09 aprile, 2010

PROMEMORIA 9 aprile 1975 - Los Angeles: Federico Fellini vince il suo quarto Oscar con il film Amarcord


Los Angeles: Federico Fellini vince il suo quarto Oscar con il film Amarcord.
Federico Fellini (Rimini, 20 gennaio 1920 – Roma, 31 ottobre 1993) è stato un celebre regista e sceneggiatore italiano.
È considerato universalmente come uno dei maggiori protagonisti della storia del cinema mondiale. La sua attività di cineasta, spesso intensamente autobiografica, fu premiata nel 1993 - pochi mesi prima della morte - con un Oscar alla carriera.
Nell'arco di quasi quarant'anni - da Lo sceicco bianco del 1952 a La voce della luna del 1990 - Fellini ha "ritratto" in decine di lungometraggi una piccola folla di personaggi memorabili. Definiva se stesso "un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo". Ha lasciato opere indimenticabili, graffianti, ricche di satira ma anche velate di una sottile malinconia. I titoli di tre dei suoi più celebri film, La strada, La dolce vita, e Amarcord - sono diventati dei topoi citati, in lingua originale, in tutto il mondo.

Amarcord ed altri successi

In Giulietta degli spiriti, ancora con la Masina (1965), Fellini adotta per la prima volta il colore, in funzione espressionistica. Il film successivo, Il Viaggio di G. Mastorna, già in cantiere, non viene realizzato. Fellini, quarantacinquenne, deve pagare pesanti penali. Si riprende prontamente alla fine del decennio. La fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta sono anni di intenso lavoro creativo. Tornato sul set, dopo aver rinnovato completamente la squadra tecnica e artistica intorno a sé, gira nel 1968 un episodio del film Tre passi nel delirio, l'anno seguente realizza un documentario per la televisione (Block-notes di un regista), cui segue il film Fellini Satyricon (1969). È di nuovo grande successo, i problemi degli anni precedenti sono definitivamente alle spalle.
La produzione successiva di Fellini segue ancora un ritmo ternario: I clowns (girato per la TV, 1970), Roma (1972) e Amarcord (1973) tutti incentrati sul tema della memoria. L'autore cerca le origini della propria poetica esplorando le tre città dell'anima: il Circo, la Capitale e Rimini [9]. Il film conclusivo della terna, Amarcord («mi ricordo» in dialetto romagnolo) vince l'Oscar, il quarto per il regista riminese.
Dopo Casanova del 1976, considerato da molti come il momento più alto del talento visionario di Fellini regista, sarà il turno di Prova d'orchestra (1979) e La città delle donne (del 1980); l'ultimo decennio di attività di Fellini sarà arricchito dagli ultimi capolavori: E la nave va (1983), Ginger e Fred (1985), Intervista (1987), e il lavoro dell'addio La voce della luna (1990), da Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni.
Nel 1993 ricevette dall'Accademia delle arti e scienze cinematografiche americana il suo ultimo Oscar, il più importante, alla carriera. Fellini morì lo stesso anno presso il Policlinico Umberto I di Roma, dove era ricoverato per un tumore ai polmoni, a causa di un banale incidente: soffocamento per un pezzetto di mozzarella che ostruì la trachea e che gli causò danni irreparabili al cervello [10].
Le sue spoglie riposano accanto alla moglie Giulietta Masina e a quelle del figlio Federichino, morto poco dopo la nascita, nel cimitero di Rimini: sovrasta il luogo dell'inumazione una scultura di Arnaldo Pomodoro dal titolo Le Vele, ispirata al film E la nave va.

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