19 agosto, 2010

PROMEMORIA 19 agosto 1954 - Muore Alcide De Gasperi, statista italiano, nella sua casa in Val di Sella, nel Trentino.


Muore Alcide De Gasperi, statista italiano, nella sua casa in Val di Sella, nel Trentino.
Alcide De Gasperi [gà-spe-ri] o più propriamente Degasperi[1] (Pieve Tesino, 3 aprile 1881 – Borgo Valsugana, 19 agosto 1954) è stato un politico italiano. Prima esponente del Partito Popolare Italiano e poi fondatore della Democrazia Cristiana con il suo scritto Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana, è stato il primo Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Viene oggi considerato come uno dei padri della Repubblica e, insieme al francese Robert Schuman, al tedesco Konrad Adenauer e all'italiano Altiero Spinelli, dell'Unione Europea.

Biografia

De Gasperi nacque in una famiglia povera: infatti i suoi genitori dovettero chiedere un sussidio allo stato per farlo studiare. Era il primo dei quattro figli di Maria Morandini, nata a Predazzo, ed Amedeo De Gasperi. Dopo di lui nacquero Mario, che fu sacerdote, Marcella ed Augusto.

Il periodo austroungarico

Italiano di lingua e cultura, De Gasperi nacque e si formò nel Trentino, regione che all'epoca era parte dell'Impero austro-ungarico. Fin da giovanissimo partecipò ad attività politiche di ispirazione cristiano-sociali: nel periodo degli studi universitari, a Vienna e ad Innsbruck, fu leader del movimento studentesco e protagonista delle lotte degli studenti trentini, che miravano ad ottenere un'università in lingua italiana per le minoranze italofone dell'impero. Dovette scontare per queste sue attività anche un giorno di reclusione ad Innsbruck.

Nel 1905 entrò a far parte della redazione del giornale Il Trentino e in breve tempo assunse la carica di direttore, scrisse una serie di articoli con cui difendeva l'italianità e l'autonomia culturale del Trentino dai tentativi di germanizzazione proposti dalle forze politiche nazionaliste del Tirolo tedesco, ma non mise in discussione l'appartenenza all'Impero austro-ungarico. Nelle elezioni del Parlamento Austro-Ungarico del 13 e 20 giugno 1911 venne eletto tra le file dei Popolari: nel suo collegio elettorale di Fiemme-Fassa-Primiero-Civizzano, di 4275 elettori, ottenne ben 3116 voti. Il 27 aprile 1914 ottenne anche un seggio nella Dieta Tirolese di Innsbruck. Anche il suo impegno di Parlamentare, più che all'irredentismo, fu legato alla difesa dell'italianità e dell'autonomia delle popolazioni trentine. La sua attività propagandistica finì con l'essere tenacemente avversata dagli organi polizieschi in seguito al precipitare degli eventi internazionali: l'attentato di Sarajevo che determinò lo scoppio della prima guerra mondiale e soprattutto l'adesione dell'Italia alla Triplice Intesa. Inizialmente De Gasperi sperò che l'Italia entrasse in guerra a fianco dell'Austria e della Germania sulla base della Triplice Alleanza. Quando ciò non avvenne, si impegnò perché fosse almeno mantenuta la neutralità italiana. In questo modo la politica di De Gasperi era in aspro contrasti con quella di Cesare Battisti, che in quello stesso anno si recò a Roma invitando il re ad entrare in guerra accanto alle potenze dell'Intesa. Prova della sua posizione non ostile agli Asburgo è la dichiarazione in un colloquio con Conrad von Hoetzendorf secondo cui, nel caso di un referendum popolare, i trentini avrebbero optato per l'Austria nell'ambito del 90%. Con l'entrata in guerra dell'Italia, anche "Il Trentino" fu travolto dalla censura: il numero del 22 maggio 1915 venne provocatoriamente stampato con sole pagine bianche; De Gasperi decise di sospendere le pubblicazioni per prevenire il pubblico sequestro.

