31 marzo, 2008
Regione: Via Libera a Città dello Sport a Tivoli
A Tivoli sorgerà una Città dello sport, cioè uno dei quattro poli del Lazio che ospiteranno i mondiali di nuoto 2009. Il Comune di Tivoli saraà dotato di un polo sportivo pubblico-privato che costituirà un punto di riferimento per un bacino di utenza sovra comunale.
Il via libera oggi dalla giunta regionale del Lazio su proposta dell'assessore all'Urbanistica Esterino Montino, che ha aderito all'Accordo di Programma con il Comune di Tivoli per la realizzazione della città dello Sport.
L'intervento prevede la realizzazione di strutture per le attività sportive, per la ricezione degli atleti e per la riabilitazione medico-sportiva. In particolare, un polo sportivo che comprende quattro campi da gioco polivalenti, una piscina e una 'club house', edifici per l'alloggio e il vitto agli sportivi e un polo sanitario dedicato a centro di medicina sportiva e riabilitativa.
Ceduta inoltre al Comune un'area di due ettari dove per i mondiali di nuoto 2009, con finanziamento privato di circa 500.000 euro, sarà predisposto un polo natatorio con una piscina olimpionica coperta, dotata di spogliatoi e di tutti i servizi e le attrezzature necessari, e una seconda piscina scoperta.
L'area, confinante con le attuali strutture comunali per lo sport (lo stadio Olindo Galli, il Palativoli cioè il nuovo palazzo dello sport che sarà inaugurato lunedì prossimo e i campi di calcetto in terra battuta) e con gli interventi privati previsti dal Programma di riqualificazione, consentirà di realizzare una vera e propria Città dello Sport.
''La città di Tivoli insieme a Frosinone, Anguillara Sabazia e Monterotondo, costituirà uno dei quattro poli del Lazio esterni al Comune di Roma che ospiteranno i mondiali di nuoto 2009 - ha sottolineato Montino -. Attraverso la realizzazione di questo intervento il Comune tiburtino sarà dotato di un polo sportivo pubblico-privato che costituirà un punto di riferimento per un bacino di utenza sovracomunale per i cittadini che risiedono nei territori limitrofi e verso l'interno della regione fino al confine con l'Abruzzo''.
La Regione Lazio dà oggi il via libera ad un programma di interventi per accelerare un processo di valorizzazione del territorio che vede lo sport, e le strutture ad esso dedicate, come vero e proprio volano dello sviluppo dell'economia locale e del miglioramento della qualità della vita delle persone. Ciò con particolare riguardo alle nuove generazioni che avranno nella Citta' dello Sport di Tivoli un luogo dove allenarsi anche a livello agonistico e dove trovare una possibilità sana di aggregazione all'insegna del divertimento e del gioco.
PROMEMORIA 31 marzo 2005 - Washington: Muore Terri Schiavo, dopo aver vissuto per 15 anni in coma vegetativo.
Washington: Muore Terri Schiavo, dopo aver vissuto per 15 anni in coma vegetativo. Il 18 marzo il marito Michael aveva ottenuto dal Tribunale l'autorizzazione ad interrompere l'alimentazione artificiale della moglie, malgrado i genitori della donna fossero decisamente contrari. La lenta morte della donna diventa un grande caso mediatico sia negli USA che nel resto del mondo.
Terri Schiavo
Negli Stati Uniti fece scalpore il caso di Terri Schiavo, in stato vegetativo persistente (PVS) dal 1990, al cui marito Michael la corte suprema dello Stato della Florida diede nel 2005 il permesso di sospendere l'alimentazione forzata. Anche in quel caso si discusse sulla correttezza dell'uso del termine eutanasia. La sospensione della terapia in casi di coma irreversibile o PVS è prassi normale negli Stati Uniti: il caso nacque perché i genitori di Terri si erano sempre opposti alla richiesta del genero, imputandola solo al suo desiderio di liberarsi della moglie. Terri divenne - suo malgrado - un oggetto di battaglia ideologico-politica tra i sostenitori del diritto alla vita a tutti i costi e quelli che sostenevano il diritto a una vita degna d'essere vissuta. Comunque, a metter fine alle polemiche, fu l'esame autoptico praticato sulla donna dopo la sua morte: l'esame medico-legale appurò che il cervello di Terri Schiavo pesava circa la metà di quello di una donna in perfetta salute della stessa età, che gran parte delle cellule era irrimediabilmente distrutta o danneggiata, e che essa era totalmente incapace di percepire alcun senso, tanto meno sentire o vedere.
30 marzo, 2008
PROMEMORIA 30 Marzo 2004 Istituito il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe
Una foiba è una cavità carsica, solitamente di origine naturale (grotte), con ingresso a strapiombo. Le foibe sono diffuse soprattutto nella provincia di Trieste, nelle zone della Slovenia già parte della scomparsa regione Venezia Giulia nonché in molte zone dell'Istria e della Dalmazia.
Attualmente sono un argomento studiato sotto il punto di vista storico, per essere state durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra, utilizzate dalla truppe titoiste per l'uccisione e conseguente occultamento di migliaia di italiani, durante la pulizia etnica anti-italiana avvenuta nella città di Trieste e nelle regioni nord orientali italiane (Istria). Moltissimi venivano buttati vivi e lasciati morire di fame.
In questo contesto, sono genericamente indicate come foibe anche quelle che geologicamente non sono tali, come la foiba di Basovizza, che in realtà è un pozzo minerario.
La parola "foiba" è una dialettizzazione del latino "fovea" che significa fossa.
L'uso delle foibe da parte dei titoisti durante e alla fine della seconda guerra mondiale avvenne in due periodi.
Il primo, successivo all'8 settembre 1943, cioè all'Armistizio tra Italia e Alleati, si svolse in Istria e Dalmazia e uccise alcune centinaia d'italiani. Rispetto agli episodi collegati alla foiba di Vines, il Maresciallo dei Vigili del Fuoco Arnaldo Harzarich, condusse dall'ottobre 1943 fino ai primi mesi del 1945 un'indagine, i cui risultati produssero un rapporto che testimoniava la presenza di 84 salme in questa foiba.
Il secondo, successivo alla fine della guerra, si svolse principalmente a Trieste tra il 1° maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La "foiba" più conosciuta, anche perché nel 1992 è stata dichiarata monumento nazionale, è quella di Basovizza (a pochi chilometri da Trieste, una delle poche foibe rimaste in territorio italiano), sebbene si tratti a rigore di un pozzo artificiale. Questi baratri venivano usati per l'occultamento di cadaveri con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano (o avrebbero potuto opporsi) alle politiche del Partito Comunista Jugoslavo di Tito. [4]
Inoltre nel periodo in esame le foibe vennero usate anche come fosse comuni dei cadaveri di combattenti e talvolta anche dei morti per bombardamenti.
Recentemente lo storico fiumano Antun Giron ha rintracciato un rapporto segreto proveniente dallo Stato indipendente di Croazia che ha pubblicato nella rivista "Vjesnik PAR" (N.37/1995). Questo documento scritto da Nikola Zic, all'epoca impiegato al Ministro degli Esteri croato, il 28 gennaio 1944 scrisse una relazione riguardo i fatti accaduti nell'Istria centrale tra il settembre e l'ottobre del 1943.
La relazione, tradotta in italiano, recita le seguenti testuali parole: "All'inizio a nessun italiano è stato fatto nulla di male. I partigiani avevano diramato l'ordine che non doveva essere fatto del male a nessuno. Ma qualche giorno dopo lo scoppio della rivolta popolare alcuni corrieri a bordo di motociclette sidecar hanno portato la notizia che i fascisti di Albona avevano chiamato e fatto venire da Pola i tedeschi in loro aiuto e questi avevano aperto il fuoco contro i partigiani. Poco dopo si è saputo che i tedeschi erano stati chiamati in aiuto anche dai fascisti di Canfanaro, Sanvincenti e Parenzo, fornendogli informazione sui partigiani. Rispondendo alla chiama è subito arrivata a Sanvincenti una colonna tedesca. Tutte queste voci hanno creato una grande avversione verso i fascisti. Essi ci tradiranno! si sentiva dire dappertutto. Pertanto partigiani e contadini hanno cominciato ad arrestare e imprigionare i fascisti, ma senza alcuna intenzione di ucciderli. I partigiani decisero di fucilare soltanto alcuni, i peggiori, ma anche molti fra questi sono stati salvati grazie all'intervento dei contadini croati e ancor più dei sacerdoti."
Si è storicamente appurato che per la liberazione di molte persone arrestate fu decisivo l'intervento del vescovo di Parenzo e Pola, Mons. Raffaele Radossi. Sempre dalla lettera di Zic si evince chiaramente che le carceri gestite dai partigiani istriani erano quelle di Albona, Pinguente e Pisino, sedi, oltretutto, di processi dei tribunali del popolo verso i crimini fascisti.
Sempre dalla lettera s'è appurato che i partigiani vennero a conoscenza, alcuni giorni dopo, dell'arrivo di nuovi reparti germanici richiamati dagli stessi fascisti che predicavano come nella sola Pisino vi fossero oltre 100.000 partigiani, mentre in realtà ce n'erano appena qualche centinaio. Nella paura che questi tedeschi liberassero i fascisti, i partigiani decisero di ucciderli. Si stimano circa 200 corpi gettati nelle foibe, mentre gli altri riuscirono a scappare raggiungendo Pola e Trieste.
Il Comando tedesco ordinò di rastrellare l'Istria mandando alcune divisione SS corazzate.
Nelle dichiarazioni del gennaio 1944 rilasciate dal segretario del Partito fascista repubblicano e pubblicata dalla stampa della RSI dell'epoca, si stima che degli insorti furono infoibati non più di 349 persone, delle quali in gran parte fasciste. Difatti, anche in relazione agli studi dello storico Antun Giron, le fucilazioni in gran parte avvenivano eseguite dopo interrogatori e processi sommari collettivi. I cadaveri fucilati venivano gettati nelle grotte carsiche o nelle vecchie cave delle miniere di bauxite.
Nel periodo di rinvenimento dei cadaveri da parte dei vigili del fuoco di Pola, le SS tedesche, appoggiate dai fascisti italiani, uccisero circa 3.000 persone, appiccando fuoco a circa 1.000 case e derubando migliaia d'istriani, pochi dei quali rimasero vivi. Il Comando germanico, comunicando di aver portato a termine il grande rastrellamento, comunicò: "Sono stati contati i corpi di 3.700 banditi uccisi [...]. Altri 4.500 sono stati catturati, fra cui gruppi di soldati e ufficiali italiani." In quel periodo agenti dell'OZNA (la polizia segreta comunista jugoslava) fucilarono alcuni narodnjaci ("nazionaliszi") croati che avevano massacrato per vendetta alcuni italiani. Altrettanto una cinquantina d'italiani venne arrestata per decisione dei capi rivoluzionari italiani del luogo.
