31 agosto, 2010
PROMEMORIA 31 agosto 1997 - Diana, Principessa del Galles muore in un incidente stradale a Parigi.
Diana, Principessa del Galles muore in un incidente stradale a Parigi.
Diana Mountbatten-Windsor, Principessa del Galles, nata Diana Frances Spencer (Sandringham, 1º luglio 1961 – Parigi, 31 agosto 1997), fu dal 1981 al 1996 consorte dell'erede al trono del Regno Unito, il principe Carlo. Dopo il divorzio dal coniuge ottenne il privilegio di Principessa del Galles, ma senza l'onorifico di SAR.
Il 31 agosto 1997 rimane vittima di un incidente automobilistico sotto il Tunnel de l'Alma a Parigi, insieme al suo compagno Dodi al-Fayed, quando la loro Mercedes guidata dall'autista va a sbattere contro il tredicesimo pilastro della galleria.
Sabato 30 agosto, a fine serata, Diana e Dodi partono dall'Hotel Ritz di Parigi, in Place Vendôme, sulla loro Mercedes S280, seguendo la riva destra della Senna. Poco dopo mezzanotte imboccano il Tunnel de l'Alma seguiti da fotografi e da un cronista.
All'entrata del tunnel la vettura urta il muro destro, per poi riprendere la strada e sbattere violentemente sul tredicesimo pilone del ponte, dove ha fine la sua corsa.
Dodi Al-Fayed e l'autista Henri Paul muoiono sul colpo, Trevor Rees-Jones è gravemente ferito ma sopravviverà, Lady D., liberata, è ancora viva, e dopo i primi soccorsi sul posto, l'ambulanza la trasporta all'ospedale Pitié-Salpêtrière, dove arriva alle 2 circa. Per le gravi lesioni interne, viene dichiarata morta due ore più tardi.
La conferenza stampa per l'annuncio ufficiale della morte viene fatta alle 5.30 da un medico dell'ospedale, Jean-Pierre Chevènement, dal Ministro dell'Interno e da Sir Michael Jay, ambasciatore del Regno Unito in Francia.
Verso le 14 il Principe Carlo e le due sorelle di Diana arrivano a Parigi per l'identificazione e ripartono con la defunta 90 minuti dopo.
30 agosto, 2010
PROMEMORIA 30 agosto # 1941 - Inizia l'assedio di Leningrado
Inizia l'assedio di Leningrado
L'assedio di Leningrado (in russo: блокада Ленинграда[?], oggi San Pietroburgo), durante la seconda guerra mondiale, durò dal 8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944, data in cui si celebra ufficialmente la liberazione della città, mentre l'assedio ebbe termine il 18 gennaio.
Storia [modifica]
Le prime fasi dell'avanzata tedesca verso Leningrado nel 1941
Mobilitazione delle truppe sovietiche a Leningrado nel 1941
Il generale Lindemann visita i soldati tedeschi impegnati nell'assedio
Manifesto di propaganda sovietico. Il testo dice: "Difenderemo la città di Lenin"
Alcune donne alla fine dell'assedio. La scritta che si presume stia per essere cancellata significa: "Cittadini! Questo lato della strada è molto pericoloso durante gli attacchi dell'artiglieria"
L'esercito tedesco invase l'URSS durante l'Operazione Barbarossa il 22 giugno 1941, data che segnò l'inizio ufficiale del conflitto tra Germania e Unione Sovietica. Un secondo fronte bellico era stato anche aperto il 25 giugno quando i sovietici bombardarono alcune città della Finlandia segnando di fatto la continuazione della guerra Finno-Sovietica. Nel mese di agosto i finlandesi avevano riconquistato l'istmo di Carelia avvicinandosi a Leningrado da ovest e avanzando attraverso la Carelia a est del lago Ladoga per avvicinarsi alla città anche da nord.
Il quartier generale finlandese non accettò però la richiesta da parte dei tedeschi di procedere ad un attacco aereo della città, la sola eccezione fu l'uccisione casuale di un elefante al Giardino zoologico di Leningrado, da parte di un singolo aereo. Un'altra decisione dei finlandesi fu di non voler proseguire nell'avanzata oltre il fiume Svir a sud nella Carelia occidentale.
Da parte sua la Wehrmacht fece degli avanzamenti rapidi ed in settembre giunse alle porte di Leningrado; nello stesso tempo i loro alleati avanzarono sino al fiume Svir, raggiunto nel mese di dicembre, a 160 chilometri a nord-est della città.
Incapace o non convinta nel continuare nella sua posizione di vantaggio, grazie anche alla strenua e brillante difesa cittadina organizzata dal Maresciallo Zhukov, l'armata tedesca si trovò ad assediare Leningrado, senza riuscire a conquistarla, per 900 giorni. I militari tedeschi accerchiarono la città bloccando tutte le vie di rifornimento e rimase aperto solo un piccolo corridoio verso il lago Ladoga che prese il nome di Strada della Vita (Дорога жизни in russo, Laatokan elämänlinja in finnico).
La situazione sanitaria e alimentare della città fu pessima, soprattutto nel primo inverno, ma Hitler non riuscì mai ad organizzare il banchetto da lui previsto per festeggiare la conquista di questo gioiello della civiltà europea. Il tentativo di conquista continuò con la denominazione di Operazione Spark, un'offensiva su larga scala partita il 12 gennaio 1943 contro le truppe russe, ma dopo cruente e feroci battaglie l'armata rossa riuscì a distruggere le fortificazioni tedesche ed aprire un corridoio stradale sicuro verso il lato meridionale del Ladoga, riuscendo il 18 gennaio a far giungere rifornimenti alla città assediata.
Nel gennaio 1944 una decisa controffensiva russa riuscì a cacciare i tedeschi dalla zona sud della città ponendo di fatto termine al lunghissimo assedio; più tardi, nella stessa estate del '44 anche le truppe finlandesi vennero ricacciate al di là della Baia di Vyborg e del fiume Vuoski.
Nel caos del primo inverno di guerra nessun piano di evacuazione della città era attuabile e di fatto sia il centro urbano che i suoi sobborghi furono in completo isolamento fino al 20 novembre 1941 quando un corridoio venne aperto sulla superficie ghiacciata dal Ladoga permettendo l'arrivo di vettovagliamento agli assediati.[1]
La capacità di resistenza dei leningradesi meravigliò molto gli alleati, spaventati dal repentino collasso delle armate sovietiche di fronte ai primi attacchi delle truppe naziste. Molti cattivi profeti già prevedevano una repentina caduta dell'impero sovietico, invece i semplici cittadini, anche solo continuando le loro solite occupazioni diedero un grande impulso morale alla resistenza.
Gli effetti dell'assedio [modifica]
Anche gli artisti fecero la loro parte: ad esempio, Dmitri Shostakovich compose la sua famosa Sinfonia di Leningrado durante i giorni dell'assedio nel 1941 e riuscì ad organizzarne la prima rappresentazione nell'estate del 1942. Questa opera divenne in breve molto popolare anche al di fuori dei confini russi, in particolare negli Stati Uniti dove divenne un veicolo potente di propaganda per la lotta contro il Nazi-Fascismo.[2]
Una stima accurata delle vittime dell'assedio è fonte di continue dispute, dopo la fine della guerra il governo sovietico riportò una cifra di vittime di circa 670.000 dal 1941 al gennaio 1944 ma molte valutazioni di terze parti riportano cifre oscillanti tra i 700.000 e i 1.500.000 caduti. Ufficialmente ne sono stati stimati 1.250.000 tra morti e dispersi, tra civili e militari sovietici.[3]
Sempre le stime valutano che la città di Leningrado da una popolazione nel 1939 di quasi 3,2 milioni di abitanti, si ritrovò con poco più di 2,5 milioni di cittadini al termine dell'assedio.
In virtù del suo eroismo e delle sue vittime Leningrado fu la prima città dell'Unione sovietica ad ottenere il titolo di Città eroina conferitole nel 1945.
* L'assedio della città venne ricordato con la posa, alla fine degli anni cinquanta di una serie di monumenti e cippi lungo la linea che segnava il fronte di guerra nonché di un grande memoriale alle vittime situato in Ploŝad Pobedy (piazza della Vittoria); quest'ultimo luogo, facilmente raggiungibile con la Metropolitana di San Pietroburgo (fermata Moskovskaja) è sede delle commemorazioni ufficiali e oggi meta turistica importante. Eretto nel 1975 in occasione del 30° anniversario del termine della seconda guerra mondiale, ha forma circolare per ricordare l'accerchiamento; al centro è posto un obelisco dell'altezza di 48 metri e all'intorno si hanno raffigurazioni di soldati e marinai ma anche di scene di vita e disperazione quotidiane di quel periodo. Il monumento è illuminato da 900 fiammelle perenni, una per ogni giorno passato sotto assedio.
* Il regista Sergio Leone era intento nella preparazione di un film ambientato durante l'assedio, ma il progetto non fu mai attuato a causa della sua morte, avvenuta nel 1989. Gorbaciov aveva già garantito al regista la disponibilità di una parte dell'Armata Rossa come comparse e per supporto tecnico-organizzativo.
* Nel 2003 l'autrice statunitense Elise Blackwell pubblicò Hunger, un acclamato racconto degli eventi drammatici accaduti durante l'assedio.
* Nel 2006 i Dark Lunacy, gruppo Death Metal italiano, hanno pubblicato l'album "The Diarist", che tratta appunto dell'assedio di 900 giorni di Leningrado.
29 agosto, 2010
PROMEMORIA 29 agosto 1706 - Pietro Micca salva eroicamente Torino durante l'assedio da parte delle forze franco-spagnole
Pietro Micca salva eroicamente Torino durante l'assedio da parte delle forze franco-spagnole.
Pietro Micca (Sagliano Micca, 6 marzo 1677 – Torino, 30 agosto 1706) è stato un militare sabaudo.
Arruolato come soldato-minatore nell'esercito del Ducato di Savoia, è storicamente ricordato per l'episodio di eroismo nel quale perse la vita e che consentì alla città di Torino di resistere all'assedio del 1706 da parte delle truppe francesi.
Si sa poco sulla sua persona prima del gesto, tranne che proveniva da famiglia modesta. Nella sua città natale, Sagliano (piccolo centro della bassa Valle Cervo unita all'antica Andorno Cacciorna - oggi Andorno Micca - divenuto in seguito Sagliano Micca) in provincia di Biella esiste ancora la semplice casa nella quale abitava, situata all'interno di uno dei tipici cortili del Piemonte. Un museo a lui intitolato, dedicato al suo gesto e al memorabile assedio, si trova a Torino.
Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706 - in pieno assedio di Torino da parte dell'esercito francese - forze nemiche entrarono in una delle gallerie sotterranee della Cittadella, uccidendo le sentinelle e cercando di sfondare una delle porte che conducevano all'interno. Pietro Micca - conosciuto con il soprannome di Passepartout - era di guardia ad una di queste porte insieme ad un commilitone.
I due soldati sentirono dei colpi di arma da fuoco e capirono che non avrebbero resistito a lungo: decisero così di far scoppiare della polvere da sparo (un barilotto da 20 chili posto in un anfratto della galleria chiamata "capitale alta") allo scopo di provocare il crollo della galleria e non consentire il passaggio alle truppe nemiche.