Durante il periodo in cui il Parlamento di Vienna rimase inoperoso (dal 25 luglio 1914 al 30 maggio 1917), De Gasperi si dedicò soprattutto ai profughi di guerra. A tal fine venne nominato delegato per l'Austria Superiore e per la Boemia occidentale del Segretariato per i profughi e rifugiati. Anche dopo la riapertura del Parlamento continuò a occuparsi del tema, tanto che presentò e fece approvare una legge per regolare il trattamento loro riservato. Quando fu prevedibile il crollo dell'Impero, le sue posizioni politiche cambiarono e si fece fautore del diritto all'autodeterminazione dei popoli: nel maggio 1918 fu tra i promotori di un documento comune sottoscritto dalle rappresentanze dei polacchi, dei cechi, degli slovacchi, dei rumeni, degli sloveni, dei croati e dei serbi. E il successivo 24 ottobre partecipò alla formazione del Fascio nazionale, comprendente popolari liberali trentini e liberali giuliani e adriatici.

Dal primo dopoguerra al fascismo

Nel 1919 aderì al Partito Popolare Italiano promosso da don Luigi Sturzo; solo nel 1921 venne eletto deputato a Roma, in quanto il Trentino fino a quell'epoca era stato sottoposto a regime commissariale.

Nel 1922 si sposa con Francesca Romani nella chiesa arcipretale di Borgo Valsugana. Nasceranno quattro figlie, una delle quali entrerà in monastero.

Al tempo delle dimissioni di Don Sturzo da segretario del PPI De Gasperi era capogruppo alla Camera. Nel 1925 assunse la segreteria del partito popolare.

Dopo l'iniziale sostegno del suo partito nella prima parte del governo Mussolini, tanto che nel 1923 i popolari cercarono inizialmente di trovare un compromesso sulla legge Acerbo,[2] De Gasperi tenne un discorso alla Camera dei Deputati il 15 luglio 1923 esplicando il suo atteggiamento verso quella legge.[3][4] Successivamente si oppose all'avvento del fascismo finché, isolato dal regime, fu arrestato alla stazione di Firenze l'11 marzo 1927, insieme alla moglie, mentre si stava recando in treno a Trieste. Al processo che seguì venne condannato a 4 anni di carcere e ad una forte multa.

Dopo la scarcerazione, alla fine del luglio 1928, venne continuamente sorvegliato dalla polizia e dovette trascorrere un periodo di grandi difficoltà economiche e isolamento sia morale che politico. Senza un impiego stabile, provò a presentare domanda presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. nell'autunno 1928, contando sull'interessamento del vescovo di Trento, mons. Celestino Endrici, e di alcuni amici ex popolari. Lo stesso capo bibliotecario Igino Giordani si adoperò presso padre Tacchi Venturi affinché i pedinamenti della polizia terminassero[5][6]. L'assunzione - come impiegato avventizio - venne soltanto dopo la firma dei Patti Lateranensi (1929).

In quella sede passò lunghi anni di studio e di osservazione degli avvenimenti politici italiani e internazionali, nonché di approfondimento della storia del partito cristiano del Centro in Germania e delle teorie economiche e sociali maturate in seno alle varie correnti della cultura cattolica europea.

Nel 1942-43, durante la Seconda guerra mondiale, compose, insieme ad altri, l'opuscolo Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana in cui esprimeva le idee alla base del futuro partito della Democrazia Cristiana di cui sarebbe stato cofondatore.

Una volta liberato il sud Italia ad opera delle forze anglo-americane, entrò a far parte in rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale. Durante il governo guidato da Ivanoe Bonomi fu ministro senza portafoglio, mentre dal dicembre del 1944 al dicembre del 1945 venne nominato ministro degli esteri. Nello stesso anno fonda il Centro Nazionale Sportivo Libertas.

La vicenda De Gasperi - Guareschi

Nel 1954 Giovanni Guareschi pubblicò sul giornale umoristico Candido due lettere attribuite a De Gasperi datate 1944.

In questi documenti, De Gasperi avrebbe chiesto agli Angloamericani di bombardare la periferia della città di Roma, al fine di demoralizzare la popolazione ed indurla ad atti ostili contro i tedeschi.

