30 aprile, 2009

PROMEMORIA 30 aprile 1998 La NATO si espande approvando l'ingresso di Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia


La NATO si espande approvando l'ingresso di Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia (le nazioni verranno ammesse formalmente in occasione del 50o anniversario della NATO, nell'aprile dell'anno seguente)

29 aprile, 2009

PROMEMORIA 29 aprile 1945 il campo di concentramento di Dachau viene liberato dalle truppe statunitensi


Seconda guerra mondiale/Olocausto: il campo di concentramento di Dachau viene liberato dalle truppe statunitensi, che commettono il massacro di Dachau.
Il massacro di Dachau fu un crimine di guerra commesso dall'esercito statunitense il 29 aprile 1945, nel campo di concentramento di Dachau ad opera della 45ª Divisione di fanteria, 7ª Armata, subito dopo la presa del campo.
I soldati americani fucilarono 520 prigionieri tedeschi, guardie del campo di sterminio, appena catturati e ne ferirono molti altri. Nessun soldato tentò di soccorrere la vittime e molte di queste morirono in seguito alle ferite. Poco dopo vennero scoperti gli autori e i soldati tedeschi ebbero delle cure, ma George S. Patton (1885 - 1945), divenuto governatore militare della Baviera occupata, decise di amnistiare quei soldati e i loro comandanti. Si sospettò che questo eccidio fosse correlato con il massacro di Malmedy. Fu il principale massacro commesso dalle forze armate statunitensi durante la seconda guerra mondiale, e fu commesso dalla stessa unità resasi colpevole del massacro di Biscari in Sicilia nel luglio 1943.

28 aprile, 2009

Febbre suina, Montino: "Nessun caso confermato nel Lazio"


Febbre suina, Montino: "Nessun caso confermato nel Lazio"

"Non abbiamo casi particolari nel Lazio, stiamo effettuando un monitoraggio attento utilizzando la rete messa in piedi che fa riferimento a 90 medici-sentinella distribuiti nei pronto-soccorso del Lazio". A fare il punto sulla situazione dell'impatto dell'influenza suina nel Lazio è stato il vicepresidente della Giunta regionale Esterino Montino, durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato il direttore regionale delle politiche della prevenzione e Sicurezza sul Lavoro, Salvatore Calabretta ed il direttore generale dell'Asp (Agenzia di sanità pubblica) Claudio Clini.
"Dal punto di vista tecnico - ha detto Clini - mi sento di dire ai cittadini del Lazio di stare tranquilli: questa influenza è un evento raro e non c'e' alcun allarme in corso. Ad ogni modo allo Spallanzani abbiamo già pronta una scorta di 120 dosi di antivirali".

"Ad oggi 14 persone sono state poste in stato di osservazione - ha spiegato Montino - 10 allo Spallanzani, 8 dei quali non hanno l'influenza suina, mentre i restanti due sono ancora in osservazione. Due persone sono in osservazione all'Umberto I, ma il risultato delle prime analisi è stato negativo. Un'altra persona è stata portata nella tarda mattina a Tor Vergata, e anche in questo caso i primi risultati sono negativi. Un ultimo caso, infine è al Gemelli dove gli accertamenti sono in corso".
Montino ha, inoltre, ricordato l'attivazione del piano pandemico regionale, approvato nell'aprile 2008, ed ha sottolineato "di avere attivato contatti diretti con il ministero della Sanità, di aver prenotato una parte di 10 milioni di dosi di antivirali e che il monitoraggio continuerà anche nei prossimi giorni".

PROMEMORIA 28 aprile 1945 catturatii Mussolini e la Petacci.


Seconda guerra mondiale: Benito Mussolini e la sua compagna Clara Petacci, catturati a Dongo mentre tentavano di espatriare in Svizzera, vengono fucilati da membri della Resistenza italiana a Giulino di Mezzegra.
l Duce in fuga venne catturato a Dongo il 27 aprile 1945, durante la notte venne condotto 20 km più a sud, a Bonzanigo (frazione di Mezzegra) ed ospitato presso una famiglia di partigiani (casa De Maria). Il pomeriggio di quello stesso giorno sarebbe arrivato l'ordine di fucilazione portato da Milano dal colonnello Valerio, nome di battaglia del partigiano Walter Audisio. Lo stesso Audisio avrebbe eseguito la condanna capitale "in nome del popolo italiano" di Mussolini e della Petacci alle ore 16 davanti a Villa Belmonte, in via XXIV Maggio. Esistono però almeno una ventina di versioni del fatto, e lo stesso colonnello Walter ha fornito, in epoche successive, più versioni. I cadaveri vennero poi portati a Milano ed esposti in piazzale Loreto[1]. A Giulino una piccola croce ancora presente sul luogo dell'esecuzione ricorda ancora l'evento e su questo episodio la località è stata anche proscenio della parte finale del film di Carlo Lizzani "Mussolini ultimo atto" (1974).

27 aprile, 2009

Marrazzo: "Superare la crisi con accesso al credito, infrastrutture, formazione e reddito minimo garantito"


Marrazzo: "Superare la crisi con accesso al credito, infrastrutture, formazione e reddito minimo garantito"

"La crisi c'è e non sono certo le parole che possono contenerla". Secondo il presidente Piero Marrazzo, serve "una risposta dal basso" fondata nel contingente su strumenti come "il reddito minimo garantito", "la formazione permanente", "politiche di garanzia al credito" e grandi lavori pubblici. Questa la ricetta della Regione Lazio illustrata dal presidente Piero Marrazzo nel corso della presentazione del 'Rapporto Europa 2009 - L'Europa dopo la crisi del Centro Europa ricerche'.

"Dalla crisi economica-finaziaria - ha spiegato Marrazzo - si è passati alla crisi economica reale. Chi sta sui territori ha visto e continua a vedere chiudere le aziende e donne e uomini andare in cassa integrazione. La crisi - ha proseguito - sta investendo sia grandi aziende come l'Alitalia, sia piccole aziende della Ciociaria e del reatino".
Secondo Marrazzo, per contrastare tutto ciò "bisogna trovare da un lato strumenti come reddito minimo garantito e formazione permanente, dall'altro, strumenti che guardano al futuro come politiche di garanzie al credito e grandi lavori pubblici. Il Lazio e Roma hanno la possibilità di uscire dalla crisi puntando sulle infrastrutture".

La Provincia delle Meraviglie. Alla scoperta dei tesori nascosti


La Provincia delle Meraviglie. Alla scoperta dei tesori nascosti

“Vogliamo portare nella Capitale le meraviglie che ci circondano e arricchirla di altre opportunità. Questa è una grande scommessa culturale ed economica che va in senso anticiclico rispetto alla crisi che attanaglia la città di Roma. Noi vogliamo che la città si risvegli e reagisca". Lo ha detto oggi a Palazzo Valentini Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, durante la conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa "la Provincia della Meraviglie" organizzata dall' assessorato alle Politiche Culturali.

"L' intento – ha sottolineato Zingaretti – è quello di far emergere l' immenso tesoro nascosto della nostra provincia per far ripartire turismo e cultura e integrare ed unire il territorio per creare un' identità specifica" .

Cinque le esposizioni permanenti all' interno della città di Roma: il Complesso del Vittoriano, Palazzo Incontro, Palazzo Valentini, Galleria Alberto Sordi e Stazione Termini.

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche l’assessore alle Politiche culturali Cecilia D' Elia, Alessandro Nicosia presidente di Comunicare Organizzando e la professoressa Maria Teresa Benedetti.

L’iniziativa “Provincia delle Meraviglie” si svilupperà a Roma dal 28 aprile al 2 giugno 2009, con l’obiettivo di far conoscere, promuovere e valorizzare gli straordinari “numeri” che il territorio provinciale vanta tra musei, opere d’arte, chiese, palazzi storici, reperti archeologici, manufatti di varie tipologie che caratterizzano la ricchezza della provincia, attraverso la presentazione di vere e proprie iniziative - testimonial organizzate nella grande vetrina di Roma, tali da documentare la straordinaria tipicità di un territorio proteso verso il futuro.

Il Complesso del Vittoriano, Palazzo Valentini, Palazzo Incontro, così come la Galleria Alberto Sordi e la Stazione Termini diventeranno per l’intero mese di maggio, vetrine espositive promozionali che permetteranno alla moltitudine di turisti che confluiscono nei mesi primaverili nella capitale, di scoprire e conoscere le superbe ricchezze che caratterizzano i 121 comuni della Provincia, suggerendo percorsi alternativi ed itinerari desueti, ricreando suggestioni in grado di affascinare i visitatori invitandoli alla ricerca e alla scoperta di quei luoghi “diversi” che testimoniano, con le loro peculiarità artistiche e culturali, un passato nobile ed evocativo di atmosfere quasi magiche, cariche di suggestioni stimolanti legate a bellezze uniche per qualità e quantità.

PROMEMORIA 27 aprile 2006 - A Nassiriya (Iraq) in un attentato perdono la vita tre soldati italiani.


A Nassiriya (Iraq) in un attentato perdono la vita tre soldati italiani.
La mattina del 27 aprile 2006 un convoglio formato da quattro mezzi militari italiani partì dalla base di Camp Mittica per raggiungere l'ufficio provinciale per il coordinamento dei pattugliamenti congiunti (Provincial joint operation center) come già avevano fatto molte altre volte. Alle 8:50 ora locale (le 6:50 in Italia) il secondo veicolo della colonna passa sopra all'ordigno posto nel centro della carreggiata. All'interno del mezzo, per cause legate con molta probabilità alla scelta di usare una tipologia di veicolo non adeguatamente protetto (VM90P), si sprigionano forti fiamme che causano la morte istantanea per shock termico di tre dei cinque militari presenti a bordo. Il maresciallo aiutante Carlo de Trizio ed il Maresciallo Aiutante Franco Lattanzio muoiono poco dopo, prima di riuscire a raggiungere l'ospedale. Il 7 maggio muore anche il maresciallo aiutante Enrico Frassanito rientrato a Verona, dopo le prime cure ricevute a Kuwait city; nell'attentato era rimasto gravemente ustionato.