Non potendo utilizzare una miccia lunga perché avrebbe impiegato troppo tempo per far esplodere le polveri, Micca decise di impiegare una miccia corta, conscio del rischio che avrebbe corso. Istintivamente, quindi, allontanò il compagno (con una frase che sarebbe diventata storica: «Alzati, vai e salvati, che sei più lungo di una giornata senza pane»[1]) e senza esitare diede fuoco alle polveri, cercando poi di mettersi in salvo correndo lungo la scala che portava al cunicolo sottostante.
Il corpo di Pietro Micca fu ritrovato senza vita a quaranta passi di distanza, dove fu ucciso dalle esalazioni velenose dell'esplosione. L'ubicazione della scala su cui avvenne l'eroico gesto si è avuta soltanto nel 1958 grazie alle ricerche del generale Guido Amoretti (1920-2008), appassionato archeologo e studioso di storia patria. A lui si deve l'ideazione del Museo Pietro Micca e dell'assedio di Torino del 1706.
Secondo il conte Giuseppe Maria Solaro della Margherita, all'epoca comandante della guarnigione di Torino, il sacrificio della sua vita è da addebitarsi più ad un errore di calcolo della lunghezza della miccia che ad una deliberata volontà di sacrificare la propria vita.
Come ricompensa per il sacrificio di Pietro Micca il duca Vittorio Amedeo II assegnò alla vedova, Maria fu Pasquale Bonino (sposata il 29 ottobre 1704), un vitalizio di due pani al giorno. La coppia aveva anche un figlio, Giacomo (stesso nome del padre di Pietro), di appena 11 mesi.
28 agosto, 2010
Teatro: al via la rassegna “Contemporanea – segni teatrali”
Teatro: al via la rassegna “Contemporanea – segni teatrali”
Partirà venerdì 27 agosto e terminerà domenica 5 settembre la rassegna teatrale ‘Contemporanea – segni teatrali’ nei comuni di Segni – Gavignano e Colleferro nel territorio provinciale di Roma.
Una grande festa del teatro contemporaneo, pensata per attraversare le strade antiche e suggestive con la creatività e l’innovazione del linguaggio della ricerca teatrale che sperimenta sulla scena.
L’idea è quella di raccontare ed esportare il talento di alcune compagnie europee, tentando la sinergia tra le diverse sensibilità artistiche e l’identità dei luoghi ospiti, gioielli di suggestiva bellezza architettonica e paesaggistica.
“Con Contemporanea - afferma l’assessore alle Cultura della Provincia di Roma, Cecilia D’Elia - proseguiamo una politica culturale che porta nel territorio provinciale importanti manifestazioni di arte, teatro, musica e cinema che sanno unire coinvolgimento e ricerca artistica. La rassegna ospita infatti alcune delle compagnie teatrali più innovative della scena italiana e le rappresentazioni si svolgono nei bellissimi centri storici dei Comuni coinvolti”.
“Contemporanea – prosegue l’assessore D’Elia – è un esempio di quanto il teatro sia oggi in sintonia con i grandi cambiamenti sociali e culturali. Per questo, uno dei nostri obiettivi principali è allargare il suo pubblico e diffondere la sua grande forza socializzante”.
Piazze, palazzi storici, conventi, aree archeologiche, saranno le scenografie naturali degli spettacoli teatrali (Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Fanny & Alexander, Muta Imago, Orthographe, Tony Clifton Circus, SantaSangre) e di una vetrina dedicata al teatro danza (Gabriella Maiorino e Simone Giacomini, Michela Minguzzi e Aldo Becca).
La ex chiesa di San Lorenzo, cuore del borgo di Segni, ospiterà erosanteros e la mostra performativa di Teatro Deluxe. Due residenze porteranno alla presentazione dei lavori di KomaKino e Simonetta Venturini.
Lisa Ferlazzo Natoli insieme a Gianluca Ruggeri hanno creato per la Cisterna Romana un progetto specifico.
La piazza dell’Assunzione di Gavignano ospiterà Teatro Studio Precario.
Ulderico Pesce presenterà il suo spettacolo di denuncia sulle ecomafie nei pressi dell’ inceneritore di Colleferro.
Il fascino evocativo dei luoghi prescelti, porterà alla rappresentazione delle opere nella massima esaltazione, in una forma minimale, composita ed integrata.
PROMEMORIA 28 agosto 1963 Martin Luther King tiene il famoso discorso del I have a dream davanti al Lincoln Memorial di Washington
Durante una manifestazione per i diritti civili che raduna 200.000 persone Martin Luther King tiene il famoso discorso del I have a dream davanti al Lincoln Memorial di Washington.
« I have a dream: that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: "We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal" »
(IT)
« Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali" »
(Martin Luther King, 28 agosto 1963, Washington, discorso[1] al Lincoln Memorial durante la marcia per lavoro e libertà)
27 agosto, 2010
Madre Teresa di Calcutta: gigantografia a Palazzo Valentini per il centenario della nascita
Madre Teresa di Calcutta: gigantografia a Palazzo Valentini per il centenario della nascita
Nel giorno del centesimo anniversario della nascita di Madre Teresa di Calcutta, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti ha scoperto sul portone di Palazzo Valentini una gigantografia della religiosa premio Nobel per la pace nel 1979.
La gigantografia ritrae la religiosa albanese, fondatrice della congregazione delle Missionarie della Carità, accompagnata dalla scritta "La gioia di amare".
Assieme al presidente Zingaretti era presente una delegazione di
Missionarie della Carità guidata dalla madre superiora di Roma suor Maria Pia.
"Oggi - ha sottolineato Zingaretti - compiamo un gesto di attenzione nei confronti di una persona straordinaria, dalla quale si deve e si può apprendere ancora moltissimo. Innanzitutto l'importanza del messaggio di pensare agli altri"
"Madre Teresa – ha aggiunto Zingaretti - ha dimostrato che la felicità nasce dalla capacità di sentirsi vicino e di fare qualcosa per gli altri".
PROMEMORIA 27 agosto 1813 - Napoleone sconfigge austriaci, russi e prussiani nella Battaglia di Dresda
Napoleone sconfigge austriaci, russi e prussiani nella Battaglia di Dresda
La battaglia di Dresda fu combattuta tra il 26 e il 27 agosto 1813 dal Primo Impero francese di Napoleone Bonaparte e le forze della sesta coalizione, formata dall'Impero austriaco, Russia e Prussia, sotto la guida del feldmaresciallo Schwarzenberg. La battaglia terminò con la vittoria dell'esercito francese, ma questo risultato non portò sostanziali vantaggi a Napoleone. Tre giorni dopo, infatti, il primo corpo d'armata dell'esercito francese, comandato dal generale Vandamme, avanzando troppo rapidamente durante l'inseguimento degli alleati, venne circondato ed in gran parte obbligato alla resa nella battaglia di Kulm.
26 agosto, 2010
PROMEMORIA 26 agosto '79 l'eruzione del vesuvio distrugge Pompei
La data dell'eruzione del Vesuvio del 79 ci è stata trasmessa da Plinio il giovane attraverso una lettera contenuta nel suo epistolario spedita a Tacito (passo sopra riportato nella citazione) in cui si legge nonum kal. septembres cioè nove giorni prima delle Calende di settembre, data che corrisponde al 24 agosto.
Questa data era contenuta nella variante universalmente ritenuta più attendibile del manoscritto ed è stata accettata come sicura fino ad oggi, anche se alcuni dati archeologici via via emersi mal si accordavano con una data estiva.
Infatti nello scavo dell'area vesuviana, sigillati dai lapilli, sono stati ritrovati (carbonizzati o tramite indagini archebotaniche) resti di frutta secca (come fichi secchi, datteri, susine), frutta tipicamente autunnale (come ad esempio melograni, castagne, uva, noci), si era completata la raccolta della canapa da semina (raccolta che si effettuava solitamente a settembre), la vendemmia (effettuata solitamente nel periodo di settembre/ottobre) era da tempo terminata e il mosto sigillato nelle anfore interrate, oltre ad essere posti in uso nelle case oggetti tipicamente autunnali come bracieri. Tali anfore venivano chiuse soltanto dopo un periodo di fermentazione all'aria aperta della durata di una decina di giorni: dunque l'eruzione avvenne, se si considera attendibile questo elemento d'indagine, in un periodo successivo. Anche nel caso di una vendemmia anticipata, i giorni intercorsi tra la raccolta, la pigiatura e la prima fermentazione consentono di spostare la data avanti con una certa sicurezza.
Questi motivi portarono Carlo Maria Rosini, appassionato napoletano del Settecento, ad avanzare l'ipotesi che il testo pliniano fosse sbagliato; egli propendeva per la data riportata da Cassio Dione Cocceiano non. kal. dec., cioè il 23 novembre, che meglio si accordava con i dati archeologici. Tale ipotesi fu però respinta, all'epoca, e si continuò a considerare come esatta la data del 24 agosto.
Analizzando i diversi manoscritti del testo pliniano che ci sono giunti si può vedere che, oltre alla versione maggiormente attestata, esistono altre varianti del passo in questione, ognuna delle quali indica una data diversa. La presenza di diverse varianti in un manoscritto è dovuta ad errori di trascrizione che il testo ha subito nei secoli, ma non necessariamente la variante numericamente più attestata è quella corretta. Neanche la variante più antica può essere considerata immune ad errori che possono essere stati commessi in trascrizioni precedenti. Quindi la data del 24 agosto, ricavata da una delle varianti del testo di Plinio, è tutt'altro che certa.
Un ultimo rinvenimento numismatico ha permesso di accertare l'effettiva infondatezza della datazione estiva. Un denario d'argento trovato il 7 giugno 1974 nello scavo a Pompei, vicino alla Casa del bracciale d'oro (Insula Occidentalis) porta sul retto impressa l'iscrizione:
(LA)
« IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG P M TR P VIIII IMP XV COS VII PP »
(IT)
« Imperatore Tito Cesare Vespasiano Augusto Pontefice Massimo, nona volta con la potestà tribunicia, imperatore per la quindicesima, console per la settima, padre della patria. »
Questo ritrovamento permette di affermare che l'eruzione avvenne, ovviamente, dopo l'emissione di questa moneta, quindi nell'anno in cui l'imperatore Tito ricoprì il settimo consolato (79), dopo l'assunzione per la nona volta della potestà tribunicia, cioè dopo il 1º luglio. L'indicazione della quindicesima acclamazione ad imperatore permette di posticipare ancor di più questo limite cronologico: infatti altre due iscrizioni (conservate a Siviglia, Spagna, e al British Museum) datate al 7 settembre e all'8 settembre riportano ancora la quattordicesima acclamazione.
Questo termine post quem ha permesso di accertare che l'eruzione del Vesuvio avvenne sicuramente dopo l'8 settembre e considerando gli altri dati archeologici, in particolare la conclusione della vendemmia (testimoniata dal ritrovamento di anfore contenenti succo di uva appena avviato alla fase di fermentazione) ed il rinvenimento di noci e fichi secchi, prugne o melagrane perfettamente conservate, è plausibile ipotizzare una data ancora successiva e pienamente autunnale.
