone nord, sud ed est del territorio provinciale e prevederanno anche la ristrutturazione dei servizi igienici negli istituti scolastici di Roma e provincia.
Da segnalare che si tratta di uno stanziamento che va ad inserirsi in un piano più ampio di interventi che sarà portato a compimento entro il 2009, con una spesa complessiva di 45 milioni di euro.
“Lo sforzo della Giunta Zingaretti – ha detto l’assessore alla Scuola, Paola Rita Stella – è quello di portare il settore scolastico a livelli sempre più alti. Un percorso che passa necessariamente attraverso l’ammodernamento delle strutture edilizie e l’informatizzazione degli Istituti del territorio”.
Gli interventi contemplati nel “Piano Scuola” riguardano quattordici istituti di Roma, tra cui il Meucci di via del Tufo, l’Istituto Rossellini e l’Istituto Magistrale Margherita di Savoia.
Inoltre il piano prevede finanziamenti per la messa in sicurezza dell’edificio scolastico del Liceo Scientifico “Keplero” in via delle Vigne Nuove, della media superiore “Duca degli Abruzzi”, del Liceo Classico “Montale” e della succursale del classico “Seneca”, in via Fulvio Maroi, in zona Boccea.
Altri ottocentomila euro sono stati stanziati per l’ammodernamento e la messa in sicurezza del “Calamandrei”, mentre per il rifacimento dell’Aula Magna dell’Istituto “De Chirico” è stato previsto un finanziamento di 400 mila euro.
Legge contro abusivismo edilizio, Marrazzo: scelta di legalità
"Una nuova e importante scelta di trasparenza, di rispetto della legalità e per l’integrità del nostro territorio. Daremo vita a una vera e propria rete di monitoraggio e sostegno di tutti gli uffici competenti in materia urbanistica ed edilizia per garantire la regolarità e la sicurezza di tutte le edificazioni realizzate sul territorio laziale. Inoltre sarà rafforzata la vigilanza antiabusivismo, in totale collaborazione con i comuni, soprattutto i più piccoli”. Questo il commento del Presidente Marrazzo rispetto all’approvazione all’unanimità, da parte del Consiglio regionale del Lazio, della prima legge regionale in materia di vigilanza urbanistico-edilizia e che recepisce il ''Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia'', Dpr 380/2001.
La normativa definisce in modo organico il ruolo e le competenze della Regione e delle Amministrazioni comunali per fronteggiare il fenomeno dell'abusivismo edilizio e si incentra sulla collaborazione interistituzionale, sullo snellimento delle procedure amministrative e sulla definizione dell'esercizio dei poteri sostitutivi in caso di inerzia dei Comuni. Prevede l’inserimento di un'apposita disciplina di tutela per le aree vincolate, un inasprimento delle sanzioni e l’istituzione di un fondo di rotazione per le demolizioni.
Soddisfazione anche da parte dell'assessore regionale all'Urbanistica e vicepresidente regionale Esterino Montino che ha affermato: “Il Lazio aveva bisogno di una specifica legge sulla vigilanza urbanistico-edilizia. La nuova normativa costituisce la condizione essenziale per riportare alla legalità i territori deturpati dal fenomeno dell'abusivismo edilizio dove si annidano anche gli interessi della criminalità organizzata''. E poi ha aggiunto: “Il tema della dotazione finanziaria sarà al centro dell'assestamento di bilancio previsto per la prossima settimana e nel 2009 adegueremo con un congruo finanziamento lo specifico capitolo di bilancio”.
Demolizioni e ritrovamenti: l'invenzione dei Fori Imperiali in mostra ai Musei Capitolini
Fori Imperiali Foto, dipinti, affreschi e sculture antiche: le trasformazioni del tessuto urbano di Roma -dalla metà degli anni Venti fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale- diventano una mostra composita, non solo documentaria, dal titolo "L'invenzione dei Fori Imperali. Demolizioni e scavi: 1924-1940", ai Musei Capitolini dal 23 luglio al 23 novembre 2008.
Promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma - Sovraintendenza ai Beni Culturali, l'esposizione propone, in un percorso di 140 opere, una selezione che documenta le demolizioni e gli scavi nella vasta area del Foro di Augusto, Foro e Mercati di Traiano, Foro di Cesare e Foro di Nerva, il cui recupero e ripristino scenografico erano stati realizzati per rafforzare l'ideale continuità storica della Roma fascista con l'epoca imperiale.
Tra le tante opere - tutto l'insieme proviene dal Museo di Roma e dall'Archivio Fotografico Comunale, dalla Galleria Comunale d'Arte Moderna e dagli stessi Musei Capitolini- una veduta di Mario Mafai, 'Foro di Traiano', del 1930, rappresenta una splendida testimonianza su come gli artisti della Scuola Romana abbiano elaborato le trasformazioni del secolare paesaggio urbano. Il percorso si svolge tra 37 disegni e dipinti di autori come Michele Cascella, Maria Barosso, Lucia Hoffmann, Giulio Farnese e Pio Bottoni che rappresentano un tipo di produzione all'epoca molto apprezzata per la raffigurazione degli interventi urbani, a metà tra nostalgia dei luoghi perduti e celebrazione della nuova Roma. Una produzione commissionata in quegli stessi anni e acquisita nelle collezioni del Museo di Roma inaugurato nel 1930.
Rievocano invece il ritmo intenso e veloce con cui procedettero gli abbattimenti all'interno del clima culturale dell'epoca, in bilico tra il desiderio di avanzare con i lavori e quello di ricordare e testimoniare il processo di distruzione, le 64 fotografie in mostra, scelte in una rosa di oltre 7.000 commissionate durante le demolizioni dagli Uffici del Governatorato di Roma a professionisti romani specializzati nella documentazione di opere d'arte.
Fanno inoltre parte della mostra 30 reperti di epoca romana e 5 frammenti pittorici e scultorei, a cavallo tra Cinquecento e Seicento, selezionati ed esposti a testimonianza degli innumerevoli ritrovamenti -anche romanzeschi, come quello avvenuto in via Alessandrina quando gli operai, nel demolire un palazzo antico, si trovarono di fronte un "tesoretto" di antiche monete, oggi facente parte della collezione del Medagliere Capitolino ed esposte in mostra: ecco così prendere vita una carrellata di emozioni, storia e curiosità in un percorso che si presenta come una "riscoperta della scoperta".
Oltre al catalogo della mostra, edito da Palombi, è stato pubblicato il corpus completo della campagna fotografica dell'epoca: Fori Imperiali Demolizioni e scavi. Fotografie 1924 1940, Milano Electa 2007.
Orari: dal martedì alla domenica ore 9.00 - 20.00 la biglietteria chiude alle 19.00, chiuso lunedì.