29 marzo, 2008
INTERRAMENTO DELL'ELETTRODOTTO DI CASAL MONASTERO
Cento anni di terremoti in mostra al Vittoriano
Bertolaso, Marrazzo e Zamberletti nel corso dell'inaugurazione28/03/08 - Dal 28 marzo al 27 aprile la mostra “Terremoti d’Italia” fa tappa a Roma. Un percorso per conoscere e capire la storia del nostro Paese attraverso cento anni di terremoti. Tragedie che hanno fatto soffrire e crescere l’Italia, che negli anni ha scoperto nel rischio sismico la sua più grande fragilità e ha imparato a difendersi sempre meglio, istituendo uno dei sistemi di Protezione civile tra i migliori al mondo.
Alla presentazione della mostra, che dopo essere partita da Foligno proseguirà per tutta la penisola concludendosi a Reggio Calabria e Messina a dicembre, erano presenti il presidente Marrazzo, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il direttore regionale della Protezione civile Maurizio Pucci e Giuseppe Zamberletti, pioniere della Protezione civile italiana.
"Nella Regione Lazio stiamo facendo un grande lavoro di prevenzione - dichiara Marrazzo - formando, strutturando, allargandoci e mettendoci in rete, con l'obiettivo di costruire un nucleo utile che sappia interagire con le Province e i comuni. Siamo convinti che sul piano della sicurezza la Regione debba programmare, legiferare e costruire”.
La mostra “Terremoti d’Italia” è promossa dal Dipartimento nazionale della Protezione civile, dalla direzione regionale Protezione civile e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Mostra “Terremoti d’Italia”
Roma, Vittoriano, Sala Gipsoteca
Piazza dell’Ara Coeli – Ingresso gratuito
Orari: dal lunedì al giovedì: 9.30 – 18.30
Ven, Sab, Dom: 9.30 – 19.30
Accesso consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura
Informazioni: 06- 6920 2049
Domani raccolta rifiuti ingombranti (vecchie bici comprese)
Torna per il nono anno consecutivo "Il tuo quartiere non è una discarica", la campagna di raccolta straordinaria gratuita dei rifiuti ingombranti, promossa da Ama e Tgr Lazio. Domenica 30 marzo, dalle 8 alle 13, ci si può disfare di televisori, frigoriferi, lavatrici, sedie, letti, divani, scaffali… I siti di raccolta vengono allestiti nei Municipi di numero pari. Seguiranno altre sette domeniche entro la fine del 2008.
20 in tutto, questa prima volta, le postazioni Ama dedicate: 13 "eco-stazioni" mobili e 7 strutture fisse (3 "isole ecologiche" e 4 centri di raccolta). La stessa Ama provvederà poi a differenziare i rifiuti riciclabili in base ai materiali: legno, ferro, vetro, plastica, alluminio, altri metalli…
Esclusiva di questa prima domenica: nelle eco-stazioni dei Municipi II, VI, XVI e XVIII si possono portare le biciclette usate. Le vecchie bici consegnate saranno poi recuperate (in tutto o in parte) o riciclate: la "Rete delle Ciclofficine Popolari" le rimetterà a punto per distribuirle durante feste e iniziative di beneficenza. Queste le eco-stazioni adibite alla raccolta biciclette: viale della XVII Olimpiade, altezza viale Stati Uniti d'America (Municipio II); via Rovigno d'Istria, altezza mercato Villa Gordiani (VI); piazza San Giovanni di Dio, parcheggio mercato (XVI); via Borgo Ticino angolo via Ovada, altezza parcheggio mercato (XVIII).
Per saperne di più: sala operativa Ama (risponde 24 ore su 24 ai numeri 06-51693339 / 3340 / 3341), www.amaroma.it (dove si può leggere l'elenco completo delle postazioni).
Un festival per raccontare il quotidiano: arriva FotoGrafia 2008
Giunge alla sua settima edizione FotoGrafia il Festival Internazionale di Roma promosso dal Comune di Roma, prodotto da Zoneattive, con la direzione artistica di Marco Delogu. Dal 3 aprile al 25 maggio torna l'appuntamento con le proposte più interessanti del panorama internazionale della fotografia, diventato punto di riferimento per esplorare le tendenze più attuali.
Il tema scelto per questa edizione è "Vedere la normalità. La fotografia racconta il quotidiano" che - secondo Marco Delogu- vuole rappresentare la fotografia come lo strumento migliore per la descrizione della vita di tutti i giorni, scegliendo inoltre di raccontare la normalità in contrasto con la straordinarietà.
Anche l'edizione 2008 del Festival continuerà ad analizzare e promuovere la fotografia italiana, in particolare quella che rappresenta la fusione della dimensione pubblica (la nostra storia, la contemporaneità che ci circonda) a quella 'privata' dei singoli autori.
Il Festival FotoGrafia trova il suo nucleo forte al Palazzo delle Esposizioni, che ospiterà le mostre più importanti- nuove produzioni presentate in anteprima- oltre ad una ricca programmazione di eventi, proiezioni, letture di portfolio, presentazioni e incontri con protagonisti del mondo dell'arte italiana e internazionale.
Altra nuova sede espositiva è il Padiglione 9C al Mattatoio, gestito da Zoneattive e già contenitore aperto alla sperimentazione e ai nuovi linguaggi con il progetto Enzimi. E' invece una conferma la presenza del Museo di Roma in Trastevere come spazio dedicato al fotogiornalismo.
FotoGrafia conferma la vocazione alla giovane fotografia emergente, offrendo un'attenta selezione delle proposte più interessanti e innovative: al Palazzo delle Esposizioni trova spazio un gruppo di giovani fotografi, Paolo Woods, Leonie Purchas e Lucia Nimcova, tutti nati negli anni '70. Il lavoro di Paolo Woods, 'Chinese safari' è un viaggio/inchiesta che insegue la caccia grossa del neo-colonialismo industriale cinese nelle nuove terre di conquista africane; Leonie Purchas, dopo aver realizzato per FotoGrafia 2006 un diario di una famiglia romana, arriva al completamento del suo lavoro- che l'ha portata in giro per il mondo,da Cuba a Londra, condividendo totalmente la vita dei nuclei familiari che la ospitavano- indagando sulla sua propria famiglia. In mostra l'approfondimento di questo suo progetto e una sintesi dei suoi lavori precedenti.
Infine Lucia Nimcova, vincitrice del primo Premio Internazionale FotoGrafia Baume & Mercier, presenta il lavoro realizzato proprio grazie al Premio. Partendo dal tema scelto 'Una storia del mio mondo', la Nimcova ha organizzato un lavoro fotografico che indaga e descrive l'utopistico sistema comunista attraverso la storia della sua città natale, Humenne, utilizzando foto tratte dagli archivi di stato e della sua famiglia rielaborate, assieme ad alcuni scatti realizzati ad hoc.
Sempre al Palazzo delle Esposizioni la nuova produzione di Gabriele Basilico, quest'anno protagonista della 'Commissione su Roma' con un lavoro sul fiume Tevere che si rifà alle atmosfere dei due più importanti lavori del fotografo milanese: "Bord du mer" su i porti della Normandia e Beirut 1991, per il particolare colore che riprende nelle nuove fotografie di Roma. Al lavoro di Basilico si lega la collettiva "Roma" che affianca più fotografi fra cui Graciela Iturbide, Tim Davis, David Farrell, Pieter Hugo, Raffaela Mariniello, Milton Gendel, Miguel Rio Branco, Paolo Ventura, Shi Gu Roi, Claudia Jaguribe e Hiroyuki Masuyama.
La tragedia politica della Birmania è presentata al Museo di Roma in Trastevere da Orith Drori, attraverso un viaggio intrapreso dalla fotografa israeliana prima della brusca chiusura delle frontiere, dalla città fino alle campagne più povere, seguendo un camion che porta un intero teatro in giro per il paese, per poi fotografare lutti e matrimoni. Daniele Dainelli si concentra invece sulla sua Tokio, in un viaggio che cerca di rintracciare l'aspetto familiare nell'assolutamente estraneo, in uno sguardo che si fa silenziosamente avvolgere dai molteplici ritmi di questa città. In occasione del 40° anniversario della nascita della Comunità di Sant'Egidio il Festival dedica un ampio spazio al lavoro della comunità con i reportage di Riccardo Venturi e di Giuliano Matteucci, realizzati a Cuba e nella Guinea Conakry, oltre ad una collettiva di venti fotografi romani che ritraggono ognuno un luogo di intervento della comunità a Roma.
Al Padiglione 9C del Mattatoio uno spaccato delle tendenze emergenti con la possibilità di scoprire nuovi talenti. In programma una serie di performance d'artista legate ai nuovi mondi a cui si sta affacciando la fotografia, da installazioni a presentazioni di progetti legati al multimediale, dalla performance al video, in un susseguirsi di eventi, tutti curati da giovani realtà artistiche romane selezionate da Zoneattive.
Dopo le ricerche lungo il litorale, la via Appia e la Sabina presentate nel 2007, il lavoro sul territorio laziale promosso dalla Regione Lazio partirà quest' anno da un workshop, condotto da Olivo Barbieri e David Farrell per dar vita a una mostra collettiva che vedrà esposti insieme ai loro progetti sulla via Francigena (una via maestra percorsa in passato da migliaia di pellegrini in viaggio per Roma) quelli dei dieci partecipanti al workshop. Luogo d'esposizione è ancora una volta l'Ex GIL, che proprio la mostra del progetto Lazio, Terra "Non tutte le strade portano a Roma" ha riportato in funzione in parte come spazio espositivo di grande fascino e impatto.
Alla 'Project Room Villa Glori' Patrizio Esposito, dopo averci fatto vedere il Libano attraverso gli occhi dei giovani fotografi palestinesi della scuola di Mar Elias, presenta i lavori fotografici dei protagonisti della lotta per l'autodeterminazione del popolo Saharawi, che il fotografo segue e supporta da vicino sin dal 1991.
FotoGrafia 2008 parte con una tre giorni di inaugurazione al Palazzo delle Esposizioni in cui prende il via il primo ciclo di "Lezioni romane" con due conferenze di Josef Koudelka e Martin Parr, che passeranno dal racconto della Primavera di Praga del '68 dell'apolide di origine ceca, alla storia del libro fotografico di cui il fotografo inglese è il massimo esperto nel mondo, per concludersi con una tavola rotonda sullo stato della fotografia italiana e il primo "Premio del libro italiano" con una esposizione dei più interessanti libri fotografici editi in Italia, che potranno essere liberamente consultati dal pubblico del Festival.
Inoltre la nuova iniziativa in collaborazione con Repubblica.it, con la proiezione delle foto legate al tema della quotidianità che saranno pubblicate sul portale del sito.
FotoGrafia presenta la prima rassegna/premio dedicata ai giovani fotografi latinoamericani dei Paesi membri dell'Istituto Italo-Latino Americano, dall'Argentina alla Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay, Venezuela. Una selezione dei migliori lavori verrà esposta nella galleria dell'IILA e al vincitore assoluto verrà offerto un premio-residenza di un mese a Roma, durante il quale dovrà sviluppare un progetto fotografico sulla città.
Informazioni più dettagliate e aggiornamenti del calendario eventi sul sito www.fotografiafestival.it. Info line 06-70473525.