Le sostanze eruttate per prime sono state fondamentalmente pomici, quindi rocce vulcaniche che sono originate da un magma pieno di gas e raffreddato. Mescolati ai pomici si trovano parti di rocce di altra natura che furono trasportati dal magma; al di sopra delle pomici sono rimasti intrappolati la maggior parte dei cadaveri a Pompei, avvolti nelle ceneri. I residui piroclastici della eruzione sono stati rintracciati in un'area ampia centinaia di chilometri quadrati, inoltre gli esperti hanno calcolato che l'altezza della nube di gas e pomici abbia raggiunto i 17 chilometri. Per quanto riguarda la composizione chimica delle sostanze eruttate nel 79 d.C., questa è diversa da quella delle lave eruttate nel periodo che va dal 1631 al 1944; infatti i magmi pliniani hanno mostrato di possedere una maggiore ricchezza di silice e di sodio e potassio e una minore quantità di calcio e magnesio; gli specialisti giustificano queste differenze perché nel caso delle lave pliniane, il magma si sarebbe fermato per alcune centinaia di anni (circa 700) ad una profondità di qualche chilometro, nella camera magmatica, dove si è raffreddato fino a 850 °C e si attivata la cristallizzazione.
La distruzione di Pompei, Ercolano e Stabia
L'attuale Vesuvio ha un'altezza minore rispetto a quella che aveva in epoca romana, quando i due pendii si univano in un'unica cima. Molti degli abitanti delle città vesuviane non furono in grado di trovare una via di fuga, l'improvvisa e sopraffacente pioggia di cenere e lapilli fece sì che non pochi di loro perirono nelle strade.
Le città stesse scomparvero alla vista, sepolte sotto almeno 10 metri di materiali eruttivi. Le desolate distese che avevano visto la vita vivace e ricca, ora erano evitate e oggetto di terrori superstiziosi.
Le caratteristiche dei fenomeni che interessarono Pompei e Stabia rispetto ad Ercolano: le prime furono sommerse da una pioggia di cenere e lapilli che, salvo un intervallo di alcune ore (trappola mortale per tanti che rientrarono alla ricerca di persone care e oggetti preziosi), cadde ininterrotta. Ercolano invece non fu investita nella prima fase, ma quasi dodici ore dopo e, sino alle recentissime scoperte, si era pensato che tutti gli abitanti si fossero posti in salvo.
Diversa fu la natura dei fenomeni che interessarono questo piccolo centro, molto più elegante e raffinato delle commerciali Pompei e Stabia. Infatti, il gigantesco pino di materiali eruttivi prese a collassare e, per effetto del vento, un'infernale mistura di gas roventi, ceneri e vapore acqueo, investì l'area di Ercolano. Coloro che si trovavano all'aperto ebbero forse miglior sorte, vaporizzati all'istante, di chi trovandosi al riparo ha lasciato tracce di una morte che, pur rapida, ebbe caratteristiche tremende. Il fenomeno è oggi conosciuto come "nube ardente" o frane piroclastiche.
Al calar della sera del secondo giorno, l'attività eruttiva iniziò a calare rapidamente fino a cessare del tutto. L'eruzione era durata poco più di 25 ore, durante le quali il vulcano aveva espulso quasi un miliardo di metri cubi di materiale.
Aspetto della montagna prima e dopo l'eruzione
Il Vesuvio era stato sottoposto a un cambiamento. La sua cima non era più piatta, ma aveva acquisito una forma conica, dalla cima della quale ascendeva un denso vapore. Questo cono, determinato dalla fortissima spinta del materiale eruttato, ha letteralmente sfondato il precedente cratere per 3/4 circa della sua circonferenza. Ciò che residua dell'antico edificio vulcanico in seguito prese il nome di Monte Somma.
L'insieme di foreste, vigne e vegetazione lussureggiante, che ricopriva la parte del fianco del Vesuvio, dove avvenne l'eruzione, fu distrutto. Niente poteva essere più impressionante del contrasto tra lo stupendo aspetto della montagna prima della catastrofe, e la desolazione presente dopo il triste evento. Questo rimarcabile contrasto fornì il soggetto a uno degli epigrammi di Marziale, Lib. IV. Ep. 44. Che suona all'incirca così:
« Ecco il Vesuvio, poc'anzi verdeggiante di vigneti ombrosi, qui un'uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa, su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito d'esercitare qui tanto potere. »
(Marziale Lib. IV. Ep. 44 )
Il poeta Publio Papinio Stazio, invece, scrisse:
« Crederanno le generazioni a venire [...] che sotto i loro piedi sono città e popolazioni, e che le campagne degli avi s'inabissarono? »
(Stazio Silvarum Liber III )
Dall'eruzione del 79, il Vesuvio ebbe molti periodi di attività alternati a intervalli di riposo. Nel 472, scagliò una tale quantità di ceneri, che si sparsero per tutta Europa e riempirono di allarme perfino Costantinopoli, che in quegli stessi giorni era scossa da violenti terremoti con epicentro ad Antiochia. Nel 1036 si ebbe la prima eruzione con fuoriuscita di lava: evento importantissimo nella storia del monte, giacché fino ad allora le eruzioni avevano prodotto materiali piroclastici, ma non magma. Secondo le antiche cronache, l'eruzione avvenne non solo sulla cima, ma anche sui fianchi, ed i prodotti incandescenti si riversarono in mare, allungando la linea costiera di circa 600 m.
Questa eruzione fu seguita da altre cinque, l'ultima delle quali (sebbene molto dubbia, perché ne parla un solo storico) avvenne nel 1500. A queste fece seguito un lungo riposo di circa 130 anni, durante il quale la montagna si coprì nuovamente di giardini e vigne come in precedenza. Anche l'interno del cratere si ricoprì di arbusti.
25 agosto, 2010
Fino al 6 settembre aperto bando per finanziamento Gruppi di Acquisto Solidale Prodotti gruppi acquisto solidale
Fino al 6 settembre aperto bando per finanziamento Gruppi di Acquisto Solidale
Prodotti gruppi acquisto solidale
La Provincia di Roma rinnova il suo sostegno alle nuove forme di acquisto e consumo consapevole. È aperto infatti fino al 6 settembre il bando del 2010 destinato al finanziamento dei Gruppi di Acquisto Solidali (GAS).
I GAS sono gruppi di persone che scelgono per i loro acquisti produttori piccoli e locali, che garantiscano il rispetto dell’ambiente e delle risorse umane impiegate.
Questi gruppi sono spesso informali e si reggono sul lavoro e l’impegno volontario di singoli cittadini. Giocano però un ruolo chiave perché favoriscono la filiera corta ed i piccoli produttori locali, sostenendo l’occupazione nel settore agroalimentare biologico e del mercato equo e solidale.
Nel corso del 2009 l’Assessorato al Lavoro e Formazione della Provincia di Roma, guidato da Massimiliano Smeriglio, ha impegnato 32.000 euro per la realizzazione o il supporto alle attività di 10 gruppi di acquisto, ognuno dei quali ha beneficiato di un contributo che va dai 2 ai 4 mila euro utili a coprire le spese organizzative (dagli spostamenti, alla pubblicizzazione delle iniziative, all’affitto di locali per lo stoccaggio degli ordini). A questo finanziamento si sono aggiunti per il 2010 ulteriori 70 mila euro, la cui prima tranche per settembre è di 30 mila euro.
“Il nostro finanziamento – ha affermato l’assessore al Lavoro e Formazione Massimiliano Smeriglio – ha lo scopo di sostenere e valorizzare l’attività dei Gas, per diffondere presso le famiglie del nostro territorio un consumo di qualità ed economicamente vantaggioso. Centralizzando gli acquisti, infatti, è possibile abbattere i costi perché si eliminano gli intermediari e spesso anche i costi di confezionamento dei prodotti”.
“Il nostro intento – ha concluso l’assessore Smeriglio – è quello di promuovere e diffondere stili di vita e di consumo “biocompatibili” , sostenendo la creazione di Gruppi di Acquisto Solidali anche nelle zone della provincia che al momento sono meno coperte”.
PROMEMORIA 25 agosto 1999 - Silvia Baraldini torna in Italia dopo aver scontato 17 anni di carcere negli Stati Uniti
Silvia Baraldini torna in Italia dopo aver scontato 17 anni di carcere negli Stati Uniti
Silvia Baraldini (Roma, 12 dicembre 1947) è una attivista italiana.
Ha operato negli anni sessanta, settanta e ottanta negli Stati Uniti. Componente di un partito rivoluzionario (Black Panther Party) che combatteva per i diritti civili dei neri, fu condannata nel 1983 a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Stati Uniti per concorso in evasione, associazione sovversiva, due tentate rapine e ingiuria al tribunale. Dopo la condanna si sono sviluppati negli Stati Uniti e in Italia gruppi di appoggio che giustificavano le sue attività terroristiche e ritenevano la condanna sproporzionata e persecutoria.
Il forte sostegno alla sua causa da parte dei partiti di sinistra ha portato alla estradizione in Italia nel 1999. Secondo alcuni tale concessione è stata una contropartita ottenuta dal governo D'Alema per l'appoggio alla guerra degli USA in Kosovo. Dopo alcuni anni di arresti domiciliari Silvia Baraldini è stata scarcerata il 26 settembre 2006 per effetto dell'indulto.
Ritorno in Italia
I tentativi di rimpatrio ebbero infine successo nel 1999, quando, il 24 agosto Silvia Baraldini è stata rimpatriata per scontare in Italia il resto della sua pena, grazie all'impegno dell'allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto che andò ad accoglierla all'aeroporto accompagnando anche la madre di lei con l'auto blu. Ad accoglierla c'era anche Armando Cossutta che le portò rose rosse. Questa accoglienza assunse così un significato politico e scatenò una bufera di polemiche in parlamento.
Il rimpatrio ha avuto diverse polemiche anche per l'accordo diplomatico tra l'Italia e gli USA. Si è parlato degli eccessivi costi legati al viaggio di rimpatrio, richiesti dalle autorità statunitensi per ragioni di sicurezza, e si sono fatte congetture su un possibile scambio tra il rimpatrio e la strage del Cermis. Comunque un caposaldo è che il Ministro della Giustizia americano aveva chiesto garanzie affinché non si procedesse alla liberazione o a uno sconto della pena come la libertà vigilata. Infatti l'Italia ha dovuto associare al rimpatrio una sentenza della Corte d'Appello per recepire quella americana. In pratica la Baraldini non è stata giudicata in Italia per i reati commessi negli Stati Uniti, ma è stata estradata con il vincolo di dover scontare in Italia la pena irrogatale negli Stati Uniti.
Su queste garanzie si è sviluppata la polemica da parte di chi ritiene che questo vincolo costituisca una riduzione della sovranità nazionale italiana. Tuttavia è raro che un Paese abbia giurisdizione per i reati commessi da suoi cittadini in un altro paese in cui siano residenti. È un principio giurisprudenziale assai discusso e importante tenuto conto dell'elevato numero di emigranti italiani all'estero e stranieri in Italia.
Dall'aprile 2001, alla Baraldini vennero concessi gli arresti domiciliari, a causa delle sue condizioni di salute; dopo il suo rimpatrio, ha scelto il silenzio e non ha più rilasciato interviste ai media.
Nel 2003 la Baraldini ottiene, non senza polemiche, una collaborazione con il Comune di Roma per occuparsi di un progetto di ricerca sull'occupazione femminile.
Per effetto dell'indulto, Silvia Baraldini è stata infine scarcerata il 26 settembre 2006.
Nel 1998 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Cazzago San Martino "quale ulteriore Atto istituzionale al solo fine di raggiungere in tempi brevi una soluzione dignitosa per la sua vita" attraverso l'applicazione dei diritti civili sanciti nella Convenzione di Strasburgo. Negli stessi anni riceveva analogo riconoscimento dal comune di Mola di Bari e di Castagneto Carducci. Nel 2007, dopo la scarcerazione, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Venaria (TO).