Biglietteria: biglietto unico integrato comprensivo di ingresso ai Musei Capitolini e alla Mostra: € 8.00 intero, € 6.00 ridotto - Solo mostra: € 4,50 intero, € 2,50 ridotto, gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.
Info: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 22.30)
www.museicapitolini.org; www.museiincomuneroma.it; www.zetema.it
PROMEMORIA 23 luglio 1930 - Un terremoto dell'intensità di 6,7 gradi della scala Richter colpisce la provincia di Salerno
22 luglio, 2008
Caput Lucis 2008: Festival Internazionale di arte piromusicale
È ormai diventato un consolidato evento internazionale: Caput Lucis, il Festival Internazionale di Arte Piromusicale, che nelle scorse edizioni ha attirato oltre un milione e mezzo di visitatori.
La manifestazione, unica nel suo genere in Italia, si terrà anche quest’anno nel Comune di Valmontone. dal 24 al 29 luglio, con numerosi spettacoli e iniziative, presso il Fashion District – Valmontone Outlet.
L’evento è patrocinato dalla Provincia di Roma, con l’organizzazione della società Adverta di Roma.
Caput Lucis ha inoltre ricevuto il patrocinio e il sostegno istituzionale della Città di Valmontone, il patrocinio della Regione Lazio e la partecipazione delle Ambasciate dei Paesi in gara.
Grazie alla collaborazione dell’Assessorato ai Trasporti della Provincia di Roma e delle Ferrovie dello Stato, è stato istituito un treno straordinario per il collegamento con Roma, al termine delle serate del 24, 25, 26 e 27.
Per raggiungere l’evento, il pubblico potrà usufruire dei normali treni di linea; dalla stazione di Valmontone sarà disponibile un servizio navetta gratuito per il collegamento con il Fashion District, a partire dalle ore 16.
Il treno speciale di ritorno partirà da Valmontone alle ore 1.15, con arrivo previsto a Roma Tiburtina per le ore 1.55 (fermate intermedie: Zagarolo, Tor Vergata, Ciampino).
Chi sceglierà il treno avrà diritto ad uno sconto del 50% sul prezzo del biglietto di Caput Lucis.
La novità assoluta del 2008 è la crescita del livello artistico della manifestazione: tutti gli spettacoli saranno piromusicali, e quindi ogni sera le esibizioni saranno eseguite in sincronia con la musica. Parteciperanno le migliori aziende pirotecniche italiane ed estere, le cui performance saranno valutate da una Giuria di Qualità.
Ad aprire la kermesse ci saranno, giovedì 24 luglio, gli inglesi di Festival Fireworks, già vincitori nella scorsa edizione del prestigioso premio della critica, il trofeo ASS.P.I. (Associazione Pirotecnica Italiana). Nelle serate successive Magic Stars (Sardegna), Pirotecnia Minhota (Portogallo), La Rosa Fireworks (Sicilia), Hubert Thèzè Pyrotechnie (Francia), Panzera (Piemonte).
Prima e dopo lo spettacolo piromusicale, il “Fire Village” accoglierà il pubblico in un grande spazio tutto da scoprire, con eventi diversi e animazione ogni sera. Un’area hospitality di 160 mila mq e tre zone eventi per musica, arte e spettacoli, saranno a disposizione degli ospiti dalle 18 fino a tarda notte.
Nel pomeriggio si animerà l’inedito salotto di “Vita in Piazza”, un Talk Show in cui Gabriele La Porta, docente di filosofia e direttore di RaiNotte, ospite speciale di Caput Lucis, presterà il suo contributo allo scambio culturale, relazionandosi e interagendo con gli ospiti e con il pubblico.
Prima dei fuochi, sarà il Cabaret il cuore del divertimento, con gli spettacoli di nomi noti al grande pubblico. Si inizia con Beppe Braida nella serata inaugurale, per proseguire con Marco Bazzoni (Baz), Luciano Lembo, Carmine Faraco & Band, Pablo&Pedro, Alberto Alivernini.
Nella “Piazza degli Artisti”, invece, saranno esposte opere d’arte contemporanea tra le quali quelle di Fabrizio Di Priamo, Paolo Benedetti, Barbara Oizmud e Antonietta Scarpari, a cura della Iron Production.
Per ulteriori informazioni: www.caputlucis.com - Infoline: 06.43251347 – media@caputlucis.com
Bike sharing, in un mese 7.500 bici noleggiate
Dati incoraggianti per il primo mese del bike sharing a Roma. Dal 13 giugno (data di inizio della sperimentazione nel I Municipio) i numeri parlano chiaro: 1.200 iscritti, 3.500 chiamate al numero verde dedicato e 7.500 biciclette prelevate dalle rastrelliere, per una stima complessiva di circa 35.000 chilometri percorsi.
Il nuovo servizio permette di usare biciclette pubbliche, noleggiandole in una postazione e lasciandole in un'altra, senza doverle riportare al punto di partenza.
Nel 95% dei casi le bici sono state utilizzate per meno di 30 minuti (fascia in cui il servizio è gratuito). Inoltre, secondo i dati, 8 biciclette sono state abbandonate e 5 danneggiate (entrambi i casi si sono verificati di notte).
Se i risultati continueranno ad essere positivi, dichiara l'assessore all'ambiente De Lillo, il bike sharing verrà esteso ad altre zone della città. Per informazioni: numero verde 800910658, www.roma-n-bike.com.
Turismo under 30, ad agosto Roma conviene
Sconti su viaggi, alberghi, bed&breakfast, pacchetti completi, fine settimana in bungalow, ristoranti, ombrelloni e lettini in spiaggia, battelli sul Tevere, spettacoli e serate. E' "Agosto a Roma", il supermix di offerte e facilitazioni per i giovani da 18 a 30 anni, messo a punto dal Comune (Ufficio Turismo) con un ampio elenco di associazioni di categoria, istituzioni culturali e operatori privati. "Agosto a Roma" è stato presentato in Campidoglio dal sindaco Alemanno e dall'assessore Cutrufo (Turismo).
Obiettivo, invogliare gli under-30 a venire a Roma quando Roma è meno affollata ma sempre piena di occasioni. Meno traffico, il mare a portata di mano, le notti dell'Estate Romana. La ricetta è semplice: avere di più, pagare di meno.
Qualche esempio: 10% in meno (o 20% con il 'last minute') sui treni per arrivare a Roma; sconti dal 5 al 60 per cento per dormire in albergo; -15% su ombrelloni e lettini a Ostia, cena a 15 euro nei ristoranti delle spiagge più 'cool'; e, per una serata speciale e d'atmosfera, l'opera a Caracalla con riduzione del 20% sul biglietto.
