14 luglio, 2011

PROMEMORIA 14 luglio 1948 – Roma: Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti


Roma: Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti, di cui 3 lo colpiscono. L'attentato a Togliatti causa gravi disordini, che secondo i giornali dell'epoca sfiorano la guerra civile.
Togliatti, nell'immediato dopoguerra, fu eletto all'Assemblea Costituente e successivamente a deputato fin dalla prima legislatura. Alle 11.30 del 14 luglio 1948 fu colpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata mentre usciva da Montecitorio in compagnia di Nilde Iotti (giovane membro del Pci eletta alla Costituente, con la quale aveva intrecciato una relazione nel 1946, quando la Iotti aveva 26 anni).
L'autore dell'attentato era Antonio Pallante, un giovane iscritto al blocco liberale qualunquista, spaventato dagli effetti che la politica filo-sovietica del "Migliore" (come ormai Togliatti iniziava ad esser soprannominato ironicamente dai suoi avversari) avrebbe potuto avere sul Paese. I proiettili, sparati da una pistola calibro 38, colpirono il leader del PCI alla nuca e alla schiena, mentre una terza pallottola sfiorò la testa del politico. Ricoverato d'urgenza, Togliatti fu operato con successo dal chirurgo Pietro Valdoni.
Poche ore dopo il ferimento si verificarono incidenti in diverse località fra le quali Roma, La Spezia, Abbadia San Salvatore; nel corso di violentissime manifestazioni di protesta si registrarono alcuni morti a Napoli, Genova, Livorno e Taranto. Genova reagì con forse maggiore tempestività ed impegno, sia per la forte presenza comunista fra la sua popolazione, sia perché a molti non era sfuggito il ricordo sentimentale di un Togliatti genovese (anche se emigrato subito dopo la nascita in Sardegna e poi vissuto a Torino ed in gran parte in Russia) Gli operai della FIAT di Torino sequestrarono nel suo ufficio l'amministratore delegato Vittorio Valletta. Buona parte dei telefoni pubblici smisero di funzionare e si bloccò la circolazione ferroviaria. Il democristiano Mario Scelba, ministro dell'interno, impartì disposizioni ai prefetti per vietare ogni forma di manifestazione, e l'intero paese sembrò sull'orlo della guerra civile. Gli accordi di Yalta e la presenza di truppe americane sul territorio italiano sconsigliavano un'insurrezione armata.
Nelle ore in cui si attendeva l'esito dell'intervento chirurgico, si diffusero le più diverse voci sullo stato di salute di Togliatti: circolò anche la notizia della morte del segretario comunista. Il clima politico del paese era caldissimo: soltanto due mesi prima, il 18 aprile 1948, le prime elezioni della storia della repubblica avevano sancito la vittoria della Democrazia Cristiana sul fronte delle sinistre (Partito Comunista e Partito Socialista).
Il bilancio, nella sola giornata del 14 luglio, fu di 14 morti e centinaia di feriti. Negli scontri perirono dieci manifestanti e quattro agenti di Pubblica Sicurezza. Nei due giorni successivi all'attentato, si conteranno altri 16 morti e circa 600 feriti Il Paese tornerà lentamente alla normalità.. L'operazione, infatti, riuscì a salvare Togliatti. Fu proprio il dirigente del Partito Comunista Italiano ad imporre ai membri più importanti della direzione del PCI, Secchia e Longo, di sedare gli animi e fermare la rivolta. La possibile insurrezione di massa dei militanti comunisti si arrestò davanti all'ordine di Togliatti.
A detta di alcuni giornali si ritenne che avesse contribuito a moderare gli animi anche l'inaspettata vittoria di Gino Bartali al Tour de France.

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