18 novembre, 2009

PROMEMORIA 18 novembre 1940 - Seconda guerra mondiale


Seconda guerra mondiale: il capo della Germania Nazista Adolf Hitler e il ministro degli esteri Italiano Galeazzo Ciano, si incontrano per discutere la disastrosa invasione della Grecia voluta da Benito Mussolini.
La Campagna italiana di Grecia si riferisce agli scontri tra l'Italia fascista e la Grecia, iniziati il 28 ottobre 1940 con l'invasione della Grecia, con partenza dalle basi italiane in Albania, e terminati il 6 aprile 1941, con il decisivo supporto dell'intervento tedesco con l'Operazione Marita.

Cause
La Grecia, pur se governata da un regime nazionalista guidato dal Primo Ministro Metaxas, ideologicamente molto vicino al nazionalsocialismo, era un paese tradizionalmente e storicamente amico della Gran Bretagna.
La decisione di attaccare la Grecia, fu presa a livello politico da Mussolini, sia per controbilanciare il peso sempre maggiore assunto dalla Germania nazista di Hitler nel Patto d'Acciaio, e quindi ridare un certo prestigio al regime fascista, dopo l'ininfluente contributo dato dall'esercito italiano nella sconfitta della Francia (si veda Battaglia delle Alpi Occidentali), sia perché, secondo i comandi militari, conquistare una base come la Grecia e le sue isole, avrebbe contribuito a rafforzare notevolmente la presenza italiana nel mare Egeo nonché sul mediterraneo orientale; inoltre la costruzione di aeroporti e il possesso del porto di Salonicco nel nord della Grecia avrebbero aumentato notevolmente la potenza offensiva dell'Italia in Egitto.
E già da tempo il regime, in vista di una prossima guerra contro la Grecia, organizzava provocazioni: il 15 agosto 1940, mentre nel porto di Tinos, piccola isola dell'Egeo, iniziava una tradizionale e popolarissima celebrazione della Madonna, il sommergibile italiano Delfino lanciò tre siluri, affondando il vecchio incrociatore posamine greco Helli (che partecipava in rappresentanza del Governo greco alla festività) e facendo morti e feriti. Tutto ciò avvenne su ordine preciso e documentato di Mussolini trasmesso con lettera autografa dall'ammiraglio Cavagnari, Sottosegretario alla Marina Militare. Tuttavia l'Italia respinse l'accusa di aver aggredito proditoriamente un paese neutrale[2].
Il 15 ottobre 1940, a Palazzo Venezia, a Roma, si svolge una riunione segreta, in cui sono presenti Mussolini, Ciano, Badoglio, Soddu, Iacomoni, Roatta, Visconti Prasca, in cui viene deciso l'attacco alla Grecia: viene quindi preparato un ultimatum per la Grecia, che l'ambasciatore italiano ad Atene, Emanuele Grazzi dovrà consegnare alle ore 3,00 del 28 ottobre, tre ore prima dell'inizio dell'offensiva. Nel documento riferendosi alla neutralità della Grecia nei confronti dell'Italia, si intima al governo greco di consentire alle forze italiane di occupare, a garanzia di questa neutralità e per la durata del conflitto con la Gran Bretagna, alcuni punti strategici in territorio greco. Viene però specificato che "se le truppe italiane dovessero incontrare resistenza, tali resistenze saranno piegate con le armi e il governo greco si assumerebbe la responsabilità delle conseguenze".
Il 28 ottobre, Hitler si precipitò in Italia per evitare che si aprissero fronti di guerra secondari, ma proprio questa volta non seppe imporre il suo punto di vista a Mussolini, che gli promise invece una rapida vittoria. Come stabilito, quindi, Emanuele Grazzi consegnò a Metaxas l'ultimatum, concedendogli tre ore di tempo per accettare le richieste italiane. Tre ore dopo le truppe di stanza in Albania varcarono il confine con la Grecia.
A questo proposito venne pronunciata la frase:
« Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia. »
(Benito Mussolini, 18 novembre 1940)

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