Per sapere tutto quello che c'è da sapere, scaricare gli allegati:
Agosto a Roma, tutte le offerte;
Agosto a Roma, alberghi;
Agosto a Roma, ristoranti;
Agosto a Roma, battelli sul Tevere.
Per informazioni, call center 060608 (sempre attivo). Per tenere d'occhio le notti romane, www.estate.roma.it.
PROMEMORIA 22 luglio 1942 Olocausto: Inizia la deportazione sistematica degli Ebrei dal ghetto di Varsavia
Il ghetto di Varsavia fu istituito dal regime nazista nel 1940 nella città vecchia di Varsavia, fu il più grande ghetto europeo. L'intera zona, oggi tristemente nota come l'antico "ghetto ebraico" di Varsavia, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale era abitata, in prevalenza da ebrei, i quali costituivano la più grande comunità ebraica dopo quella di New York. Il quartiere, detto Nalewki, era pieno di condomini e privo di spazi verdi, si parlavano l'yiddish, l'ebraico e il russo (dagli ebrei che erano fuggiti dalla Russia) e gli abitanti avevano la libertà di spostarsi e stabilirsi anche negli altri quartieri della città.
Con l'inizio della seconda guerra mondiale, i nazisti trasformarono l'intera zona in ghetto [1] erigendo il 16 novembre 1940 un muro che la circondava completamente e iniziando un processo di distruzione e devastazione che culminò nel 1943, quando il 19 aprile l'Organizzazione ebraica di combattimento si rivoltò alla presenza tedesca con lo scopo di sfidare i nazisti e morire con dignità ed onore; il ghetto fu completamente raso al suolo.
Già precedentemente erano state uccise centinaia di migliaia di persone: all'inizio, il ghetto ospitava 450.000 ebrei, che occupavano circa il 4% della superficie totale del comune di Varsavia pur rappresentando il 30% della popolazione; questo causò immaginabili problemi di sovraffollamento e gli abitanti del ghetto furono costretti a vivere anche in dieci dentro ad una sola stanza. Ufficialmente, esisteva un'amministrazione, il Consiglio Ebraico (Judenrat), ma si trattava solo di una copertura per eseguire ordini nazisti: sterminare gli abitanti del ghetto, creando condizioni drammatiche e adottando la strategia della paura e del terrore. Introdussero il lavoro schiavistico nelle fabbriche ebraiche, dopo essersene impadroniti e nell'estate del 1942 cominciò l'evacuazione del ghetto e il trasporto degli abitanti verso i campi di sterminio (principalmente Treblinka) dove trovarono la morte oltre 300.000 persone nelle camere a gas.
Dopo la fine della guerra, la zona fu completamente ricostruita con complessi residenziali ma vi sono stati costruiti numerosi monumenti in memoria degli orrori.
La "Via della Memoria" (Trakt Męczeństwa i Walki Żydów), all'interno dell'antico ghetto, ricorda oggi le atrocità commesse in quegli anni.
Si parte dal Monumento agli Eroi del Ghetto (Pomnik Bohaterów Getta), eretto nel 1948 dallo scultore Natan Rapaport e dall'architetto Marek Suzin. Il monumento rappresenta uomini, donne e bambini che lottano tra le fiamme che lentamente divorano il ghetto e una processione di ebrei condotti ai campi di concentramento dalle baionette naziste. Il percorso della Via della Memoria è segnato da 16 blocchi di granito, con iscrizioni in polacco, yiddish ed ebraico, che commemorano i 450.000 ebrei uccisi nel ghetto e gli eroi della rivolta.
Poco lontano si trova anche il "Monumento al Bunker" (Pomnik Bunkra), un grosso masso posto su una collinetta che ricorda la posizione del bunker dal quale Mordechaj Anielewicz dette inizio alla rivolta. Alla fine, fece esplodere il bunker e si suicidò.
La Via della Memoria termina al "Monumento dell'Umschlagplatz" (Pomnik Umschlagplatz), finito nel 1988, nello stesso punto in cui circa 300.000 ebrei vennero caricati su vagoni bestiame e spediti nei campi di concentramento. La forma, infatti, ricorda proprio quella di un vagone del treno; è in blocchi di marmo nero e bianco e sulla sua superficie sono incisi i nomi di centinaia di abitanti del ghetto.
20 luglio, 2008
PROMEMORIA 20 luglio 2001 in occasione del G8 viene ucciso Carlo Giuliani, con un colpo di pistola sparato da un carabiniere
Genova: Durante scontri in piazza in occasione del G8 viene ucciso Carlo Giuliani, con un colpo di pistola sparato da un carabiniere.
Carlo Giuliani (Roma, 14 marzo 1978 – Genova, 20 luglio 2001) è stato un attivista italiano simpatizzante del movimento no-global, ucciso da un colpo di pistola esploso da un carabiniere durante gli scontri di piazza tra forze dell'ordine e dimostranti che protestavano contro la riunione dei G8 tenuta a Genova tra il 19 al 21 luglio del 2001.
L'episodio che portò alla morte del giovane manifestante fu il momento di maggiore drammaticità di quelli che, storicamente, sono ricordati come fatti del G8 di Genova.
La posizione della famiglia Giuliani
Secondo il medico legale della Procura, Marco Salvi, intervenuto in un altro procedimento riguardante le tragiche giornate di Genova, il colpo sparato era "diretto" e non venne deviato da alcun corpo esterno. La tesi è stata contestata anche dalla perizia di parte, presentata dai genitori di Giuliani, e da ricostruzioni indipendenti basate sul video e sulle numerose foto dove si vede la pietra incriminata frantumarsi contro la scritta "Carabinieri" presente sul retro del mezzo, ammaccandola, per cui non potrebbe aver deviato il colpo.
L'altro colpo, esploso dal carabiniere, è stato ritrovato nella facciata di un palazzo mesi dopo il fatto, essendo sfuggito alle prime indagini.
La stessa autopsia di parte mostra come il foro del proiettile che ha colpito Giuliani sia incompatibile con i normali proiettili usati dai carabinieri: secondo la difesa, questo fatto è spiegabile sempre attraverso l'ipotesi del colpo deviato dal sasso, che avrebbe deformato il proiettile, mentre i genitori di Giuliani sostengono che i carabinieri avessero in dotazione dei proiettili non standard, illegali per uso civile.
Secondo la ricostruzione del Comitato Piazza Giuliani, Carlo aveva visto che dall'interno del mezzo il carabiniere di leva Mario Placanica puntava la pistola verso i manifestanti, fortemente intenzionato a sparare, e avesse reagito lanciando contro l'estintore anche se, secondo la perizia di parte presentata dagli avvocati della famiglia Giuliani, la distanza tra il manifestante e il mezzo era di 6,50 m, troppi perché l'estintore potesse avere qualche esito.
