03 giugno, 2012
PROMEMORIA 3 giugno 1928 - Un radioamatore russo sente l'SOS lanciato dai superstiti del dirigibile Italia, in seguito all'incidente occorso durante la missione presso il Polo nord
Un radioamatore russo sente l'SOS lanciato dai superstiti del dirigibile Italia, in seguito all'incidente occorso durante la missione presso il Polo nord
L'Italia fu un dirigibile semirigido italiano progettato da Umberto Nobile e da lui utilizzato per una serie di voli artici successivi a quello compiuto con il dirigibile Norge. Dopo aver raggiunto il Polo Nord fu protagonista di un drammatico incidente: il dirigibile appesantito dai ghiacci urtò il pack, la gondola di comando rimase distrutta nell'impatto e 10 uomini furono sbalzati sui ghiacci, mentre i restanti 6 membri dell'equipaggio rimasero a bordo dell'involucro, di loro e del dirigibile non si seppe più nulla; probabilmente s'inabissò nel Mare di Barents o forse si schiantò poco dopo prendendo fuoco.
La Tenda Rossa e le operazioni di soccorso
I sopravvissuti sul pack furono, nel dramma, fortunati. Sulla tenda, progettata per 4 persone, e destinata alla eventuale discesa e breve permanenza sul pack, realizzata sulla base dell'esperienza delle precedenti esplorazioni polari, venne tracciato un reticolo di colore rosso con l'anilina destinata alle rilevazioni altimetriche. Infatti per misurare la quota del dirigibile, l'equipaggio utilizzava il tempo di caduta di fiale di fucsina, una anilina dall'intenso colore rosso: si lanciava la fiala e se ne cronometrava il tempo di caduta, il momento dell'impatto era ben visibile sul ghiaccio, proprio grazie al vivace colore; la luce continua dell'estate artica fece però svanire il colore in pochi giorni, ma l'appellativo di Tenda Rossa era ormai cristallizzato nelle memorie. Tra i materiali recuperati vi era anche la radio Ondina 33 che venne subito approntata da Biagi, anche se ci vollero giorni prima che l'SOS venisse intercettato. Tra i superstiti gli unici feriti furono Nobile con fratture ad una gamba ed un braccio, Cecioni con una gamba fratturata e Malmgren con una ferita alla spalla.
Per il salvataggio dei sopravvissuti si mobilitarono piloti ed esploratori provenienti da Francia, Finlandia, Norvegia, Svezia e URSS, ma gli sforzi internazionali, poco coordinanti tra loro, furono rallentati (se non ostacolati) dall'inerzia della nave appoggio della spedizione Città di Milano, e dalla scarsa premura del governo italiano nel ritrovare i possibili superstiti. A causa del mancato coordinamento ci vollero 49 giorni prima che tutti i superstiti dell'Italia e alcuni dei soccorritori che non erano riusciti a far ritorno alle loro basi venissero salvati. Nove soccorritori perirono nelle loro ricerche, tra questi, il più famoso, Roald Amundsen disperso con il suo idrovolante Latham nel corso delle operazioni.
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