29 giugno, 2010
PROMEMORIA 29 giugno 1944 - Eccidio di 244 civili a Civitella in Val di Chiana (AR), operato dalle truppe tedesche ivi stanziate
Eccidio di 244 civili a Civitella in Val di Chiana (AR), operato dalle truppe tedesche ivi stanziate.
L'eccidio di Civitella
La conformazione montuosa e la presenza di boschi nel territorio circostante il centro abitato di Civitella avevano contribuito, all'indomani dell'occupazione tedesca dell'Italia, alla nascita di diversi gruppi partigiani. In Civitella si era di conseguenza installato un comando tedesco, la divisione "Hermann Göring", agli ordini del generale Wilhelm Schmalz, la quale ripetutamente venne a trovarsi in scontri a fuoco con i partigiani.
Il 18 giugno 1944 quattro giovani soldati tedeschi entrarono nel circolo ricreativo di Civitella per bere un bicchiere di vino, rifocillandosi così dal caldo dell'incombente estate. Tra gli avventori del locale vi erano tuttavia alcuni partigiani che, notati i militi della Wehrmacht, imbracciarono i fucili, sparando contro di essi. Dallo scontro a fuoco che ne nacque furono i tedeschi ad avere la peggio: due soldati morirono subito, mentre un terzo spirò poche ore dopo, a causa delle gravi ferite riportate.
Immediatamente il comando tedesco impose alla popolazione locale di fare i nomi dei colpevoli. Gli occupanti lanciarono un ultimatum di 24 ore, trascorse inutilmente le quali sarebbe stata operata una rappresaglia tra i civili per vendicare i 3 soldati morti. Contemporaneamente i tedeschi avviarono perquisizioni nelle case di Civitella e delle due frazioni più vicine, Cornia e San Pancrazio (quest'ultima nel comune di Bucine), ritenute ospitanti diversi partigiani in quanto circondate dai boschi e non facilmente raggiungibili. Nessun civile osò collaborare con i tedeschi e, anzi, furono in molti a lasciare le case, temendo la rappresaglia.
Il 19 giugno l'ultimatum era scaduto, ma a sorpresa i tedeschi non fecero nulla. Il generale Schmalz assicurò che non sarebbe stata operata alcuna rappresaglia, facendo intendere che i numerosi partigiani caduti negli scontri con i tedeschi erano stati ritenuti sufficienti a vendicare i 3 militi uccisi il giorno prima. Come solo in seguito si potrà ricostruire, quella dei tedeschi era in realtà una trappola. Furono infatti lasciati trascorrere giorni tranquilli, durante i quali molti civitellini fecero ritorno nelle proprie case.
Ma il 29 giugno la tragedia si consumò. Al mattino, per la festa dei SS. Pietro e Paolo, il paese era pieno di persone. Molti non si erano recati nelle campagne o nei boschi per lavorare, restando così a casa o andando a Messa. La Chiesa di Santa Maria Assunta, a Civitella, era piena di fedeli, giunti anche dalle altre frazioni del comune.
Improvvisamente dal comando tedesco partirono 3 squadroni: uno destinato a Cornia, l'altro a San Pancrazio e un terzo, il più grande, si riversò nel centro di Civitella. I tedeschi irruppero nelle case, aprendo il fuoco sugli abitanti a prescindere dal sesso o dall'età. L'episodio più truce si consumò nella chiesa, mentre si stava celebrando la Messa. Entrati nell'edificio sacro, i tedeschi divisero i fedeli in piccoli gruppi. Quindi, indossati grembiuli mimetici in gomma per non sporcarsi di sangue, li freddarono con dei colpi alla nuca. Eroico fu il gesto del sacerdote, don Alcide Lazzeri: costui, in quanto religioso, sarebbe stato risparmiato dai tedeschi, ma scelse di condividere la sorte degli sfortunati parrocchiani.
Compiuta la strage, i tedeschi incendiarono le case di Civitella, provocando così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi abitanti riuscirono a salvarsi dal massacro. L'orrore di quel giorno fu percepito anche nelle campagne circostanti, specie nelle frazioni a valle: qui, nonostante la distanza, furono ben udite le grida disperate e ben visto il fumo delle case in fiamme.
Alla fine si contarono 244 morti: 115 a Civitella, 58 a Cornia e 71 a San Pancrazio.
Ai martiri di Civitella è stata intitolata la via principale del centro abitato. Il Comune fu insignito, nel 1963, della medaglia d'oro al valor civile.
Il gruppo de La casa del vento nel 2004 ha composto una canzone riguardo la strage di Civitella intitolata "Renzino", che è all'interno dell'album "Sessant'anni di resistenza".
Il 21 ottobre 2008 i giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno condannato il governo tedesco a risarcire i danni a nove familiari delle vittime dell'eccidio, stabilendo un milione di euro come risarcimento.
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