26 aprile, 2009

Emergenza psichiatrica: Il Lazio per primo apre ricoveri ad hoc per adolescenti


Emergenza psichiatrica: Il Lazio per primo apre ricoveri ad hoc per adolescenti

"L'accoglienza dei ragazzi in emergenza per motivi psichiatrici - spiega Esterino Montino, vicepresidente della giunta del Lazio - sarà garantita in un reparto di degenza appositamente pensato per loro. Un'equipe medica con personale specializzato nella presa in carico dei minori garantirà l'adeguato approccio con i ragazzi e l'appropriato collegamento con i servizi territoriali dove avviare o proseguire il percorso terapeutico".
Il 40% della popolazione in età evolutiva residente nella Regione Lazio è compresa nella fascia di età dai 14 ai 18 anni (non compiuti) e secondo le stime possibili le situazioni di emergenza psichiatrica incidono per circa l'1%, la percentuale corrisponde invece alla metà nella fascia dai 0-14 con una concentrazione maggiore dei casi a partire dai 12 anni. (Per i dati sui ricoveri in emergenza nel Lazio anno 2007 consulta scheda in allegato).


Su proposta del vicepresidente Esterino Montino, la Giunta della Regione Lazio ha approvato il Piano strategico per le emergenze psichiatriche in età evolutiva nel territorio regionale. Il programma, primo nel suo genere in Italia, riguarda in particolare il modello d'intervento per i ricoveri d'urgenza per motivi psichiatrici dei giovani della fascia adolescenziale e preadolescenziale, dai 12 ai 17 anni. Il centro per il ricovero dei minori in situazione di emergenza psichiatrica, sarà presto individuato in una struttura ospedaliera nell'area metropolitana di Roma dotata di Dea di I o di II livello. L'intero percorso, dalla chiamata al ricovero, sarà predisposto anche attraverso procedure operative condivise con il servizio Ares 118.
"Finalmente è stato predisposto un modello di intervento, che prevede l'accoglienza dei ragazzi in emergenza per motivi psichiatrici in un reparto di degenza appositamente pensato per loro spiega Esterino Montino, vicepresidente della Giunta della Regione Lazio - La presenza di un'equipe medica che includerà sempre personale specializzato nella presa in carico dei minori garantirà l'adeguato approccio con i ragazzi e l'appropriato collegamento con i servizi territoriali dove avviare o proseguire il percorso terapeutico. Si tratta di un programma assolutamente innovativo frutto della meritoria attività del gruppo interistituzionale che ha lavorato su questo tema che ora proseguirà l'attività definendo, i criteri per l'individuazione della struttura e le modalità per l'apertura del reparto. Attività che sarà realizzata tra le Asl nell'ambito del proprio budget, attraverso il lavoro di rete e la condivisione delle risorse logistiche e umane, aspetto che rende ancora più lodevole l'impegno da tutti profuso".
Il Piano è frutto dell'attività di un gruppo di lavoro multidisciplinare e interistituzionale - Assessorato alla Sanità della Regione Lazio, Laziosanità ASP, Tribunale dei Minori, Comune di Roma, Provincia di Roma, Centro di Giustizia Minorile, Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Laziosanità Asp, Associazioni dei Familiari - ha analizzato le caratteristiche e le dimensioni del fenomeno quantificando in un reparto di 8 posti letto la necessità per i ricoveri d'urgenza sul territorio regionale. A tale riguardo il pool di esperti del settore ha messo a punto le linee guida per le modalità di accoglienza, di presa in carico e per la pianificazione dei percorsi di cura dei minori in tema di emergenza psichiatrica in età evolutiva.
Attualmente i giovanissimi con diagnosi psichiatrica ricoverati d'urgenza vengono impropriamente inviati alle degenze ordinarie di pediatria o nei reparti per maggiorenni, compresi quelli dei servizi psichiatrici per adulti. Situazioni che andrebbero sempre evitate per l'esposizione a potenziali traumi nei quali la tutela e i bisogni di cura dei minori trovano risposte spesso non adeguate.

PROMEMORIA 26 aprile 1986 - Disastro di Chernobyl


Disastro di Chernobyl: A Chernobyl, in Unione Sovietica, l'esplosione in una centrale nucleare provoca trentuno vittime. Nei giorni seguenti una nube radioattiva contaminerà buona parte dell'Europa, Italia compresa. Le conseguenze sulla popolazione locale dureranno per decenni.
l disastro di Černobyl' (in ucraino: Чорнобильська катастрофа, Čornobyl's'ka katastrofa, in russo: Чернобыльская авария, Černobyl'skaja avarija) è stato il più grave incidente nucleare della storia, l'unico al livello 7 (il massimo) della scala INES dell'IAEA.
Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:44 presso la centrale nucleare V.I. Lenin di Černobyl' (Russo: Чернобыльская АЭС им. В.И.Ленина, Ucraino: Чорнобильська АЕС), in Ucraina vicino al confine con la Bielorussia, allora repubbliche dell'Unione Sovietica. Nel corso di un azzardato test di sicurezza, un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore numero 4 della centrale causò la scissione dell'acqua di refrigerazione e l'accumulo di idrogeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle strutture di contenimento, il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente con l'aria che a sua volta innescò l'esplosione e lo scoperchiamento del reattore.
Una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336 000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori.
Il rapporto ufficiale[1] redatto da agenzie dell'ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) stila un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4 000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.
Il bilancio ufficiale è contestato da associazioni antinucleariste internazionali fra le quali Greenpeace che presenta una stima di fino a 6 000 000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo lo specifico modello adottato nell'analisi[2]. Altre associazioni ambientaliste, come il gruppo dei Verdi del parlamento europeo, prende le distanze dal rapporto Greenpeace, che considera una boutade con tuttavia il merito di segnalare il problema, e pur concordando sulla stima delle 65 morti accertate del rapporto ufficiale ONU, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte che stima piuttosto in 30 000 ~ 60 000[3].

25 aprile, 2009

PROMEMORIA 25 aprile 1945 I partigiani liberano Milano e Torino dall'occupazione nazifascista


I partigiani liberano Milano e Torino dall'occupazione nazifascista.
Per Resistenza italiana (chiamata anche Resistenza partigiana o più semplicemente Resistenza) si intende l'opposizione, militare o anche soltanto politica, condotta nell'ambito della seconda guerra mondiale - dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la conseguente invasione dell'Italia da parte della Germania nazista - nei confronti degli occupanti e della Repubblica Sociale Italiana da parte di liberi individui, partiti e movimenti organizzati in formazioni partigiane, nonché delle ricostituite forze armate del Regno del Sud che combatterono a fianco degli Alleati.
Il movimento resistenziale - inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno europeo della resistenza all'occupazione nazista - fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici (cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici). I partiti animatori della Resistenza, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale, avrebbero più tardi costituito insieme i primi governi del dopoguerra.
La Resistenza costituisce il fenomeno storico nel quale vanno individuate le origini stesse della Repubblica italiana. Infatti, l'Assemblea costituente fu in massima parte composta da esponenti dei partiti che avevano dato vita al CLN, i quali scrissero la Costituzione fondandola sulla sintesi tra le rispettive tradizioni politiche e ispirandola ai princìpi della Democrazia e dell'Antifascismo.

24 aprile, 2009

Le graduatorie provvisorie per le scuole dell'infanzia nei municipi V, VII e VIII


Le graduatorie provvisorie per le scuole dell'infanzia nei municipi V, VII e VIII
Pubblicate quelle per l'anno 2009/2010. Gli elenchi suddivisi per municipio e per istituto sul sito del Comune

Sono state pubblicate le graduatorie provvisorie per le scuole dell'infanzia anno 2009/2010. Gli elenchi, suddivisi per municipio e per istituto, sono consultabili online cliccando il seguente link: http://comune.roma.it/servizi/Mesispub/ScuoleMaternePerScuola.do

MUNICIPIO V

Per quanto riguarda il Municipio 5 le liste possono essere consultate anche dal sito del municipio all’indirizzo www.municipioromacinque.it.


MUNICIPIO VII

Sono state pubblicate le graduatorie provvisorie per le scuole dell’infanzia del VII municipio.

Per quanto riguarda il Municipio 7 gli elenchi sono consultabili on line all’indirizzo www.municipioroma7.it oppure presso i locali dell’U.O.S.E.C.S., viale Palmiro Togliatti 983 e presso le singole Scuole dell’Infanzia del Municipio.

Per informazione è possibile rivolgersi all’Ufficio Servizi Eucativi 0-6 anni del Municipio VII, presso l’U.O.S.E.C.S. di viale Palmiro Togliatti 983, II° Piano, stanza n° 1 – Tel. 06 69607654/614.

MUNICIPIO VIII

Sono state pubblicate le graduatorie provvisorie di accesso alle scuole dell’infanzia. Gli elenchi, suddivisi per Municipi, sono consultabili on line sul sito del comune di Roma all’indirizzo www.comune.roma.it nella sezione Servizi on line e cliccando sul link Servizi scolastici.