Non è chiaro se Giuliani fosse morto sul colpo oppure fosse ancora in fin di vita e l'evento fatale fosse stato dovuto dal doppio investimento del mezzo, comunque la copiosa fuoriuscita di sangue viene interpretata dai medici di parte come prova di una attività cardiaca in atto subito dopo il colpo di pistola. Dubbi esistono anche sulla versione del mezzo incastrato e bloccato dalla folla dei manifestanti in quanto, subito dopo il tragico evento, esso si era facilmente liberato ed aveva preso la fuga.
Nel giugno 2006 Haidi Giuliani, madre di Carlo, ha inviato una raccomandata a Mario Placanica per interrompere il decorso della prescrizione, lasciando aperta la possibilità di effettuare una causa civile nei confronti dell'ex carabiniere. Eletta nel frattempo senatrice della Repubblica, la signora Giuliani ha tuttavia dichiarato di non averlo fatto per chiedere un risarcimento danni a Placanica, ma al fine di ottenere un processo "che faccia luce non solo su piazza Alimonda, su chi ha effettivamente sparato, ma anche sulle responsabilità politiche e sulla catena di comando".
19 luglio, 2008
Commercio. Zingaretti: puntare su infrastrutture e formazione
Puntare sullo sviluppo dell'area vasta. Rilanciare, incentivare la formazione e collegarla al mondo del lavoro. Progettare azioni concrete per lo sviluppo delle infrastrutture. Modernizzare il territorio grazie alle nuove tecnologie. Sono questi i punti della ricetta per lo sviluppo del territorio elencati dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, nel suo intervento all'assemblea della Confcommercio.
“Occorre rimettere in moto una città – ha aggiunto Zingaretti – che è sempre cresciuta di più rispetto alla media nazionale. Per fare ciò è necessario puntare sullo sviluppo dell'area vasta, perché finora abbiamo scommesso poco su questa risorsa straordinaria, attivare delle azioni concrete di sviluppo delle infrastrutture”.
“Ma occorre anche lavorare – ha spiegato Zingaretti – alla crescita delle infrastrutture immateriali, quelle che riguardano lo sviluppo tecnologico e rendono il territorio più moderno, attraendo le imprese. Infine bisogna aggredire questo senso di insicurezza che costituisce un limite di tante famiglie italiane. Per combattere questa insicurezza, tra le altre azioni, sarà presto pronto il Patto per Roma”.
Durante l’intervento all'Assemblea, il presidente Zingaretti ha spiegato quanto sia importante “inserire all'interno del piano territoriale provinciale la co-pianificazione anche per quanto riguarda la nascita dei centri commerciali sul territorio per dire basta alla caduta selvaggia di queste strutture, ma concertarla con i cittadini: la crescita dell'hinterland romano passa anche attraverso la lotta ai localismi e alla burocrazia, e la valorizzazione dei borghi e dei comuni”.
Bruno Pastore nominato commissario straordinario della Asl Rm C
Il presidente Piero Marrazzo ha nominato Commissario straordinario della Asl RMC il dottor Bruno Pastore. L’incarico, come previsto dalla delibera approvata in Giunta, avrà durata di novanta giorni a decorrere dalla data d’insediamento.
Il vice prefetto Bruno Pastore è nato a San Paolo Bel Sito (Na) il 09.06.1943, è entrato nel 1971 nella carriera prefettizia, diventando nel 1987 vice prefetto.
A lungo impegnato in Basilicata, vi è stato dirigente del Commissariato del Governo, dal 1980 al 1988 segretario della Commissione di Controllo nell’Amministrazione Regionale, diventando poi, dal 1988 al 1992 Vice Commissario del Governo e Vice Presidente della Commissione di Controllo in Basilicata.
Ha diretto la Protezione Civile lucana dal 1980 al 1993, coordinando, tra l’altro, gli interventi di soccorso nel Comune di Pescopagano in occasione del terremoto del novembre del 1980 ed è stato inoltre commissario straordinario in vari Comuni della Provincia di Potenza: San Chirico Raparo, Forenza, Marsico Nuovo, Genzano di Lucania, Bella.
A capo della Segreteria Particolare del Ministro degli Affari Esteri dal novembre 1992 al maggio 1993, è diventato poi sub-commissario straordinario del Comune di Napoli dall’agosto al dicembre dello stesso anno.
Vice direttore dell’Ufficio Centrale dei Sistemi Informativi del Ministero dell’Interno dal 1993 al 1995, in quell’anno è diventato Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, rimanendolo fino al luglio 2003.
Consulente Giuridico della Giunta per le Elezioni e le immunità del Senato della Repubblica dal novembre 2006 al termine della legislatura, dal novembre 2005 al gennaio di quest’anno è stato poi Direttore Amministrativo della Asl Napoli 4 nell’ambito della gestione straordinaria dell’ente a seguito dello scioglimento della Asl per infiltrazioni camorristiche.
È stato poi nominato, nel maggio scorso, commissario straordinario del Consorzio di Bacino Napoli 4, nel quadro della struttura straordinaria che gestisce l’emergenza per i rifiuti in Campania.
Roesler Franz al Museo di Roma in Trastevere
Torna fino al 7 settembre al Museo di Roma in Trastevere (piazza Sant'Egidio 1b) Roesler Franz con i suoi acquerelli. Le opere del celebre vedutista, da sempre amatissime dal pubblico, testimoniano le persistenze e lasciano intuire i cambiamenti della Roma dell'ultimo scorcio dell'Ottocento, da poco divenuta capitale d'Italia.
Un'occasione unica per ammirare 102 dei 119 acquerelli dell'arcinota serie di "Roma sparita", di cui 79 già presentati nella mostra "Paesaggi della memoria…: gli acquerelli romani di Ettore Roesler Franz dal 1876 al 1895", allestita sempre al Museo di Roma in Trastevere lo scorso inverno.
Ecco dunque il 'pittoresco' degli scorci, la trasparenza di cieli e acque, i rioni, i vicoli, le case. E soprattutto il popolo e i mestieri scomparsi. Una vera e propria epopea antiquaria, minuziosa e amorevole, tracciata da un occhio rivolto al passato sui luoghi che ne erano le roccaforti: le rive del Tevere, piazza Venezia, Trastevere, Monti fino ad arrivare al Ghetto e a Borgo.
Nonostante la sua preferenza verso i paesaggi della campagna romana, laziale e abruzzese, le vedute di Tivoli e quelle inglesi, la notorietà di Roesler Franz resta legata alle tre serie romane. La sua capacità di restituire la città che "non c'è più" è divenuta patrimonio storico: un documento di rilevante importanza per conoscere le caratteristiche architettoniche, urbanistiche e artistiche della Roma del passato. Non a caso, a dispetto delle accuse di 'maniera' spesso rivolte dai critici, gli acquerelli di "Roma sparita" continuano a conquistare l'animo del visitatore.