PROMEMORIA 29 marzo 1973 Guerra del Vietnam: gli ultimi soldati americani lasciano Saigon
Guerra del Vietnam: gli ultimi soldati americani lasciano Saigon, Vietnam del Sud. In totale i morti ammontano a 930.000 nord-vietnamiti, 180.000 sud-vietnamiti e 45.000 statunitensi.
La guerra del Vietnam venne combattuta tra il 1964 e il 1975 sul territorio del Vietnam del Sud e delle aree confinanti di Cambogia e Laos (vedi anche, Guerra segreta), e in missioni di bombardamento (Operazione Rolling Thunder) sul Vietnam del Nord.
Una parte delle forze in conflitto era la coalizione di forze composta da Vietnam del Sud, Stati Uniti, Corea del Sud, Thailandia, Australia, Nuova Zelanda, e Filippine.
Dall'altra parte c'era la coalizione formata da Vietnam del Nord e Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam (FLN) conosciuto anche come Viet Cong, un movimento di guerriglia Sudvietnamita. L'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese fornirono aiuti militari a Vietnam del Nord e FLN, ma non presero parte alla guerra con le loro truppe.
La guerra fece parte di un più ampio conflitto regionale che coinvolse le nazioni confinanti di Cambogia e Laos, conosciuto come Seconda Guerra Indocinese.
In Vietnam, questo conflitto è conosciuto come Guerra Statunitense (in vietnamita Chiến Tranh Chống Mỹ Cứu Nước, letteralmente Guerra contro gli statunitensi per salvare la nazione).
28 marzo, 2008
Ici prima casa: approvate detrazioni fino a 300 euro, confermata aliquota al 4,6 per mille
Dal prossimo pagamento Ici 2008, le 750.000 famiglie romane che abitano nella casa di proprietà potranno sommare le detrazioni per la prima casa: quelle previste dalla Finanziaria 2008 più quelle già esistenti, fino ad un tetto massimo di 303,29 euro – a Roma la detrazione prima casa è di 103,29 euro, ora va aggiunto lo 'sconto' dell'1,33 per mille sull'imponibile (max 200 euro) –. Lo stabilisce una delibera dell'ex Giunta capitolina, ratificata dal commissario straordinario Morcone, che completa il quadro normativo Ici per l'anno in corso.
Con la somma delle agevolazioni, sottolinea il sub-commissario al bilancio Colaianni, si arriverà ad un importo medio per famiglia di circa 140 euro. E la misura non peserà sulle casse del Comune, dato che la stessa Finanziaria prevede che lo Stato rimborsi il minor gettito.
Confermate, inoltre, le agevolazioni già introdotte nel 2007: esenzione o riduzione di 90 euro per le famiglie disagiate, in base ai parametri Isee di calcolo del reddito. Immutate le aliquote: 4,6 per mille la prima casa, 7 l'aliquota ordinaria. Importi invariati anche per gli altri casi: abitazioni in uso a parenti, affittate a canone concordato o non affittate da oltre due anni.
Cinema: ad aprile spettacoli low cost con "Cin Cin"
Cinema: ad aprile spettacoli low cost con "Cin Cin"
Partirà martedì 1 aprile il mese di "Cin Cin Cinema", l'iniziativa che propone il cinema low cost a Roma e nel Lazio. L'edizione 2008, la quarta consecutiva, riprende quella degli scorsi anni: dal lunedì al giovedì, nei 68 cinema aderenti (54 a Roma, 12 in provincia di Roma e 2 nel resto del Lazio), il biglietto per uno spettacolo cinematografico costerà 3 euro nel pomeriggio e 5 euro la sera.
Inoltre, ogni sei biglietti verrà offerta una card per tre ingressi omaggio: coloro che consegneranno dal 5 al 16 maggio sei biglietti utilizzati nei cinema nel periodo "Cin Cin" riceveranno una carta-regalo, valida dal 1 al 30 giugno, per tre serate nelle sale convenzionate. In alternativa agli ingressi al cinema, è possibile sottoscrivere un abbonamento di 6 mesi alla rivista "Ciak" (il regolamento e le modalità www.carte-regalo.it).
E se la promozione di politiche di prezzo che consentano a tutti di passare una serata o un pomeriggio davanti al grande schermo è uno degli scopi primari della manifestazione, puntando ad allargare el target alle famiglie, altro obiettivo rimane la fidelizzazione di chi già frequenta abitualmente i cinema.
L'elenco dei cinema aderenti è consultabile sul sito www.cincincinema.it.
PROMEMORIA 28 marzo # 1959 - La Cina blocca la rivolta popolare tibetana iniziata il 10 marzo e scioglie il governo del Tibet .
La Cina blocca la rivolta popolare tibetana iniziata il 10 marzo e scioglie il governo del Tibet assumendone il totale controllo; il Dalai Lama ripara in esilio in India.
Il Dalai Lama è la massima autorità temporale del Tibet, e presiede il governo tibetano in esilio.
Inoltre è la massima autorità spirituale della scuola Gelugpa, detta dei Virtuosi, una delle scuole del Buddhismo.
Etimologia : La parola "lama" è l'equivalente tibetano della parola sanscrita "guru" (maestro spirituale).
Il titolo onorifico di Dalai è parola mongola (pronunciabile in tibetano come "tale'i"), attribuita nel 1578 a Sonam Gyatso, supremo capo religioso della corrente tibetana buddista Gelugpa, da Altan Khan, sovrano mongolo del protettorato del Tibet.
La parola tibetana per designare il pontefice supremo è invece rgya-mtsho. Tanto dalai che rgya-mtsho significano "oceano".
"Dalai Lama" sarebbe dunque traducibile come "Maestro-oceano", ma si preferisce utilizzare la più elegante espressione Oceano di saggezza (alcuni usano invece le parole "Maestro oceanico").
27 marzo, 2008
Umberto I, entro il 31 luglio ristrutturate le Gallerie
Un conto alla rovescia che durerà 127 giorni, fino al 31 luglio, quando terminerà la prima fase dei lavori che porteranno al risanamento dei sotterranei dell'Umberto I. Un count-down luminoso posto all'ingresso del Policlinico è stato acceso stamani dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che assieme all'assessore alla Sanità, Augusto Battaglia, e al direttore sanitario dell'Umberto I, Maurizio Dal Maso, ha dato il via ufficiale ai lavori di risanamento delle gallerie ipogee.
“Entro il 31 luglio il Policlinico ci deve consegnare tutti i lavori strutturali - ha spiegato Marrazzo - entro marzo 2009 invece dovranno essere pronti i cunicoli intelligenti che prevedono la sistemazione di cavi e tubazioni sotto le gallerie. Dopo aver dimostrato che si potevano restaurare le gallerie della vergogna - ha continuato Marrazzo - dobbiamo passare alla ristrutturazione di tutto il Policlinico, una struttura che, in alcuni punti, non viene ristrutturata da 40-50 anni.
C'è già un progetto, un'idea. Bisogna individuare quali sono gli edifici di valore da conservare e come, conservandoli, si possa costruire un Policlinico all'altezza dell'offerta sanitaria della Capitale. Si andrà aventi con la progettazione e con la definizione delle risorse - ha aggiunto Marrazzo - entro l'estate dobbiamo stabilire con il governo quanti fondi servono in maniera definitiva”.
Il Presidente della Regione Lazio ha poi annunciato che chiederà al nuovo Premier un Tavolo sul Policlinico: “Dopo le elezioni politiche, quando si formerà il nuovo governo – ha annunciato il Presidente Marrazzo – invierò una lettera nella quale chiederò la creazione di un Tavolo con i ministri della Salute, dell'Economia, dei Beni Culturali e dell'Università per definire come dovrà essere il Policlinico Umberto I”.
Per i lavori al Policlinico la Regione Lazio ha stanziato 28 milioni di euro, 12,3 dei quali saranno utilizzati per il risanamento delle gallerie, con un risparmio di circa 5 milioni di euro rispetto alla cifra prevista che era pari a 18 milioni di euro. Per l'assessore Battaglia il recupero delle ipogee “non è solo una bonifica ambientale ma strutturale perché le gallerie sono il sistema nervoso del Policlinico”. L'assessore ha poi spiegato che “mentre vanno avanti i lavori per i tunnel procediamo con quelli per il blocco centrale operatorio: l'assegnazione dell'appalto avverrà entro giugno”.
Ztl, permessi a pagamento anche per le "macchinette"
Dal prossimo 1° luglio le micro-car (le "macchinette" degli under-18) dovranno pagare il permesso Ztl per entrare in centro storico, a Trastevere e a San Lorenzo negli orari in cui sono attivi i varchi delle zone a traffico limitato. Lo stabilisce una delibera del commissario straordinario Morcone, proposta dal sub-commissario Stancanelli. E' un passo in più per limitare l'uso del mezzo privato in centro e sulle aree 'calde' del traffico romano.
Le micro-car, dato il minore ingombro, pagheranno il 20 per cento in meno rispetto alla tariffa piena, quella delle normali autovetture. Esentati i mezzi posseduti dai residenti come "prima auto". I permessi saranno rilasciati in base agli stessi requisiti finora previsti per l'accesso alle Ztl. Le "macchinette" autorizzate, inoltre, dovranno parcheggiare negli spazi destinati alle automobili.
A breve il tutto – importo da pagare, moduli di richiesta – sarà pubblicato su www.atac.roma.it. Da quel momento i proprietari di micro-car avranno 90 giorni di tempo per fare richiesta di permesso all'Atac (che rilascia i permessi Ztl), in tempo per il 1° luglio.
Le nuove regole per le micro-car, sottolinea il Campidoglio, sono comprese nel "testo unico sulle zone a traffico limitato" di prossima emanazione.
Tariffa rifiuti, sportelli tuttofare per utenze commerciali
Siglato in Campidoglio un protocollo d'intesa sulla tariffa rifiuti (Ta.Ri.) tra Comune, Ama e associazioni di categoria dell'industria, del commercio e dell'artigianato. In base all'intesa verranno aperti entro il prossimo aprile, presso le sedi delle stesse associazioni, sportelli decentrati che gestiranno tutte le pratiche Ta.Ri. per le "utenze non domestiche" (quelle commerciali, appunto).
Si punta così a semplificare e razionalizzare le procedure Ta.Ri. nei confronti di chi paga la tariffa nell'ambito della propria attività di lavoro. Si comincerà con le informazioni, la consulenza e il calcolo esatto della tariffa; poi, entro fine anno, si potrà pagare la Ta.Ri. allo sportello col bancomat e con le carte di credito.
I mezzi tecnici (computer, rete telematica e connettività, software per la gestione delle pratiche, modulistica e documentazione…) li fornirà l'Ama. Gli sportelli saranno aperti nelle sedi di: Unione Industriali, Uil, ACAI, Confservizi, AGCI, Confesercenti, ACER, CISL, Federlazio, Confcommercio, Confcooperative, CNA.
PROMEMORIA 27 marzo 1941 Attacco su Pearl Harbor: la spia giapponese Takeo Yoshikawa giunge a Honolulu.