Marrazzo festeggia 100 anni Montalcini: "Garantiremo la copertura finanziaria all'istituto Ebri"


Marrazzo festeggia 100 anni Montalcini: "Garantiremo la copertura finanziaria all'istituto Ebri"

Lo studio del cervello da parte dei ricercatori dell'istituto Ebri (European Brain Reserach Institute) potrà andare avanti, grazie al finanziamento di 500mila euro voluto dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che ieri sera ha organizzato un ricevimento per festeggiare i cento anni del premio Nobel Rita Levi Montalcini.
"Abbiamo dato una copertura finanziaria all'Istituto di ricerca Ebri, del quale Rita Levi Montalcini è presidente, che durerà tutto l'anno e approntato una pianificazione anche per il futuro", ha detto il presidente Piero Marrazzo durante l'incontro privato con Rita Levi Montalcini a Villa Piccolomini, che ha preceduto i festeggiamenti ufficiali ai quali hanno partecipato i ricercatori del convegno "The brain in health and disease", tra i quali anche tre premi Nobel: il biochimico statunitense Stanley Cohen , l'israeliano Aaron Ciechanover e lo svedese Torsten Wiesel.
"Rita Levi Montalcini - ha detto Marrazzo - ha lanciato più di una volta un grido di allarme verso un paese che sembra fermo e vecchio, ricordando che in Italia 'abbiamo un capitale umano Eccellente' e un grado di innovazione tecnologica che non ha nulla da invidiare al resto del mondo. Io credo che ci sia un semplice segreto nella forza e nella volontà di questa grande donna: la capacità di guardare sempre al domani".
"Sono l'unico Nobel che ha raggiunto i 100 anni - ha detto Levi Montalcini - e la mia è stata una vita fortunata. E' importante lasciare degli esempi alle nuove generazioni. Nella vita sono importanti i valori e l'impegno verso ciò che si ama. Oggi sapere che la molecola che io ho scoperto è necessaria per la vita sulla terra è un miracolo".
"Abbiamo accreditato nelle casse dell'Ebri - ha aggiunto l'assessore agli Affari Istituzionali, Daniele Fichera - 500mila euro per mettere in condizione l'istituto di pagare i ricercatori".

Il direttore dell'Ebri, Piergiorgio Strata, ha voluto ringraziare la Regione, sottolineando che l'intervento: "Ci consentirà di andare avanti. E' importante perché qui ci sono eccellenti ricercatori".

arrazzo festeggia 100 anni Montalcini: "Garantiremo la copertura finanziaria all'istituto Ebri"

arrazzo festeggia 100 anni Montalcini: "Garantiremo la copertura finanziaria all'istituto Ebri"

Lo studio del cervello da parte dei ricercatori dell'istituto Ebri (European Brain Reserach Institute) potrà andare avanti, grazie al finanziamento di 500mila euro voluto dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che ieri sera ha organizzato un ricevimento per festeggiare i cento anni del premio Nobel Rita Levi Montalcini.
"Abbiamo dato una copertura finanziaria all'Istituto di ricerca Ebri, del quale Rita Levi Montalcini è presidente, che durerà tutto l'anno e approntato una pianificazione anche per il futuro", ha detto il presidente Piero Marrazzo durante l'incontro privato con Rita Levi Montalcini a Villa Piccolomini, che ha preceduto i festeggiamenti ufficiali ai quali hanno partecipato i ricercatori del convegno "The brain in health and disease", tra i quali anche tre premi Nobel: il biochimico statunitense Stanley Cohen , l'israeliano Aaron Ciechanover e lo svedese Torsten Wiesel.
"Rita Levi Montalcini - ha detto Marrazzo - ha lanciato più di una volta un grido di allarme verso un paese che sembra fermo e vecchio, ricordando che in Italia 'abbiamo un capitale umano Eccellente' e un grado di innovazione tecnologica che non ha nulla da invidiare al resto del mondo. Io credo che ci sia un semplice segreto nella forza e nella volontà di questa grande donna: la capacità di guardare sempre al domani".
"Sono l'unico Nobel che ha raggiunto i 100 anni - ha detto Levi Montalcini - e la mia è stata una vita fortunata. E' importante lasciare degli esempi alle nuove generazioni. Nella vita sono importanti i valori e l'impegno verso ciò che si ama. Oggi sapere che la molecola che io ho scoperto è necessaria per la vita sulla terra è un miracolo".
"Abbiamo accreditato nelle casse dell'Ebri - ha aggiunto l'assessore agli Affari Istituzionali, Daniele Fichera - 500mila euro per mettere in condizione l'istituto di pagare i ricercatori".

Il direttore dell'Ebri, Piergiorgio Strata, ha voluto ringraziare la Regione, sottolineando che l'intervento: "Ci consentirà di andare avanti. E' importante perché qui ci sono eccellenti ricercatori".

PROMEMORIA 24 aprile 1184 a.C. - Secondo la tradizione gli antichi greci entrano a Troia servendosi di un finto cavallo


1184 a.C. - Secondo la tradizione gli antichi greci entrano a Troia servendosi di un finto cavallo.
Il cavallo di Troia è una macchina da guerra che, secondo la leggenda, fu usata dai greci per espugnare la città di Troia. Questo termine è entrato nell'uso letterario, ma anche nel linguaggio comune, per indicare uno stratagemma con cui penetrare le difese.

Storia
Dopo dieci anni di inutile assedio i greci, seguendo un piano ideato da Ulisse, finsero di rinunciare alla conquista della città e di tornare alle proprie sedi, lasciando sulla spiaggia un enorme cavallo di legno, per placare gli dei e propiziare il viaggio di ritorno in patria. All'interno del cavallo erano però nascosti i più valorosi guerrieri greci, guidati da Ulisse. I troiani, felici per lo scampato pericolo, trascinarono il cavallo all'interno delle mura, nonostante Laocoonte e la profetessa Cassandra, assieme ad alcuni presagi, avessero sconsigliato di farlo.
Di notte, mentre i troiani dormivano, i greci uscirono dal cavallo ed aprirono le porte della città ai propri compagni. Questi, dopo essersi nascosti con le loro navi dietro un'isoletta vicina di nome Tenedo, erano di nuovo sbarcati sulla spiaggia di Troia. Penetrati nella città, i greci colsero di sorpresa i troiani, che furono facilmente sopraffatti. Troia fu data alle fiamme.
Questo racconto non viene narrato nell'"Iliade" di Omero (che si conclude invece con la morte di Ettore (mitologia), ucciso da Achille) ed è solo incidentalmente citato nell'altro poema omerico, l'"Odissea". Viene invece ampiamente riferito nel II libro dell'"Eneide" di Virgilio: Enea, principe ed esule troiano, lo riferisce infatti alla regina di Cartagine, Didone, che lo stava ospitando in una delle tappe del viaggio che lo porterà poi a sbarcare sulle coste del Lazio, dove diventerà capostipite della genealogia che avrebbe poi fondato Roma.

23 aprile, 2009

IL MUNICIPIO ROMA V PER I TERREMOTATI D'ABRUZZO


PRESIDENTE V MUNICIPIO - IVANO CARADONNA
“ TORNERO’ IN ABRUZZO PER PORTARE CUCINE DA CAMPO AI TERREMOTATI”

il Presidente del V Municipio di Roma, Ivano Caradonna si è recato in Abruzzo per visitare le zone colpite dal terremoto e ha incontrato il sindaco di S. Demetrio e il Presidente della pro loco di Onna.
Caradonna dichiara – abbiamo visitato 4 campi della Protezione civile, quello di Onna, di Prata d’ Ansidonia, quello del quartiere di San Sisto ( Aquila) e di San Demetrio dei Vestini e in ognuno di questi abbiamo scaricato molti medicinali e materiali di prima necessità.
“ E’ stato importante – afferma Caradonna – stabilire un contatto umano forte e visivo con gli abitanti dei centri allocati nelle tendopoli sparse nella città, che rendono più drammatica la visione della tragedia.
Abbiamo – prosegue Caradonna - riscontrato nelle persone che abbiamo via via incontrato, una grande dignità nell’ affrontare la tragedia e una profonda gratitudine per la solidarietà che abbiamo portato a nome di tutti cittadini del Municipio, che si sono attivati per aiutarli. e un sentito ringraziamento va a tutte le realtà del territorio e in special modo, ci tengo a sottolineare l’ opera di volontariato al campo di S,. Sisto all’ Aquila della Misericordia di San Romano.
Ora però dopo i fuochi d'artificio mediatici dei primi giorni , è necessario continuare a stare vicino a loro.ed io o mi impegno a farlo senza interruzione con ancora più forza, di quella che abbiamo messo in campo fino ad ora.

Giornata mondiale del Libro e del diritto d'autore


Giornata mondiale del Libro e del diritto d'autore
Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'Autore promossa dall'UNESCO, allo scopo di sottolineare l'importanza del libro, dell'autore e della lettura quale ricchezza culturale e sociale dell'Umanità. Le Biblioteche di Roma partecipano con incontri, letture, laboratori, proiezioni, musica che si snoderanno fino alla fine di maggio sul tema scelto per l'edizione 2009, l'astronomia.

Un appuntamento speciale alle ore 11 nella piazza del Campidoglio, l'intitolazione del Bibliobus a Tony Augello, il consigliere comunale che ha fortemente appoggiato la creazione del Bibliobus.
Alle ore 16.30 presso Auditorium Goethe Institut, "Un ponte di libri: da Monaco a Roma". La straordinaria biografia di Jella Lepman, un incontro in occasione della pubblicazione in Italia de La strada di Jella (Sinnos Editrice), autobiografia di Jella Lepman, fondatrice della Jugendbibliothek di Monaco (la più grande biblioteca per ragazzi del mondo) e dell' Ibby (International Board on Books for Young people, la massima organizzazione internazionale dedicata alla promozione della letteratura per l'infanzia). Un'occasione per mettere a confronto esperienze e progetti di promozione della lettura per ragazzi. Iniziativa a cura della Biblioteca Europea, Goethe Institut , Sinnos Editrice, con il contributo della Regione Lazio e della Jugendbibliothek di Monaco.

Sempre oggi alle 18, nella Sala Conferenze della biblioteca Franco Basaglia, "Primavalle, settant'anni dopo", conferenza con Piero Ostilio Rossi, professore di Composizione architettonica e urbana della Facoltà di Architettura dell'Università La Sapienza di Roma, su "Nascita e sviluppo delle borgate"; Ferruccio Trabalzi, professore del Dip. Pianificazione Urbana della Iowa University, su "Social Housing – Idennità e comunità di una borgata"; Nando Maurelli su "L'età moderna e contemporanea, il presente e il futuro, problemi di sviluppo urbanistico, storia e territorio"; Gino Pacilli testimone.
Alla Biblioteca Pigneto alle 19 "Così vicino così lontano", incontro "ravvicinato" con l'astronauta Umberto Guidoni (componente della missione spaziale del Columbia nel 1996), organizzato dal Circolo lettori della biblioteca.


