20 aprile, 2012
PROMEMORIA 20 aprile 1945 Battaglia di Berlino e fine del Terzo Reich
Battaglia di Berlino e fine del Terzo Reich
Fino all'ultimo Hitler, ormai disperato e quasi farneticante, pianificò fantomatiche offensive e proclamò propositi di resistenza ad oltranza, utilizzando i miseri resti delle armate sconfitte, vecchi e giovanissimi del Volksturm e divisioni "fantasma" (create frettolosamente con nomi altisonanti e pochi mezzi). Ancora il 6 marzo le divisioni corazzate Waffen-SS ritirate dalle Ardenne sferravano un'ultima offensiva in Ungheria nella zona del lago Balaton; dopo duri scontri le forze sovietiche contennero l'attacco e passarono all'offensiva (16 marzo). Ormai in disfacimento, le armate tedesche ripiegavano per coprire Vienna; le colonne corazzate russe proseguirono superando tutti gli sbarramenti. Vienna cadde il 13 aprile dopo alcuni aspri scontri dentro la città; i russi si congiunsero il 4 maggio con gli americani provenienti da ovest nella regione di Linz.
Il 16 aprile 1945 l'Armata Rossa sferrava la sua ultima offensiva generale con obiettivo Berlino; l'attacco venne sferrato in gran fretta sotto la pressione di Stalin: di fronte al crollo del fronte occidentale tedesco, ai segni evidenti di dissoluzione della resistenza all'ovest e alla rapidità dell'avanzata, scarsamente contrastata, alleata, c'era il rischio che gli alleati occidentali precedessero i russi a Berlino (del resto nelle alte sfere tedesche c'erano piani assurdi per aprire la Germania agli anglosassoni e tentare un rocambolesco rovesciamento di alleanze). Al contrario, la resistenza tedesca sul fronte est si stava rafforzando (con l'afflusso di rinforzi terrestri e aerei dagli altri fronti) e le truppe nemiche erano intenzionate a battersi fino all'ultimo per difendere la capitale e il Führer, ma anche per salvaguardare la popolazione civile e guadagnare tempo in attesa dell'arrivo angloamericano da ovest. La massa offensiva sovietica (agli ordini dei marescialli Žukov e Konev) era imponente e nettamente superiore a quella nemica, ma inizialmente venne impiegata male e confusamente; le perdite, di fronte alle difese fortificate tedesche furono altissime; lo sfondamento decisivo (ottenuto con la forza bruta di migliaia di carri armati impiegati in massa) fu ottenuto solo il 20 aprile. Dopo queste difficoltà iniziali, la velocità dell'avanzata aumentò; in campo aperto le armate corazzate sovietiche superarono tutti gli ostacoli e manovrarono per accerchiare Berlino; il 25 aprileiniziò la battaglia dentro l'enorme abitato della capitale. Hitler, ormai rassegnato e deciso a terminare la sua vita e quella del Terzo Reich con un vero "Crepuscolo degli Dei" nibelungico[121], decise di rimanere dentro la città e di organizzare la difesa contando su reparti raccogliticci di Waffen-SS straniere, resti di Panzerdivision disciolte e truppe del Volksturm e della Hitlerjugend. La battaglia casa per casa fu durissima e sanguinosa, i sovietici avanzarono passo passo da tutte le direzioni lentamente e a costo di pesanti perdite; dall'esterno alcuni tentativi di soccorrere Berlino da parte delle modeste forze dei generali Wenck e Steiner fallirono; il cerchio di ferro sovietico era impenetrabile. Sempre il 25 aprile l'Armata Rossa si congiungeva aTorgau sull'Elba con l'Esercito Americano arrivato sul fiume fin dal 13 aprile.
La battaglia finale nel centro di Berlino terminò il 2 maggio con la resa della guarnigione; Hitler si era suicidato già il 30 aprile dopo aver sposato il 29 aprile Eva Braun. I sovietici avevano così concluso vittoriosamente, dopo grandi sacrifici, nel cuore della capitale nemica la Grande Guerra Patriottica; solo in quest'ultima battaglia persero 135.000 uomini; le perdite tedesche furono di 400.000 morti e feriti e 450.000 prigionieri.
L'ultima manovra sovietica in Europa fu la marcia su Praga, insorta contro i tedeschi il 5 maggio, organizzata da Stalin anche per anticipare l'arrivo degli americani; le colonne corazzate russe diressero su Dresda e arrivarono nella capitale cecoslovacca il 9 maggio. Sul Baltico le forze sovietiche si erano già congiunte con le truppe inglesi provenienti dallo Schleswig-Holstein, dove si era rifugiato l'ultimo governo del Reich guidato (secondo le disposizioni testamentali di Hitler) dall'ammiraglio Karl Dönitz.
La notte del 8 maggio, al quartier generale del maresciallo Zhukov a Berlino (alla presenza dei rappresentanti alleati Spaatz, Tedder e deLattre) il feldmaresciallo Keitel firmava il documento di resa incondizionata della Germania. Per volontà di Stalin (volendo egli sottolineare il ruolo preponderante dell'Unione Sovietica nella vittoria), i rappresentanti del Reich avevano dovuto ripetere davanti ai russi la resa già firmata il 7 maggio al quartier generale di Eisenhower a Reims.
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