Guareschi venne condannato per diffamazione e passò un anno e mezzo in carcere. In diverse occasioni è stato affermato che Guareschi dichiarò di essersi sbagliato ma questa dichiarazione, secondo i figli dello stesso Guareschi, non è mai avvenuta.[7].

Nella Repubblica italiana

Nel 1945 fu nominato presidente del consiglio dei ministri, l'ultimo del Regno d'Italia. Durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perciò fu anche il primo governo dell'Italia repubblicana, e guidò un governo di unità nazionale, che durò fino alle elezioni del 1948.

Da ricordare che il 12 giugno del 1946, allorché il consiglio dei ministri da lui presieduto procedette alla proclamazione della repubblica prima che la Corte di cassazione proclamasse i risultati definitivi del referendum del 2 e 3 giugno, egli ricoprì la carica di capo provvisorio dello Stato e dunque a lui furono trasmesse le funzioni fino allora esercitate dal re Umberto II: in quelle ore si ebbe il drammatico scambio di battute con Falcone Lucifero, in cui De Gasperi affermò «o lei verrà a trovare me a Regina Coeli, o io verrò a trovare lei»[8].

De Gasperi cumulò nella sua persona le due cariche di capo del Governo (presidente del Consiglio dei ministri) e di capo dello Stato fino al 1º luglio, quando Enrico de Nicola, eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno dall'Assemblea Costituente, prese ufficialmente possesso della carica.

Il 10 agosto 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace, dove ebbe modo di contestare, attraverso un elegante e impeccabile discorso, le dure condizioni inflitte all'Italia dalla Conferenza.
« Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me [...] »

(Alcide De Gasperi, Parigi 1946)

Nel gennaio 1947 ebbe luogo la celebre missione di De Gasperi negli Stati Uniti, nel corso della quale lo statista conseguì un importante successo politico con l'ottenere dalle autorità americane un prestito Eximbank di 100 milioni di dollari. L'apertura di un dialogo costruttivo tra i due paesi conferì a De Gasperi la motivazione e il sostegno necessari ad attuare l'ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre e con l'apporto di un gruppo di "tecnici" guidati da Luigi Einaudi. La formazione del quarto gabinetto De Gasperi contribuirà a ripristinare la credibilità dell'azione di governo, consentendo l'adozione della strategia antinflazionistica nota come "linea Einaudi".[9].

Nell'occasione fu il terzo italiano ad essere onorato di una ticker-tape parade dalla città di New York, e sarà l'unico a ripeterne l'esperienza, nel 1951.

Le elezioni del 18 aprile del 1948 furono tra le più accese della storia repubblicana, visto lo scontro tra la DC ed il Fronte Popolare, composto da socialisti e comunisti. De Gasperi riuscì a guidare la DC ad uno storico successo, ottenendo il 48% dei consensi (il risultato più alto che qualsiasi partito abbia mai raggiunto in Italia) e fu nominato Presidente del primo Consiglio dei ministri dell'Italia repubblicana.

In un'Italia oberata dal ricordo di vent'anni di dittatura fascista e spaventosamente logorata dalla Seconda guerra mondiale, De Gasperi affrontò con dignità politica le trattative di Pace con le potenze vincitrici, riuscendo a confinare le inevitabili sanzioni principalmente all'ambito del disarmo militare, ed evitando la perdita di territori di confine come l'Alto-Adige e la Valle d'Aosta. Cercò inoltre di risolvere a vantaggio dell'Italia la questione della sovranità di Trieste e dell'Istria, ove ebbe meno fortuna. Finanziò una rivista, Terza generazione, il cui scopo era di unire i giovani al di là dei partiti e superare la divisione tra fascisti e antifascisti.