Per il programma completo delle iniziative, consultare il sito www.bibliotechediroma.it

PROMEMORIA 23 aprile 1985 - Argentina, a Buenos Aires si apre il processo sulla fine dei desaparecidos


Argentina, a Buenos Aires si apre il processo sulla fine dei desaparecidos.
L'espressione desaparecidos (letteralmente "scomparsi" in spagnolo) si riferisce a persone che furono arrestate per motivi politici dalla polizia dei regimi militari argentino, cileno o di altri paesi dell'America latina, e delle quali si persero in seguito le tracce. Il verbo desaparecer, come l'italiano "sparire", è intransitivo; desaparecidos è un participio transitivo, usato in modo da implicare il significato di "chi è stato fatto scomparire". Il termine viene utilizzato comunemente nel parlato, in maniera estesa per ogni fenomeno analogo, commesso anche in paesi non latini.
Tipico del fenomeno dei desaparecidos è la segretezza con cui le forze governative si muovevano. In genere, gli arresti avvenivano senza testimoni, così come segreto restava tutto ciò che seguiva all'arresto. Gli stessi capi di imputazione erano solitamente molto vaghi o chiaramente pretestuosi. Di molti desaparecidos non si seppe effettivamente mai nulla. Di molti si venne a sapere che erano stati detenuti in campi di concentramento, torturati e infine assassinati segretamente.
La "sparizione forzata" è un fenomeno che si è verificato anche in altri paesi e in altri momenti storici. È stata riconosciuta come crimine contro l'umanità dall'articolo 7 dello Statuto di Roma del 17 luglio 1998 per la costituzione del Tribunale Penale Internazionale e dalla risoluzione delle Nazioni Unite numero 47/133 del 18 dicembre 1992.
Desaparecidos in Argentina [modifica]

Si ritiene che fra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP [1]).
Si ritiene che la tecnica di sequestrare e far sparire le vittime della repressione sia stata in qualche modo ideata per perseguire due obiettivi. Innanzi tutto per evitare quanto verificatosi pochi anni prima in Cile all'indomani del golpe militare del generale Pinochet, allorquando le immagini televisive degli arresti di massa e degli oppositori ammassati negli stadi avevano fatto il giro del mondo suscitando ondate di indignazione dell'opinione pubblica mondiale. La assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di "invisibilità" agli occhi del mondo: dovettero passare infatti almeno 4 o 5 anni dall'inizio della dittatura prima che all'estero si iniziasse ad avere una percezione esatta di quanto stesse accadendo in Argentina.
In secondo luogo la finalità era quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni possibile dissenso al regime. Le modalità degli arresti (squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa, la cui sola vista suscitava il terrore, e piombavano nelle case in piena notte sequestrando a volte intere famiglie) e l'assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fecero sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura, cosicché persino nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo.
Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi. Solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti (spesso testimonianze di militari coinvolti nell'operazione), molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata (oggi questi omicidi sono chiamati vuelos de la muerte, voli della morte). Altri furono detenuti in campi di concentramento; un campo molto celebre fu la scuola di addestramento della Marina Militare ESMA, a Buenos Aires. Altri ancora venivano imbarcati su degli aerei militari e in seguito gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero poi a galla. Altro episodio tristemente famoso quello che ha avuto il suo culmine nel settembre 1976, chiamato Notte delle matite spezzate, durante il quale studenti liceali, 16-17enni, che avevano dimostrato nelle strade in protesta per l'abolizione del Tesserino Studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti, furono sequestrati, sottoposti ad indicibili torture e, per la maggior parte, uccisi. Molte donne partorirono mentre erano detenute; molte di esse furono uccise, e i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti.
Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie. Le indagini fatte in questo senso sono state fondamentali per scoprire molte delle atrocità commesse dal regime militare. Inoltre, tali indagini consentirono la condanna di ex funzionari del regime che, per i reati strettamente politici, erano stati prosciolti o amnistiati sulla base del loro obbligo di obbedire agli ordini all'epoca dei fatti (cosiddetta legge della "obbedienza dovuta").
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.
Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell'esercito, emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura.
Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido [2].Desaparecidos in Argentina [modifica]

Si ritiene che fra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP [1]).
Si ritiene che la tecnica di sequestrare e far sparire le vittime della repressione sia stata in qualche modo ideata per perseguire due obiettivi. Innanzi tutto per evitare quanto verificatosi pochi anni prima in Cile all'indomani del golpe militare del generale Pinochet, allorquando le immagini televisive degli arresti di massa e degli oppositori ammassati negli stadi avevano fatto il giro del mondo suscitando ondate di indignazione dell'opinione pubblica mondiale. La assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di "invisibilità" agli occhi del mondo: dovettero passare infatti almeno 4 o 5 anni dall'inizio della dittatura prima che all'estero si iniziasse ad avere una percezione esatta di quanto stesse accadendo in Argentina.
In secondo luogo la finalità era quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni possibile dissenso al regime. Le modalità degli arresti (squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa, la cui sola vista suscitava il terrore, e piombavano nelle case in piena notte sequestrando a volte intere famiglie) e l'assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fecero sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura, cosicché persino nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo.
Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi. Solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti (spesso testimonianze di militari coinvolti nell'operazione), molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata (oggi questi omicidi sono chiamati vuelos de la muerte, voli della morte). Altri furono detenuti in campi di concentramento; un campo molto celebre fu la scuola di addestramento della Marina Militare ESMA, a Buenos Aires. Altri ancora venivano imbarcati su degli aerei militari e in seguito gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero poi a galla. Altro episodio tristemente famoso quello che ha avuto il suo culmine nel settembre 1976, chiamato Notte delle matite spezzate, durante il quale studenti liceali, 16-17enni, che avevano dimostrato nelle strade in protesta per l'abolizione del Tesserino Studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti, furono sequestrati, sottoposti ad indicibili torture e, per la maggior parte, uccisi. Molte donne partorirono mentre erano detenute; molte di esse furono uccise, e i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti.
Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie. Le indagini fatte in questo senso sono state fondamentali per scoprire molte delle atrocità commesse dal regime militare. Inoltre, tali indagini consentirono la condanna di ex funzionari del regime che, per i reati strettamente politici, erano stati prosciolti o amnistiati sulla base del loro obbligo di obbedire agli ordini all'epoca dei fatti (cosiddetta legge della "obbedienza dovuta").
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.
Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell'esercito, emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura.
Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido [2].
Desaparecidos in Argentina [modifica]

Si ritiene che fra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP [1]).
Si ritiene che la tecnica di sequestrare e far sparire le vittime della repressione sia stata in qualche modo ideata per perseguire due obiettivi. Innanzi tutto per evitare quanto verificatosi pochi anni prima in Cile all'indomani del golpe militare del generale Pinochet, allorquando le immagini televisive degli arresti di massa e degli oppositori ammassati negli stadi avevano fatto il giro del mondo suscitando ondate di indignazione dell'opinione pubblica mondiale. La assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di "invisibilità" agli occhi del mondo: dovettero passare infatti almeno 4 o 5 anni dall'inizio della dittatura prima che all'estero si iniziasse ad avere una percezione esatta di quanto stesse accadendo in Argentina.
In secondo luogo la finalità era quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni possibile dissenso al regime. Le modalità degli arresti (squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa, la cui sola vista suscitava il terrore, e piombavano nelle case in piena notte sequestrando a volte intere famiglie) e l'assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fecero sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura, cosicché persino nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo.
Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi. Solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti (spesso testimonianze di militari coinvolti nell'operazione), molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata (oggi questi omicidi sono chiamati vuelos de la muerte, voli della morte). Altri furono detenuti in campi di concentramento; un campo molto celebre fu la scuola di addestramento della Marina Militare ESMA, a Buenos Aires. Altri ancora venivano imbarcati su degli aerei militari e in seguito gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero poi a galla. Altro episodio tristemente famoso quello che ha avuto il suo culmine nel settembre 1976, chiamato Notte delle matite spezzate, durante il quale studenti liceali, 16-17enni, che avevano dimostrato nelle strade in protesta per l'abolizione del Tesserino Studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti, furono sequestrati, sottoposti ad indicibili torture e, per la maggior parte, uccisi. Molte donne partorirono mentre erano detenute; molte di esse furono uccise, e i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti.
Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie. Le indagini fatte in questo senso sono state fondamentali per scoprire molte delle atrocità commesse dal regime militare. Inoltre, tali indagini consentirono la condanna di ex funzionari del regime che, per i reati strettamente politici, erano stati prosciolti o amnistiati sulla base del loro obbligo di obbedire agli ordini all'epoca dei fatti (cosiddetta legge della "obbedienza dovuta").
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.
Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell'esercito, emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura.
Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido [2].

22 aprile, 2009

L'Audiovisivo 'ponte' tra Europa e Mediterraneo


L'Audiovisivo 'ponte' tra Europa e Mediterraneo

I prodotti audiovisivi dei diversi Paesi del Mediterraneo e dell'Europa, con le possibili contaminazioni e scambi culturali nel XXI secolo. Se ne è discusso durante la seconda giornata del 'Medigital 2009', in corso all'Auditorium della Conciliazione di Roma e organizzato dalla Presidenza della Regione Lazio. Al centro dell'appuntamento, a cui hanno partecipato diversi rappresentanti del settore provenienti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo anche le possibilità di fare 'rete'. "Noi come Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - ha spiegato Daniela Esposito Vezzalier, dell'Ufficio relazione internazionali dell'Autorità - siamo presidente di turno della 'Rete mediterranea per la regolamentazione nell'audiovisivo' e nella conferenza di apertura a Reggio Calabria abbiamo prodotto la prima dichiarazione sui contenuti audiovisivi. Un documento - ha continuato - che mette insieme Paesi che hanno in comune l'appartenenza al bacino del Mediterraneo, e che vuol essere un primo passo per la creazione di un mercato panmediterraneo. E questo - ha concluso - non può non passare da una regolamentazione comune".