Attacco su Pearl Harbor: la spia giapponese Takeo Yoshikawa giunge a Honolulu Hawaii ed inizia a studiare la flotta degli Stati Uniti di stanza a Pearl Harbor.
L'attacco di Pearl Harbor fu un'operazione aeronavale che ebbe luogo il 7 dicembre 1941, quando forze navali ed aeree giapponesi attaccarono la base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. L'attacco, portato senza una preventiva dichiarazione di guerra da parte giapponese, che fu formalizzata soltanto ad attacco iniziato, causò l'intervento statunitense nella seconda guerra mondiale.
L'attacco fu concepito e guidato dall'ammiraglio Isoroku Yamamoto, che sperava di distruggere la flotta americana nel Pacifico. In effetti l'operazione fu un grande successo poiché in circa un'ora i 360 aerei partiti dalle portaerei giapponesi affondarono 4 delle 8 corazzate americane, mentre le altre furono fatte arenare o subirono gravi danni; solo le portaerei si salvarono essendo in navigazione lontano dalla loro base. Questa vittoria permise al Giappone di ottenere momentaneamente il controllo del Pacifico e spianò la strada ai successivi trionfi nipponici prima che gli USA riuscissero ad armare una flotta in grado di tenere testa a quella giapponese.
Prime avvisaglie della crisi
Nel 1931, a seguito di uno scontro militare, il Giappone allargò i suoi confini alla Manciuria ed entrò in guerra con la Cina (seconda guerra cino-giapponese del 1937). Queste regioni erano povere di petrolio e materie prime: l'espansione dell'impero giapponese lungo queste direttrici era dovuto a motivazioni diverse dall'acquisizione di queste risorse. Nel settembre 1940, il Giappone firmò il Patto tripartito con le Potenze dell'Asse ed occupò il nord dell'Indocina francese. La regione era poco difesa e ricca delle materie prime e del petrolio, risorse delle quali il Giappone era povero. Gli Stati Uniti decisero l'embargo sulle esportazioni di ferro e acciaio verso il Sol Levante.
Nel 1941 il Giappone attaccò Hong Kong, le Filippine, Wake Island, la Malaysia, e la Thailandia, ed affondò la navi britanniche Prince of Wales e Repulse.
A preoccupare gli Stati Uniti non erano solo le mire espansionistiche del Sol Levante, ma anche il fatto che grazie alle sue conquiste l'Impero mirava ad assicurarsi il controllo di una anche allora preziosa risorsa: il petrolio, la cui produzione all'epoca non era sufficiente a permettere il pieno sviluppo di entrambe le potenze.
Il 25 luglio 1941 Franklin Delano Roosevelt congelò i conti correnti dei giapponesi negli Stati Uniti e vietò le esportazioni di petrolio in Giappone. La flotta militare americana dava attuazione all'embargo bloccando le navi dirette da altri stati verso il Giappone con i loro carichi di petrolio, acciaio o ferro. Alle navi giapponesi venne vietato l'accesso al Canale di Panama.
Il Giappone importava il 100% del petrolio via mare dall'America e la sua scorta di sicurezza era sufficiente al massimo per nove mesi. Il petrolio era la principale fonte per la produzione energetica ed era essenziale alle tecnologie militari in uso in tutti gli eserciti dell'epoca, incluso l'esercito giapponese. Un blocco dei rifornimenti di petrolio avrebbe bloccato flotta aerea, navale e le truppe di terra in caso di un eventuale conflitto con l'America.
I negoziati fra Giappone e America culminarono nella Hull Note del 26 novembre 1941, che il generale Hideki Tojo, Capo di Gabinetto del Giappone, definì, non a torto, un ultimatum. La Hull Note[1] infatti prevedeva, in cambio del mantenimento della pace nel Pacifico, l'immediata ritirata di tutte le truppe nipponiche dalla Cina e dall'Asia sud-orientale, obbligando così il governo giapponese a disconoscere le conquiste ottenute sul campo fino a quel momento. Meno chiara era la sorte che avrebbero dovuto seguire i territori della Cina nord-orientale, parte della quale era nelle mani dei giapponesi dalla fine della Guerra russo-giapponese.
26 marzo, 2008
Il 'Piano di Primavera' per il trasporto pubblico di superficie
Due nuove linee: una cimiteriale, la C13 tra Ostia e il cimitero Laurentino, e una di quartiere, la 434 tra Talenti, Torraccia e Casal Monastero.
E poi tre quartieri serviti per la prima volta dal trasporto pubblico: Altamira, nei pressi del centro direzionale Alitalia della Magliana; Laghi delle Colline nei pressi di via della Storta e la nuova sede del IV Municipio di via Umberto Fracchia.
È il "Piano di Primavera" 2008 del trasporto pubblico di superficie, entrato in vigore dal 24 marzo. Il piano, studiato da Atac spa e realizzato in collaborazione con le società di gestione Trambus spa e Tevere Tpl scarl, prevede un aumento dell'offerta di 416mila chilometri ogni anno e vari collegamenti modificati.
Le due nuove linee sono:
Linea C13. Fa il suo esordio la nuova linea cimiteriale che collega la stazione Ostia Centro della ferrovia regionale Roma - Lido al cimitero Laurentino. I bus percorreranno via Cardinal Ginnasi, via delle Baleniere, via delle Canarie, viale dei Romagnoli, via Ostiense, via di Acilia, via Cristoforo Colombo, via di Acqua Acetosa Ostiense e via Laurentina. La linea C13 sarà attiva il sabato e nei giorni festivi. Dalla stazione Ostia centro i bus partono alle 8 alle 11.20 e alle 14.40. Dal cimitero Laurentino, le corse della C13 sono previste alle 10.10 alle 13.30 e alle 16.50.
Linea 434. Tra Talenti, Torraccia e Casal Monastero, è ora attiva la linea 434. I bus partiranno da largo Sergio Pugliese e percorreranno via Ugo Ojetti, via di Casal Boccone, via del Casale di San Basilio, via Pollenza, via di Casal Tidei, via Fabriano, piazza Urbania, viale Giuseppe Cappi, via Arturo Carlo Jemolo, via Pasquale Tozzi, via Francesco Paolo Bonifacio, via Enrico Jovane, via Pasquale Tozzi, via Donato Menichella, via Crescenzio Conte di Sabina, via Trailo il Grande e via Ratto delle Sabine, sino al capolinea di via Eretum. La linea 434 sarà attiva nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì. I bus partiranno da largo Sergio Pugliese dalle 7.15 alle 20.30. Le corse da via Eretum si susseguiranno dalle 7 alle 20.30.
Per quanto riguarda invece le zone raggiunte per la prima volta dai bus:
Linea 128. Servirà una zona finora non raggiunta dal trasporto pubblico. I bus provenienti dalla stazione del metrò B di San Paolo, infatti, seguiranno il percorso attuale per via della Magliana e una volta all'angolo con via Luigi Candoni, proseguiranno per via della Magliana, transiteranno davanti alla stazione della Fr1 di Muratella e percorreranno le strade del quartiere Altamira dove si trova anche il centro direzionale Alitalia: via Alessandro Marchetti, via Generale Amedeo Mecozzi e via Colonnello Tommaso Masala, dove si trova il nuovo capolinea
Linea 335. Nel quartiere Talenti cambia percorso la linea che collega la stazione Nuovo Salario della ferrovia Fr1 a via Luigi Pirandello, nel quartiere Casal Boccone. In entrambi i sensi di marcia, una volta giunti in via Renato Fucini devieranno per via Umberto Fracchia (sede del IV Municipio) per poi riprendere il normale itinerario. La linea 335 è attiva tutti i giorni dalle 5.10 alle 22.
Linea 027. Continuerà a collegare i capolinea di via Borgo Ticino e via Rivoli, ma transiterà anche da via Vinadio nella zona Laghi delle Colline e farà una nuova fermata in via Cherasco. La linea 027 è attiva nei giorni feriali da via Borgo Ticino, dalle 5.14 alle 22.40 e da via Rivoli, dalle 5.41 alle 23.07. Modificate anche le corse scolastiche dello 027 che collegheranno direttamente via Vinadio a via Borgo Ticino. I bus scolastici partono da via Vinadio alle 7.10 e da via Borgo Ticino alle 14.10. Linea 031. Con la modifica della 027 anche la 031 cambierà percorso e le corse scolastiche che collegano la stazione Giustiniana della Fr3 a via Rivoli transiteranno anche per via Vinadio. Le partenze dalla stazione Giustiniana sono fissate alle 6.46, 14.03 e 17.03. Da via Vinadio sono fissate alle 7.15, 14.32 e 17.32.
Per la Linea 654, la Linea 150 Express, la Linea C8 attuate infine varie modifiche. Per conoscerle nel dettaglio, cliccare su www.atac.roma.it
Per la Settimana della Cultura, immagini dall'antico su Palazzo dei Conservatori
Palazzo dei Conservatori Giovedì 27 marzo dalle 20 alle 24, in occasione della Settimana della Cultura, la facciata dei Musei Capitolini sarà abitata da effimere sculture in una suggestiva proiezione scenografica di Livia Cannella. Una sorta di ballo notturno in cui si fonderanno armoniosamente immagini, luci e paesaggio architettonico.
In occasione della Settimana della Cultura promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali dal 25 al 31 marzo, due importanti siti del Sistema Musei Civici del Comune di Roma, che aderisce all'iniziativa con un fitto programma di eventi, resteranno eccezionalmente aperti al pubblico giovedì 27 marzo dalle 20.00 alle 24.00, con ingresso gratuito. Si tratta del Museo dell'Ara Pacis, che ospita un importante evento come la mostra "Opera per l'Ara Pacis. Mimmo Paladino – Musiche di Brian Eno" e dei Musei Capitolini, con l'esposizione "Ricordi dell'Antico. Sculture, porcellane e arredi dell'epoca del Grand Tour".
Ma i Musei Capitolini in quella notte saranno anche teatro effimero per i preziosi oggetti esposti all'interno della mostra che per una notte abiteranno non solo le sale del museo ma anche la sua facciata michelangiolesca.
Infatti, fasci di luce emanati da proiettori attraverseranno Piazza del Campidoglio, disegnando eleganti sculture sul Palazzo dei Conservatori. Immagini fuggevoli e sospese nell'aria si disporranno così tra marcapiani, paraste e finestre diventando i protagonisti di questa silenziosa e affollata vetrina d'arte.
Per un piccolo promemoria ecco l'elenco dei siti del Comune di Roma che partecipano alla Settimana della Cultura: Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Museo dell'Ara Pacis, Museo Barracco, Museo della Civiltà Romana, Museo delle Mura, Villa di Massenzio, Museo di Roma, Museo Napoleonico, MACRO, MACRO Future, Museo Carlo Bilotti, Museo Pietro Canonica, Museo di Roma in Trastevere, Musei di Villa Torlonia, Museo Civico di Zoologia.
