27 luglio, 2012
PROMEMORIA 27 luglio 1929 – Debutto per il primo romanzo di Alberto Moravia, Gli indifferenti
Debutto per il primo romanzo di Alberto Moravia, Gli indifferenti
Gli indifferenti è il romanzo d'esordio dello scrittore romano Alberto Moravia (1907-1990).
Lo scrittore iniziò a scrivere il libro a Bressanone, dove si era recato per la convalescenza dalla sua malattia alle ossa.
Dal romanzo fu tratto un omonimo film nel 1964
« Essendo nato e facendo parte di una società borghese ed essendo allora borghese io stesso, ‘Gli indifferenti’ furono tutt’al più un modo per farmi rendere conto di questa mia condizione. […] Che poi sia risultato un libro antiborghese è tutta un’altra faccenda. La colpa o il merito è soprattutto della borghesia »
Trama [modifica]
I due fratelli Carla e Michele Ardengo sono due giovani incapaci di provare veri sentimenti e risultano essere in preda alla noia e all'indifferenza. Nel giorno del ventiquattresimo compleanno di Carla, dopo il pranzo, Leo (l'amante della madre), tenta di proposito di farla ubriacare e cerca di approfittare di lei. Il tentativo però fallisce, perché Carla, troppo ubriaca, sta male e vomita. Mariagrazia intanto, visto che l'amante la trascura, è convinta che egli abbia un'altra donna e pensa che questa sia proprio la sua amica Lisa. Lisa è invece invaghita di Michele, che come la sorella è un debole e che, pur insofferente della situazione che lo circonda, non è capace di reagire. Egli si accorge dell'attrazione che Lisa prova per lui e si lascia passivamente corteggiare senza dare segni di coinvolgimento sentimentale.
Lisa intanto tenta di svegliare Michele dal suo torpore morale e lo informa della relazione fra Carla e Leo. Chiamato però in causa Michele pare deciso ad affrontare Leo per vendicare l'onore familiare e, comprata un'arma, cerca di sparargli ma ne esce umiliato e perdente perché ha dimenticato di caricarla.
Nel frattempo Michele si rende conto che Leo sta approfittando della situazione per impossessarsi della villa di famiglia, di grande valore. Per evitare che la villa sia venduta, Leo, timoroso di vanificare quanto ha fatto, chiede a Carla, davanti al fratello di poterla sposare anche se ella lo disprezza e non lo ama. Carla, attirata dall'idea di una nuova vita, diversa da quella noiosa di prima, accetta con freddezza una squallida e tranquilla vita borghese che le assicuri il benessere rinunciando alla passione. Il romanzo ci lascia con un finale sospeso, con Carla e Mariagrazia che si recano ad un ballo in maschera, ma la figlia non dice alla madre del matrimonio.
Analisi dell'opera
Contenuto
Nel romanzo Moravia riesce a rendere con perfetto realismo le meschinità e le ipocrisie di una società, come quella della borghesia, inautentica, convenzionale, sdoppiata falsamente da ciò che ciascuno pensa e da ciò che viene detto in un clima di costante menzogna. I due giovani fratelli soffrono, ma si adattano passivamente mentre Leo, personaggio immune da qualsiasi ripensamento, è solamente disposto, con ogni mezzo, a raggiungere i suoi scopi. Egli rispecchia, nella descrizione che ne fa Moravia, la sgradevolezza anche nei tratti fisici: coperto da precoce calvizie, rosso in volto, volgare e in preda spesso alla libidine.
Forma e linguaggio
Sul piano formale il romanzo fornisce un esempio di prosa sagace, precisa, aderente alle cose, realistica in aperto contrasto con quella dominante in quel periodo e nel precedente. Un certo alone di scandalo, per la scabrosità della vicenda non fu estraneo al successo del romanzo, ma ciò che disturbò maggiormente la classe dirigente fu la sincerità con cui Moravia era riuscito a denunciare la vacuità morale della Borghesia degli anni '20 e '30: essa, infatti, incapace di ricercare una nuova ed autonoma via morale, finì per far propri i principi del Fascismo (Dio, Patria, Famiglia), che a loro volta avevano le proprie radici nella borghesia patriottica della prima metà dell'800, con esiti, come si evince nel libro, a dir poco grotteschi.
Il romanzo venne concepito da Moravia come una grottesca tragedia. Esso è diviso in sedici capitoli scritti con un linguaggio essenziale, quasi scarno, tutto proteso ad evidenziare l'ambiente entro il quale si muovono i personaggi e a rendere in modo chiaro i pensieri che attraversano loro la mente.
I personaggi
I personaggi, che rappresentano il dramma di una intera generazione, sono tutti inetti, incapaci di accostarsi alla vita e di provare sincere passioni e molto vicini ai personaggi sveviani e pirandelliani.
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