05 giugno, 2012
PROMEMORIA 5 giugno 1967 – Guerra dei sei giorni: L'aviazione Israeliana lancia attacchi simultanei contro le forze aeree di Egitto, Giordania, e Siria
Guerra dei sei giorni: L'aviazione Israeliana lancia attacchi simultanei contro le forze aeree di Egitto, Giordania, e Siria
La Guerra dei sei giorni (ebraico: מלחמת ששת הימים, Milhemet Sheshet Ha Yamim; arabo: النكسة, an-Naksah, «la sconfitta», o حرب 1967, Ḥarb 1967, guerra del 1967; 5-10 giugno 1967) fu combattuta tra Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall'altra, e risultò in una rapida e totale vittoria israeliana. Al termine del conflitto Israele aveva sottratto la Penisola del Sinai e la Striscia di Gaza all'Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan alla Siria. L'esito della guerra, la condizione giuridica dei territori occupati e il relativo problema dei rifugiati influenzano pesantemente ancora oggi la situazione geopolitica del Medio oriente.
Dopo la Crisi di Suez del 1956, l'Egitto accettò il dislocamento di una forza di emergenza delle Nazioni Unite (la Forza di Emergenza delle Nazioni Unite, UNEF) nel Sinai, con lo scopo di garantire che tutte le parti in causa rispettassero l'Armistizio di Rodi (1949). Negli anni successivi vi furono numerosi scontri di frontiera minori tra Israele e i suoi vicini arabi, in particolare la Siria. All'inizio del novembre 1966, la Siria firmò un trattato di mutua difesa con l'Egitto. Poco dopo, Israele attaccò la città di as-Samu nella Cisgiordania occupata dalla Giordania, e le unità giordane che le affrontarono furono rapidamente sconfitte. Re Hussein di Giordania criticò il presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser per non essere venuto in aiuto della Giordania e di «nascondersi dietro le gonne dell'UNEF». Nel maggio 1967, Nasser ricevette falsi rapporti dall'Unione Sovietica secondo i quali Israele stava ammassando truppe al confine siriano; Nasser iniziò ad ammassare truppe nella Penisola del Sinai, lungo il confine israeliano (16 maggio), espulse la forza UNEF da Gaza e dal Sinai (19 maggio) e occupò le posizioni dell'UNEF a Sharm el-Sheikh, sugli Stretti di Tiran. Israele ripeté le dichiarazioni fatte nel 1957, secondo le quali una chiusura degli stretti sarebbe stato considerato un atto di guerra o comunque una giustificazione per la guerra. Nasser dichiarò gli Stretti chiusi alle navi israeliane il 22-23 maggio. Il 30 maggio, la Giordania e l'Egitto firmarono un patto di mutua difesa. Il giorno successivo, dietro invito giordano, l'esercito iracheno iniziò a schierare truppe e unità corazzate in Giordania, con un successivo rinforzo di un contingente egiziano. Il 1º giugno, Israele formò un governo di unità nazionale allargando il gabinetto e il 4 giugno fu presa la decisione di aprire le ostilità. Il mattino successivo, Israele lanciò l'Operazione Focus, un attacco aereo a sorpresa a larga scala, che sancì l'inizio della Guerra dei sei giorni.
Israele completò l'offensiva aerea nei primi due giorni, poi portò a termine tre vittoriose campagne terrestri. L'attacco aereo colse gli aerei egiziani ancora a terra, paralizzando le forze aeree egiziane, siriane e irachene e distruggendo l'aeronautica militare giordana, stabilendo rapidamente la supremazia aerea, che accelerò le successive vittorie terrestri. La campagna terrestre del Sinai durò dal 5 all'8 giugno e sfondò le difese egiziane, bloccandone la fuga, imponendo gravi perdite e causando l'accettazione incondizionata del "cessate il fuoco" il 9 giugno. Dal 5 al 7 giugno, Israele occupò Gerusalemme, Hebron e l'intera Cisgiordania. La battaglia contro la Siria per le minute Alture del Golan durò dal 9 al 10 giugno.
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