25 novembre, 2008

A PROPOSITO DI SCUOLA OGGI....


A proposito di scuola oggi... leggete cosa scriveva Calamandrei nel 1950!

«Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto,
la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola
privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative
pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie,
di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a
rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che
è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell'articolo 30, di
istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere
data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro
gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio
corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche,
religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre
la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza
civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire
eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che
divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è
creata per questo. La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è
la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta.
Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un
pericolo, occorre:
- che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra
esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
- che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di
organizzazione.
Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può
avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola
privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca
una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da
queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e
realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c'erano, si senta
stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l'espressione, "più
ottime" le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo
Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di
chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei
loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato,
insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che
sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della
libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la
scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo
aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve
ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo
sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la
scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi
tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di
partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato
in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto,
torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono
pericolosissime.
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un
partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la
Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su
Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire,
senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi
delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si
accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una
certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è
stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi
teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a
screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire
le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di
quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole
private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i
ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di
quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone
di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro
figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle"
scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante,
non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito,
manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole
private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna
discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi
di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i
loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non
controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i
titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle
scuole private denaro pubblico!
Quest'ultimo è il metodo più pericoloso. Questo dunque è il punto, è il punto
più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i
contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli
appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le
scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito [...].
Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la
Costituente, a prevenirlo nell'art. 33 della Costituzione fu messa questa
disposizione: "Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti
di educazione senza onere per lo Stato". Come sapete questa formula nacque da
un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro,
oggi, ad interpretazioni sofistiche [...]. Ma poi c'è un'altra questione che
è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di
ciò che noi giuristi chiamiamo la "frode alla legge", che è quel quid che i
clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si
rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla [...]. E
venuta così fuori l'idea dell'assegno familiare, dell'assegno familiare
scolastico.
Il ministro dell'Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti
Familiari, disse: la scuola privata deve servire a "stimolare" al massimo le
spese non statali per l'insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo
Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre
vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E
questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa
per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque
questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo
benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per
sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol
mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha
un sussidio, un assegno [...].
Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la
Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? E' un diritto che uno, se
vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il
figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.
Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un
discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici
pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro
controversie anche dagli arbitri. Ma l'arbitrato costa caro, spesso costa
centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un
cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l'arbitrato, di rivolgersi allo
Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! [...].
Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una
specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un
modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in
certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti
in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano
gli elettori di un certo partito.»

Piero Calamandrei, 1950

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