Orari: martedì-domenica dalle 10 alle 20 (la biglietteria chiude un'ora prima). Biglietti: intero 5,50 euro, ridotto 4. Per informazioni: call center 060608 (tutti i giorni h. 9 – 22,30), www.museiincomuneroma.it, www.museodiromaintrastevere.it, www.zetema.it
PROMEMORIA 19 luglio 1985 Tragedia di Stava
Alle ore 12:22:55 cede un bacino fangoso della Montecatini nella val di Stava (TN). Lungo il suo percorso la calata di fango provoca la morte di 268 persone. Insieme a quella del Vajont, la tragedia di Stava resta una delle più gravi catastrofi industriali e ambientali mai verificatesi in Italia.
La catastrofe della Val di Stava si verificò il 19 luglio 1985 quando i bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini scaricando 160.000 m3 di fango sull'abitato di Stava, piccola frazione del comune di Tesero, provocando la morte di 268 persone. È tristemente famosa per essere stata una delle più grandi tragedie che abbia colpito il Trentino in epoca moderna.
18 luglio, 2008
Imprese: la Provincia presenta il piano sicurezza sul lavoro
Stop alle gare al massimo ribasso, monitoraggio del rispetto delle regole di sicurezza in tutti i cantieri della provincia, corsi di formazione per immigrati e campagna di sensibilizzazione nelle scuole. È questo, in pillole, il piano messo a punto dalla Provincia di Roma per la sicurezza sui luoghi di lavoro, presentato a Palazzo Valentini dall'assessore al Lavoro Massimiliano Smeriglio, insieme con i suoi omologhi alla Viabilità, Marco Vincenzi, e alla Scuola, Paola Rita Stella.
"Vogliamo dare un contributo positivo ad una situazione drammatica - dice Smeriglio - che vede il Lazio al terzo posto in Italia per numero di morti bianche ogni anno, e Roma al primo posto tra le province laziali. Vogliamo rispettare l'obiettivo proposto dall'Unione europea, di ridurre entro il 2010 del 20% il numero degli infortuni sul lavoro".
Perciò "il nostro primo obiettivo - spiega l'assessore - è quello di attivare percorsi concreti a partire dagli appalti, che vengono gestiti direttamente dall'amministrazione provinciale".
Il piano si compone infatti di tre elementi cardine: gli appalti della Provincia, l'attività di promozione della ‘cultura’ della sicurezza sul lavoro e il potenziamento delle sinergie istituzionali. Per iniziare dando il buon esempio, dunque, la Provincia di Roma vincolerà la partecipazione agli appalti indetti dall'ente ad una serie di condizioni, tra le quali "l'obbligo di applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, l'obbligo di introduzione degli standard di sicurezza nella progettazione e nella conduzione dei lavori, il rispetto delle norme di sicurezza come elemento vincolante nella presentazione del curriculum dell'impresa per la partecipazione agli appalti".
Un modo questo, per l'assessore Marco Vincenzi, "di contribuire alla crescita anche culturale delle nostre aziende e dell'intero sistema produttivo provinciale".
Per il monitoraggio, che coinvolgerà non solo i cantieri ma anche l'organizzazione del trasporto merci, spiega l'assessore alla Viabilità "sarà impegnata anche la Polizia provinciale".
Con il 'Senso dei luoghi', appuntamenti fra cultura e storia
Valorizzare e far conoscere il patrimonio architettonico e paesaggistico regionale, attraverso una serie di eventi culturali distribuiti in 60 Comuni del Lazio, da giugno a ottobre. Questo l'obiettivo dell'edizione 2008 del 'Senso dei luoghi', 'contenitore culturale' promosso dall'Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio e presentato oggi. In programma festival e rassegne di cinema, teatro e musica, organizzati in luoghi suggestivi, aperti eccezionalmente ai cittadini. Il 'contenitore', tra l'altro, ospita quattro manifestazioni, organizzate in collaborazione con l''Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio' (A.T.C.L.): la sesta edizione del 'Vulci Festival', ambientato nello scenario del parco naturalistico e archeologico di Vulci, in Provincia di Viterbo; la seconda edizione del 'Fossanova Festival', ospitato nell'omonima abbazia; il primo appuntamento con 'L'Isola rilfessa' a Ventotene; e la prima edizione del 'Ponza in Festival'.
"La nostra è una Regione che si è confrontata e si confronta con le emergenze, ma vuole dare anche senso al rapporto con i cittadini e la cultura". E' quanto ha dichiarato il Presidente Piero Marrazzo, presente alla manifestazione, che ha anche sottolineato il ruolo fondamentale svolto dalla cultura per il territorio: "Oggi il Lazio - ha aggiunto - vive 'tutto insieme' e il collante è la cultura. Non esiste cultura se non è legata al territorio". E, così, il 'Senso dei luoghi 2008' può essere un volano: "E' stato fatto un buon lavoro, e mi aspetto un ritorno d'immagine per l'intera regione".
Alla presentazione è intervenuta anche l'Assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio, Giulia Rodano: "Attraverso questa manifestazione, vogliamo far esprimere ai nostri luoghi il proprio senso, puntando sulla valorizzazione delle eccellenze culturali presenti nel Lazio". In cartellone, molte le novità rispetto agli anni precedenti, come ha rimarcato Giulia Rodano: "Per la prima volta, la manifestazione sbarca nelle isole, a Ponza e Ventotene, scenari importanti e suggestivi. In particolare, dopo tanti anni - ha sottolineato l'Assessore - viene aperta, grazie all'apporto della Regione, la villa comunale di Ponza, dove si realizzerà il festival". Anche l'Assessore Rodano ha infine ribadito l'importanza della cultura, in quanto "determina la possibilità di crescita umana, civile ed economica del territorio".
"Lucia di Lammermoor" a Caracalla
Lucia di Lammermoor a Caracalla Secondo titolo alle Terme di Caracalla per la stagione estiva del Teatro dell'Opera, quest'anno interamente imperniata sulle grandi eroine romantiche: dopo la canonica "Aida", stasera 18 luglio alle 21 è la volta di "Lucia di Lammermoor", l'opera di Donizetti che tenne a battesimo il 1° agosto 1937 la prima stagione delle Terme.
