14 luglio, 2012
PROMEMORIA 14 luglio 1970 – La città di Reggio Calabria insorge: sorgono le prime barricate e avvengono i primi scontri. Fatti di Reggio e Cronologia dei Fatti di Reggio.
La città di Reggio Calabria insorge: sorgono le prime barricate e avvengono i primi scontri. Fatti di Reggio e Cronologia dei Fatti di Reggio.
Inizialmente il malcontento popolare fu trasversale a livello politico (ad esclusione del Partito Comunista Italiano, subito dissociatosi), ma in una seconda fase i movimenti di destra, ed in particolare il Movimento Sociale Italiano, assunsero un ruolo di primo piano. Il sindacalista della CISNAL Ciccio Franco, esponente missino, rilanciò il motto «boia chi molla!» di dannunziana memoria e ne fece uno slogan per cavalcare la tigre della protesta dei reggini per opporsi alla scelta di Catanzaro come capoluogo, indirizzandola in senso antisistemico e neofascista. Il 13 luglio fu proclamato lo sciopero che ebbe scarsa adesione a seguito della improvvisa defezione della CGIL che dichiarò la propria "indisponibilità per battaglie di tipo campanilistico". Al contempo prendono le distanze dai manifestanti anche il PCI e il PSI. Il giorno seguente fu proclamato un nuovo sciopero cui partecipò circa un migliaio di persone che percorse corso Garibaldi fino a piazza Italia dove il sindaco Pietro Battaglia, affiancato dal consigliere provinciale del MSI Fortunato Aloi, tenne un comizio.[3] In serata furono occupate la stazione ferroviaria di Reggio e di Villa san Giovanni finché non furono sgombrate da un duro intervento delle forze dell'ordine che arrestarono numerosi manifestanti. Si contarono circa quaranta feriti.
Il 15 luglio furono assaltate dai manifestanti le sedi del PCI e del PSI, partiti che si erano sfilati dalla protesta. Nel reprimere la protesta la polizia il 18 luglio, durante una carica, uccise il ferroviere Bruno Labate iscritto alla CGIL. Il 17 luglio ancora incidenti e lo studente diciassettenne Antonio Coppola viene ricoverato in ospedale in coma e il 18, in occasione dei funerali del ferroviere Bruno Labate la polizia presidiò il corteo imbracciando i mitra.[5] La rivolta, del resto, assunse subito caratteri violenti, collegandola addirittura il 22 luglio 1970 alla strage di Gioia Tauro dove una bomba fece deragliare il "Treno del Sole", Palermo-Torino, provocando sei morti e cinquantaquattro feriti. Il 29 luglio come reazione ad un vertice del centrosinistra, tenutosi a Roma, in cui si parla per Reggio solo di sviluppo industriale, nuovo sciopero generale.
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