E l'idea di un 'ponte' dell'audiovisivo tra i Paesi del Mediterraneo ha un 'copyright' italiano, come ha spiegato Alessandra Paradisi, segretario generale del Copeam, Conferenza permanente dell'audiovisivo del Mediterraneo. "La nostra - ha spiegato Paradisi - è un'associazione professionale non lucrativa, nata nel '94 a Palermo da un'intuizione della Rai e che raccoglie in rete centinaia di membri, tra cui la Regione Lazio appartenenti a 25 Paesi del bacino". E l'obiettivo della 'Copeam' è proprio quello della diffusione e della contaminazione dei prodotti audiovisivi mediterranei: "Ci occupiamo - ha detto Paradisi - di coproduzione radiofonica e televisiva, di scambio di news, e adesso stiamo lanciando due progetti in partenariato con l'Unione europea. Uno - ha sottolineato - è 'Euromed' una redazione transnazionale per la diffusione dei temi e delle notizie europee e mediterranee, mentre l'altro progetto è 'Med Mer', un portale on line che sarà pronto nel 2011, e che darà l'opportunità di accedere gratuitamente a 4.000 video forniti dai 18 partner del progetto, e che rappresentano la cultura dei Paesi del Mediterranneo". E, nell'ottica della rete dell'audiovisivo tra i Paesi del Mediterraneo, un'altra esperienza significativa è quella 'Apimed', l'associazione dei produttori indipendenti del Mediterraneo: "siamo nati 12 anni fa - ha raccontato Dominique Le Pivert, membro del Board dell'Associazione - durante il festival del Cinema Mediterraneo di Montpellier, con l'obiettivo di promuovere i valori e preservare le diversità culturali del Mediterraneo, proprio attraverso l'audiovisivo. Oggi - ha aggiunto - contiamo 400 membri dalle due rive del Mediterraneo e lavoriamo per la messa in rete delle informazioni di produttori e per la realizzazione di 'Med festival', che da dieci anni organizziamo a Sud di Barcellona per promuovere il mercato euromediterraneo". E sulla scia della collaborazione tra Europa e Paesi del Mediterraneo si inserisce la Scuola del mestieri del cinema di Casblanca in Marocco, realizzata dall'Istituto Luce grazie al finanziamento della Regione Lazio: "Abbiamo costruito questa scuola - ha dichiarato Luciano Sovena, amministratore delegato di Istituto Luce - perché insieme alla Regione Lazio pensavamo di istruire questi giovani sui mestieri del cinema, visto anche che il Marocco è una regione privilegiata dai nostri produttori per realizzare dei film". E il Marocco è uno dei Paesi maghrebini con più attenzione al settore audiovisivo. "Il Centro cinematografico del Marocco - ha spiegato Kamal Mouline, consigliere del direttore generale del Centro - è nato del 1944, e organizziamo 50 festival all'anno nel Paese". E anche le grandi major americane stanno lavorando per avvicinarsi al mercato mediterraneo: "Si deve pensare - ha dichiarato Nicola Maccanico vicedirettore di Warner Bross Italia - a creare un mercato europeo del cinema con al centro il Mediterraneo".

PROMEMORIA 22 aprile 1915 - Prima Guerra Mondial


Prima Guerra Mondiale: Ypres, (Belgio) durante la Seconda Battaglia di Ypres le truppe tedesche fanno ricorso all'iprite, un gas tossico, causando alle truppe inglesi 5.000 morti e 10.000 intossicati: è la nascita della guerra chimica.
La Seconda battaglia di Ypres (chiamata anche Seconda battaglia delle Fiandre) fu combattuta durante la Prima guerra mondiale, nei mesi di aprile e maggio 1915, presso la cittadina belga di Ypres.
Fu il primo caso sul fronte occidentale in cui furono utilizzate su larga scala armi chimiche, e la prima volta in cui una forza coloniale (le truppe canadesi) si impose sulle truppe di una potenza europea sul suolo del vecchio continente, precisamente negli scontri avvenuti a Saint Julien (Bois-de-Cuisineres).

L'attacco coi gas a Gravenstafel
Alle 17.30 del 22 aprile i tedeschi rilasciarono, da 5.730 bombole, 168 tonnellate di gas di cloro su un fronte di circa sei chilometri, causando circa 5.000 morti nello schieramento alleato nel giro di dieci minuti[2] Il gas colpiva i polmoni e gli occhi causando problemi respiratori e cecità; essendo più denso dell'aria tendeva a raccogliersi sul fondo delle trincee, forzando gli occupanti ad abbandonarle.
I primi ad essere colpiti furono le truppe coloniali algerine della 45a Divisione, quindi anche l'87a Divisione territoriale francese; i sopravvissuti abbandonarono le posizioni in massa, lasciando una breccia di sei chilometri nella linea del fronte; tuttavia gli stessi tedeschi non avevano preveduto una tale efficacia della nuova arma, così non erano state predisposte truppe sufficienti a sfruttare l'occasione favorevole, e la Divisione canadese riuscì a ripristinare la continuità della linea e a tenerla pur di fronte a successivi attacchi col gas fino al 3 maggio.
I venti soffiavano in favore dei tedeschi; ciò significava che qualunque arretramento di posizioni di portata inferiore ad una vera e propria ritirata avrebbe lasciato le forze alleate in aree contaminate. I canadesi, inizialmente tenuti in riserva nelle retrovie, si resero conto che l'unico posto dove trovare aria pulita era il più vicino possibile alle linee tedesche: avanzarono dunque usando come primitive maschere dei fazzoletti imbevuti di urina (l'ammoniaca in essa contenuta reagisce col cloro neutralizzandolo). Sebbene la battaglia fosse considerata inconcludente, l'aver ristabilito la continuità del fronte in tali condizioni guadagnò ai canadesi il massimo rispetto, e ne prefigurò l'uso, più avanti nella guerra, come truppe d'assalto, sebbene 1.000 di essi fossero rimasti uccisi in quest'occasione, e 4.975 feriti, su una forza di 10.000

20 aprile, 2009

Rieti: Marrazzo visita il comune di Borgorose


Rieti: Marrazzo visita il comune di Borgorose

Case inagibili, negozi sgomberati, la chiesa medievale danneggiata e anziani che si sono dovuti adattare a dormire in macchina o nei garage degli amici. E' la fotografia di Torano, frazione di Borgorose, circa 700 abitanti, a non piu' di una ventina di chilometri dall'Aquila. Il presidente della Regione Piero Marrazzo è arrivato a Torano dopo aver trascorso alcune ore a Fossa ed Onna con i volontari della Protezione civile del Lazio che stanno portando assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto. ''Gli abruzzesi - ha detto - stanno affrontando con grande dignita' questa che e' ancora una fase emergenziale''.

A dodici giorni dal terremoto in Abruzzo è ancora tanta la paura anche tra gli abitanti del comune reatino. Tra loro la a signora Eufrasia, una donna di 86 anni che per due giorni ha dormito nell'auto della figlia posteggiata sotto la sua abitazione dichiarata inagibile. Oggi a farle visita nella sua abitazione, il presidente della Regione Piero Marrazzo, che ha voluto constatare con i suoi occhi i danni subiti dai cittadini della zona. "Sono nata in questa cosa - ha raccontato Eufrasia - e non la voglio lasciare. Quella notte ho avuto tanta paura, pensavo di morire. Alla prima scossa sono scappata fuori da casa con mia figlia, mentre dal muro continuavano a cadere calcinacci. Ci siamo rifugiate a casa di mio figlio, credendo che la casa sarebbe completamente crollata".

Borgorose rientra nella delibera regionale che dichiara lo stato di calamità per i Comuni che hanno subito danni per il terremoto. Decine le persone che hanno aspettato il presidente della Regione Lazio in piazza. ''Qui non c'e' una psicosi collettiva - ha detto loro Marrazzo - e sono comprensibili le preoccupazioni di chi vede dichiarare inagibili caserme e scuole. Ma non bisogna farsi prendere dal panico: realizzeremo le tendopoli solo dove sara' davvero necessario, altrimenti vi faremmo solo un danno". Durante la sua visita Marrazzo è stato accompagnato dal presidente della Provincia di Rieti, Fabio Melilli, dal prefetto di Rieti, Silvana Riccio, dal direttore della Protezione civile regionale Maurizio Pucci e dal sindaco di Borgorose, Michele Nicolai.

PROMEMORIA 20 aprile 1992 - Freddie Mercury Tribute Concert al Wembley Stadium: vi partecipano i maggiori cantanti del panorama mondiale


Freddie Mercury Tribute Concert al Wembley Stadium: vi partecipano i maggiori cantanti del panorama mondiale: vi partecipano i maggiori cantanti del panorama mondiale.
Il Freddie Mercury Tribute Concert è stato uno dei grandi eventi musicali in ricordo di Freddie Mercury, frontman dei Queen scomparso prematuramente il 24 novembre 1991 in seguito all'aggravarsi di una polmonite resa mortale dall'AIDS. Il concerto, tenutosi il 20 aprile 1992, lunedì di Pasquetta, al Wembley Stadium di Londra, è stato trasmesso in mondovisione per una platea televisiva che si aggira attorno al miliardo di persone in tutto il mondo secondo le stime ufficiali. I proventi dell'evento furono devoluti in beneficenza per dare vita all'associazione The Mercury Phoenix Trust.
Nel febbraio 1992 alla cerimonia annuale dei Brit Awards, Brian May e Roger Taylor, rispettivamente chitarrista e batterista della band, annunciarono il desiderio di organizzare un grande evento per rendere omaggio alla vita ed alla carriera di Freddie Mercury.
Il giorno seguente vennero messi in vendita i biglietti per il concerto e tutti i 72.000 tagliandi andarono esauriti in sole due ore, nonostante ancora non fosse stato diffusa la minima informazione su chi avrebbe suonato oltre ai componenti restanti dei Queen.
Lo show fu l'ultimo concerto del bassista John Deacon con la band, fatta eccezione per un'apparizione live nel 1997 con May, Taylor ed Elton John al Bejar Ballet
Dopo una prima uscita in VHS, nell'aprile 2002 il concerto è stato distribuito in DVD, raggiungendo immediatamente la posizione numero 1 della classifica del Regno Unito. Il DVD è stato comunque molto criticato poiché manca di tutta la prima parte dello spettacolo. Esiste un cofanetto cartonato composto da tre cd ed un booklet descrittivo dell'evento dal titolo "Thank you Freddie" contenente tutto il concerto registrato in diretta live.