Lucia è la quintessenza dell' "amour passion" femminile che, negato, vira in follia: amante riamata di Edgardo, costretta con l'inganno dal fratello Lord Enrico Ashton a sposare il potente Lord Arturo, impazzisce, uccide il marito e si lascia andare alla morte. Il capolavoro di Donizetti è tra i fondamentali archetipi dell'opera romantica italiana prima di Verdi: la mirabile "scena della follia", sospesa e rarefatta, col suo languore che quasi ferma il flusso del tempo, fu un grande modello per i perfetti meccanismi teatrali verdiani. "Lucia di Lammermoor" venne rappresentata la prima volta al San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835.
L'edizione Caracalla 2008 è un nuovo allestimento con la regia di Pier Francesco Maestrini. Sul podio, Antonello Allemandi. Nella parte di Lucia il soprano francese Annick Massis (nell'ultima recita Ilaria Del Prete), in quella di Ashton si avvicendano Roberto Frontali e Giovanni Meoni, in quella di Edgardo Stefano Secco e Maurizio Graziani.
Dopo la prima, quattro repliche domenica 20, mercoledì 23, martedì 29 e giovedì 31 luglio (sempre alle 21). Per saperne di più, www.operaroma.it.
PROMEMORIA 18 luglio 64 Grande incendio di Roma:
Grande incendio di Roma: Il fuoco inizia a bruciare nell'area mercantile di Roma e ben presto va fuori controllo. Si racconta che l'Imperatore Nerone suoni la lira e canti, mentre osserva l'incendio da distanza di sicurezza.
Il grande incendio di Roma fu un incendio che colpì la città di Roma sotto l'imperatore Nerone.
L'incendio scoppiò nella notte del 18 luglio 64 (ante diem XV Kalendas Augustas, anno DCCCXVII a.U.c. (ab Urbe condita) nella zona del Circo Massimo e infuriò per nove giorni complessivamente, propagandosi in quasi tutta la città.
Tre delle quattordici regioni (quartieri) che componevano la città (la III, Iside e Serapis, attuale colle Oppio, la IX, Circo Massimo, e la X, Palatino) furono totalmente distrutte, mentre in altre sette si registrarono danni relativamente più limitati. I morti furono migliaia e circa duecentomila i senzatetto. Numerosi edifici pubblici e monumenti andarono distrutti, insieme a circa 4.000 insulae e 132 domus.
Il contesto
Al momento dell'incendio Roma era una delle metropoli maggiori del mondo antico, sebbene non avesse ancora raggiunto il culmine del suo sviluppo.
Come in gran parte delle città dell'epoca, gli incendi avvenivano a Roma con una certa frequenza, grazie alla tipologia costruttiva degli edifici antichi, che comprendevano numerose parti in legno (solai, sopraelevazioni, ballatoi e sporgenze) e utilizzavano in gran parte per l'illuminazione e la cucina (o per il riscaldamento) fiamme libere. Le vie erano strette e tortuose e lo stretto accostarsi delle insulae, facilitava la propagazione delle fiamme.
Lo spegnimento degli incendi era assicurato a Roma da un corpo di sette coorti di vigiles, che si occupavano tuttavia anche di ordine pubblico. Le coorti dei vigili erano dislocate, con caserme e posti di guardia (excubitoria), in ciascuna delle quattordici regioni augustee. Lo spegnimento degli incendi era tuttavia ostacolato dalla ristrettezza degli spazi di manovra e dalla difficoltà di portare rapidamente l'acqua dove serviva.
Oltre al grande incendio neroniano, tra i maggiori incendi avvenuti a Roma si ricordano:
* nel 390 a.C. l'incendio che distrusse la città a seguito della presa della città da parte dei Galli;
* nel 213 a.C. incendio nella zona del Foro Boario e del Foro Olitorio;
* nel 27 a.C. incendio del Celio, sotto Tiberio, che avviene quasi in contemporanea del famoso crollo del teatro di Fidene;
* nel 68 un incendio dovuto ai combattimenti tra i sostenitori di Vespasiano e di Vitellio distrusse il Campidoglio;
* nell'80 un altro incendio fa numerosi danni sotto l'imperatore Tito;
* nel 190 un incendio distrusse una parte della città, e l'imperatore Commodo pretese di rifondarla con il nome "Colonia Commodiana";
* nel 283 un incendio danneggia gli edifici del Foro Romano e del centro monumentale sotto l'imperatore Carino.
Fonti antiche
Tacito
Lo storico romano Tacito (Annales, XV, 38-44) descrive l'avvenimento come il più grave e violento incendio di Roma. Sin dall'inizio del racconto evidenzia come incerte le origini del disastro, se accidentale o doloso, ad opera di Nerone ("forte an dolo principis incertum"). Il suo resoconto è quello più ricco di notizie.
Evoluzione dell'incendio e primi soccorsi
L'incendio, iniziato presso il Circo Massimo, sarebbe stato alimentato dal vento e dalle merci delle botteghe, estendendosi rapidamente all'intero edificio. Sarebbe quindi risalito sulle alture circostanti, diffondendosi con grande rapidità senza trovare impedimenti. I soccorsi sarebbero stati ostacolati dal gran numero di abitanti in fuga e dalle vie strette e tortuose.
Tacito menziona tuttavia anche dei personaggi che avrebbero impedito con minacce di spegnere le fiamme, o addirittura le avrebbero attizzate, dichiarando di star obbedendo agli ordini: lo storico ipotizza che si potesse trattare sia di saccheggiatori intenti alla propria opera, ovvero di ordini effettivamente emessi ("nec quisquam defendere audebat, crebris multorum minis restinguere prohibentium, et quia alii palam facies iaciebant atque esse sibi auctorem vociferabantur, sive ut raptus licentius exercerent seu iussu").
Nerone, che si trovava ad Anzio, sarebbe tornato in città quando le fiamme minacciavano la sua residenza (Domus Transitoria) e non sarebbe riuscito a salvarla. Si sarebbe occupato di soccorrere i senza tetto, aprendo i monumenti del Campo Marzio, allestendovi dei baraccamenti e facendo arrivare i viveri dai dintorni. Il prezzo del grano sarebbe stato inoltre abbassato a tre sesterzi il moggio.
Tali provvedimenti, emessi secondo Tacito, per ottenere il favore popolare, non avrebbero tuttavia ottenuto lo scopo, a causa della diffusione di una voce, secondo la quale l'imperatore si era messo a cantare della caduta di Troia, davanti all'infuriare dell'incendio visibile dal suo palazzo ("quae quamquam popularia in inritum cadebant, quia pervaserat rumor ipso tempore flagrantis urbis inisse eum domesticam scaenam et cecinisse Troianum excidium, praesentia mala vetustis cladibus adsimulantem").