Attualmente vive a Roma.
24 agosto, 2010
PROMEMORIA 24 agosto 2004 Si shiantano due aerei rusii con 89 passeggeri.Sospettati attentati ceceni
Due aerei russi, un Tupolev Tu-154 della Sibir Airlines e un Tupolev Tu-134 della Volga-Aviaexpress, che trasportavano complessivamente 89 passeggeri, si schiantano a pochi minuti l'uno dall'altro dopo il decollo dall'Aeroporto Internazionale di Domodedovo. Il primo aereo è esploso mentre sorvolava la città di Rostov sul Don. Il secondo aereo è stato perso dai radar alle 22:56 (ora locale) mentre sorvolava l'Oblast' di Tula a 180 km a sudest dalla capitale russa. Nessun passeggero è sopravvissuto. Le autorità sospettano che sia stato un attacco suicida da parte dei ribelli indipendentisti della Repubblica di Cecenia a provocare il disastro. Gli esperti trovarono subito tra i resti degli aerei le tracce dell'ciclotrimetilentrinitroammina. Il 17 settembre 2004 un leader della guerriglia cecena Šamil Basaev ha assunto la responsabilità dell'atto terroristico nei cieli della Russia.
23 agosto, 2010
PROMEMORIA 23 agosto 1927 83 ANNI FA SACCO E VANZETTI VENIVANO GIUSTIZIATI NEGLI USA
LA MEMORIA LAVORA PER IL FUTURO
83 ANNI FA SACCO E VANZETTI VENIVANO GIUSTIZIATI NEGLI USA
SOLO NEL 1977 VENNE RICONOSCIUTA LA LORO INNOCENZA.
VENNERO CONDANNATI PERCHE' ANARCHICI E ITALIANI
Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927) furono due anarchici italiani.Vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe mentre Vanzetti - che gli amici chiamavano Trumlin - gestiva una rivendita di pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.Nel 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
22 agosto, 2010
PROMEMORIA 22 agosto 1941 - Le truppe tedesche raggiungono Leningrado, portando all'assedio di Leningrado
Le truppe tedesche raggiungono Leningrado, portando all'assedio di Leningrado
L'assedio di Leningrado (in russo: блокада Ленинграда[?], oggi San Pietroburgo), durante la seconda guerra mondiale, durò dal 8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944, data in cui si celebra ufficialmente la liberazione della città, mentre l'assedio ebbe termine il 18 gennaio.
L'esercito tedesco invase l'URSS durante l'Operazione Barbarossa il 22 giugno 1941, data che segnò l'inizio ufficiale del conflitto tra Germania e Unione Sovietica. Un secondo fronte bellico era stato anche aperto il 25 giugno quando i sovietici bombardarono alcune città della Finlandia segnando di fatto la continuazione della guerra Finno-Sovietica. Nel mese di agosto i finlandesi avevano riconquistato l'istmo di Carelia avvicinandosi a Leningrado da ovest e avanzando attraverso la Carelia a est del lago Ladoga per avvicinarsi alla città anche da nord.
Il quartier generale finlandese non accettò però la richiesta da parte dei tedeschi di procedere ad un attacco aereo della città, la sola eccezione fu l'uccisione casuale di un elefante al Giardino zoologico di Leningrado, da parte di un singolo aereo. Un'altra decisione dei finlandesi fu di non voler proseguire nell'avanzata oltre il fiume Svir a sud nella Carelia occidentale.
Da parte sua la Wehrmacht fece degli avanzamenti rapidi ed in settembre giunse alle porte di Leningrado; nello stesso tempo i loro alleati avanzarono sino al fiume Svir, raggiunto nel mese di dicembre, a 160 chilometri a nord-est della città.
Incapace o non convinta nel continuare nella sua posizione di vantaggio, grazie anche alla strenua e brillante difesa cittadina organizzata dal Maresciallo Zhukov, l'armata tedesca si trovò ad assediare Leningrado, senza riuscire a conquistarla, per 900 giorni. I militari tedeschi accerchiarono la città bloccando tutte le vie di rifornimento e rimase aperto solo un piccolo corridoio verso il lago Ladoga che prese il nome di Strada della Vita (Дорога жизни in russo, Laatokan elämänlinja in finnico).
La situazione sanitaria e alimentare della città fu pessima, soprattutto nel primo inverno, ma Hitler non riuscì mai ad organizzare il banchetto da lui previsto per festeggiare la conquista di questo gioiello della civiltà europea. Il tentativo di conquista continuò con la denominazione di Operazione Spark, un'offensiva su larga scala partita il 12 gennaio 1943 contro le truppe russe, ma dopo cruente e feroci battaglie l'armata rossa riuscì a distruggere le fortificazioni tedesche ed aprire un corridoio stradale sicuro verso il lato meridionale del Ladoga, riuscendo il 18 gennaio a far giungere rifornimenti alla città assediata.
Nel gennaio 1944 una decisa controffensiva russa riuscì a cacciare i tedeschi dalla zona sud della città ponendo di fatto termine al lunghissimo assedio; più tardi, nella stessa estate del '44 anche le truppe finlandesi vennero ricacciate al di là della Baia di Vyborg e del fiume Vuoski.
Nel caos del primo inverno di guerra nessun piano di evacuazione della città era attuabile e di fatto sia il centro urbano che i suoi sobborghi furono in completo isolamento fino al 20 novembre 1941 quando un corridoio venne aperto sulla superficie ghiacciata dal Ladoga permettendo l'arrivo di vettovagliamento agli assediati.
La capacità di resistenza dei leningradesi meravigliò molto gli alleati, spaventati dal repentino collasso delle armate sovietiche di fronte ai primi attacchi delle truppe naziste. Molti cattivi profeti già prevedevano una repentina caduta dell'impero sovietico, invece i semplici cittadini, anche solo continuando le loro solite occupazioni diedero un grande impulso morale alla resistenza.
Gli effetti dell'assedio
Anche gli artisti fecero la loro parte: ad esempio, Dmitri Shostakovich compose la sua famosa Sinfonia di Leningrado durante i giorni dell'assedio nel 1941 e riuscì ad organizzarne la prima rappresentazione nell'estate del 1942. Questa opera divenne in breve molto popolare anche al di fuori dei confini russi, in particolare negli Stati Uniti dove divenne un veicolo potente di propaganda per la lotta contro il Nazi-Fascismo.
Una stima accurata delle vittime dell'assedio è fonte di continue dispute, dopo la fine della guerra il governo sovietico riportò una cifra di vittime di circa 670.000 dal 1941 al gennaio 1944 ma molte valutazioni di terze parti riportano cifre oscillanti tra i 700.000 e i 1.500.000 caduti. Ufficialmente ne sono stati stimati 1.250.000 tra morti e dispersi, tra civili e militari sovietici.
Sempre le stime valutano che la città di Leningrado da una popolazione nel 1939 di quasi 3,2 milioni di abitanti, si ritrovò con poco più di 2,5 milioni di cittadini al termine dell'assedio.
In virtù del suo eroismo e delle sue vittime Leningrado fu la prima città dell'Unione sovietica ad ottenere il titolo di Città eroina conferitole nel 1945
21 agosto, 2010
PROMEMORIA 21 agosto 1964 Palmiro Michele Nicola Togliatti (Genova, 26 marzo 1893 – Jalta, 21 agosto 1964) è stato un politico italiano.
Palmiro Michele Nicola Togliatti (Genova, 26 marzo 1893 – Jalta, 21 agosto 1964) è stato un politico italiano.
Fu uno dei membri fondatori del Partito Comunista d'Italia e, dal 1927 fino alla morte, segretario e capo indiscusso del Partito Comunista Italiano, del quale era stato il rappresentante all'interno del Comintern, l'organizzazione internazionale dei partiti comunisti. Anche di questo organismo Togliatti fu uno degli esponenti più rappresentativi e, dopo che esso fu sciolto nel 1943 e sostituito dal Cominform nel 1947, rifiutò la carica di segretario generale, offertagli direttamente da Stalin, preferendo restare alla testa del partito in Italia.
Dal 1944 al 1945 ricoprì la carica di vice Presidente del Consiglio e dal 1945 al 1946 quella di Ministro di Grazia e Giustizia nei governi che ressero l'Italia dopo la caduta del fascismo. Membro dell'Assemblea Costituente, dopo le elezioni politiche del 1948 mantenne il partito all'opposizione dei vari governi che si succedettero sotto la guida della Democrazia Cristiana.
PROMEMORIA 21 agosto 1991 Termina il tentato colpo di stato contro Mikhail Gorbachev.
Termina il tentato colpo di stato contro Mikhail Gorbachev.
Gli eventi
Nell'agosto 1991, dopo una trattativa di notevole complessità, il presidente sovietico Mikhail Sergeevič Gorbačëv si apprestava a siglare il nuovo patto federativo dell'Unione Sovietica che, di lì a poco, avrebbe mutato la propria denominazione ufficiale da Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche in quella, presumibilmente, di Unione delle Repubbliche Sovietiche Sovrane.
Dodici dei paesi già facenti parte dell'URSS erano prossimi alla firma, la Federazione Russa, l'Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Georgia, l'Armenia, l'Azerbaijan, il Kazakistan, il Turkmenistan, il Kirghizistan, l'Uzbekistan ed il Tagikistan. Soltanto le Repubbliche Baltiche, ovvero, Lituania, Lettonia ed Estonia, avevano infatti deciso di conquistare una totale indipendenza dall'Unione.
D'altronde, pochi mesi prima, oltre il 70% dei cittadini sovietici chiamati alle urne, aveva espresso il proprio sostegno ad una rinnovata Unione. Il Segretario del PCUS, nonché Presidente dell'Unione Sovietica, aveva deciso di prepararsi al gravoso impegno riposandosi nella dacia presidenziale in Crimea.
Era il 19 agosto quando, su ordine di alti gradi del Partito, timorosi delle incombenti novità, Gorbačëv veniva trattenuto contro la sua volontà in Crimea, non potendo quindi recarsi alla sigla del nuovo accordo federativo: era l'inizio del tentativo di colpo di stato che, a dispetto delle intenzioni tanto degli autori, quanto delle vittime, avrebbe condotto ad un risultato impensabile fino a poco tempo prima: la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
I golpisti erano personaggi di spicco della politica sovietica: il capo del KGB Vladimir Krjučkov, il ministro degli Interni Boris Pugo, il ministro della Difesa Dimitri Jazov, il vice-presidente dell'Urss Gennadij Janaev, il primo ministro Valentin Pavlov, il capo della segreteria di Gorbačëv, Valerij Boldin. Il loro intento era chiaro: preservare l'Unione dall'insorgere delle nazionalità, impedire un alleggerimento del potere centrale, preservare il primato del PCUS.
Il vice presidente Gennadij Janaev prese potere della televisione e della radio immediatamente dopo l'annuncio con gli altri leader del colpo di stato e rilasciò una debole denuncia del regime precedente, portando immediatamente a credere che egli non fosse l'uomo adatto a portare l'ordine pubblico ricercato disperatamente dagli insorti. Grandi dimostrazioni pubbliche contro i leader del colpo di stato ebbero luogo a Mosca e a Leningrado e le lealtà divise degli organismi di difesa e sicurezza fecero sì che le forze armate non attaccassero i dimostranti.
