25 agosto, 2010
PROMEMORIA 25 agosto 1999 - Silvia Baraldini torna in Italia dopo aver scontato 17 anni di carcere negli Stati Uniti
Silvia Baraldini torna in Italia dopo aver scontato 17 anni di carcere negli Stati Uniti
Silvia Baraldini (Roma, 12 dicembre 1947) è una attivista italiana.
Ha operato negli anni sessanta, settanta e ottanta negli Stati Uniti. Componente di un partito rivoluzionario (Black Panther Party) che combatteva per i diritti civili dei neri, fu condannata nel 1983 a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Stati Uniti per concorso in evasione, associazione sovversiva, due tentate rapine e ingiuria al tribunale. Dopo la condanna si sono sviluppati negli Stati Uniti e in Italia gruppi di appoggio che giustificavano le sue attività terroristiche e ritenevano la condanna sproporzionata e persecutoria.
Il forte sostegno alla sua causa da parte dei partiti di sinistra ha portato alla estradizione in Italia nel 1999. Secondo alcuni tale concessione è stata una contropartita ottenuta dal governo D'Alema per l'appoggio alla guerra degli USA in Kosovo. Dopo alcuni anni di arresti domiciliari Silvia Baraldini è stata scarcerata il 26 settembre 2006 per effetto dell'indulto.
Ritorno in Italia
I tentativi di rimpatrio ebbero infine successo nel 1999, quando, il 24 agosto Silvia Baraldini è stata rimpatriata per scontare in Italia il resto della sua pena, grazie all'impegno dell'allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto che andò ad accoglierla all'aeroporto accompagnando anche la madre di lei con l'auto blu. Ad accoglierla c'era anche Armando Cossutta che le portò rose rosse. Questa accoglienza assunse così un significato politico e scatenò una bufera di polemiche in parlamento.
Il rimpatrio ha avuto diverse polemiche anche per l'accordo diplomatico tra l'Italia e gli USA. Si è parlato degli eccessivi costi legati al viaggio di rimpatrio, richiesti dalle autorità statunitensi per ragioni di sicurezza, e si sono fatte congetture su un possibile scambio tra il rimpatrio e la strage del Cermis. Comunque un caposaldo è che il Ministro della Giustizia americano aveva chiesto garanzie affinché non si procedesse alla liberazione o a uno sconto della pena come la libertà vigilata. Infatti l'Italia ha dovuto associare al rimpatrio una sentenza della Corte d'Appello per recepire quella americana. In pratica la Baraldini non è stata giudicata in Italia per i reati commessi negli Stati Uniti, ma è stata estradata con il vincolo di dover scontare in Italia la pena irrogatale negli Stati Uniti.
Su queste garanzie si è sviluppata la polemica da parte di chi ritiene che questo vincolo costituisca una riduzione della sovranità nazionale italiana. Tuttavia è raro che un Paese abbia giurisdizione per i reati commessi da suoi cittadini in un altro paese in cui siano residenti. È un principio giurisprudenziale assai discusso e importante tenuto conto dell'elevato numero di emigranti italiani all'estero e stranieri in Italia.
Dall'aprile 2001, alla Baraldini vennero concessi gli arresti domiciliari, a causa delle sue condizioni di salute; dopo il suo rimpatrio, ha scelto il silenzio e non ha più rilasciato interviste ai media.
Nel 2003 la Baraldini ottiene, non senza polemiche, una collaborazione con il Comune di Roma per occuparsi di un progetto di ricerca sull'occupazione femminile.
Per effetto dell'indulto, Silvia Baraldini è stata infine scarcerata il 26 settembre 2006.
Nel 1998 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Cazzago San Martino "quale ulteriore Atto istituzionale al solo fine di raggiungere in tempi brevi una soluzione dignitosa per la sua vita" attraverso l'applicazione dei diritti civili sanciti nella Convenzione di Strasburgo. Negli stessi anni riceveva analogo riconoscimento dal comune di Mola di Bari e di Castagneto Carducci. Nel 2007, dopo la scarcerazione, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Venaria (TO).
Attualmente vive a Roma.
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