Il secondo incendio e i danni
Al sesto giorno l'incendio si sarebbe arrestato alle pendici dell'Esquilino, dove erano stati abbattuti molti edifici per fare il vuoto davanti all'avanzata delle fiamme. Tuttavia scoppiarono altri incendi in luoghi aperti e le fiamme fecero questa volta meno vittime, ma distrussero un maggior numero di edifici pubblici. Questo secondo incendio sarebbe divampato a partire da alcuni giardini di proprietà di Tigellino, prefetto del pretorio e amico dell'imperatore: questa origine avrebbe secondo Tacito fatto nascere altre voci, sul desiderio dell'imperatore di fondare una nuova città e darle il suo nome (plusque infamiae id incendium habuit, quia praediis Tigellini Aemilianis proruperat videbaturque Nero condendae urbis novae et cognomento suo appellandae gloriam quaerere).
Tacito passa quindi a descrivere i danni: dei quattordici quartieri di Roma solo quattro erano intatti, mentre tre erano completamente rasi al suolo e altri sette conservavano solo pochi resti degli edifici. Elenca quindi alcuni antichi templi[1] e santuari andati perduti, e cita le opere di arte greca e i testi antichi scomparsi.
La ricostruzione
La ricostruzione della città viene descritta a partire dalla Domus aurea, la nuova residenza che l'imperatore si sarebbe fatto edificare approfittando del disastro. La riedificazione sarebbe avvenuta quindi nel resto della città secondo ampie vie diritte e isolati di limitata altezza, con vasti cortili interni e portici davanti le facciate, che Nerone avrebbe promesso di pagare a sue spese.
Tacito cita inoltre una serie di regole stabilite da Nerone: che gli edifici non potessero avere muri in comune e che alcune parti fossero costruite in pietra gabina o albana, considerate refrattarie al fuoco. I proprietari avrebbero inoltre dovuto curare che fosse sempre pronto il necessario per spegnere gli incendi. Per assicurare un maggiore diffusione dell'acqua portata dagli acquedotti, sarebbero inoltre stati repressi gli usi abusivi da parte dei privati.
L'imperatore si sarebbe inoltre occupato di far sgombrare le macerie, facendole portare nelle paludi di Ostia nei viaggi di ritorno delle navi che risalivano il Tevere verso Roma con il grano. La riedificazione degli edifici sarebbe infine stata incentivata da premi in denaro, che potevano essere riscossi entro un anno, una volta la casa completata.
Tacito conclude citando l'approvazione per i provvedimenti, ma anche l'esistenza di voci di dissenso, secondo le quali le precedenti vie strette avrebbero offerto una maggiore protezione dalla calura del sole.
L'accusa ai cristiani
Secondo lo storico inoltre nessuno di questi provvedimenti riusciva a sopire le voci sui sospetti della colpevolezza dell'imperatore nello scoppio dell'incendio: per questo motivo Nerone avrebbe dunque accusato come colpevoli i cristiani, che Tacito descrive come una setta invisa a tutti e una superstizione odiosa. Secondo lo storico, prima sarebbero stati arrestati quanti confessavano e quindi, su denuncia di questi, ne sarebbero stati condannati moltissimi, ma, ritiene Tacito, non tanto a causa del crimine dell'incendio, quanto per il loro "odio del genere umano ("igitur primum correpti qui fatebantur, deinde indicio eorum multitudo ingens haud proinde in crimine incendii quam odio humani generis convicti sunt").
Descrive quindi i supplizi a cui i cristiani sarebbero stati sottoposti per opera di Nerone, che nonostante la loro colpevolezza, secondo lo storico, causavano pietà, in quanto puniti non per il bene pubblico ma per la crudeltà di uno solo ("unde quamquam adversus sontes..., tamquam non utilitate publica, sed in saevitiam unius absumerentur").
Svetonio
Lo storico Svetonio nelle sua opera sui primi imperatori ("De vita Caesarum", anche conosciuta con il titolo italiano di "Vite dei dodici Cesari") nella vita dedicata a Nerone (Nero, 38), ci offre un breve resoconto dell'incendio, fortemente ostile verso questo imperatore: lo accusa direttamente di aver incendiato la città, in quanto disgustato dalla bruttezza degli antichi edifici e dalle vie strette ("nam quasi offensus deformitate veterum aedificorum etangustiis flexurisque vicorum, incendit urbem").
Svetonio riporta quindi una serie di avvenimenti, in genere citati anche da Tacito, dandone tuttavia un'interpretazione fortemente ostile a Nerone:
* gli incendiari, visti all'opera secondo Svetonio da alcuni senatori nelle loro stesse proprietà, sono direttamente identificati con i suoi servi ("cubicularios");
* gli edifici abbattuti in corrispondenza di dove poi sorgerà la "Domus aurea, descritti come magazzini (horrea) con i muri in pietra, tanto da richiedere l'intervento delle macchine da guerra, potrebbero far parte delle operazioni descritte da Tacito e volte ad arrestare il fronte dell'incendio con la creazione di un'area vuota, mentre per Svetonio il motivo va ricercato nel desiderio dell'imperatore di ottenere lo spazio per il suo nuovo palazzo;
* la scena di Nerone che canta della caduta di Troia viene riportata non come una voce popolare, ma come certamente avvenuta, aggiungendo i particolari del suo svolgersi sulla cosiddetta "torre di Mecenate" e che l'imperatore avrebbe indossato i propri abiti di scena;
* l'imperatore si curò dell'eliminazione delle macerie e dei cadaveri, secondo Svetonio, esclusivamente per poter saccheggiare tutto ciò che rimaneva tra le rovine;
* infine si aggiunge il particolare che le province e i privati offrirono contributi in denaro per la ricostruzione: secondo Svetonio quelli che l'imperatore avrebbe sollecitato rischiarono di mandare in rovina le province.
Cassio Dione
Nella monumentale "Storia di Roma" scritta da Cassio Dione agli inizi del III secolo, i libri che trattano del regno di Nerone ci sono giunti soltanto in una epitome (riassunto), compilato dal monaco bizantino Giovanni Xiphilinus nell'XI secolo. Anche in questo caso la responsabilità dell'incendio è attribuita direttamente a Nerone.
Il resoconto dell'incendio (LXII, 16-18) inizia riferendo come da lungo tempo Nerone accarezzasse l'idea di veder perire una città tra le fiamme durante la sua vita, come Priamo di Troia. Viene descritto quindi il modo in cui i suoi uomini avrebbero appiccato incendi in diverse parti della città, fingendo risse di ubriachi o altri disordini e rendendo impossibile capire quanto stava accadendo. Si ebbe pertanto una grande confusione, che accrebbe il numero delle vittime.