Il presidente della RSSF russa Boris Eltsin guidò la resistenza dalla Casa Bianca, l'edificio del parlamento russo. Dopo l'annuncio di Janaev, Eltsin denunciò vigorosamente il colpo di stato. Ad un certo punto, durante la dimostrazione, salì su un carro armato e, con un megafono, condannò la "junta". La forte presa di posizione di Eltsin contrastava nettamente con il debole comunicato di Janaev. Questa immagine, trasmessa dai telegiornali di tutte le televisioni mondiali, divenne una delle più durevoli di tutto il colpo e rafforzò enormemente la posizione di Eltsin. Un assalto all'edificio del parlamento programmato dal Gruppo Alfa, le forze speciali del KGB, fu annullato quando le truppe si rifiutarono unanimemente di eseguire l'ordine. Un'unità di carri armati disertò dalle forze del governo e si pose in difesa del parlamento con le armi puntate verso l'esterno.
Ci furono confronti armati nelle strade vicine, incluso uno in cui tre dimostranti furono accidentalmente feriti a morte dai carri armati, ma comunque la violenza fu sorprendentemente limitata. Il 21 agosto la grande maggioranza delle truppe spedite a Mosca si schierò apertamente con la resistenza e tolse l'assedio. Il golpe rovinò su sé stesso e Gorbačëv ritornò a Mosca sotto la protezione delle forze di Eltsin.
Una volta tornato a Mosca, Gorbačëv agì come se avesse dimenticato i cambiamenti occorsi nei tre giorni precedenti. Tornato al potere Gorbačëv promise di espellere dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica i rivoltosi. Rassegnò le dimissioni come segretario generale del PCUS, che era stato bandito per decreto di Eltsin ma rimase presidente dell'Unione Sovietica. Il fallimento del colpo portò ad una serie di collassi di tutte le istituzioni dell'unione. Boris Eltsin prese il controllo della compagnia di telecomunicazioni centrale e dei ministeri e agenzie economici chiave ed infine prese tutto il potere in Russia.
20 agosto, 2010
PROMEMORIA 20 agosto 1998 l'Esercito statunitense lancia un attacco con missili cruise contro un presunto campo di addestramento di Al Qaeda.
Attentati alle ambasciate statunitensi del 1998: l'Esercito statunitense lancia un attacco con missili cruise contro un presunto campo di addestramento di Al Qaeda in Afghanistan e contro una sospetta fabbrica chimica in Sudan, in rappresaglia contro gli attentati del 7 agosto alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania. L'impianto farmaceutico di al-Shifa, a Khartoum, è distrutto nell'attacco.
I due attacchi avvennero a Nairobi e Dar es Salaam la mattina del 7 agosto 1998, quasi simultaneamente, intorno alle 10:45 ora locale. La data era la ricorrenza dell'arrivo delle truppe americane sul suolo saudita durante la prima guerra del Golfo. In entrambi i casi, le ambasciate furono colpite dalla deflagrazione di ordigni esplosivi.
L'esplosione a Nairobi fu la più violenta delle due, e fu udita a oltre 30 km di distanza. L'ambasciata statunitense fu distrutta, e anche diversi edifici circostanti risultarono gravemente danneggiati. Le vittime accertate furono 212, con circa 4000 feriti. A Dar es Salaam fu danneggiata la struttura dell'ambasciata, con un bilancio di 11 morti e 85 feriti. In entrambi i casi, quasi tutte le vittime erano africani; complessivamente persero la vita solo 12 cittadini statunitensi, tutti a Nairobi.
Rivendicazione
Gli attentati furono rivendicati da Osama bin Laden, ma le motivazioni non furono mai del tutto chiarite. In alcuni messaggi, bin Laden sostenne che nelle ambasciate colpite era stato programmato il genocidio ruandese; in altre occasioni sostenne che la motivazione era stata l'invasione della Somalia nell'operazione Restore Hope, o l'intenzione degli Stati Uniti di dividere il Sudan in due nazioni separate.
Risposta statunitense
In risposta agli attentati, l'allora Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ordinò il bombardamento di obiettivi militari in Sudan e Afghanistan il 20 agosto. Questa rappresaglia ebbe conseguenze molto controverse in Sudan, dove i missili colpirono una fabbrica farmaceutica la cui produzione copriva il 50% del fabbisogno nazionale. L'amministrazione statunitense sostenne di avere prove certe che nella fabbrica si producessero anche armi chimiche, ma le successivi indagini di diversi gruppi indipendenti internazionali e statunitensi e la testimonianza dei tecnici italiani che lavoravano nella fabbrica provarono che l’accusa era infondata.[1] Oltre alla risposta militare, l'amministrazione clintoniana mise alcuni sospetti sulla lista delle persone più ricercate dalla giustizia degli Stati Uniti.
19 agosto, 2010
Pillole di cultura
Pillole di cultura
Quarantanove progetti di arte, cultura e spettacolo, articolati in centinaia di appuntamenti, in oltre 60 Comuni della Provincia di Roma, per un arco temporale che va da maggio a dicembre 2010. Si tratta dei progetti che hanno vinto il bando delle legge regionale per le attività culturali e di spettacolo, la cui gestione, con un’operazione intelligente ed efficace della nostra Regione, è stata decentrata – tre anni fa - alle province del Lazio. Abbiamo voluto offrire una panoramica completa delle proposte di quest’anno, anche se alcune sono ancora in fase di perfezionamento, per dare a tutti i cittadini del nostro territorio l’opportunità di fare la propria scelta: teatro, cinema, musica, tradizioni della cultura popolare, performances multimediali, spettacoli per bambini. Ma anche per rendere visibile la ricchezza del lavoro che Comuni – a volte anche molto piccoli – e associazioni culturali svolgono sul territorio provinciale dando vita ad appuntamenti di grande qualità che diventano ricorrenti e amati, o ad occasioni uniche e irripetibili (gli anglofili direbbero one shot) di arte e spettacolo, o a momenti di socializzazione e di scambio con storie, arti e sonorità di altri paesi e di altre lingue.La cultura, che spesso in questi giorni vediamo sul banco degli imputati della salute economica del paese, è vittima di continue minacce. Ma raramente si arrende. Lavorare a una nuova visione dell'economia della cultura è un compito complesso, ma oggi indispensabile, una scelta strategica per il futuro dell'Italia. La Provincia di Roma ha scelto di fare la sua parte. Il contributo di questo piccolo libro è di accendere una luce su un mondo che raramente arriva nei grandi circuiti televisivi e di creare dei legami tra piccoli e meno piccoli pezzi di un mosaico. Tessere disperse, che insieme restituiscono un capolavoro. Pillole di cultura, cura ricostituente per la nostra area metropolitana e la qualità della vita di noi tutti.
PROMEMORIA 19 agosto 1954 - Muore Alcide De Gasperi, statista italiano, nella sua casa in Val di Sella, nel Trentino.
Muore Alcide De Gasperi, statista italiano, nella sua casa in Val di Sella, nel Trentino.
Alcide De Gasperi [gà-spe-ri] o più propriamente Degasperi[1] (Pieve Tesino, 3 aprile 1881 – Borgo Valsugana, 19 agosto 1954) è stato un politico italiano. Prima esponente del Partito Popolare Italiano e poi fondatore della Democrazia Cristiana con il suo scritto Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana, è stato il primo Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Viene oggi considerato come uno dei padri della Repubblica e, insieme al francese Robert Schuman, al tedesco Konrad Adenauer e all'italiano Altiero Spinelli, dell'Unione Europea.
Biografia
De Gasperi nacque in una famiglia povera: infatti i suoi genitori dovettero chiedere un sussidio allo stato per farlo studiare. Era il primo dei quattro figli di Maria Morandini, nata a Predazzo, ed Amedeo De Gasperi. Dopo di lui nacquero Mario, che fu sacerdote, Marcella ed Augusto.
Il periodo austroungarico
Italiano di lingua e cultura, De Gasperi nacque e si formò nel Trentino, regione che all'epoca era parte dell'Impero austro-ungarico. Fin da giovanissimo partecipò ad attività politiche di ispirazione cristiano-sociali: nel periodo degli studi universitari, a Vienna e ad Innsbruck, fu leader del movimento studentesco e protagonista delle lotte degli studenti trentini, che miravano ad ottenere un'università in lingua italiana per le minoranze italofone dell'impero. Dovette scontare per queste sue attività anche un giorno di reclusione ad Innsbruck.
Nel 1905 entrò a far parte della redazione del giornale Il Trentino e in breve tempo assunse la carica di direttore, scrisse una serie di articoli con cui difendeva l'italianità e l'autonomia culturale del Trentino dai tentativi di germanizzazione proposti dalle forze politiche nazionaliste del Tirolo tedesco, ma non mise in discussione l'appartenenza all'Impero austro-ungarico. Nelle elezioni del Parlamento Austro-Ungarico del 13 e 20 giugno 1911 venne eletto tra le file dei Popolari: nel suo collegio elettorale di Fiemme-Fassa-Primiero-Civizzano, di 4275 elettori, ottenne ben 3116 voti. Il 27 aprile 1914 ottenne anche un seggio nella Dieta Tirolese di Innsbruck. Anche il suo impegno di Parlamentare, più che all'irredentismo, fu legato alla difesa dell'italianità e dell'autonomia delle popolazioni trentine. La sua attività propagandistica finì con l'essere tenacemente avversata dagli organi polizieschi in seguito al precipitare degli eventi internazionali: l'attentato di Sarajevo che determinò lo scoppio della prima guerra mondiale e soprattutto l'adesione dell'Italia alla Triplice Intesa. Inizialmente De Gasperi sperò che l'Italia entrasse in guerra a fianco dell'Austria e della Germania sulla base della Triplice Alleanza. Quando ciò non avvenne, si impegnò perché fosse almeno mantenuta la neutralità italiana. In questo modo la politica di De Gasperi era in aspro contrasti con quella di Cesare Battisti, che in quello stesso anno si recò a Roma invitando il re ad entrare in guerra accanto alle potenze dell'Intesa. Prova della sua posizione non ostile agli Asburgo è la dichiarazione in un colloquio con Conrad von Hoetzendorf secondo cui, nel caso di un referendum popolare, i trentini avrebbero optato per l'Austria nell'ambito del 90%. Con l'entrata in guerra dell'Italia, anche "Il Trentino" fu travolto dalla censura: il numero del 22 maggio 1915 venne provocatoriamente stampato con sole pagine bianche; De Gasperi decise di sospendere le pubblicazioni per prevenire il pubblico sequestro.
Durante il periodo in cui il Parlamento di Vienna rimase inoperoso (dal 25 luglio 1914 al 30 maggio 1917), De Gasperi si dedicò soprattutto ai profughi di guerra. A tal fine venne nominato delegato per l'Austria Superiore e per la Boemia occidentale del Segretariato per i profughi e rifugiati. Anche dopo la riapertura del Parlamento continuò a occuparsi del tema, tanto che presentò e fece approvare una legge per regolare il trattamento loro riservato. Quando fu prevedibile il crollo dell'Impero, le sue posizioni politiche cambiarono e si fece fautore del diritto all'autodeterminazione dei popoli: nel maggio 1918 fu tra i promotori di un documento comune sottoscritto dalle rappresentanze dei polacchi, dei cechi, degli slovacchi, dei rumeni, degli sloveni, dei croati e dei serbi. E il successivo 24 ottobre partecipò alla formazione del Fascio nazionale, comprendente popolari liberali trentini e liberali giuliani e adriatici.