Sempre in politica estera concluse importanti accordi con le potenze occidentali per finanziare la ricostruzione e il riassetto dell'economia italiana.
La tomba di De Gasperi a Roma

La situazione precaria del paese migliorava molto lentamente, provocando il malcontento del movimento operaio e sindacale; ad alimentare la protesta e i disagi fu anche una spaventosa alluvione del Po che fece molte vittime nella zona agricola delle province di Rovigo e Ferrara (1951). Nel 1952, per il timore di una affermazione in Italia delle posizioni marxiste, il Vaticano avallò per le elezioni amministrative del comune di Roma un'alleanza elettorale ad ampia portata che coinvolgesse anche i neofascisti.[10] La Santa Sede non avrebbe accettato che la "Città Eterna", in quanto sede della Cristianità, potesse essere amministrata da un sindaco socialista. De Gasperi si oppose decisamente a questa ipotesi per motivi morali e per il suo passato antifascista, ed anche per sostenere la sua visione laica dello stato. La coalizione con le destre non venne accettata ed egli seppe resistere sulle sue posizioni sino a quando il Papa si arrese di fronte all'impraticabilità della proposta.
L'incidente diplomatico con il Vaticano tuttavia turbò profondamente l'animo di De Gasperi; ai suoi collaboratori scrisse:
« Proprio a me, un povero cattolico della Valsugana, è toccato dire di no al Papa »


Tuttavia lo stesso anno Pio XII non ricevette in Vaticano De Gasperi in occasione del trentennale delle sue nozze con Francesca Romani.[10]

Mantenne la carica di presidente del Consiglio fino all'agosto 1953, dimettendosi a causa del fallimento della legge elettorale, denominata dai suoi avversari legge truffa. Si dice (erroneamente) che tale legge fu voluta da lui stesso, mentre in realtà furono i partiti minori a volerla: infatti questi, grazie alle alleanze che si potevano formare anche dopo le elezioni, potevano recuperare i voti perduti.

Convinto sostenitore della necessità di una integrazione europea, e critico nei confronti dell'ingresso dell'Italia nella NATO, cui avrebbe di gran lunga preferito la creazione di una Comunità Europea di Difesa, Alcide De Gasperi morì il 19 agosto 1954 nella sua casa in Val di Sella (comune di Borgo Valsugana), dove amava trascorrere lunghi periodi assieme alla famiglia. La sua scomparsa improvvisa, lontano dal clamore e dall'attenzione dei palazzi romani, suscitò vasta commozione in tutta Italia; il lungo tragitto in treno con cui la salma raggiunse Roma per le esequie di Stato, fu rallentato da numerose soste impreviste perché le masse erano accorse da ogni parte per rendere omaggio alla salma. Dentro e fuori alla chiesa dove si celebrò il funerale furono presenti rappresentanze di tutti i partiti, fatta eccezione per i deputati del MSI i quali, visto il passato di antifascista di De Gasperi, si rifiutarono di presenziare al suo funerale. Attualmente si trova sepolto a Roma, nel porticato della Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
Il processo di beatificazione

Poco dopo la sua morte, iniziarono le richieste di avviare per lui il processo di beatificazione.

È in corso a Trento la fase diocesana del processo di canonizzazione, che è stata aperta nel 1993, per cui la Chiesa cattolica ha assegnato ad Alcide De Gasperi il titolo di Servo di Dio.
Cinematografia [modifica]

La figura di De Gasperi è la principale protagonista del film neorealista diretto da Roberto Rossellini Anno uno (1974), ruolo che venne interpretato da Luigi Vannucchi, in cui si trova una ricostruzione del periodo storico che va dalle operazioni del Comitato di liberazione nazionale a Roma, e della fiction RAI De Gasperi, l'uomo della speranza (2004), girata dalla regista Liliana Cavani e trasmessa in due parti su Rai Uno. Interprete dello statista il giovane attore italiano Fabrizio Gifuni, figlio di Gaetano, ex segretario generale della Presidenza della Repubblica.

1 commento:

uniroma.tv ha detto...

Al seguente link potrete visionare il servizio sul convegno tenutosi presso la parrocchia di San Lorenzo in Lucina per commemorare l'anniversario dell'opera di Don Luigi Sturzo.

http://www.uniroma.tv/?id_video=17988

Ufficio Stampa di Uniroma.TV
info@uniroma.tv
http://www.uniroma.tv