Auditorium, Sala Santa Cecilia: Pensavo fosse Bach
Bach Alla Sala Santa Cecilia dell'Auditorium, Mario Brunello rilegge J.S. Bach con passione interpretativa e divulgativa, ovvero lo legge tuffandosi nei più segreti meandri di una musica geniale ed enigmatica. Videoproeizioni, elettronica e, ospite d'eccezione, Vinicio Capossela conducono l'ascoltatore in uno spazio visionario dove le suite per violoncello solo diventano suono della natura e magia dell'universo.
"Pensavo fosse Bach", stasera alle 21, disegna un Bach estremamente moderno. Oggi, dai nuovi studi, sta infatti uscendo un Bach diverso; non il parruccone severo tutto casa e chiesa, ma un uomo inquieto, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, nell'arte come nella vita. Forse proprio come Mario Brunello, uno dei più stimati e amati violoncellisti al mondo, musicista fuori dagli schemi per indole, da sempre alla ricerca di inedite esperienze musicali ai confini delle possibilità fisiche, sue e del suo strumento.
Mario Brunello torna ad affrontare le Suite per violoncello solo per cui è giustamente famoso e rinnova il binomio con Bach in un concerto interamente dedicato al sommo genio nel quale l'esperienza delle voci multiple, grazie a video e elettronica, non è solo uditiva, ma anche visiva.
Suo compagno di avventura è Vinicio Capossela, che ci traghetta tra suoni acustici e digitali, videoproiezioni e live electronics. Ripetutamente proiettato sulle pareti del cubo di tulle, Capossela intesse con lo spettatore una conversazione intima e trasognante.
Idea e progetto Saul Beretta e Mario Brunello
Regia del suono e live electronics Massimo Mariani
Regia video Francesco Frongia
Produzione Musicamorfosi in collaborazione con Antiruggine
Biglietti dai 10 ai 15 euro inclusa prevendita
Per informazioni: www.santacecilia.it
PROMEMORIA 26 marzo 1942 - Seconda guerra mondiale: giungono ad Auschwitz (Polonia) le prime donne deportate
Seconda guerra mondiale: giungono ad Auschwitz (Polonia) le prime donne deportate.
Con il termine campo di concentramento di Auschwitz Birkenau si identifica genericamente l'insieme di campi di concentramento e il campo di sterminio costruiti durante l'occupazione tedesco nazista della Polonia nei pressi della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) che si trova a circa 60 chilometri ad ovest di Cracovia.
Il complesso concentrazionario di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei progetti di "soluzione finale della questione ebraica" - eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio del popolo ebraico (anche se nel campo trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) - divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio. Oggi quel che resta di quel luogo è patrimonio dell'umanità.
l Lager
Facevano parte del complesso tre lager principali e 39 sottocampi di lavoro. La superficie di interesse del campo (Interessengebiet), con sempre nuove espropriazioni forzate e demolizioni delle proprietà degli abitanti residenti, arrivò a raggiungere, dal dicembre 1941, la superficie complessiva di circa 40 chilometri quadrati. All'interno di questa superficie avevano sede anche alcune aziende agricole e di allevamento modello volute personalmente da Himmler e nella quale venivano impiegati i deportati.
I lager principali erano:
* Auschwitz I o Stammlager (lager principale)
l'originario campo di concentramento operativo dal 14 giugno 1940 e, seppur con diverse organizzazioni che si susseguirono negli anni, centro amministrativo del complesso. Il numero di prigionieri rinchiuso in questo campo fluttuò tra le 15.000 e le oltre 20.000 unità Qui furono uccise circa 70.000 persone, per lo più intellettuali polacchi e prigionieri di guerra sovietici.
* Auschwitz II - Birkenau o Vernichtungslager (campo di sterminio)
il campo di sterminio nel quale persero la vita circa un milione di persone, per lo più ebrei e zingari, oltre che ospitare fino a 100.000 internati utilizzati per il lavoro coatto. Il campo fu operativo dall' 8 ottobre 1941, ed era situato nella cittadina di Brzezinka.
* Auschwitz III - Monowitz, sede del complesso industriale Buna Werke, o Arbeitslager (campo di lavoro)
Fu il principale campo di lavoro che gravitava attorno al complesso industriale per la produzione di derivati del carbone, proprietà della I.G. Farben (l'odierna casa farmaceutica Bayer). Il campo fu operativo dal 31 ottobre 1942 ed ospitò fino a 12.000 internati.
24 marzo, 2008
Settimana della Cultura dal 25 al 31. Roma apre le porte
Anche quest'anno il Ministero per i Beni e le Attività Culturali promuove la Settimana Nazionale della Cultura: il più vasto patrimonio storico-culturale al mondo apre le porte in tutta Italia dal 25 al 31 marzo. Il Comune di Roma partecipa con un calendario fitto di appuntamenti gratuiti nei musei, nelle ville, nei rioni storici del centro e nei siti archeologici.
Ecco l'elenco degli spazi comunali accessibili gratis durante la Settimana della Cultura: Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, Museo dell'Ara Pacis, Museo Barracco, Museo della Civiltà Romana, Museo delle Mura, Villa di Massenzio, Museo di Roma, Museo Napoleonico, MACRO, MACRO Future, Museo Carlo Bilotti, Museo Pietro Canonica, Museo di Roma in Trastevere, Musei di Villa Torlonia, Museo Civico di Zoologia.
I Musei Civici di Roma offrono visite guidate, organizzate da Zetema Progetto Cultura, a numerose mostre: i ritratti di Carlo Levi al Casino dei Principi di Villa Torlonia, la scultura contemporanea di "Ex-volto" (25 opere di Paolo Delle Monache al Museo Barracco), i "Tesori della Fondation Napoléon" di Parigi al Museo Napoleonico.
Da non perdere l'apertura serale straordinaria dei Capitolini e dell'Ara Pacis, giovedì 27 marzo dalle 20 alle 24. Un insolito spettacolo illuminerà la michelangiolesca architettura del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, con la proiezione di alcune delle opere esposte nella mostra "Ricordi dell'antico. Sculture, porcellane e arredi all'epoca del Grand Tour". Al museo dell'Ara Pacis si potrà visitare l'allestimento di Mimmo Paladino con le musiche di Brian Eno.
Oltre alle mostre, i laboratori tematici: come quelli per le famiglie al MACRO di Via Reggio Emilia; e come i percorsi guidati alla scoperta delle collezioni permanenti – in primis, le opere di Caravaggio, Guercino e Pietro da Cortona nella Pinacoteca Capitolina –.
E ancora, l'archeologia: si può approfondire la conoscenza dei Fori Imperiali con una visita al complesso dei Mercati di Traiano oppure, allontanandosi dal centro storico, visitare la Villa di Massenzio sull'Appia antica o il Parco degli Acquedotti. Di nuovo in centro, si può conoscere a fondo il Teatro di Marcello con la sua area archeologica.
I parchi: a Villa Borghese si va dalla visita dei Giardini Segreti all'intermezzo colto dei musei come il Carlo Bilotti con la mostra di Alfredo Pirri. Nei pressi, il Museo di Zoologia. E poi le visite guidate nelle ville 'minori' e tutte da scoprire, come Villa Aldobrandini.
Infine, le passeggiate guidate in città: a spasso nei rioni storici, per approfondire la conoscenza di piccoli e grandi monumenti (quello alla Breccia di Porta Pia, il monumento al Bersagliere, la Fontana delle Tartarughe…); o in visita ai teatri come l'Argentina col suo museo; o alla scoperta di edifici come il Mausoleo-Ossario Garibaldino; o per respirare le memorie risorgimentali del Gianicolo.
Per una lista essenziale di alcuni tra i principali appuntamenti, vedere la scheda. Per saperne di più, www.zetema.it o www.museiincomune.it
PROMEMORIA 24 marzo 1944 - Eccidio delle Fosse Ardeatine
Eccidio delle Fosse Ardeatine: 335 prigionieri sono fucilati per rappresaglia all'attacco di via Rasella del 23 marzo.
L'eccidio delle Fosse Ardeatine è il massacro compiuto a Roma dalle truppe di occupazione della Germania nazista il 24 marzo 1944, ai danni di 335 civili italiani, come atto di rappresaglia per un attacco eseguito da partigiani contro le truppe germaniche avvenuto il giorno prima in via Rasella. Per la sua efferatezza, l'alto numero di vittime, e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, è diventato l'evento simbolo della rappresaglia nazista durante il periodo dell'occupazione.
Le "Fosse Ardeatine", antiche cave di pozzolana site nei pressi della via Ardeatina, scelte quali luogo dell'esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi, sono diventate un monumento a ricordo dei fatti e sono oggi visitabili.
Inquadramento storico
L'eccidio delle fosse Ardeatine - con le 335 vittime innocenti ivi trucidate il 24 marzo 1944 - rappresenta una delle tappe culminanti nel martirio che Roma subì dai nazifascisti occupanti e, dal cielo, per opera dei bombardieri Alleati. Per meglio comprendere il clima nel quale tale tragico crimine fu consumato, è necessario inquadrarlo nel contesto drammatico da cui esso trasse origine e nel quale si svolse uno tra i più efferati - ma non l'unico - dei fatti di sangue che sconvolsero la capitale, coinvolta in prima linea nel secondo conflitto mondiale.
Sorto all'indomani della caduta del regime fascista (25 luglio 1943), il governo Badoglio, aveva dichiarato unilateralmente Roma "città aperta" solo trenta ore[1] dopo il secondo bombardamento che l'aveva sconvolta. L'attacco, eseguito da bombardieri statunitensi il 13 agosto 1943, aveva causato danni forse ancora maggiori del primo, che l'aveva colpita il 19 luglio: nei due bombardamenti morirono oltre 2.000 civili innocenti e parecchie altre migliaia rimasero feriti, senza casa e lavoro. In città venivano così a mancare servizi essenziali, mentre la fame si diffondeva e la capitale si faceva invivibile. Gli Alleati chiarirono immediatamente, e con ogni mezzo, che la dichiarazione di "città aperta" del governo italiano - unilaterale e priva dei necessari requisiti di smilitarizzazione e verifica da parte di osservatori neutrali - non aveva alcun valore[2] e, non a caso, la città fu nuovamente bombardata numerose volte, sino alla liberazione il 4 giugno 1944.
Dopo l'8 settembre 1943, con l'armistizio e la fuga del Re Vittorio Emanuele III e di Badoglio, la città si trovò nuovamente a pagare un grave tributo di sangue: tra il 9 e il 10 settembre, nella battaglia che i militari italiani abbandonati a sé stessi e cittadini combattono per opporsi all'occupazione nazista cadono circa 400 soldati e 200 civili.
Roma - già duramente provata dai bombardamenti e ormai preda dell'occupante tedesco e del governo fantoccio del fascismo repubblicano - è percorsa da sentimenti di disperazione e di ribellione sin dall'inizio dell'occupazione nazifascista e, significativamente, è il capoluogo che registra il maggior tasso di renitenti alla leva[3], superiore del 15-20% alla media, mentre, secondo i dati dei Servizi segreti USA, solo il 2% dei cittadini romani si presenta spontaneamente alle chiamate al lavoro o alle armi imposte dai comandi del Reich[4].