Dal primo dopoguerra al fascismo
Nel 1919 aderì al Partito Popolare Italiano promosso da don Luigi Sturzo; solo nel 1921 venne eletto deputato a Roma, in quanto il Trentino fino a quell'epoca era stato sottoposto a regime commissariale.
Nel 1922 si sposa con Francesca Romani nella chiesa arcipretale di Borgo Valsugana. Nasceranno quattro figlie, una delle quali entrerà in monastero.
Al tempo delle dimissioni di Don Sturzo da segretario del PPI De Gasperi era capogruppo alla Camera. Nel 1925 assunse la segreteria del partito popolare.
Dopo l'iniziale sostegno del suo partito nella prima parte del governo Mussolini, tanto che nel 1923 i popolari cercarono inizialmente di trovare un compromesso sulla legge Acerbo,[2] De Gasperi tenne un discorso alla Camera dei Deputati il 15 luglio 1923 esplicando il suo atteggiamento verso quella legge.[3][4] Successivamente si oppose all'avvento del fascismo finché, isolato dal regime, fu arrestato alla stazione di Firenze l'11 marzo 1927, insieme alla moglie, mentre si stava recando in treno a Trieste. Al processo che seguì venne condannato a 4 anni di carcere e ad una forte multa.
Dopo la scarcerazione, alla fine del luglio 1928, venne continuamente sorvegliato dalla polizia e dovette trascorrere un periodo di grandi difficoltà economiche e isolamento sia morale che politico. Senza un impiego stabile, provò a presentare domanda presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. nell'autunno 1928, contando sull'interessamento del vescovo di Trento, mons. Celestino Endrici, e di alcuni amici ex popolari. Lo stesso capo bibliotecario Igino Giordani si adoperò presso padre Tacchi Venturi affinché i pedinamenti della polizia terminassero[5][6]. L'assunzione - come impiegato avventizio - venne soltanto dopo la firma dei Patti Lateranensi (1929).
In quella sede passò lunghi anni di studio e di osservazione degli avvenimenti politici italiani e internazionali, nonché di approfondimento della storia del partito cristiano del Centro in Germania e delle teorie economiche e sociali maturate in seno alle varie correnti della cultura cattolica europea.
Nel 1942-43, durante la Seconda guerra mondiale, compose, insieme ad altri, l'opuscolo Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana in cui esprimeva le idee alla base del futuro partito della Democrazia Cristiana di cui sarebbe stato cofondatore.
Una volta liberato il sud Italia ad opera delle forze anglo-americane, entrò a far parte in rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale. Durante il governo guidato da Ivanoe Bonomi fu ministro senza portafoglio, mentre dal dicembre del 1944 al dicembre del 1945 venne nominato ministro degli esteri. Nello stesso anno fonda il Centro Nazionale Sportivo Libertas.
La vicenda De Gasperi - Guareschi
Nel 1954 Giovanni Guareschi pubblicò sul giornale umoristico Candido due lettere attribuite a De Gasperi datate 1944.
In questi documenti, De Gasperi avrebbe chiesto agli Angloamericani di bombardare la periferia della città di Roma, al fine di demoralizzare la popolazione ed indurla ad atti ostili contro i tedeschi.
Guareschi venne condannato per diffamazione e passò un anno e mezzo in carcere. In diverse occasioni è stato affermato che Guareschi dichiarò di essersi sbagliato ma questa dichiarazione, secondo i figli dello stesso Guareschi, non è mai avvenuta.[7].
Nella Repubblica italiana
Nel 1945 fu nominato presidente del consiglio dei ministri, l'ultimo del Regno d'Italia. Durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perciò fu anche il primo governo dell'Italia repubblicana, e guidò un governo di unità nazionale, che durò fino alle elezioni del 1948.
Da ricordare che il 12 giugno del 1946, allorché il consiglio dei ministri da lui presieduto procedette alla proclamazione della repubblica prima che la Corte di cassazione proclamasse i risultati definitivi del referendum del 2 e 3 giugno, egli ricoprì la carica di capo provvisorio dello Stato e dunque a lui furono trasmesse le funzioni fino allora esercitate dal re Umberto II: in quelle ore si ebbe il drammatico scambio di battute con Falcone Lucifero, in cui De Gasperi affermò «o lei verrà a trovare me a Regina Coeli, o io verrò a trovare lei»[8].
De Gasperi cumulò nella sua persona le due cariche di capo del Governo (presidente del Consiglio dei ministri) e di capo dello Stato fino al 1º luglio, quando Enrico de Nicola, eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno dall'Assemblea Costituente, prese ufficialmente possesso della carica.
Il 10 agosto 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace, dove ebbe modo di contestare, attraverso un elegante e impeccabile discorso, le dure condizioni inflitte all'Italia dalla Conferenza.
« Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me [...] »
(Alcide De Gasperi, Parigi 1946)
Nel gennaio 1947 ebbe luogo la celebre missione di De Gasperi negli Stati Uniti, nel corso della quale lo statista conseguì un importante successo politico con l'ottenere dalle autorità americane un prestito Eximbank di 100 milioni di dollari. L'apertura di un dialogo costruttivo tra i due paesi conferì a De Gasperi la motivazione e il sostegno necessari ad attuare l'ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre e con l'apporto di un gruppo di "tecnici" guidati da Luigi Einaudi. La formazione del quarto gabinetto De Gasperi contribuirà a ripristinare la credibilità dell'azione di governo, consentendo l'adozione della strategia antinflazionistica nota come "linea Einaudi".[9].
Nell'occasione fu il terzo italiano ad essere onorato di una ticker-tape parade dalla città di New York, e sarà l'unico a ripeterne l'esperienza, nel 1951.
Le elezioni del 18 aprile del 1948 furono tra le più accese della storia repubblicana, visto lo scontro tra la DC ed il Fronte Popolare, composto da socialisti e comunisti. De Gasperi riuscì a guidare la DC ad uno storico successo, ottenendo il 48% dei consensi (il risultato più alto che qualsiasi partito abbia mai raggiunto in Italia) e fu nominato Presidente del primo Consiglio dei ministri dell'Italia repubblicana.
In un'Italia oberata dal ricordo di vent'anni di dittatura fascista e spaventosamente logorata dalla Seconda guerra mondiale, De Gasperi affrontò con dignità politica le trattative di Pace con le potenze vincitrici, riuscendo a confinare le inevitabili sanzioni principalmente all'ambito del disarmo militare, ed evitando la perdita di territori di confine come l'Alto-Adige e la Valle d'Aosta. Cercò inoltre di risolvere a vantaggio dell'Italia la questione della sovranità di Trieste e dell'Istria, ove ebbe meno fortuna. Finanziò una rivista, Terza generazione, il cui scopo era di unire i giovani al di là dei partiti e superare la divisione tra fascisti e antifascisti.
Sempre in politica estera concluse importanti accordi con le potenze occidentali per finanziare la ricostruzione e il riassetto dell'economia italiana.
La tomba di De Gasperi a Roma
La situazione precaria del paese migliorava molto lentamente, provocando il malcontento del movimento operaio e sindacale; ad alimentare la protesta e i disagi fu anche una spaventosa alluvione del Po che fece molte vittime nella zona agricola delle province di Rovigo e Ferrara (1951). Nel 1952, per il timore di una affermazione in Italia delle posizioni marxiste, il Vaticano avallò per le elezioni amministrative del comune di Roma un'alleanza elettorale ad ampia portata che coinvolgesse anche i neofascisti.[10] La Santa Sede non avrebbe accettato che la "Città Eterna", in quanto sede della Cristianità, potesse essere amministrata da un sindaco socialista. De Gasperi si oppose decisamente a questa ipotesi per motivi morali e per il suo passato antifascista, ed anche per sostenere la sua visione laica dello stato. La coalizione con le destre non venne accettata ed egli seppe resistere sulle sue posizioni sino a quando il Papa si arrese di fronte all'impraticabilità della proposta.
L'incidente diplomatico con il Vaticano tuttavia turbò profondamente l'animo di De Gasperi; ai suoi collaboratori scrisse:
« Proprio a me, un povero cattolico della Valsugana, è toccato dire di no al Papa »
Tuttavia lo stesso anno Pio XII non ricevette in Vaticano De Gasperi in occasione del trentennale delle sue nozze con Francesca Romani.[10]
Mantenne la carica di presidente del Consiglio fino all'agosto 1953, dimettendosi a causa del fallimento della legge elettorale, denominata dai suoi avversari legge truffa. Si dice (erroneamente) che tale legge fu voluta da lui stesso, mentre in realtà furono i partiti minori a volerla: infatti questi, grazie alle alleanze che si potevano formare anche dopo le elezioni, potevano recuperare i voti perduti.
Convinto sostenitore della necessità di una integrazione europea, e critico nei confronti dell'ingresso dell'Italia nella NATO, cui avrebbe di gran lunga preferito la creazione di una Comunità Europea di Difesa, Alcide De Gasperi morì il 19 agosto 1954 nella sua casa in Val di Sella (comune di Borgo Valsugana), dove amava trascorrere lunghi periodi assieme alla famiglia. La sua scomparsa improvvisa, lontano dal clamore e dall'attenzione dei palazzi romani, suscitò vasta commozione in tutta Italia; il lungo tragitto in treno con cui la salma raggiunse Roma per le esequie di Stato, fu rallentato da numerose soste impreviste perché le masse erano accorse da ogni parte per rendere omaggio alla salma. Dentro e fuori alla chiesa dove si celebrò il funerale furono presenti rappresentanze di tutti i partiti, fatta eccezione per i deputati del MSI i quali, visto il passato di antifascista di De Gasperi, si rifiutarono di presenziare al suo funerale. Attualmente si trova sepolto a Roma, nel porticato della Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
Il processo di beatificazione
Poco dopo la sua morte, iniziarono le richieste di avviare per lui il processo di beatificazione.
È in corso a Trento la fase diocesana del processo di canonizzazione, che è stata aperta nel 1993, per cui la Chiesa cattolica ha assegnato ad Alcide De Gasperi il titolo di Servo di Dio.
Cinematografia [modifica]
La figura di De Gasperi è la principale protagonista del film neorealista diretto da Roberto Rossellini Anno uno (1974), ruolo che venne interpretato da Luigi Vannucchi, in cui si trova una ricostruzione del periodo storico che va dalle operazioni del Comitato di liberazione nazionale a Roma, e della fiction RAI De Gasperi, l'uomo della speranza (2004), girata dalla regista Liliana Cavani e trasmessa in due parti su Rai Uno. Interprete dello statista il giovane attore italiano Fabrizio Gifuni, figlio di Gaetano, ex segretario generale della Presidenza della Repubblica.
18 agosto, 2010
PROMEMORIA 18 agosto 1940 - Il Giorno più duro della Battaglia d'Inghilterra, in cui entrambi gli schieramenti subirono il massimo delle perdite.
Il Giorno più duro della Battaglia d'Inghilterra, in cui entrambi gli schieramenti subirono il massimo delle perdite.
La battaglia d'Inghilterra è il nome storico della campagna aerea combattuta sui cieli della Manica e dell'Inghilterra fra l'aviazione britannica e quella tedesca, supportata da unità italiane e di altre nazioni alleate dei nazifascisti, nel corso della seconda guerra mondiale.