19 aprile, 2009

PROMEMORIA 19 aprile 1943 soldati tedeschi delle ss entrano nel Ghetto di Varsavia per catturare gli ultimi ebrei rimasti SS


Seconda guerra mondiale: soldati tedeschi delle SS, al comando del generale Stroop entrano nel Ghetto di Varsavia per catturare gli ultimi ebrei rimasti.
Il ghetto di Varsavia fu istituito dal regime nazista nel 1940 nella città vecchia di Varsavia, fu il più grande ghetto europeo. La zona, conosciuta come l'antico "ghetto ebraico" di Varsavia, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale era abitata, in prevalenza da ebrei, i quali costituivano la più grande comunità ebraica dopo quella di New York.
Il quartiere chiamato Nalewki era pieno di condomini e privo di spazi verdi, si parlavano l'yiddish, l'ebraico e il russo (dagli ebrei che erano fuggiti dalla Russia) e gli abitanti avevano la libertà di spostarsi e stabilirsi anche negli altri quartieri della città.

18 aprile, 2009

PROMEMORIA 18 aprile 1955 - muore Albert Einstein


Muore Albert Einstein.
Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955) è stato un fisico tedesco naturalizzato svizzero, e in seguito statunitense. La grandezza di Einstein è consistita nell'aver mutato per sempre, a soli 26 anni, il modello istituzionale di interpretazione del mondo fisico: nel 1905, l'anno ricordato come annus mirabilis, Einstein pubblica tre articoli a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree differenti della fisica:
dimostra la validità della teoria dei quanti di Planck tramite l'effetto fotoelettrico dei metalli;
fornisce una valutazione quantitativa del moto browniano e l'ipotesi di aleatorietà dello stesso;
espone la teoria della relatività ristretta, che precede di circa un decennio quella della relatività generale.
Nel 1921 ricevette il Premio Nobel per la Fisica "per i suoi contributi alla fisica teorica e specialmente per la sua scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico"[1] e la sua fama dilagò in tutto il mondo: era un successo insolito per uno scienziato e, durante gli ultimi anni della sua vita, la fama di Einstein non fece che aumentare, superando quella di qualunque altro scienziato della storia. Nella cultura popolare, il suo nome divenne ben presto sinonimo di intelligenza e di grande genio.
Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, fu un grande pensatore e attivista in molti altri ambiti (dalla filosofia alla politica). Per il suo complesso apporto alle scienze e alla fisica in particolare è indicato come uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo.
La sua immagine rimane a tutt'oggi una delle più conosciute al mondo. Questa popolarità ha inoltre portato ad uso molto diffuso della sua immagine nel mondo della pubblicità, giungendo persino alla registrazione di "Albert Einstein" come marchio.

17 aprile, 2009

Strade: oltre 14 mln per ripararle dai danni del maltempo


Strade: oltre 14 mln per ripararle dai danni del maltempo

Approvata oggi all’unanimità dalla Giunta Regionale del Lazio una delibera che autorizza l’utilizzo di oltre 14 milioni di euro per riparare le strade regionali danneggiate dal maltempo nel dicembre scorso.

L’atto, presentato dall’assessore ai Lavori Pubblici, Bruno Astorre, di concerto con l’assessore al Bilancio, Programmazione Economico-Finanziaria e Partecipazione, Luigi Nieri, permette infatti anzitutto di usare 10.000.000 € (in deroga a quanto previsto dalla normativa di riferimento, la L.R. 31/08) per attuare un programma straordinario di interventi sulla “Rete Viaria Regionale”. In questo modo, è stato anche approvato lo schema del programma degli interventi, tenendo conto delle istanze giunte dai territori.

Inoltre, come ha dichiarato l’assessore Astorre “per raggiungere il totale del fabbisogno al fine di soddisfare tutte le richieste d’intervento, ai suddetti 10 milioni di euro si aggiungeranno altri 4.651.000 € attraverso l’utilizzo di economie di gara che Astral Spa ha già accertato e continuerà ad accertare su interventi di prossima ultimazione”.

“Con il via libera di oggi, dunque – ha concluso Astorre – la Giunta presieduta da Piero Marrazzo è riuscita a rispondere a esigenze dettate da eventi atmosferici. Ciò permetterà di riportare in sicurezza molti tratti della viabilità regionale, offrendo ai cittadini un servizio fondamentale da parte della Pubblica Amministrazione”.

PROMEMORIA 17 aprile 1969 Il presidente del Partito Comunista Cecoslovacco, Alexander Dubcek, viene deposto


Il presidente del Partito Comunista Cecoslovacco, Alexander Dubcek, viene deposto.
Alexander Dubček (Uhrovec, 27 novembre 1921 – Praga, 7 novembre 1992) è stato un politico cecoslovacco.
All'età di quattro anni si trasferì con tutta la sua famiglia in Unione Sovietica. Rientrato in Cecoslovacchia nel 1939, lavorò come operaio e aderì al movimento comunista clandestino, prendendo parte alla resistenza antinazista e all'insurrezione slovacca 1944. Nel 1951 diventò deputato dell'Assemblea nazionale e nel 1963 segretario del Partito comunista slovacco (che con quello di Boemia e Moravia formava il Partito Comunista Cecoslovacco, PCC).
Convinto della necessità di abbandonare il modello sovietico, Dubček riunì intorno a sé un folto gruppo di politici e intellettuali riformatori, diventando il maggiore interprete di una linea antiautoritaria – definita "socialismo dal volto umano" – e di una feconda stagione politica: la Primavera di Praga. Nel gennaio del 1968 venne eletto segretario generale del PCC al posto di Antonín Novotný, leader della componente più legata al Partito comunista sovietico, dando avvio al cosiddetto "nuovo corso", una strategia politica volta a introdurre elementi di democrazia in tutti i settori della società.
Il consenso popolare ottenuto dall'azione riformatrice di Dubček suscitò ben presto la reazione di Mosca e degli altri regimi comunisti est-europei, che, infine, si risolsero a porre fine all'eterodossa esperienza praghese ordinando, nell'agosto del 1968, l'intervento delle truppe del Patto di Varsavia. Privato del suo incarico nel 1969, Dubček fu espulso dal PCC l'anno seguente e si trasferì in Slovacchia, dove trovò impiego come manovale in un'azienda forestale.
Acclamato durante la rivoluzione di velluto del 1989, dopo la caduta del regime comunista Dubček fu riabilitato ed eletto presidente del Parlamento federale cecoslovacco. In questa veste si batté contro la divisione della Cecoslovacchia e compì l'ultimo suo atto politico, rifiutandosi di firmare una legge sull'epurazione rivolta indifferentemente a tutti i passati membri del PCC, nel timore che essa avrebbe creato nel paese un pericoloso clima di vendette. Morì poco tempo dopo per le ferite riportate in un incidente stradale, avvenuto in circostanze mai del tutto chiarite.

16 aprile, 2009

Casa, Marrazzo: rilanciare fascicolo del fabbricato


Casa, Marrazzo: rilanciare fascicolo del fabbricato

"E' necessario rilanciare il discorso del fascicolo di fabbricato”. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, all'uscita del tavolo interistituzionale dell'emergenza abitativa a cui hanno partecipato anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, gli assessori regionali al Bilancio, Luigi Nieri, e alla Casa, Mario Di Carlo. “La legge regionale che dovra' applicare quella nazionale - ha spiegato - e' una grande opportunita. Dobbiamo ripartire dalla sicurezza. Ancora oggi, è negli occhi degli italiani ciò che è accaduto in occasione del terremoto. Ci deve essere una legge che dia una risposta concreta al piano casa”. Con il fascicolo del fabbricato obbligatorio per legge, ogni singola informazione riguardante un fabbricato diventerebbe trasparente: una sorta di "carta d'identità" dello stabile, in grado anche di certificarne le variazioni subite nel corso del tempo.

“Ci rivedremo il 28 aprile - ha annunciato Marrazzo - e intanto gli assessori istruiranno il tema perché le risorse della Regione e le altre istituzioni sono importanti al di la' di quelle che poi potranno arrivare da tutti”. E, sull'ipotesi di un'apertura di un capitolo particolare per Roma, Marrazzo ha detto che “pensiamo a tutti i comuni. E' evidente però che la capitale d'Italia abbia bisogno di risposte importanti”.

“Se questo tavolo, come ci auguriamo, riuscirà a creare un clima di collaborazione istituzionale, si possono creare effetti significativi in breve termine”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, all'uscita del tavolo interistituzionale dell'emergenza abitativa. “Sulla sicurezza abitativa - ha spiegato - va ripreso il tema del fascicolo di fabbricato per avere garanzie vere rispetto allo stato degli edifici”. In relazione all'Agro Romano, Alemanno ha garantito che “non sarà toccato”. “Le aree di riserva - ha precisato - saranno selezionate, con grande attenzione rispetto all'ambiente”.