Il volto che la città viene assumendo in un contesto nel quale all'offesa dal cielo si aggiunge l'oppressione dell'occupante germanico e l'effimera e grottesca - ma non per questo meno tragica - reazione fascista è, per certi versi, contraddittorio: la disperazione spinge alcuni ad ogni sorta di infamia e doppiogiochismo (ne è un egregio esempio l'ufficio di polizia guidato dal generale Umberto Presti, protagonista della più dura repressione da un lato, mentre sosteneva la nascente Resistenza dall'altro), mentre la maggioranza finisce per sviluppare via via sempre più fitte e capillari reti di solidarietà clandestine che, nell'insieme, finiscono per definire il fermo rifiuto di gran parte della popolazione per il regime nazifascista e creano naturalmente il terreno adatto allo sviluppo di un forte movimento di Resistenza.
I tedeschi, veri padroni della città, non tardano a cogliere il valore politico di Roma, con la presenza del Vaticano e, in un primo tempo, tentano di far fruttare propagandisticamente la vacua dichiarazione di "città aperta" - emessa da un governo ormai loro nemico - e, per quanto possibile, evitano un'intensa militarizzazione, facendo passare il grosso dei rifornimenti destinati alla Linea Gustav ai margini dell'Urbe.
Lo sbarco di Anzio, tuttavia, cambia il quadro tattico e, il 22 gennaio 1944, l'intera provincia di Roma viene dichiarata "zona di operazioni" sotto la responsabilità del generale Eberhard von Mackensen, comandante della XIV Armata, un reduce dai rigori del fronte russo. Alle sue dipendenze è il comandante della piazza di Roma, tenente generale della Luftwaffe Kurt Maltzer. Il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante del fronte meridionale, considera i due incapaci della «durezza brutale, forse anche ingiusta, ma necessaria nel quinto anno di guerra»[5] e, per questo, nomina capo della Gestapo di Roma, conferendogli direttamente il controllo dell'ordine in città, l'ufficiale delle SS Herbert Kappler, già resosi protagonista nella capitale della pianificazione della liberazione di Benito Mussolini, e di due particolarmente tragiche e sanguinose offese alla città: la razzia del ghetto ebraico e la successiva deportazione, il 15 ottobre 1943 di 1.259 ebrei romani verso i Campi di sterminio.
La campagna del terrore avviata da Kappler, che organizza frequenti rastrellamenti, arresta numerosi sospetti antifascisti ed organizza, in via Tasso, un tristemente noto centro di detenzione e tortura, assieme alla vicinanza del fronte e al rombo dei cannoni che giunge dalla vicina testa di ponte alleata ad Anzio, gettano Roma in prima linea e rendono la città logicamente esposta a divenire pienamente teatro di guerra.
È in questo quadro che, per impulso del Partito Comunista - che ha organizzato la propria struttura militare clandestina a Roma, dividendola in otto settori, ciascuno affidato a un Gruppo di Azione Patriottica, sin dagli ultimi mesi del 1943 - la Resistenza giunge alla determinazione di reagire con le armi alla spirale di violenza scatenata da Kappler e di attaccare militarmente l'occupante. I due comandanti dei GAP centrali, dai quali dipende la rete clandestina, Franco Calamandrei detto "Cola" e Carlo Salinari detto "Spartaco" avranno così un ruolo decisivo nella preparazione dell'attacco che si decide di condurre contro un reparto della polizia tedesca, che rappresenta una minaccia costante per la Resistenza e per la popolazione in generale.
La rappresaglia
In un primo momento, il generale Mältzer comandante della piazza di Roma, accorso sul posto, parlò stravolto di una rappresaglia molto grave. Dello stesso parere fu inizialmente Hitler.
Successivamente vari ragionamenti indussero a limitare alquanto la rappresaglia, e l'ordine fu di 10 ostaggi per ogni tedesco ucciso. La fucilazione di 10 ostaggi per ogni tedesco ucciso fu ordinata personalmente da Adolf Hitler, nonostante la convenzione dell'Aia del 1907 e la Convenzione di Ginevra del 1929 nel contemplare il concetto di rappresaglia ne limitassero l'uso secondo i criteri della proporzionalità rispetto all'entità dell'offesa subita e della salvaguardia delle popolazioni civili.
Nella scelta delle vittime, furono privilegiati criteri di connessione con i partigiani e di appartenenza alla religione ebraica, e se in un primo tempo si tendette ad escludere persone rastrellate al momento e/o detenuti comuni, successivamente un certo numero di vittime fu poi costituito da reclusi condannati per delitti di natura non politica. Costoro furono prelevati, insieme a membri della resistenza e ad altri antifascisti, dal carcere romano di Regina Coeli, dove erano tenuti prigionieri.
Sembra che circa 30 appartenessero alle formazioni clandestine di tendenze monarchiche, circa 52 alle formazioni del Partito d'Azione e Giustizia e Libertà, circa 68 a Bandiera Rossa, un'organizzazione comunista trockijsta, e circa 75 fossero di religione ebraica. Altri, fino a raggiungere il numero previsto, furono detenuti comuni. Sembra che circa metà dei giustiziati fossero partigiani detenuti. Di essi cinquanta furono individuati e consegnati ai nazisti dal questore fascista Caruso. Non mancarono tuttavia tra gli uccisi i rastrellati a caso e gli arrestati a seguito di delazioni dell'ultim'ora.
L'esecuzione
Il massacro fu organizzato ed eseguito da Herbert Kappler, all'epoca ufficiale delle SS e comandante della polizia tedesca a Roma, già responsabile del rastrellamento del Ghetto di Roma nell'ottobre del 1943 e delle torture contro i partigiani detenuti nel carcere di via Tasso.
L'ordine di esecuzione riguardò 320 persone, poiché inizialmente erano morti 32 soldati tedeschi. Durante la notte successiva all'attacco di via Rasella morì un altro soldato tedesco e Kappler, di sua iniziativa, decise di uccidere altre 10 persone. Erroneamente furono aggiunte 5 persone in più ed i tedeschi, per eliminare scomodi testimoni, uccisero anche loro.
I tedeschi, dopo aver compiuto il massacro, infierendo sulle vittime, fecero esplodere numerose mine, per far crollare le cave ove si svolse il massacro e nascondere o meglio rendere più difficoltosa la scoperta di tale eccidio.
I sopravvissuti del Polizeiregiment "Bozen", si rifiutarono di vendicare i propri compagni uccisi[
Un falso - artatamente costruito per cercare di suscitare ostilità nei confronti della Resistenza - definitivamente dimostrato dagli studi storici, fu quello del manifesto affisso sui muri di Roma (a strage avvenuta) in cui si prometteva di non dar corso alla decimazione in caso di consegna degli autori dell'attacco di via Rasella.
23 marzo, 2008
Pasqua cattolica.
La Pasqua è una festività del calendario liturgico cristiano. Essa celebra la resurrezione di Gesù di Nazareth, che, secondo le Scritture, sarebbe avvenuta il terzo giorno successivo alla sua morte in croce.
La Pasqua deriva, e per certi aspetti dipende, dalla Pasqua ebraica.
Etimologia e senso
La Pasqua cristiana è in stretta relazione con quella ebraica, chiamata Pesache celebra essenzialmente la liberazione degli Ebrei dall'Egitto ad opera di Mosè. La parola ebraica Pesach significa passare oltre, tralasciare; deriva dal racconto della Decima Piaga, quando l'Angelo sterminatore o angelo della Morte vide il sangue dell'agnello del Pesach sulle porte delle case di Israele e "passò oltre", senza uccidere il primogenito maschio. La Pasqua con il Cristianesimo ha perduto il suo significato originario, venendo semplicemente a connotare un passaggio, ovvero:
* passaggio da morte a vita per Gesù Cristo;
* passaggio a vita nuova per i cristiani (in particolare per quelli che, nella Veglia Pasquale, ricevono il battesimo).
La data del giorno di Pasqua
La festa della Pasqua cristiana è mobile, viene fissata di anno in anno nella domenica successiva al primo plenilunio successivo all'Equinozio di Primavera (il 21 marzo). Questo sistema venne fissato definitivamente nel IV secolo. Nei secoli precedenti potevano esistere diversi usi locali sulla data da seguire, tutti comunque legati al calcolo della Pasqua ebraica. In particolare alcune chiese dell'Asia seguivano la tradizione di celebrare la pasqua nello stesso giorno degli ebrei, senza tenere conto della domenica, e furono pertanto detti quartodecimani. Ciò diede luogo ad una disputa, detta controversia quartodecimana, fra la chiesa di Roma e le chiese asiatiche.
Dunque, nella chiesa cattolica, la data della Pasqua è compresa tra il 22 marzo ed il 25 aprile. Infatti, se proprio il 21 marzo è di luna piena, e questo giorno è sabato, sarà Pasqua il giorno dopo (22 marzo); se invece è domenica, il giorno di Pasqua sarà la domenica successiva (28 marzo). D'altro canto, se il plenilunio succede il 20 marzo, quello successivo si verificherà il 18 aprile, e se questo giorno fosse per caso una domenica occorrerebbe aspettare la domenica successiva, cioè il 25 aprile.
La chiesa ortodossa segue il calendario giuliano e quindi la data della pasqua può variare dal 4 aprile all'8 maggio.
La liturgia
La Pasqua è preceduta da un periodo preparatorio di astinenza e digiuno, della durata di quaranta giorni, chiamato Quaresima che inizia il Mercoledì delle Ceneri; l'ultima settimana del tempo di quaresima è detta Settimana Santa, periodo ricco di celebrazioni e dedicato al silenzio ed alla contemplazione. Comincia con la Domenica delle Palme, che ricorda l'ingresso di Gesù in Gerusalemme; qui fu accolto trionfalmente dalla folla che agitava in segno di saluto delle foglie di palme. Per questo motivo nelle chiese cattoliche, durante questa domenica, vengono distribuiti ai fedeli dei rametti di olivo benedetto (segno della passione di Cristo).
Gli ultimi giorni della Settimana Santa segnano la fine del tempo di Quaresima e l'inizio del Triduo Pasquale. Durante il Giovedì Santo, di mattina si svolge la Messa del Crisma, in cui il Vescovo consacra gli Olii Santi (Crisma, Olio dei Catecumeni ed Olio degli Infermi), i quali serviranno durante tutto il corso dell'anno rispettivamente per celebrare le cresime e i battesimi, ordinare i sacerdoti e celebrare il sacramento dell'Unzione degli Infermi; l'Ora Nona del Giovedì Santo conclude il tempo di Quaresima, ed il Triduo Pasquale inizia la sera del giovedì, con la Messa in Cena Domini; questa fa memoriale dell'Ultima Cena consumata da Gesù nella sua vita terrena, nella quale furono istituiti l'Eucarestia e il ministero sacerdotale, e fu consegnato ai discepoli il Comandamento dell'Amore (Gv 13,34). Durante questa Santa Messa si svolge la tradizionale lavanda dei piedi e vengono 'legate' le campane (le campane non possono suonare dal Gloria della messa del giovedì sera al Gloria della Veglia di Pasqua). In questo giorno è inoltre tradizione, non certificata dalla dottrina, compiere il cosiddetto giro "delle sette chiese", andando ad adorare i sepolcri allestiti in sette chiese vicine.
