23 giugno, 2010
PROMEMORIA 23 giugno 1969 - Esce il primo numero del quotidiano il Manifesto
Esce il primo numero del quotidiano il Manifesto
Il Manifesto è un quotidiano di indirizzo comunista fondato nel 1969.
Non è un quotidiano di partito, non avendo aderito a nessun partito o gruppo politico organizzato. Appartiene a una cooperativa di giornalisti e dà un notevole contributo alla riflessione politica della sinistra italiana.
Dal 6 giugno 2008 è stata rinnovata la grafica che conserva ugualmente le particolari "prime pagine", caratteristiche di questo quotidiano.
Unicità nella gestione e nel trattamento economico
Gestito da un collettivo di giornalisti si trova a non avere una proprietà davvero distinta dalla redazione, con giornalisti che sono editori di se stessi.
Tutti i lavoratori sono soci della cooperativa, compresi i tecnici addetti alla stampa, e hanno lo stesso stipendio. Per questo spesso non partecipa agli scioperi dei giornalisti contro gli editori, andando comunque in edicola, ma ospitando alcune pagine con le ragioni degli scioperanti.
Storia
Le origini
Nasce in origine come rivista politica mensile, diretta da Lucio Magri e da Rossana Rossanda. Alla redazione del primo numero, uscito il 23 giugno 1969 con una tiratura di 75.000 copie per le Edizioni Dedalo, partecipano Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi.
Il periodico nasce dalla componente più "a sinistra" del Partito Comunista Italiano (PCI) che con Pietro Ingrao aveva sostenuto nel corso dell'XI congresso alcune battaglie per la democrazia interna al partito e sollevato la questione del "modello di sviluppo" in contrapposizione alla componente più "moderata" del partito, capeggiata da Giorgio Amendola.
L'idea di dare vita a una pubblicazione autonoma risale all'estate del 1968, ma viene congelata in vista del XII congresso del PCI, dove, peraltro, Pintor, Natoli e Rossanda non avevano votato in comitato centrale le tesi.
La rivista assume posizioni in contrasto con la linea maggioritaria del partito (in particolar modo rispetto all'invasione Sovietica in Cecoslovacchia, con l'editoriale uscito nel secondo numero intitolato "Praga è sola") che ne chiede la sospensione delle pubblicazioni. Il Comitato centrale del PCI del 24 novembre 1969 delibera la radiazione per Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli con l'accusa di "frazionismo". Successivamente viene adottato un provvedimento amministrativo per Lucio Magri e non vengono rinnovate le iscrizioni per Massimo Caprara (dal 1944, per 20 anni, segretario personale di Togliatti), Valentino Parlato e Luciana Castellina.
La fondazione
«Il Manifesto» si costituisce, quindi, come formazione politica con una piccola rappresentanza parlamentare (Natoli, Pintor, Rossanda al quale si aggiungono Massimo Caprara e Liberato Bronzuto). Nel settembre del 1970 (la tiratura sarà di 60.000 copie) vengono proposte le tesi per il comunismo nelle quali viene avanzata una piattaforma politica per l'unità della sinistra rivoluzionaria e si caldeggia la costituzione di una forza politica. Si intensificano, inoltre, le relazioni con Potere operaio con il quale la formazione de «Il Manifesto» tiene un congresso nel febbraio 1971: si dovrebbe sancire l'unificazione tra le due forze, ma si chiude invece con una rottura.
Con la trasformazione in quotidiano (avvenuta il 28 aprile 1971), «Il Manifesto» si costituisce anche come struttura politica alle elezioni del 1972, presentando una propria lista alla Camera e invitando a votare il PCI al Senato.
Nel 1974 si unifica con il Partito di Unità Proletaria (PdUP), fondando il Partito di Unità Proletaria per il comunismo. Già nel gennaio 1977, però, la componente ex-PdUP esce dal partito, essendo gli ex-"Manifesto" più orientati verso il PCI che non verso altri progetti politici (come la costituente di Democrazia Proletaria). Coloro che provengono dal gruppo de «Il Manifesto» mantengono comunque il nome "PdUP per il comunismo", assorbendo poi la minoranza di Avanguardia Operaia e soprattutto i militanti del vecchio "Movimento Studentesco" del dopo 1968, chiamato allora Movimento Lavoratori per il Socialismo.
Nel 1983 il PdUP per il comunismo si presenta alle elezioni con il PCI, nel quale confluisce nel 1984. Anche se i principali fondatori del giornale si allontanano col tempo dalla vita politica, «Il Manifesto» resta comunque un progetto editoriale interessante, proprio per la sua contaminazione e attenzione alla politica.
La crisi, la ripresa e di nuovo la crisi
Verso la prima metà del 2006 la crisi economica che da tempo investe la testata, giunta ormai al 35° anno di pubblicazione, si fa sempre più grave e rischia di far chiudere il giornale, che attraverso il suo sito chiede ai lettori di sostenere il quotidiano tramite sottoscrizioni, e di pagare 5 euro l'edizione del giovedì; l'iniziativa consente di raccogliere oltre 1.700.000€. Da segnalare anche la donazione di Loredana Bertè, per la cifra di 20.000€ versati al giornale.
Il quotidiano negli ultimi mesi del 2008 attraversa poi un'ennesima crisi[2].
I direttori
Dal 28 aprile 1971 al 19 settembre 1975: Luigi Pintor;
Dal 19 settembre 1975 al 18 febbraio 1976: Valentino Parlato;
Dal 18 febbraio 1976 al 3 luglio 1976: Luigi Pintor, Luciana Castellina, Pino Ferraris, Vittorio Foa, Valentino Parlato e Rossana Rossanda;
Dal 3 luglio 1976 al 2 marzo 1978: Luciana Castellina, Valentino Parlato e Rossana Rossanda;
Dal 2 marzo 1978 al novembre 1985: Valentino Parlato;
Dal novembre 1985 al novembre 1986: Rina Gagliardi e Mauro Paissan;
Dal gennaio 1988 al luglio 1990: Valentino Parlato;
Dal luglio 1990 al novembre 1991: Sandro Medici;
Dal novembre 1991 a ottobre 1995: Luigi Pintor;
Dal ottobre 1995 al marzo 1998: Valentino Parlato;
Dal marzo 1998 al dicembre 2003: Riccardo Barenghi e Roberta Carlini (vicedirettore);
Dal dicembre 2003 al giugno 2009: Mariuccia Ciotta e Gabriele Polo;
Dal giugno 2009 al 4 maggio 2010: Valentino Parlato;
Dal 4 maggio 2010: Norma Rangeri[1]; Angelo Mastrandrea (vicedirettore)
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