14 novembre, 2009

PROMEMORIA 14 novembre 1951 - Rotta del Po ed alluvione nel Polesine


Rotta del Po ed alluvione nel Polesine.

Cronaca dell'evento

Già nel corso della mattinata del giorno 14 novembre 1951, in più tratte dell’argine sinistro del fiume Po, quelle a quota depressa, iniziarono le tracimazioni. Mentre alcune di esse poterono essere contenute grazie ai lavori tumultuari attuati dai volontari e dai cooptati, per altre il tentativo di contenimento, per l’estesa della tratta interessata a fronte della scarsità di uomini disponibili, si rivelò ben presto disperato. Come detto sopra, si dovette purtroppo riscontrare, complice la falsa notizia di una rotta a Bergantino oltre all’immaginabile paura e al panico prodotti dall’inizio dei sormonti, l’abbandono pressoché totale dei lavori di sopralzo arginale sulla tratta Occhiobello – Canaro. Giunti a questo punto, il tragico evolversi degli eventi era segnato: le acque tracimate stramazzando lungo il corpo arginale ne determinarono ben presto l’erosione sino al suo totale sfondamento.
Poiché le testimonianze dirette discordano, quella che segue è la ricostruzione cronologica degli eventi più accreditata.
Alle ore 19.45 del 14 novembre, l’argine maestro del fiume Po ruppe a Vallice di Paviole, in Comune di Canaro. Alle ore 20.00 si verificò una seconda rotta in località Bosco in Comune di Occhiobello. La terza falla si produsse poco più tardi, alle ore 20.15 circa, in località Malcantone dello stesso comune. La massa d’acqua che si riversò con furia sconvolgente sulle terre del Polesine fu immane.
Si calcola che la portata complessiva delle rotte sia stata dell’ordine dei 7.000 m3/sec. (6.000 m3/sec. secondo alcune stime, più di 9.500 m3/sec. Secondo altre) a fronte di una portata massima complessiva del fiume stimata in quell’occasione in circa 12.800 m3/sec.
In pratica, circa 2/3 della portata fluente, anziché proseguire la sua corsa verso il mare entro gli argini del fiume, si riversò sulle campagne e sui paesi. Come peculiare effetto di ciò si produsse, immediatamente dopo le rotte, un repentino decremento del livello idrometrico del fiume, riscontrato nelle stazioni di misura di monte e di valle: tale effetto può definirsi come “effetto svuotamento”.
Ebbe quindi inizio una catastrofe di enormi proporzioni le cui ripercussioni si riflettono sino ai nostri giorni, segnando per sempre la storia del Polesine. Fu essa infatti, per estesa delle terre allagate e per volumi d’acqua esondati, la più grande alluvione a colpire l’Italia in epoca contemporanea.

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