Il Venerdì Santo non si celebra l'Eucarestia: la liturgia è incentrata sull'adorazione della Croce e la Via Crucis.
Il Sabato Santo, unico giorno dell'anno in cui non si amministra la Comunione salvo come viatico, è incentrato sull'attesa della solenne Veglia di Pasqua che si celebra fra il tramonto del sabato e l'alba del Nuovo Giorno. Inoltre il Sabato Santo è l'unico giorno dell'anno senza alcuna liturgia, ed è perciò detto "aliturgico". Non soltanto non può essere somministrata la Comunione, ma non si celebra nemmeno la Messa, e, di solito, nelle chiese i tabernacoli sono spalancati, e privi del Santissimo, che viene conservato in sacrestia. Gli altari sono spogli, senza fiori e paramenti, e un senso di lutto pervade tutta l'area del tempio.
PROMEMORIA 23 marzo 1944 - intorno alle tre del pomeriggio esplode una bomba in Via Rasella a Roma
Seconda guerra mondiale: intorno alle tre del pomeriggio esplode una bomba in Via Rasella a Roma, uccidendo 33 soldati tedeschi in transito. Per rappresaglia il giorno dopo (vedi 24 marzo) le truppe tedesche compiranno l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
L'attacco di via Rasella avvenne a Roma il 23 marzo del 1944, nel corso della seconda guerra mondiale, per opera dei partigiani dei Gruppi di azione patriottica contro le truppe tedesche che occupavano la città-
Ordine di operazione [modifica]
I partigiani che eseguirono l'attacco facevano parte dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) che dipendevano dalla Giunta Militare, a sua volta dipendente dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), i cui responsabili erano: il socialista Sandro Pertini, il comunista Giorgio Amendola e Riccardo Bauer del Partito d'Azione. L'ordine di eseguire l'attacco fu dato dai responsabili della Giunta militare. Anni dopo sia Pertini che Bauer dichiararono di non essere a conoscenza della preparazione dell'imboscata e che l'ordine venne dato da Amendola senza che fossero stati avvertiti. Amendola confermò tutto e rivendicò alla sua persona la responsabilità di aver dato l'ordine operativo ai gappisti.
Circostanze degli eventi
La data scelta per l'attacco fu significativamente quella del 23 marzo 1944, venticinquesimo anniversario della fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento. Per l'occasione i fascisti - sotto la guida del segretario locale del Partito fascista repubblicano Giuseppe Pizzirani - avevano programmato una solenne commemorazione da tenersi presso il Teatro Adriano, in Piazza Cavour. L'adunata fu annullata per ordine del comandante militare tedesco della piazza di Roma, il tenente generale della Luftwaffe Kurt Maeltzer, timoroso del possibile scoppio di incidenti e deciso ad evitarli. Infatti, in seguito all'azione partigiana gappista in via Tomacelli del 10 marzo, dove fu attaccato un corteo di fascisti, il comando tedesco vietò ai repubblichini di svolgere manifestazioni pubbliche. L'attacco in via Rasella avrebbe dovuto svolgersi in concomitanza con un'altra azione da compiersi al Teatro Adriano, in occasione della suddetta manifestazione, ma in seguito allo spostamento di quest'ultima al chiuso presso il Ministero delle Corporazioni in via Veneto, l'azione stessa fu quindi annullata.
L'attacco
Già nei giorni precedenti il 23 marzo il Comando Centrale Garibaldino aveva notato il transito di una compagnia tedesca di SS che dopo essere entrata da Porta del Popolo provenendo dal Flaminio, imboccava via del Babuino dirigendosi verso via del Tritone. Qui, costeggiando l'imbocco del Traforo, entrava in via Rasella, e proseguendo, giungeva al Viminale (che era stato sede del Ministero dell'Interno e dal dicembre del 1943 era stato trasferito a Salò) dove era acquartierata.
Per alcuni giorni, quindi, furono studiati gli spostamenti di questi soldati, che percorrevano in tenuta di guerra le strade di Roma cantando, preceduti e seguiti da pattuglie motorizzate munite di mitragliatrice pesante.
Era l'11a compagnia del 3° battaglione dell'SS Polizei Regiment Bozen composta da 156 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa, volontari altoatesini arruolati a seguito dell'annessione alla Germania nazista del 1° ottobre 1943 delle province di Bolzano, Trento e Belluno (il cosiddetto "Alpenvorland") e che avevano scelto la polizia anziché l'esercito soprattutto per evitare il durissimo fronte russo e per avere un “soldo” più elevato. Altri reparti dello stesso reggimento (che come l'11a compagnia erano impiegati nella guerra anti-partigiana, nella caccia agli ebrei, agli antifascisti, ai renitenti alla leve militari e del lavoro, ecc.) compirono eccidi nel Bellunese, nella Valle del Biois, in Istria, ecc. e furono processati e condannati alla fine della guerra da tribunali militari Alleati.
Risultò quindi, in seguito ai diversi appostamenti, che tale compagnia percorreva quotidianamente lo stesso tratto di strada alla stessa ora (verso le due del pomeriggio) e che il punto migliore per attaccarla sarebbe stata appunto via Rasella, una strada in salita poco frequentata, scelta, oltre che per creare un imbottigliamento alla compagnia, anche per la scarsa presenza di botteghe e portoni, quindi per il rado transito di civili.
Per l'esecuzione dell'attacco furono impiegati i GAP centrali che già dal periodo successivo all'8 settembre 1943 avevano compiuto numerose azioni di guerriglia urbana nella zona del centro storico. Numerosi quindi furono i partigiani che avrebbero partecipato all'azione, dei quali uno di essi, travestito da spazzino, avrebbe dovuto innescare un ordigno nascosto all'interno di un carrettino della nettezza urbana, mentre gli altri, ad esplosione avvenuta, avrebbero dovuto attaccare con pistole e bombe a mano la compagnia.
Il compito di far brillare l'esplosivo fu affidato al partigiano Rosario Bentivegna (“Paolo”), studente in medicina, il quale il 23 marzo si avviò travestito da spazzino dal deposito gappista nei pressi del Colosseo verso via Rasella, con il carretto contenente l'ordigno. Dopo essersi appostato ed aver atteso circa due ore in più, rispetto alla consueta ora di transito della compagnia nella via, alle 15.52 accese con il fornello di una pipa la miccia, preparata per far avvenire l'esplosione dopo circa 50 secondi, tempo necessario ai tedeschi per percorrere il tratto di strada compreso tra un punto a valle usato per la segnalazione, ed il carretto, posizionato in alto davanti a Palazzo Tittoni.
Poco dopo l'esplosione due squadre dei GAP, una composta da sette uomini l'altra da sei, sotto il comando di Franco Calamandrei detto "Cola" e Carlo Salinari detto "Spartaco", lanciarono bombe a mano e fecero fuoco sui sopravvissuti all'esplosione.
Disposizione tattica dei partigiani
Quest'ultimo ha in seguito testimoniato che i partigiani erano disposti in questo modo: Bentivegna accanto al carretto, Carla Capponi (che aveva un impermeabile nascosto, da mettere addosso allo stesso Bentivegna per coprirne la divisa da spazzino, ed una pistola sotto i vestiti), in cima alla via; Fernando Vitagliano, Francesco Curreli, Raul Falcioni, Guglielmo Blasi ed altri, vicino al Traforo; nei pressi Silvio Serra; all'angolo di via del Boccaccio si trovava Franco Calamandrei. Alcuni altri gappisti erano sistemati per coprirne la fuga.
Modalità di azione
Calamandrei si tolse il copricapo (segnale per avvisare Bentivegna che i tedeschi si stavano avvicinando e che quindi doveva accendere la miccia ed allontanarsi velocemente). Immediatamente dopo l'esplosione gli altri partigiani raggiunsero Calamandrei per eseguire il lancio delle bombe a mano e colpire i militari con colpi di pistola. Nell'immediatezza dell'evento rimasero uccisi 32 tedeschi e 110 rimasero feriti. Dei feriti, uno morì poco dopo il ricovero, mentre era in corso la preparazione della rappresaglia, che fu dunque calcolata in base a 33 vittime germaniche. In seguito sarebbero deceduti altri 9 militari feriti, portando così a 42 il totale dei caduti (32 «quasi immediatamente e gli altri nei giorni seguenti»[1]). Tra i gappisti non vi furono perdite. Vi furono due vittime civili, un uomo e un bambino di dieci anni.
L'attacco di Via Rasella come legittimo atto di guerra
* Con sentenza del 20 luglio 1947, emessa contro Kappler e altri, il Tribunale militare di Roma escludeva la legittimità della rappresaglia effettuata dalle forze d'occupazione tedesche, negando però la natura di legittima azione di guerra dell'attacco, in quanto non commesso da "legittimi belligeranti". L'azione partigiana, infatti, sarebbe stata priva dei requisiti previsti dalla Convenzione dell'Aja del 18 ottobre 1907 per qualificare i civili come legittimi belligeranti, ossia l'organizzazione in corpi di volontari che portino apertamente le armi, siano sottoposti ad un comandante responsabile per i subordinati e dotati di segno distintivo fisso riconoscibile a distanza (una divisa). Il Tribunale Supremo Militare, decidendo sul ricorso presentato da Kappler contro la condanna, ribaltava però tale definizione, sostenendo la natura di legittimi belligeranti degli autori dell'attacco.
* Con la sentenza n. 3053 del 19 luglio 1957, le Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione, si pronunciarono in tema di risarcimento del danno richiesto dalle vittime civili dell'attacco di Via Rasella, stabilendo che la lotta partigiana è stata considerata dalla legislazione italiana quale legittima attività di guerra, con conseguente improponibilità dell'azione risarcitoria proposta.
* Con l'ordinanza del 16 aprile 1998, il Giudice delle indagini preliminari di Roma disponeva l'archiviazione del procedimento penale a carico di Rosario Bentivegna, Carla Capponi e Pasquale Balsamo, iniziato a seguito di una denuncia presentata da alcuni parenti delle vittime civili dell'attacco. Il Giudice escludeva la qualificazione dell'atto come legittima azione di guerra, ravvisando tutti gli estremi oggettivi e soggettivi del reato di strage, altresì rilevando tuttavia l'estinzione del reato a seguito dell'amnistia prevista dal decreto 5 aprile 1944 per tutti i reati commessi "per motivi di guerra". Decidendo con sentenza n.1560/99 sul ricorso presentato da Bentivegna, Balsamo e dalla Capponi, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ribadiva la natura di legittimo atto di guerra dell'attacco di Via Rasella, inquadrabile ai sensi del decreto legislativo luogotenenziale n. 194 del 1945, successivo all'amnistia, che ha escluso la natura di reato, inserendola tra gli atti di guerra ad ogni operazione compiuta dai patrioti per la necessità di lotta contro i tedeschi e i fascisti nel periodo dell'occupazione fascista. La legittimità dell'azione, per la Suprema Corte, deve essere pertanto valutata nel suo complesso, senza che sia possibile scinderne le conseguenze a carico dei militari tedeschi che ne costituivano l'obiettivo da quelle coinvolgenti i civili che ne rimasero vittima, in rapporto alla sua natura di "azione di guerra".