Il motivo strategico della battaglia fu la volontà tedesca di conquistare la supremazia sui cieli della Manica e dell'Inghilterra meridionale, come condizione preliminare per l'attuazione del piano d'invasione dell'isola (operazione Leone Marino) per vanificare la supremazia della Royal Navy che avrebbe impedito qualunque tentativo di attraversamento del canale della Manica.
La battaglia terminò con un pieno successo da parte dell'aviazione britannica, che mantenne il controllo aereo della Manica e segnò un punto di svolta importante a favore delle forze alleate nel corso della guerra, costringendo Hitler a rinunciare al piano di invasione del Regno Unito.
Gli storici di scuola inglese affermano che la battaglia durò dal 10 luglio al 31 ottobre 1940 (periodo di maggior intensità delle incursioni aeree diurne). Per contro, le fonti tedesche danno come inizio della battaglia la metà di agosto 1940 e ne pongono la fine nel maggio 1941, quando furono ritirate dal fronte le unità di bombardieri in previsione dell'attacco alla Russia, operazione Barbarossa.
La battaglia d'Inghilterra non fu la prima grande battaglia condotta interamente dalle forze aeree: il Regno Unito aveva già subito, durante la prima guerra mondiale, una campagna di bombardamenti ad opera degli Zeppelin e di bombardieri a lungo raggio. Comunque la battaglia d'Inghilterra fu la più importante e prolungata campagna di bombardamento messa in opera fino a quel momento ed il primo tentativo di realizzazione pratica delle dottrine di bombardamento strategico, che erano sorte a partire dal primo dopoguerra.
17 agosto, 2010
PROMEMORIA 17 agosto 1998 - Scandalo Monica Lewinsky
Scandalo Monica Lewinsky: il presidente statunitense Bill Clinton ammette in una testimonianza registrata, di aver avuto "relazioni fisiche improprie" con la stagista della Casa Bianca, Monica Lewinsky. Lo stesso giorno ammette davanti alla nazione di aver "fuorviato il popolo" circa la sua relazione.
La relazione, che fu celebre soprattutto per gli incontri erotici nella stanza ovale della Casa Bianca, poi definita satiricamente stanza orale giacché, secondo quanto fu dichiarato, questi incontri ebbero carattere di mero sesso orale, senza rapporti sessuali completi, iniziò quando la Lewinsky lavorava al dipartimento interno della Casa Bianca nel 1995. Lo scandalo, giornalisticamente noto come "Sexgate", ha influenzato molto la seconda Presidenza di Clinton, in particolare costringendo quest'ultimo a subire un lungo procedimento giudiziario per le accuse di spergiuro seguite alle sue dichiarazioni in merito alla vicenda ed ha reso la Lewinsky famosa.
16 agosto, 2010
PROMEMORIA 16 agosto # 1969 - Concerto di Woodstock: tra il 15, 16 e 17 agosto si svolge il più grande raduno hippy della storia.
Concerto di Woodstock: tra il 15, 16 e 17 agosto si svolge il più grande raduno hippy della storia, nel quale si esibiranno anche: gli Who e Jimi Hendrix
Il festival di Woodstock si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 agosto al 18 agosto del 1969, all'apice della diffusione della cultura hippy, che voleva riunire con "3 days of peace and music".
Prese il nome dalla città di Woodstock nella contea di Ulster, conosciuta per le sue attività artistiche (vi si organizzano festival d'arte) e fu l'ultima grande manifestazione del movimento che da allora si diffuse peraltro sempre più pure fuori dagli Stati Uniti, dove era nato, pur senza la coesione e l'originalità che avevano permesso negli anni sessanta eventi come il Monterey Pop festival, la Summer of Love a San Francisco e, appunto, il festival di Woodstock.
Il 9 ottobre 2009 è uscito nelle sale cinematografiche un film basato su questo evento, intitolato Motel Woodstock.
Woodstock era stato ideato come un festival di provincia (e come "An Aquarian Exposition", il nome, dal tono modesto, con cui era pubblicizzato); ma accolse inaspettatamente più di 400.000 giovani (secondo fonti non certe, addirittura un milione di persone); trentadue musicisti e gruppi, fra i più noti di allora, si alternarono sul palco; l'esibizione non smise che un giorno dopo il previsto (era stato programmato sino al 17): così il festival ebbe una grande carica simbolica, che richiama ancora oggi, ma, soprattutto, fu un grande evento della storia del rock.
La targa che ricorda il luogo del festival
Un festival omonimo è stato riproposto ogni dieci anni dopo l'originale e, nel 1994, per celebrare i venticinque anni da allora; ogni volta vengono ospitati nuovi artisti, assenti nelle edizioni precedenti, insieme a musicisti già esibitisi su quel palco: così questi eventi, ciclicamente, danno un'idea della trasformazione della società (in particolare negli Stati Uniti) dalla prima ispirazione hippy alle edizioni più recenti, che hanno visto anche episodi di violenza e una sfumatura commerciale lontani dall'atmosfera allegra e utopistica dei "figli dei fiori".
L'ideazione del festival
I promotori del festival di Woodstock furono Michael Lang, John Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld.
Roberts e Rosenman avevano pubblicato un annuncio sul New York Times e sul Wall Street Journal, presentandosi come "Challenge International, Ltd.": "Uomini giovani con capitale illimitato cercano interessanti opportunità, legali, di investimento e proposte d'affari". Lang e Kornfeld li contattarono, e con loro progettarono uno studio di registrazione da mettere su nel villaggio di Woodstock, nella contea di Ulster dello stato di New York, un luogo dall'atmosfera ritirata e tranquilla. Presto, però, immaginarono di realizzare al suo posto un più ambizioso festival musicale e artistico. Roberts era incerto se abbandonare l'iniziativa, consolidando le perdite che vi aveva subito; infine la sua decisione fu di restare nel gruppo e finanziare il festival.
Woodstock era per loro un'iniziativa commerciale, che chiamarono appunto "Woodstock Ventures", una possibilità di guadagni. Divenne una manifestazione ad ingresso libero quando gli organizzatori si accorsero di stare attirando centinaia di migliaia di persone in più del previsto: circa 186.000 biglietti erano stati acquistati in prevendita.
La scelta del luogo
Nella primavera del 1969 la Woodstock Ventures affittò per 10.000 dollari il Mills Industrial Park, un'area di 1,2 km² nella contea di Orange, dove avrebbe dovuto svolgersi il concerto. Alle autorità locali era stato assicurato che non si sarebbero radunate più di 50.000 persone, ma gli abitanti si opposero subito all'iniziativa. All'inizio di luglio fu varata una nuova legge locale, per cui sarebbe occorso un permesso speciale per ogni assemblea di più di 5.000 persone. Infine, il 15 luglio il concerto fu definitivamente vietato con la motivazione che i servizi sanitari previsti non sarebbero stati a norma.
La nuova (e definitiva) location fu Bethel, della contea di Sullivan, una cittadina rurale 69 km a sud-ovest di Woodstock. Elliot Tiber, il proprietario del motel "El Monaco" sul White Lake a Bethel, si offrì di ospitare il festival in una sua tenuta di 15 acri. Aveva già ottenuto un permesso dalla città per il "White Lake Music and Arts Festival", che sarebbe stato un concerto di musica da camera.
Quando si accorse che la sua proprietà era troppo piccola per Woodstock, Tiber presentò gli organizzatori a un allevatore, Max Yasgur, che accettò di affittare loro 600 acri (2,4 km²) per 75.000 dollari. La notizia del concerto che si preparava fu annunciata da una radio locale già prima che i promotori e Yasgur lasciassero il ristorante dove si erano accordati, fatta trapelare da alcuni lavoratori del locale.
Altri 25.000 dollari furono pagati come affitto a proprietari confinanti per ingrandire il sito del festival.
Il terreno di Yasgur formava una conca naturale digradante verso lo stagno Filippini a nord. Il palco fu costruito alla base del rilievo, con lo stagno sullo sfondo. Lo stagno sarebbe diventato un luogo molto amato dai partecipanti, che vi facevano il bagno svestiti.
Le tende dove riposavano le persone a Woodstock
Gli organizzatori ripeterono anche alle autorità di Bethel la loro stima di 50.000 partecipanti.
Ingegneria del suono
L'ingegnere del suono fu Bill Hanley. "Andò molto bene", avrebbe commentato. "Avevo costruito sulle colline delle strutture speciali per gli altoparlanti, e avevo sedici gruppi di altoparlanti su una piattaforma quadrata, che saliva sulla collina su torri di settanta piedi [21 metri]. Li avevamo predisposti per 150-200mila ascoltatori. Ne arrivarono 500.000".
Dietro il palco erano installati tre trasformatori che fornivano 2.000 ampere di corrente per alimentare l'apparato di amplificazione.
15 agosto, 2010
PROMEMORIA 15 agosto 2009 Sette comuni passano dalla Regione Marche alla Regione Emilia Romagna
I comuni di Casteldelci, Maiolo, Talamello, San Leo, Pennabilli, Sant'Agata Feltria e Novafeltria passano dalla regione Marche provincia di Pesaro-Urbino alla regione Emilia-Romagna provincia di Rimini, questo è il primo caso in Italia.
Ben sette Comuni della Valmarecchia un anno fa sono passati all'Emilia-Romagna. Il Senato ha infatti approvato in via definitiva il provvedimento che segna il passaggio dalla Provincia di Pesaro-Urbino a quella di Rimini dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello. Analoga decisione era stata presa dalla Camera a maggio. Il provvedimento quindi ora è legge. Visto l'impegno dell'Aula sul Dpef e, nei prossimi giorni, sul decreto anticrisi, la votazione finale si è svolta nella Commissione affari costituzionali riunita in sede deliberante ed è stata approvata all'unanimità.
14 agosto, 2010
PROMEMORIA 14 agosto 1945 L'Impero giapponese si arrende a seguito all'invasione sovietica della Manciuria e della devastazione di Hiroshima e Nagasak
Fine della seconda guerra mondiale - L'Impero giapponese si arrende a seguito dell'invasione sovietica della Manciuria e della devastazione di Hiroshima e Nagasaki, provocata dalle bombe atomiche statunitensi.
la decisione di arrendersi del Giappone venne presa prima che la portata dell'attacco sovietico alla Manciuria, all'Isola di Sakhalin e alle Isole Kurili fosse noto, ma se la guerra fosse continuata, i sovietici sarebbero stati in grado di invadere Hokkaidō ben prima dell'invasione alleata di Kyushu. Altre fonti giapponesi hanno affermato che gli stessi bombardamenti atomici non furono la ragione principale della capitolazione. Essi sostengono invece che furono le rapide e devastanti vittorie sovietiche sul continente nella settimana seguente la dichiarazione di guerra che spinsero al messaggio di resa del Giappone il 15 agosto 1945.
13 agosto, 2010
Reddito minimo garantito: pubblicato il terzo stralcio delle graduatorie provvisorie
Reddito minimo garantito: pubblicato il terzo stralcio delle graduatorie provvisorie
È stato pubblicato il terzo stralcio delle graduatorie provvisorie del Reddito Minimo Garantito; tuttavia, al fine di tutelare la privacy dei singoli, non compariranno nomi e cognomi e i cittadini interessati potranno ritrovare i propri dati tramite il codice a barre, presente in alto a destra sul modello di domanda consegnato.
