21 giugno, 2012
PROMEMORIA 21 giugno 1940 Vancouver (Columbia Britannica): inizia la prima traversata riuscita da ovest a est del Passaggio a nord-ovest
Vancouver (Columbia Britannica): inizia la prima traversata riuscita da ovest a est del Passaggio a nord-ovest
Il passaggio a nord-ovest è una rotta che va dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico attraverso l'arcipelago artico del Canada.
Tale rotta è soggetta ad una disputa territoriale tra Canada e Stati Uniti: gli USA considerano il passaggio a nord-ovest come acque internazionali, mentre il Canada le considera acque territoriali canadesi. La disputa assume importanza se si considera che le rotte dall'Europa all'Estremo Oriente risparmierebbero 4.000 km attraverso il passaggio, rispetto alle attuali rotte passanti per il Canale di Panamá.
Le prime esplorazioni
Tra la fine del XV e il XX secolo, gli europei hanno cercato di stabilire una rotta commerciale marina che passasse a nord e ad ovest del continente europeo. Gli inglesi chiamarono la rotta passaggio a nord-ovest, mentre gli spagnoli la battezzarono stretto di Anián. Il desiderio di trovare questa rotta motivò gran parte dell'esplorazione europea di entrambe le coste del Nord America.
Nel 1539 Hernán Cortés incaricò Francisco de Ulloa di navigare lungo l'odierna Baja California alla ricerca dello Stretto di Anián. L'8 agosto 1585, l'esploratore inglese John Davis entrò nello Stretto di Cumberland presso la costa dell'isola di Baffin. Nel 1609, Henry Hudson navigò lungo il fiume che oggi porta il suo nome (fiume Hudson) alla ricerca del passaggio. Hudson in seguito esplorò l'artico canadese e scoprì la baia che da lui prese il nome.
Nel 1845 una ben equipaggiata spedizione di due navi, guidata da Sir John Franklin, tentò di forzare il passaggio attraverso i ghiacci artici dalla Baia di Baffin al Mare di Beaufort. Quando la spedizione non riuscì a rientrare, diverse spedizioni di soccorso e squadre di ricerca esplorarono l'artico canadese tra i due corpi d'acqua aperta, producendo alla fine la carta nautica di un possibile passaggio. Della spedizione sono state ritrovate poche tracce, comprese registrazioni che indicano che le navi vennero bloccate dalla morsa di ghiaccio nel 1845 vicino all'Isola di Re William, a circa metà strada del passaggio, e non furono in grado di disincagliarsi nell'estate successiva. Lo stesso Franklin, apparentemente, morì nel 1847. Non è chiaro il motivo per cui tutti i 134 membri della spedizione, pur ben equipaggiata e ben rifornita, perirono. L'ipotesi più recente ritiene che la morte sia stata causata dal piombo rilasciato dai contenitori metallici contenenti le scorte alimentari della spedizione. Per la fornitura di cibo si era fatta una gara d'appalto al ribasso. Questa ipotesi è confortata dall'autopsia del primo morto della spedizione, ritrovato pochi anni fa e che il ghiaccio ha conservato in buone condizioni. Così, mentre percorrevano le vie di terra per raggiungere un forte o un villaggio, gli uomini della spedizione si nutrivano con cibo intossicato dal piombo.
I primi successi
Il passaggio a nord-ovest venne infine conquistato nel 1906, quando l'esploratore norvegese Roald Amundsen, che era salpato giusto in tempo per sfuggire ai creditori che cercavano di fermare la spedizione, completò un viaggio di tre anni su di un peschereccio per la pesca delle aringhe convertito, di 47 tonnellate di stazza. Alla fine di questo viaggio, entrò nella città di Circle, in Alaska, ed inviò un telegramma che annunciava il suo successo. La sua rotta tuttavia non era pratica dal punto di vista commerciale: in aggiunta al tempo che occorreva, alcune delle sue acque erano estremamente poco profonde.
Il primo passaggio in una sola stagione venne effettuato solo nel 1944, quando la St. Roch, uno schooner della Reale Polizia a cavallo canadese, riuscì nell'impresa.
Il riscaldamento globale
Nell'estate del 2000, diverse navi si avvantaggiarono della sottile copertura di ghiaccio estiva sul Mare Glaciale Artico per compiere l'attraversamento.
Nei primi giorni del settembre 2007, l’area coperta dai ghiacci artici ha raggiunto i livelli minimi da quando, trent'anni prima, sono iniziati i rilevamenti mediante satellite. La riduzione è tale da causare l'apertura della via più veloce di collegamento marina tra l’Europa e l’Asia, nella quale precedentemente, proprio a causa dei ghiacci, il transito navale era impossibile.
Nella situazione attuale, si sono venute ad aprire due rotte navigabili: una a nord del Canada, pienamente praticabile, e una seconda, da alcuni chiamata per analogia passaggio a nord-est, che passa a nord della Siberia ed è praticabile al 90%.
Nel 2008, per la prima volta nella storia moderna, si è naturalmente aperto tutto il passaggio a nord-ovest, che risultava sgombro dai ghiacci, e contestualmente anche il passaggio a nord-est, a settentrione della Russia.[1]
Leif Toudal Pedersen del Danish National Space Centre, che ha studiato i dati del satellite Envisat dell’Agenzia Spaziale Europea, ha affermato: «In questi giorni il ghiaccio si è ridotto di circa 3 milioni di chilometri quadrati ossia circa un milione di chilometri quadrati in più rispetto al 2005, anno di riduzione record dei ghiacci artici». Mediamente, dal 1980, i ghiacci si erano ridotti di circa 100.000 chilometri quadrati all’anno; in due anni, invece, si è avuta una riduzione di un milione di chilometri quadrati, un valore mai riscontrato prima. Pedersen ha continuato: «La forte riduzione in atto fa supporre che la diminuzione estiva dei ghiacci proceda ad una velocità del tutto inaspettata e questo ci dice che dobbiamo riesaminarne i criteri dei processi coinvolti, perché il fenomeno non era nelle nostre previsioni».
Si ritiene che il riscaldamento globale potrebbe mantenere aperto il passaggio per periodi di tempo più ampi, rendendolo attraente come principale rotta di navigazione.
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