Per l'emergenza abitativa, nel 2009, la regione Lazio ha stanziato 550 milioni di euro, di cui 350 milioni in tre anni per l'edilizia agevolata e altri 100 per quella sovvenzionata. Nel 2009, la regione punta inoltre alla definizione di una vera e propria legge quadro sulle case destinate all'affitto. La giunta ha poi approvato lo stanziamento di oltre 300 milioni di euro per la realizzazione di nuove case: la regione ha infatti finanziato per 140 milioni di euro (più altri 160 sbloccati da vecchi fondi) la realizzazione a Roma di oltre 5.700 nuove case di edilizia residenziale pubblica agevolata, 70 milioni per costruzioni di alloggi in 'housing sociale' e oltre 46 milioni per l'acquisto di alloggi dismessi da enti e società, oltre 18 milioni di euro per alloggi per anziani.

La regione ha inoltre approvato la proposta di legge del recupero ad uso abitativo dei sottotetti esistenti, nel rispetto delle norme sulla bioedilizia. L'amministrazione guidata da Marrazzo ha impegnato 100 milioni di euro per il programma 2008-2010 di completamento e costruzione di edifici sovvenzionati da parte delle sette Ater del territorio, per un totale di 350 interventi nel 2008. Nel pacchetto anticrisi approvato con la finanziaria 2009 e con la delibera del febbraio 2009, è stato istituito il fondo di solidarietà mutui, 30 milioni fino al 2011, per famiglie con reddito Isee fino a 25mila euro con disoccupati o con altre difficoltà, ma anche per le coop per recupero di immobili pubblici. In pratica: un anno e mezzo senza pagare il mutuo e a garantire sarà la regione Lazio. Per i buoni casa sono stati, infine, distribuiti circa 45 milioni di euro in 105 comuni.

PROMEMORIA 16 aprile 2004 Disastro aereo di Linate


Viene pronunciata la sentenza di I grado del processo per l'attribuzione delle responsabilità nell'ambito del disastro aereo di Linate dell'8 ottobre 2001.
Il disastro di Linate, con un bilancio finale di 118 vittime, è il più grave incidente aereo mai avvenuto in Italia; tra le collisioni al suolo nella storia dell'aviazione è superato solo dal disastro di Tenerife del 1977.
L'8 ottobre 2001 alle ore 08:10 locali un McDonnell Douglas MD-87 della compagnia aerea SAS registrato SE-DMA[1], in fase di decollo dall'aeroporto di Milano-Linate, entrò in collisione con un Cessna Citation entrato erroneamente in pista a causa della fitta nebbia.
Dopo l'impatto, l'MD-87 non riuscì a completare la fase di decollo e si schiantò contro il deposito bagagli situato sul prolungamento della pista.
L'urto e l'incendio successivamente sprigionatosi non lasciarono scampo agli occupanti di entrambi gli aeromobili, né a quattro addetti allo smistamento bagagli al lavoro nel deposito. Un quinto addetto ai bagagli si salvò, unico sopravvissuto al disastro: si tratta di Pasquale Padovano, ustionato sulla quasi totalità del corpo.
A meno di un mese di distanza dall'attacco al World Trade Center di New York molti, in un primo momento, pensarono a un attentato terroristico; ben presto fu invece chiaro che si trattava di un incidente.

15 aprile, 2009

Primo intervento dell'ufficio regionale per la repressione dell'abusivismo edilizio


Primo intervento dell'ufficio regionale per la repressione dell'abusivismo edilizio

E’ iniziata stamattina all’alba la prima demolizione realizzata dall’ufficio regionale per la repressione dell’abusivismo edilizio, voluto dal vicepresidente Esterino Montino e diretto da Massimo Miglio. Su richiesta del Comune di Marino, la Regione Lazio ha dato il supporto tecnico e operativo per eseguire le operazioni necessarie all’abbattimento di un fabbricato abusivo all’interno del Parco dei Castelli Romani. La costruzione dell’edificio era proseguita in violazione ai sigilli disposti dai Vigili Urbani di Marino. La Procura di Velletri aveva recentemente concesso il dissequestro dell’immobile ai soli fini della demolizione. Per l’edificio in corso di costruzione il Comune aveva emesso lo scorso 2 aprile un’ordinanza di demolizione non eseguita dal proprietario dell’immobile. Il sindaco ha così chiesto l’intervento dell’ufficio antiabusivismo edilizio della Regione Lazio. L’edificio - sulla via Maremmana inferiore, strada statale 216 all’angolo con l’accesso ai campi sportivi e alla scuola alberghiera - si trova in area di proprietà comunale, all’interno di un bosco nel Parco dei Castelli Romani, in area a rischio sismico. La zona, di elevato pregio ambientale, è sottoposta a vincolo paesistico.

"Si tratta di un intervento molto importante dell’ufficio diretto da Massimo Miglio – spiega l’Assessore all’Urbanistica e Vicepresidente Esterino Montino – anche se non di grandi dimensioni, l’edificio demolito oggi rappresenta un simbolo della tipologia di speculazione edilizia, e non più abusivismo di necessità come era una volta, che sempre più deturpa le aree di pregio del Lazio. La Regione sta lavorando per la semplificazione delle procedure e la ripresa delle attività edilizie, là dove necessario, nel ripristino delle condizioni di legalità. In caso contrario, il rovescio della medaglia è il saccheggio del territorio. Oggi è stata l’occasione per fare il punto sulle priorità d’intervento in tema di abusi edilizi, a tale proposito stiamo mettendo a punto un programma di interventi che riguarda anche altre aree del Lazio”.

Emergenza Abruzzo: prosegue la raccolta fondi promossa dalla Provincia di Roma


Emergenza Abruzzo: prosegue la raccolta fondi promossa dalla Provincia di Roma

Prosegue la raccolta fondi della Provincia di Roma per l’emergenza terremoto in Abruzzo. L’iniziativa promossa dall’Amministrazione provinciale è destinata alla ricostruzione del Conservatorio “A. Casella” de l’Aquila, seriamente danneggiato dal sisma.
È possibile effettuare donazioni tramite:
- conto corrente bancario, intestato a Provincia di Roma, IBAN: IT 37E 03002 03379 000401059955, causale: ricostruzione conservatorio '' A. Casella'' de L' Aquila;
- conto corrente postale intestato a Provincia di Roma, n. 129015, causale: ricostruzione conservatorio '' A. Casella'' de L' Aquila.

''I due conti correnti – afferma il presidente Zingaretti – sono al servizio dei cittadini di Roma e del territorio provinciale che vorranno dare un contributo per aiutare la popolazione colpita dal terremoto. L' iniziativa e' in collaborazione con la Provincia dell' Aquila, alla quale saranno destinati i fondi per la ricostruzione”.
Il presidente Zingaretti ha aggiunto che, essendo molti i dipendenti della Provincia che hanno chiesto di poter offrire il proprio aiuto a favore delle vittime del terremoto, e' stata data loro la possibilità di effettuare una donazione devolvendo il corrispettivo di almeno un' ora del proprio lavoro.

Terremoto, il bilancio della prima settimana per Regione e Protezione civile del Lazio


Terremoto, il bilancio della prima settimana per Regione e Protezione civile del Lazio
L’emergenza terremoto per la Regione Lazio scatta già intorno alle 6 del mattino di lunedì 6 aprile, quando da Roma partiva la prima colonna mobile di volontariato della Protezione civile regionale. Iniziava così una settimana di interventi caratterizzata da un sempre maggiore coinvolgimento di uomini e mezzi delle associazioni di volontariato della Protezione civile del Lazio che si sono coordinate con i Vigili del Fuoco e le varie forze dell’ordine sul territorio.

Ad oggi la Regione Lazio gestisce direttamente 5 campi per gli sfollati del terremoto e opera complessivamente in 21 campi presenti nei 12 comuni del COM2 (Centro Operativo Misto), territorio sul quale collabora con le regioni Piemonte, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna. Squadre della Protezione civile regionale sono presenti inoltre a L’Aquila e nel campo di Onna, per una popolazione assistita totale di oltre 5.300 sfollati.

I campi si trovano nel comune di Acciano e nelle tre frazioni di Beffi, Rocca Preturo e Succiano. A Prata D’Ansidonia, e nelle frazioni di Tussio e San Nicandro. Altri campi sono allestiti nei comuni di Fossa, uno dei più colpiti dal sisma e a Villa S. Angelo, Barisciano, Fagnano Alto, Fontecchio, Poggio Picenze, S.Eusanio Forconese e nella frazione di Casentino, Tione degli Abruzzi e nella frazione di Goriano Valli, S. Pio delle Camere e nella frazione di Castelnuovo.

Fino ad oggi si sono alternati sul territorio oltre 1000 volontari. Di essi sono presenti sul posto oltre 800 persone di oltre 130 associazioni provenienti dalle cinque province del Lazio. Via via che i servizi necessari al funzionamento dei campi vengono installati i volontari ridurranno progressivamente la loro presenza fino a stabilizzarsi per garantire la gestione ordinaria dei campi.

Complessivamente la Protezione civile regionale ha inviato in Abruzzo circa 850 tende, 7 cucine da campo in grado di fornire oltre 2000 pasti l’ora, 300 stufe, 54 torri faro per l’illuminazione notturna e 65 gruppi elettrogeni, oltre 200 bagni chimici e 65 docce, oltre a numerosissimi mezzi fuoristrada, escavatori e macchine movimento terra.

Tra le associazioni attive sul posto, alcune sono specializzate nel soccorso alpino e speleologico, nel salvataggio con unità cinofile, altre ancora nei servizi antincendio. Molti hanno raggiunto l’Abruzzo con acqua, viveri, coperte, sedie, panche e tavoli, cuscini, brandine, pale, torce e altre attrezzature da campo.

Grande poi è stata la gara di solidarietà arrivata al numero verde della Protezione civile regionale 803 555, con oltre 2300 offerte di posti letto da tutta Italia, di cui oltre un migliaio di posti da cittadini del Lazio, e centinaia di offerte di lavoro spontanee di chi ha messo a disposizione dell’emergenza la loro esperienza e professionalità.