L'incendio durò diversi giorni e secondo Dione, molte case sarebbero state distrutte da uomini che manifestavano la volontà di salvarle e altre furono incendiate da quegli stessi che erano venuti ad offrire assistenza; gli stessi soldati avrebbero mirato più a propagare l'incendio che a spegnerlo. Le fiamme venivano alimentate e diffuse anche dal vento.
Dione racconta che intanto l'imperatore sarebbe salito sul tetto del suo palazzo e avrebbe cantato accompagnandosi con la lira un brano sulla "Caduta di Troia". Erano bruciati tutto il Palatino e due terzi della città. I sopravvissuti si lamentavano, maledivano gli autori dell'incendio, riferendosi più o meno nascostamente a Nerone, e giravano antiche profezie legate alla fine della città.
Infine si citano le contribuzioni, volontarie o sollecitate, per la ricostruzione, da parte di comunità o di privati cittadini, che Nerone stesso raccolse. Secondo Dione Cassio i Romani stessi vennero privati della distribuzione gratuita di frumento.
14 luglio, 2008
Accordo con la Banca Europea degli Investimenti: 90 milioni per wi-fi e mobilità
Sviluppare e potenziare nella provincia di Roma la banda larga ed il Wi-fi; informatizzare tutti gli uffici pubblici; migliorare l'edilizia scolastica e affrontare i problemi del traffico in entrata ed uscita da Roma potenziando i corridoi della mobilità e le infrastrutture su ferro.
Il tutto grazie ad una nuova linea di credito di 90 milioni di euro concessa dalla Banca Europea degli Investimenti (Bei).
Il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, il presidente della Bei, Dario Scannapieco e l'assessore provinciale alle Politiche economiche, Antonio Rosati hanno presentato a Palazzo Valentini gli obiettivi dell'accordo.
"Quello della Bei - ha spiegato Zingaretti - è un atto di fiducia nella Provincia di Roma, riconosciuta come ente stabile e solido. In un momento delicato, segnato da una congiuntura economia non ottimale, non vogliamo abbassare le nostre ambizioni ed essere coerenti con quanto promesso ai cittadini".
Così, attraverso quello che l'assessore Rosati ha definito il "primo atto significativo di politica finanziaria della Giunta Zingaretti", la Provincia potrà finanziare le infrastrutture immateriali come WI-fi e banda larga, e quelle materiali.
"Penso - ha detto il presidente Zingaretti - ai corridoi della mobilità e allo sviluppo delle reti su ferro. A tal proposito incontrerò l'Amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, per discutere delle sinergie future".
La linea di credito di 90 milioni servirà a finanziare parte degli investimenti previsti dal piano di sviluppo 2008-2011 e dovrà essere utilizzata entro 3 anni dalla concessione dei finanziamenti per una durata massima di 25 anni.
Le risorse - e' stato sottolineato dalle parti - potranno essere erogate attraverso semplici richieste e senza stipulare singoli contratti di mutuo, in quanto le clausole contrattuali sono state già definite nel contratto di apertura di credito.
PROMEMORIA 14 luglio 1948 Attentato a Togliatti.
Roma: Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti, di cui 3 lo colpiscono. L'attentato a Togliatti causa gravi disordini, che secondo i giornali dell'epoca sfiorano la guerra civile.
L'attentato
Alle 11.30 del 14 luglio 1948 Palmiro Togliatti viene colpito da tre[2] colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata mentre esce da Montecitorio in compagnia di Nilde Iotti.
L'autore dell'attentato a Togliatti è Antonio Pallante, un giovane iscritto al blocco liberale qualunquista, spaventato dagli effetti che la politica filo-sovietica del "Migliore" avrebbe potuto avere sul Paese. I proiettili sparati da una pistola calibro 38.8 colpiscono il leader del PCI alla nuca e alla schiena, mentre una terza pallottola sfiora la testa di Togliatti. Ricoverato d'urgenza, Togliatti viene operato dal chirurgo Pietro Valdoni.
Sembra che già pochi istanti dopo il suo ferimento, lo stesso Togliatti raccomandasse alla Jotti, che gli era accanto, di passare parola ai vertici del PCI di non appoggiare in nessun modo i tentativi insurrezionali che sicuramente sarebbero scattati, una volta che si fosse sparsa la notizia dell'attentato.
Poche ore dopo l'attentato si verificano infatti incidenti a Roma, La Spezia, Abbadia San Salvatore (SI) e morti a Napoli, Genova, Livorno e Taranto nel corso di violentissime manifestazioni di protesta. Gli operai della FIAT di Torino sequestrano nel suo ufficio l'amministratore delegato Vittorio Valletta. Buona parte dei telefoni pubblici non funzionano e si blocca la circolazione ferroviaria. Il democristiano Mario Scelba, ministro degli interni, impartisce disposizioni ai prefetti per vietare ogni forma di manifestazione. Il Paese sembra sull'orlo della guerra civile.
La "longa manu" di Stalin si fa sentire per calmare i dirigenti comunisti più facinorosi, che accarezzano l'idea di cavalcare il moto popolare che si è innescato spontaneamente e al di fuori del loro controllo. Gli accordi di Yalta e la presenza di truppe americane sul territorio italiano sconsigliano un'insurrezione armata, che non avrebbe alcuna speranza di riuscire.
Nelle ore in cui si attende l'esito dell'intervento si diffondono le più diverse voci sullo stato di salute di Togliatti: circola addirittura la notizia della morte del segretario comunista. Il clima politico del paese è caldissimo: soltanto due mesi prima, il 18 aprile 1948, le prime elezioni della storia della repubblica avevano sancito la vittoria della Democrazia Cristiana sul fronte delle sinistre (Partito Comunista e Partito Socialista).
L'operazione a Togliatti va a buon fine ed è proprio il dirigente del Partito Comunista Italiano a imporre ai membri più importanti della direzione del PCI, Secchia e Longo, di sedare gli animi e fermare la rivolta. L'insurrezione di massa delle organizzazioni militanti comuniste si arresta davanti all'ordine di Togliatti; tradizionalmente si ritiene che abbiano contribuito a moderare gli animi anche le imprese di Gino Bartali, vittorioso al Tour de France.
Durante le proteste la polizia di Scelba uccide una ventina di manifestanti e fa decine di feriti. Nei giorni successivi all'attentato il Paese ritorna alla normalità, grazie alla precisa volontà dei vertici comunisti che si adoperano per recuperare il controllo della base e prevenire nuovi scontri.
Uno degli assistenti del chirurgo Pietro Valdoni tenne per ricordo un pezzo della costola asportata; divenuto poi docente all'Università di Perugia, affidò il cimelio a un padre francescano che prestava assistenza ai malati del locale policlinico, senza dire quale fosse la provenienza; il francescano la mise assieme alle altre reliquie del convento di Monteripido, dove ancora oggi giace non identificata.
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