Si informa inoltre l’utenza che, sempre per motivi di privacy, i cittadini che hanno fatto domanda di accesso al reddito minimo garantito potranno ricevere informazioni sulla propria situazione personale esclusivamente contattando il Centro per l’Impiego di appartenenza o il numero verde lavoro 800.81.82.82
Tutte le informazioni e gli allegati utili ("Nota esplicativa" , "Ammessi", "Ammissibili" , "Non Ammissibili") sono consultabili all’indirizzo: http://www.provincialavoro.roma.it/default.asp sotto “LEGGE REGIONALE 4/2009”.
PROMEMORIA 13 agosto 1935 - Disastro di Molare: un'esondazione del lago di Ortiglieto dovuta al crollo di una diga provoca 111 vittime
Disastro di Molare: un'esondazione del lago di Ortiglieto dovuta al crollo di una diga provoca 111 vittime
Con disastro di Molare (ricordato anche come catastrofe dell'Ortiglieto o della sella Zerbino), s'intendono i drammatici avvenimenti legati all'esondazione del lago di Ortiglieto, avvenuta il 13 agosto 1935 in provincia di Alessandria.
Antefatti
Nel 1906, sulla base di studi del Politecnico di Milano iniziati negli ultimi anni del XIX secolo, la Società per le Forze Idrauliche della Liguria chiese e ottenne dai comuni della valle circostante l'Orba la possibilità di sfruttare le acque di quel torrente per produzione di energia idroelettrica. La concessione fu revocata nel 1916 per inadempienze contrattuali e, nello stesso anno, subentrò alla SFIL la Officine Elettriche Genovesi (OEG), che riprese il progetto di creare un bacino chiuso da una diga alta circa 35 metri al Bric Zebrino.
Una prima esondazione dell'Orba, che nel 1915 aveva alluvionato Ovada, non aveva scoraggiato gli ingegneri, i quali diedero ufficialmente il via nel 1917 ai lavori, che procedettero con lentezza all'inizio, per poi conoscere una seconda, frenetica fase dopo il 1923, anno in cui si verificò peraltro il disastro del Gleno. Il progetto fu modificato radicalmente in corso d'opera; rispetto al disegno originale il muro fu alzato di oltre 10 metri e, per ovviare al varco aperto da una sella (la sella Zerbino), fu sbrigativamente costruita una seconda diga in calcestruzzo, alta 15 metri circa. Nel 1925 l'opera poteva dirsi finita: gli sbarramenti diedero vita ad un lago artificiale a forma di C, detto di Ortiglieto, lungo 5 chilometri e largo 400 metri, che bagnava i comuni di Molare e Rossiglione.
Assieme alla diga era stato costruito un impianto idroelettrico dell'OEG, privo di stazioni pluviometriche. La principale centrale elettrica era quella di Molare, in frazione Madonna delle Rocche. Vi erano due scaricatori principali che riversavano l'acqua nell'Orba; uno con valvola a campana, l'altro sul fondo. Quest'ultimo provocava alla struttura vibrazioni, e il suo utilizzo fu presto limitato e poi completamente evitato.
Nel 1926 gli abitanti di Grillano lamentarono difficoltà nell'attraversare il guado che collegava la loro frazione al centro di Ovada: il motivo era l'ingrossarsi del fiume nei periodi di svuotamento del bacino. La conseguenza fu un regio decreto legge che garantì all'OEG lo sfruttamento l'Orba, con l'obbligo però di approfondimenti riguardo gli studi sul terreno. In effetti a ulteriori ricerche non fu mai dato il via; ad alcune perdite della sella Zerbino si rimediò con iniezioni di calcestruzzo.
Gli avvenimenti del 13 agosto 1935
Il crollo della diga
L'estate del 1935 era stata particolarmente siccitosa; l'OEG programmò dunque un taglio della produzione elettrica e il blocco degli scarichi della diga.
All'alba di martedi 13 agosto straordinarie precipitazioni iniziarono ad abbattersi improvvisamente sulle valli di Orba e Stura: in meno di otto ore, e con un periodo di relativa calma tra le 11 e mezzogiorno, caddero sulla zona oltre 40 centimetri di pioggia, e il livello dell'Ortiglieto salì in maniera preoccupante. Gli addetti ai lavori attivarono tardivamente l'unico scaricatore dei due principali utilizzabile, che si bloccò dopo poco tempo poiché intasato dalla melma; ebbero ancora il tempo di avvertire telefonicamente del pericolo le centrali elettriche delle vicinanze e le autorità locali. Verso le 13.15 il bacino non fu più in grado di contenere l'acqua.
Nonostante l'esondazione la diga maggiore, che preoccupava di più i tecnici e gli operai di Ortiglieto, evitò il crollo: resse per la robustezza del terreno sottostante, pur inumidito dall'acqua. Lo stesso non successe con lo sbarramento secondario, quello della sella Zerbino, che cadde riversando nell'Orba già in piena un fronte d'acqua fangosa largo due chilometri[4] e alto venti metri, della portata di oltre 30 milioni di metri cubi.
I danni nella valle
A Molare l'acqua risparmiò il centro abitato: persero la vita tre persone, ma ingentissimi danni riguardarono la centrale elettrica, alcune cascine, gli argini artificiali e tutti i ponti, compreso quello della ferrovia Asti – Genova, sul quale pochi minuti prima era transitato un treno[5]. Le località al confine con la città di Ovada (Le Ghiaie, Rebba, regione Carlovini, Monteggio, Geirino), a nord-est, furono in gran parte distrutte e l'ondata inghiottì in quella zona almeno venti persone e una settantina di case.
Alle ore 14 l'acqua raggiunse il paese più grande della zona, Ovada, che all'epoca sfiorava i 10.000 abitanti. Danneggiati i ponti San Paolo e della Veneta (che collega Ovada ad Alessandria mediante ferrovia), crollò il ponte che collegava piazza Castello al quartiere Borgo, che venne quasi completamente distrutto. Furono rase al suolo trentacinque abitazioni e perirono sessantacinque persone; successivamente l'Orba, alla confluenza con il fiume Stura, riversò in esso parte dell'esagerato carico, che andò a distruggere il ponte che collegava Ovada a Belforte Monferrato[5].
Dopo Ovada l'ondata colpì ancora i paesi di Silvano, Capriata (dove morirono quattro persone, tra cui il podestà) e Predosa, per poi riversarsi nel Bormida a Castellazzo. Con meno potenza furono allagati campi e abitazioni fino ad Alessandria; l'onda andò calmandosi dopo che, alle 14.30, la pioggia era cessata. Nel suo percorso aveva lasciato 111 morti e dispersi: i corpi di alcuni di questi furono trovati molti anni dopo.
Avvenimenti successivi
Dalle province di Alessandria, Genova e Piacenza arrivarono i primi aiuti, con quelli della Croce Rossa Italiana e dei militari[1]. Il giorno dopo la sciagura, il 14 agosto, fu diffusa ad Ovada, probabilmente da sciacalli, una falsa notizia secondo cui anche la diga principale era crollata; la gente scappò dunque sulle più alte colline, prima di rientrare dopo che l'allarme era cessato.
Nei giorni successivi furono celebrati ad Ovada i funerali delle vittime i cui corpi erano stati recuperati (all'incirca i due terzi). Vi prese parte anche il segretario del Partito Nazionale Fascista Achille Starace, mentre il re Vittorio Emanuele III visitò la zona il 16 agosto. I tragici eventi del martedi 13, come tipico del Ventennio, vennero comunque il più possibile oscurati e miniminizzati dalla stampa.
Nei quattro anni successivi il governo e il PNF si occuparono direttamente della ricostruzione. Nel 1938 fu inaugurato il nuovo ponte della ferrovia a Molare. Al problema degli sfollati si risolse con l'edificazione, ad Ovada, di condominii lunghi e bassi detti "casoni"; i bambini rimasti orfani furono trasferiti a Pallanza, in una colonia dell'Edison.
Oggi la diga maggiore, rimasta in piedi, è di proprietà dell'Enel; è inutilizzata, e nel corso degli anni più volte si è parlato di riattivarla. Il lago di Ortiglieto ha ridotto notevolmente le sue dimensioni.
Il processo
Per oltre due anni alcuni periti studiarono il disastro di Molare, giungendo alla conclusione che lo sconnesso terreno della sella Zerbino certamente non era idoneo a sopportare la costruzione di una diga[3]. Ciononostante, l'OEG declinò ogni responsabilità, respingendo le pesanti accuse mosse dal podestà di Ovada che chiedeva all'azienda il risarcimento dei danni[1].
Il processo coinvolse dodici tra ingegneri, dirigenti e direttori dell'OEG. Il 4 luglio 1938 la Corte d'appello di Torino assolse tutti gli imputati poiché l'impianto era stato edificato senza violare alcuna legge e l'eccezionalità della precipitazione del 13 agosto 1935 avrebbe reso inutile anche il funzionamento degli scaricatori. Ai familiari delle vittime fu recapitato dallo Stato un indennizzo di 30.000 lire.
12 agosto, 2010
A Palazzo Valentini il "Wine and Food Film Festival"
A Palazzo Valentini il "Wine and Food Film Festival"
Prosegue con successo il "Wine and Food Film Festival". Dal lunedì al venerdì, alle 20,45, a Palazzo Valentini quindici grandi film da gustare non soltanto con gli occhi.
Le pellicole, infatti, sono legate, nel titolo o nei contenuti, al tema del mangiar bene.
Stasera, alle ore 20,45, l'appuntamento è con il film "Cous Cous" di Abdellatif Kechiche.
Ogni proiezione della rassegna, dal 2 al 20 agosto, è preceduta da letture teatrali di giovani attori e da degustazioni, nel tardo pomeriggio, a partire dalle ore 19,00, di prodotti dell'Enoteca Provincia Romana, al costo di 12 euro a persona.
L'estate di Palazzo Valentini ha preso il via con quattro serate consecutive - con ingresso gratuito sino ad esaurimento posti, dal 27 al 30 luglio - con “le Storie del Cinema”, in cui sono state proposte letture di brani in tema con il film proiettato.
Ora, nel mese di agosto, il cartellone della rassegna “Wine and Food Film Festival” prevede pellicole di grandi registi - tra cui Tim Burton, Ridley Scott e Mimmo Calopresti - dedicate al tema del cibo.
"Con queste due iniziative - ha detto il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti - vogliamo mettere in evidenza un concetto: Palazzo Valentini è un luogo di cultura, un palazzo aperto al dibattito e alla riflessione".
"Questo è un luogo istituzionale - ha proseguito Zingaretti - ma vogliamo che sia anche una sede di incontro e di stimolo al dibattito e alla produzione culturale".
Per regalare agli spettatori un' atmosfera ancora più suggestiva nel cortile di Palazzo Valentini dal 27 luglio al 13 agosto è esposta una Cadillac Sedan, del 1954, appartenuta a Totò.
"Queste due rassegne - ha aggiunto l'assessore provinciale alla Cultura Cecilia D'Elia - sono un modo per continuare a ribadire che la cultura è un fattore di crescita e sviluppo, una delle risorse strategiche del nostro territorio".
Ai partecipanti delle serate in cartellone per le due rassegne di cinema e gastronomia verrà distribuita la guida ' Pillole di cultura' che raccoglie il meglio della programmazione artistica, musicale e culturale che si svolge da maggio a dicembre in oltre sessanta Comuni della Provincia di Roma.
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