Vasto è stato l’impegno della Regione a favore degli sfollati, a partire dalla sanità laziale. Sono 359 i posti letto messi a disposizione della prima emergenza nei maggiori ospedali della Capitale e in quelli di Rieti, Sora, Viterbo, Tivoli e Palidoro. I medici di famiglia del Lazio si sono messi a disposizione per prestare gratuitamente la propria opera per visite e prescrizioni farmaceutiche a favore delle vittime del sisma ospitati temporaneamente a Roma e nel Lazio che ne avessero bisogno. Attivati nella primissima emergenza 28 centri per la raccolta del sangue.

Grande anche l’impegno dell’Ares 118 del Lazio che nell’emergenza ha operato con elicotteri, numerose ambulanze e auto mediche trasferendo nella prima emergenza quasi un centinaio di persone negli ospedali del Lazio tra malati e feriti.

Controlli dei geologi della Regione e degli ingegneri del genio civile vengono effettuati sulle abitazioni nelle zone del Lazio maggiormente interessate dalle scosse. L’assessorato alla Formazione della Regione Lazio ha messo a disposizione degli studenti la struttura Adisu Lazio di Via dell’Archeologia a Roma, e ha invitato tutte le scuole del Lazio a dar vita a gemellaggi con gli istituti del territorio colpito dal terremoto.

Anche il Cotral, l’azienda del trasporto regionale ha messo a disposizione delle autolinee regionali abruzzesi i propri mezzi, mentre i dipendenti hanno devoluto a favore dell’emergenza un'ora di lavoro, così come hanno fatto gli addetti stampa della giunta e del consiglio regionale versando il corrispettivo di tre ore di lavoro al fondo di solidarietà istituito dal Consiglio regionale. Su di esso, ogni consigliere regionale, assessore e direttore generale dei servizi, e' stato invitato a donare mille euro.

PROMEMORIA 15 aprile 1920 - Gli anarchici italiani Sacco e Vanzetti vengono accusati di omocidio.


Gli anarchici italiani Sacco e Vanzetti vengono accusati dell'uccisione di un contabile e di un agente di sicurezza durante una rapina ad un negozio di scarpe.
Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927) furono due anarchici italiani.
Vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni Venti, con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.
Nel 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe mentre Vanzetti - che gli amici chiamavano Trumlin - gestiva una rivendita di pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.

14 aprile, 2009

PROMEMORIA 14 aprile 1975 A Milano viene rapito l'ingegnere Carlo Saronio da Potere Operaio


A Milano viene rapito l'ingegnere Carlo Saronio da Potere Operaio. Richiesto un riscatto di 5 miliardi di lire, la famiglia paga solo 470 milioni. Saronio non sarà liberato e verrà trovato morto nel 1979.
La cattura e la morte
La sera del 14 aprile 1975 alcuni elementi dei gruppi d'azione di Potere Operaio, tra cui l'amico di Saronio Carlo Fioroni, rapirono il giovane, coadiuvati da alcuni uomini della malavita comune reclutati per l'occasione. Fioroni era un personaggio strano, noto nel suo paese per girare sempre con una vecchia pistola Glisenti scarica in tasca ed ex appartenente ai Gruppi d'Azione Partigiana di Giangiacomo Feltrinelli.
Il proposito dell'azione era di estorcere alla famiglia un ricco riscatto, che sarebbe in parte andato alla "manovalanza" del rapimento ed, in parte, a finanziare il gruppo terroristico. Il contatto tra criminali e terroristi probabilmente era avvenuto in carcere.
Il gruppo prese Saronio, stordendolo con del cloroformio. L'imperizia dei rapitori, tuttavia, provocò la morte della vittima durante il trasferimento al luogo della detenzione, uccisa da una dose letale del gas.
Il riscatto [modifica]
I rapitori chiesero inizialmente 5 miliardi di lire. Dopo alcune contrattazioni telefoniche tramite mediatori, la famiglia e i rapitori si accordarono per un pagamento di una prima rata di 470 milioni di lire (una cifra comunque rilevante), pagata alla cieca e senza prove della salute di Saronio. Il giovane d'altra parte era già morto da giorni, e i rapitori non potevano che accontentarsi. L'accordo prevedeva che i soldi passassero di mano la sera del 9 maggio alle 22.00, sotto un cavalcavia dell'autostrada Milano-Genova nei pressi dello svincolo del casello di Bereguardo. Il riscatto venne pagato in banconote da 100.000 lire, non segnate ma coi numeri di serie registrati.
Con la suddivisione del primo bottino, 160 milioni di lire andarono ai criminali che parteciparono all'azione.
Tentativi di depistaggio
Dopo la spartizione dei soldi, Fioroni ebbe contatti con altri esponenti della lotta armata di estrema sinistra: in un incontro col militante brigatista Cecco Bellosi Fioroni affermò che il rapimento fosse stato organizzato dal Servizio Informazioni Difesa, un servizio segreto allora partecipante alle operazioni terroristiche dell'"eversione nera".
Fioroni raccontò a Bellosi (stando alle memorie di quest'ultimo) che il SID era coinvolto nella vicenda, poiché nel rinvenimento di una base brigatista presso Robbiano di Mediglia era emerso il suo nome: poiché i terroristi erano soliti usare tra di loro i nomi in codice mentre per i militanti della parte opposta indicavano nomi e cognomi in chiaro, secondo Fioroni era evidente che vi fosse stato un intervento da parte di una forza schierata contro Potere Operaio. Il racconto di Fioroni era un palese depistaggio, per coprirsi la fuga sfruttando la eventuale cattura di commilitoni.[2]
La cattura
Fioroni fu fermato a Bellinzona il 16 maggio 1975 durante la fuga coi compagni Maria Cristina Cazzaniga e Franco Prampolini, scoperto con 67 milioni in contanti destinati al riciclaggio attraverso le banche svizzere. [3] I soldi erano stati portati in Svizzera in una bombola di metano di una Fiat 124.
Tolto il pagamento dei complici e i soldi di Fioroni, rimanevano 243 milioni di lire, scomparsi nel nulla e probabilmente destinati al finanziamento di gruppi eversivi della sinistra extraparlamentare di Reggio Emilia, ideatori e promotori dell'azione. [4]
L'italiano venne fermato mentre effettuava operazioni di cambio: del denaro in suo possesso, 63 banconote vennero identificate con quelle usate per il pagamento del riscatto, i cui numeri erano stati registrati.[5]
La rete dei contatti
Emerse che la Cazzaniga era conoscente di Saronio, e che aveva pernottato a Milano sotto falso nome nel periodo del sequestro, presentandosi come moglie di Fioroni. Nel marzo 1975 era anche stata ospite a casa di Saronio
Emersero prove di un viaggio in auto compiuto dalla Cazzaniga e da Fioroni da Milano a Treviglio, dove la coppia avrebbe incontrato i "manovali" del sequestro. Lì il gruppo avrebbe effettuato delle prove. Sull'auto venne rinvenuto un rotolo di nastro adesivo, compatibile con quello usato nelle prove del rapimento.
Dalla Cazzaniga emersero anche i nomi di Carlo Casirati [6] e della sua amante, che erano stati ospiti della donna nel 1974: i due vennero presto collegati al sequestro. Inizialmente accusata solo di ricettazione e favoreggiamento, la posizione di Maria Cristina Cazzaniga divenne più grave poiché appariva correlata all'organizzazione dell'azione criminale. [7]
Prampolini venne ricollegato a Fioroni, e fu identificato come uno degli esecutori del sequestro. Aveva conosciuto Casirati e altri membri dell'organizzazione, con cui aveva avuto contatti in passato.[8]
Le indagini italiane
Il 19 maggio il Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano emise un ordine di cattura, e il 6 giugno venne chiesta l'estradizione per i tre prigionieri, accusati di concorso nel reato di sequestro a scopo di rapina ed estorsione.
Poco dopo la prima richiesta, l'ambasciata italiana emendò l'ordine d'arresto di Fioroni, aggiungendo i reati di banda armata e associazione sovversiva.
I tre prigionieri si opposero all'estradizione: il Dipartimento federale di giustizia e polizia svizzero acconsentì a concedere l'estradizione per i reati legati al sequestro, ma rifiutò le imputazioni relative alle attività terroristiche. Infine, i tre prigionieri vennero estradati [9]
Il 23 maggio a Milano venne arrestata una donna, Brunhilde Pertramer, moglie di Oreste Strano, un personaggio allora ritenuto vicino alle Brigate Rosse e al loro presunto ideologo Toni Negri. La Pertramer era già inquisita nell'ambito di un'inchiesta istruita dal 1974 a Torino dai giudici Giancarlo Caselli e Luciano Violante contro diversi gruppi terroristici. La donna viene scagionata dopo tre giorni, e scarcerata dopo sei (era stata trattenuta per il possesso illecito nella propria abitazione di una sciabola, classificata "arma da guerra")[10].
Il memoriale e le condanne
Tradotto in carcere e condannato, dopo alcuni anni Fioroni decise di collaborare con le autorità. Nel 1979 denunciò in un memoriale i nomi dei propri complici. Nel memoriale, che causò l'arresto di un centinaio di persone, veniva accusato dell'omicidio il discusso filosofo comunista Toni Negri. Negri fu poi scagionato dall'accusa.[11]
Il corpo di Saronio fu ritrovato grazie alla collaborazione di Carlo Casirati, uno dei delinquenti comuni che parteciparono al rapimento. Coi soldi del riscatto fuggi' a Caracas dove venne rintracciato dalla polizia italiana.
Casirati aveva tentato di ricattare la famiglia Saronio per ottenere altri 200 milioni in cambio dell'indicazione del luogo di sepoltura del cadavere.
Arrestato ed estradato in Italia, forni l' ubicazione della sepoltura e per questo ottenne i benefici di leggi con una pena detentiva ridotta da 27 a quasi 10 anni, in sede di appello causa la sua collaborazione. [12]
Il cadavere di Saronio fu ritrovato solo nel 1979.
Anche Fioroni godette dei benefici della legge Cossiga sui terroristi che collaborano, ed uscì dal carcere il 4 febbraio 1982. Ottenne un passaporto si trasferì all'estero.