* Il 7 agosto 2007 la Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento inflitta dalla Corte d'appello di Milano al quotidiano Il Giornale per diffamazione ai danni di Rosario Bentivegna[2][3]. La Corte, partendo dalla qualificazione dell'attacco come legittimo atto di guerra rivolto a colpire esclusivamente i militari occupanti, ha ritenuto che alcune affermazioni contenute in articoli pubblicati dal quotidiano milanese nel 1996, per i Supremi Giudici tendenti a parificare le responsabilità degli esecutori dell'attacco di Via Rasella e dei comandi nazisti nella causazione della strage delle Fosse Ardeatine, erano gravemente lesive dell'onorabilità personale e politica del Bentivegna. Le affermazioni del Giornale furono:
o che il battaglione Bozen fosse costituito interamente da cittadini italiani, mentre per la Cassazione facendo parte dell'esercito tedesco, i suoi componenti erano sicuramente altoatesini che avevano optato per la cittadinanza germanica.
o che i componenti del Bozen fossero "vecchi militari disarmati", mentre per la Cassazione essi erano soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e pistole.
o che le vittime civili fossero sette, mentre per la Cassazione nessuno mette più in discussione che furono due.
o che dopo l'attacco erano stati affissi manifesti in cui si intimava ai responsabili dell'attacco di consegnarsi per evitare una rappresaglia ma, per la Corte l'asserzione trova puntuale smentita nel fatto che la rappresaglia delle Fosse Ardeatine era iniziata circa 21 ore dopo l'attentato, e soprattutto nella direttiva del Minculpop la quale disponeva che si tenesse nascosta la notizia di Via Rasella, che venne effettivamente data a rappresaglia già avvenuta.
22 marzo, 2008
Dalla Regione 24 milioni per la sicurezza stradale
Due delibere, approvate in Giunta su proposta di Bruno Astorre, assessore Lavori Pubblici e Politica della Casa, sono alla base di un provvedimento generale che tende a migliorare la sicurezza stradale attraverso finanziamenti regionali per un ammontare di quasi 24 milioni di euro, volti all’attuazione di 127 interventi di diversa natura sulle strade del Lazio.
In particolare si tratta di costruzione e ristrutturazione di strade provinciali e comunali e della realizzazione di opere relative alla costruzione, al completamento e rifacimento degli impianti di pubblica illuminazione: ben 91 opere in provincia di Roma, 26 in provincia di Frosinone, 17 in provincia di Viterbo, 15 in provincia di Rieti, 11 in provincia di Latina.
Le due deliberazioni, la prima indirizzata agli assetti stradali e la seconda all’illuminazione pubblica, valgono rispettivamente 14.989.008 euro e 8.930.520 euro. Nel primo caso, la cifra è suddivisa tra 33 grandi comuni e 37 piccoli comuni; nel secondo, tra 24 grandi comuni e 33 piccoli comuni.
“Esprimo soddisfazione per l’obiettivo conseguito – ha commentato Bruno Astorre - un traguardo possibile grazie al cospicuo lavoro degli uffici dell’Amministrazione e alla sensibilità dell’intera Giunta, con il pieno sostegno del presidente Piero Marrazzo.”
Asili nido comunali: gratis dal terzo figlio in poi, sconto del 30% per due figli
Dal prossimo anno scolastico l'iscrizione ad un asilo nido del Comune, dal terzo figlio in poi, sarà gratuita. E' la novità introdotta da una delibera proposta al Consiglio Comunale dalla precedente Giunta e approvata oggi dal commissario straordinario Morcone. L'esenzione si applicherà a tutte le famiglie con tre o più figli minorenni, anche se non frequentano tutti i nidi comunali.
Lo stesso provvedimento stabilisce poi che tutte le famiglie con due figli, contemporaneamente iscritti ad un asilo nido comunale, avranno da settembre una riduzione del 30% sul totale delle rette dovute, stabilito in base ai parametri ISEE.
"Ho inteso così proseguire l'azione di sostegno alle famiglie con più figli", ha detto Morcone. "In questo modo, ad esempio, una famiglia con tre figli piccoli, come nel caso di quelle con gemelli, riceve un concreto e sostanziale aiuto da parte dell'amministrazione comunale".
Sicurezza, entro giugno tele-sorveglianza e colonnine SOS in 25 stazioni
Venticinque stazioni e capolinea del trasporto pubblico cittadino saranno dotati, entro il 30 giugno, di impianti di tele-sorveglianza e colonnine per la richiesta di soccorso: il commissario straordinario Morcone ha disposto una variazione di bilancio che finanzia completamente il progetto, già approvato nei mesi scorsi dalla Giunta capitolina.
Gli interventi previsti: potenziamento dell'illuminazione pubblica, a cura di Acea con il XII Dipartimento del Comune; installazione di impianti di video-sorveglianza e di colonnine SOS, collegate alla sala operativa Atac (a cura della stessa Atac s.p.a.); riqualificazione e arredo urbano, a cura del Comune.
Le segnalazioni degli impianti di video-sorveglianza, collegati alla centrale Atac, verranno trasmesse anche alle Forze dell'Ordine, in base alle modalità stabilite nel protocollo d'intesa sulla sicurezza, siglato lo scorso febbraio con la Prefettura di Roma.
Costo complessivo dell'intervento, 5,4 milioni di euro. Questi i 25 "siti prioritari" dove verranno realizzati i lavori:
Tiburtina (Municipio III) - stazione metro, ferroviaria e parcheggio
Saxa Rubra (Municipio XX)- stazione Roma-Viterbo e parcheggi
Nomentana (Municipio IV) – stazione ferroviaria e parcheggio
Colosseo (Municipio I) – metro linea B
Trastevere (Municipio XVI) – stazione ferroviaria
Cipro (Municipio XVII) – metro linea A e parcheggio
Mattia Battistini (Municipio XVIII) – parcheggio
Tor di Valle (Municipio XII) – ferrovia Roma-Lido
Tuscolana (Municipio IX) – stazione ferroviaria
Labaro (Municipio XX) – linea Roma-Viterbo
Quattro Venti (Municipio XVI) – stazione ferroviaria
Muratella (Municipio XV) – stazione ferroviaria
Grotta Celoni (Municipio VIII) – linea Roma-Pantano
Acqua Acetosa (Municpio II) – linea Roma-Viterbo
PROMEMORIA 22 marzo # 1963 - Viene pubblicato Please Please Me, primo album dei Beatles
Viene pubblicato Please Please Me, primo album dei Beatles.
I Beatles sono stati un gruppo musicale britannico, originario di Liverpool e in attività dal 1962 al 1970. Hanno segnato un'epoca non solo nella musica ma anche nel costume, nella moda e nella moderna pop art.
Considerati uno dei maggiori fenomeni della musica contemporanea, a distanza di vari decenni dal loro scioglimento ufficiale - e dopo la morte di due dei quattro componenti - i Beatles contano ancora su un vasto seguito. I loro lavori sono regolarmente commercializzati in versione digitale, ed arricchiti dal recupero di materiale inedito. Secondo la EMI, la casa discografica che tra il 1986 e il 1987 ne ha recuperato i diritti, le riedizioni dei loro dischi hanno venduto oltre un miliardo di copie.
Per la rivista Rolling Stone, i Beatles rappresentano il gruppo musicale più importante ed influente del XX secolo.
Numerosi sono i loro fan club, esistenti in ogni parte del mondo. Inoltre, l'aura - per molti versi non sempre codificabile secondo canoni comuni - che circonda lo sviluppo del loro successo a livello mediatico, e lo straordinario esito artistico raggiunto come musicisti rock, sono tuttora oggetto di studio da parte di persone appassionate o estranee al mondo della musica.
è il titolo del primo album dei Beatles, pubblicato all'inizio della primavera del 1963 grazie al lavoro del produttore George Martin. Fino a quel momento, i quattro di Liverpool avevano pubblicato solamente due singoli (Love Me Do nell'ottobre 1962 e Please Please Me nel gennaio 1963); il primo riscosse un discreto successo, mentre il secondo fu la prima canzone dei Beatles a raggiungere la prima posizione nelle classifiche di vendita del Regno Unito, come lo stesso Martin aveva previsto.
Una cosa sorprendente è il fatto che l'album venne registrato in sole quindici ore di lavoro l'11 febbraio 1963, ad eccezione dei singoli che erano stati incisi nell'autunno precedente.
In Italia l'album uscì nel novembre 1963, ma con titolo e copertina diversi: era infatti chiamato semplicemente I Beatles, pur se le canzoni contenute erano le stesse della versione britannica, e l'etichetta era invece Parlophon. Questo nome diverso per la stessa casa discografica è stato dovuto forse ad un errore di trascrizione del nome in Italia avvenuto vari anni prima, visto che la Parlophon era già una etichetta presente sui dischi 78 giri. Per la cronaca, il 33 giri uscì con tre etichette di colore diverso, corrispondenti alle diverse ristampe, la prima (oggi molto preziosa) in rosso indaco, poi rossa, quindi nera. Nel 1970 il disco fu ristampato ma con etichetta Parlophone nera. Solo a fine 1976 abbiamo avuto anche in Italia il 33 giri con titolo e copertina uguali all'emissione britannica, con etichetta EMI-Parlohpone celeste.
All'epoca i 33 giri avevano in genere 12 canzoni, 6 per parte. I Beatles, per la delizia dei loro fans di tutto il mondo, pubblicarono un disco con ben 14 canzoni, sette per parte. Il disco contiene sia canzoni già pubblicate su 45 giri che canzoni pubblicate qui per la prima volta, e questa fu una novità per i tempi, quando i 33 non erano altro che raccolte di canzoni già pubblicate su 45 giri. Inoltre non tutte le canzoni hanno come autori Lennon-McCartney, ma sono cover di altri autori. - Anna (Go To Him) è una canzone scritta da Arthur Alexander e che si può trovare nella versione originale interpretata dal suo autore. - Chains è stata scritta da Goffin e King. - Ci sono poi due canzoni delle Shirelles. Le Shirelles erano un quartetto vocale femminile americano che piaceva molto a John Lennon e che hanno inciso numerosi pezzi davvero notevoli. La prima è Boys, scritta da Luter Dixon e da Farrel. L'altra è Baby It's You, scritta da Burt Bacharach. - A Taste Of Honey è stata scritta da Scott e Marlow. - Quindi Twist And Shout, scritta da Medley e Russell e portata al successo dagli Isley Brothers.
Si segnala che Love Me Do ha avuto in realtà due versioni. Quella su LP vede come batterista Andy White, in quanto il produttore dei Beatles George Martin non aveva ancora piena fiducia in Ringo Starr (parliamo del 1962), mentre la prima versione del 45 giri britannico vede proprio Ringo Starr. Comunque, quest'ultima versione possiamo sentirla sui recenti CD antologici pubblicati.
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