17 novembre, 2010
PROMEMORIA 17 novembre 1941 - Seconda guerra mondiale: Attacco a Pearl Harbor
Seconda guerra mondiale: Attacco a Pearl Harbor
L'attacco di Pearl Harbor (nella terminologia della Marina Imperiale giapponese, Operazione Hawaii o Operazione Z) fu un'operazione aeronavale che ebbe luogo il 7 dicembre 1941, quando forze aereo-navali giapponesi attaccarono la base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. L'attacco, portato senza una preventiva dichiarazione di guerra da parte giapponese, che fu formalizzata soltanto ad attacco iniziato, causò l'intervento statunitense nella seconda guerra mondiale.
L'attacco fu concepito e guidato dall'ammiraglio Isoroku Yamamoto (il quale al momento dell'attacco si trovava nella baia di Hiroshima a bordo della corazzata Nagato),che sperava di distruggere la flotta americana nel Pacifico. L'operazione fu un successo, limitato solo dal mancato affondamento delle portaerei, poiché in poco più di un'ora i 350 aerei partiti dalle portaerei giapponesi affondarono 4 delle 8 corazzate americane, mentre le altre furono fatte arenare o subirono gravi danni; solo le portaerei si salvarono trovandosi in navigazione lontano dalla loro base. Questa vittoria permise al Giappone di ottenere momentaneamente il controllo del Pacifico e spianò la strada ai successivi trionfi nipponici prima che gli USA riuscissero ad armare una flotta in grado di tenere testa a quella giapponese.
Il piano di attacco
Per ridurre fortemente le probabilità di intercettazione da parte di imbarcazioni mercantili e/o ricognitori aerei, l'ammiraglio Yamamoto scelse una rotta più lunga di quella che ci si sarebbe aspettati: anziché la rotta più breve, attraverso le isole Midway, od una più meridionale, che passava a nord dell'arcipelago delle isole Marianne e quindi sopra le isole Marshall, decise di far risalire verso nord la flotta attaccante dal Giappone fino alle isole Curili per poi piegare verso sud-est e giungere sull'obbiettivo da nord, dopo aver aggirato da settentrione le Midway. Per punto di raccolta della flotta di attacco aeronavale, e di partenza per la destinazione, fu scelta la baia di Hitokappu (Tankan Bay), situata di fronte all'isola di Iturup, nelle Curili del Sud. La scelta era dovuta al fatto che l'isola era poco abitata e le condizioni atmosferiche erano spesso tali da celare alla vista da terra anche un raggruppamento così imponente di navi come la flotta di attacco. Inoltre la zona era poco frequentata da naviglio commerciale.
Insieme a questa operazione Yamamoto organizzò la contemporanea conquista della basi americane, poco difese, poste sull' atollo di Wake[15] e sull'isola di Guam, la più grande delle isole Marianne.[16] La conquista di queste basi, oltre all'attacco a Pearl Harbor, aveva lo scopo di tenere lontane le forze americane dal teatro di operazioni di conquista del Giappone nell'Estremo Oriente, ove i giapponesi contavano di occupare, fra l'altro e come di fatto faranno, le Filippine, il Borneo e Singapore.
La partenza e gli obiettivi
Le due forze si riunirono nella baia di Hittokappu, di fronte all'isola di Iturup, nelle Curili del Sud il 22 novembre 1941 e da lì partirono alle ore 6.00 del 26 novembre 1941 con destinazione Pearl Harbor. Gli obiettivi dell'attacco erano innanzitutto le portaerei americane, considerate dai giapponesi le forze più temibili in probabili interferenze ostili degli Stati Uniti nelle operazioni di conquista giapponese dell'Estremo Oriente (i giapponesi contavano di trovarne da 3 a 6 ancorate a Pearl Harbour,) poi le corazzate, quindi i depositi di carburante ed i principali aeroporti dell'arcipelago con i relativi hangar e gli aerei ivi parcheggiati.
Nel frattempo i diplomatici giapponesi stavano conducendo un'ultima trattativa con quelli americani per ottenere la cancellazione dell'embargo, il ripristino della disponibilità dei beni giapponesi "congelati" ed altre concessioni. L'attacco non era quindi un evento scontato alla partenza della flotta: due fattori considerati primari avrebbero potuto far rientrare l'armata aeronavale prima della battaglia, il primo "tecnico" ed il secondo "politico":
avvistamento da parte americana della flotta nemica prima del 6 dicembre[22]
conclusione positiva (per i giapponesi) delle trattative in extremis con il governo americano
Questa seconda condizione aveva un significato particolare. Il Giappone si era creato una dubbia fama nel mondo politico internazionale quando, all'inizio della guerra russo-nipponica (1904 – 1905), la marina giapponese l'8 febbraio 1904 silurò a Port Arthur due navi russe senza che fosse ancora stata dichiarata la guerra.[23]
Le disposizioni al comando della Forza di attacco erano di attendere il "via libera" che sarebbe stato comunicato nel caso (probabile) in cui le trattative con gli americani non si fossero concluse positivamente. Il tutto era calcolato in modo che, nel caso di attacco, i primi aerei giapponesi sarebbero giunti sull'obiettivo mezz'ora dopo che l'ambasciatore giapponese a Washington avesse consegnato al Segretario di Stato americano Cordell Hull la dichiarazione di guerra. Ciò, se da una parte salvaguardava l'immagine giapponese di fronte al mondo, giacché l'attacco sarebbe iniziato a stato di guerra formalmente dichiarato, dall'altra permetteva ai giapponesi di usufruire largamente del fattore sorpresa, dato che l'esiguo tempo a disposizione degl'ignari americani di Pearl Harbor non sarebbe stato sufficiente a consentire loro di preparare una difesa adeguata.
Paradossalmente la via per le Hawaii era libera: nella terza decade di novembre, sulla base di informazioni ricevute dall'ambasciatore americano a Tokyo, Joseph Grew, oltre alle segnalazioni di altre fonti che facevano presumere imminente una guerra con il Giappone, la Marina statunitense dichiarò il settore dell'Oceano Pacifico Settentrionale "mare libero" invitando tutte le navi americane e quelle alleate ad evitare le rotte che attraversavano quell'area.[24] Ciò rendeva più agevole il compito al viceammiraglio giapponese Nagumo, per altro ignaro del provvedimento americano, poiché l'assenza di naviglio civile sulla rotta prevista riduceva ulteriormente le possibilità di un indesiderato avvistamento della sua formazione da parte di occhi indiscreti.
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