31 maggio, 2010
Cinema&Storia: nelle scuole la storia d’Italia con il grande cinema d'autore
Cinema&Storia: nelle scuole la storia d’Italia con il grande cinema d'autore
Le immagini di un film per far conoscere quella che è stata la Seconda guerra mondiale. Da ‘Napoletani a Milano’ di Eduardo De Filippo a ‘I magliari’ di Dino Rosi, da ‘Tutti a casa’ di Comencini a ‘La lunga notte del '43’ di Vancini, da ‘Io la conoscevo bene’ di Pietrangeli a ‘I pugni in tasca’ di Bellocchio e ‘Un borghese piccolo piccolo’ di Monicelli: sette le pellicole, patrimonio del nostro cinema, che hanno permesso a 1.800 studenti di 30 scuole di Roma e provincia di apprendere la nostra storia contemporanea e poi di lavorarci su, elaborando scritti e audiovisivi.
I migliori sono stati premiati a Palazzo Valentini, tappa conclusiva della prima edizione di ‘Cinema&Storia/100+1. Cento film e un paese, l'Italia’, l'iniziativa promossa dalla Provincia di Roma con Cinecittà Luce.
"Cinema e storia - ha detto il presidente dalla Provincia di Roma, Nicola Zingaretti - è la prima iniziativa in Italia di incontro tra il grande cinema italiano, la storia e la scuola. Abbiamo fatto vedere ai ragazzi film che altrimenti forse non avrebbero mai visto cercando di stimolare la loro creatività ed il loro spirito critico. E' andata benissimo e contiamo di replicarla anche il prossimo anno".
Presenti alla manifestazione conclusiva personalità del mondo del cinema che hanno partecipato anche agli incontri nelle scuole, come i registi Ferzan Ozpetek e Mimmo Calopresti e gli attori Pierfrancesco Favino e Veronica Pivetti: "E' anche grazie a loro -ha aggiunto Zingaretti- che i nostri ragazzi hanno capito il messaggio che abbiamo rivolto loro".
PROMEMORIA 31 maggio 1972 Strage di Peteano
A Peteano una pattuglia di carabinieri, accorsa in seguito ad una telefonata, incappa in una bomba: tre le vittime. L'attentato è impropriamente noto come strage di Peteano.
La Strage di Peteano è un atto terroristico avvenuto il 31 maggio 1972, nei pressi di Peteano, frazione di Sagrado in provincia di Gorizia, presumibilmente compiuto da militanti dell'associazione terroristica di estrema destra "Ordine Nuovo", contemporaneamente tutti iscritti o dirigenti dell'MSI.
La strage di Peteano, definita anche trappola di Peteano per le modalità con cui si svolse, provocò la morte di tre uomini dell'Arma dei Carabinieri, il brigadiere Antonio Ferraro di 31 anni e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni di 33 e 23 anni. Rimasero gravemente feriti il tenente Tagliari e il brigadiere Giuseppe Zazzaro.
Questo fatto di sangue si collocava in un preciso e delicato contesto storico-politico: il 7 maggio 1972 infatti si erano svolte le elezioni politiche anticipate che avevano assegnato la guida del paese ad un nuovo esecutivo presieduto da Giulio Andreotti; l'omicidio Calabresi era del 17 maggio.
Il dibattito politico era ancora turbolento, ed era accompagnato da temuti tentativi di colpo di stato.
Diversi, prima di quella di Peteano, furono gli attentati terroristici che molto avevano fatto discutere e che avevano contribuito a creare un clima di netta tensione e apprensione nel paese, un primo passo verso quella che è stata in seguito definita strategia della tensione.
L'attentato [modifica]
La notte del 31 maggio una telefonata anonima giunse al centralino del pronto intervento della Stazione dei Carabinieri di Gorizia. A riceverla fu il centralinista di turno Domenico La Malfa. Il testo della comunicazione in lingua dialettale è il seguente:
« Senta, vorrei dirle che xè una machina che la gà due busi sul parabreza. La xè una cinquecento bianca, visin la ferovia, sula strada per Savogna ».
Sul posto segnalato giunsero tre gazzelle. Venne rinvenuta la Fiat Cinquecento bianca con i due buchi sul parabrezza, come aveva comunicato in dialetto l'anonimo informatore.
Tre carabinieri tentarono di aprire il cofano del mezzo; l'auto saltò in aria provocandone la morte, mentre altri due rimasero gravemente feriti.
Le indagini [modifica]
A dirigere le indagini sulla vicenda venne posto il colonnello Dino Mingarelli, vecchio braccio destro del generale Giovanni De Lorenzo.
Mingarelli diresse subito la sua inchiesta verso gli ambienti di Lotta continua di Trento, ma le indagini non ottennero gli esiti previsti: dalla magistratura milanese giunse l'informazione secondo cui l'attentato sarebbe stato attuato da un gruppo terrorista triestino di estrema destra, di cui fece parte anche Ivano Boccaccio, militante ucciso in un tentato dirottamento di un aereo all'aeroporto di Ronchi dei Legionari nell'ottobre successivo.
L'informazione era stata data da Giovanni Ventura, nel frattempo arrestato per la strage di Piazza Fontana. Tuttavia il colonnello scartò l'indicazione milanese. Un ordine del SID infatti lo invitò a sospendere le indagini sul gruppo terrorista di estrema destra.
Il colonnello rivolse le attenzioni investigative verso sei giovani. Costruì minuziosamente l'accusa e li condusse a processo. Secondo il Mingarelli i sei giovani si sarebbero vendicati di alcuni sgarbi subiti dai carabinieri. L'ipotesi non era solida, ma il processo si aprì ugualmente.
Il movente costruito dall'alto ufficiale non convinse i giudici, che assolsero i sei giovani. Il piano costruito appositamente dal colonnello si ritorse contro di lui. I giovani indagati infatti, una volta liberi, denunciarono Mingarelli per le false accuse, dando inizio ad un nuovo processo. Stavolta il principale indiziato era proprio il colonnello.
Da quest'ulteriore indagine emerse l'evidente colpevolezza di Mingarelli, condannato poi per falso materiale e ideologico e per soppressione di prove (condanna confermata in Cassazione nel 1992[1]) e altresì il reato di favoreggiamento aggravato dell'allora segretario dell'MSI Giorgio Almirante (poi amnistiato). Anche il generale Giovanbattista Palumbo (comandante della divisione Pastrengo di Milano) aveva partecipato al depistaggio per attribuire l'attentato ai gruppi di estrema sinistra.[1]
Frattanto il terrorista triestino Vincenzo Vinciguerra, di fede neofascista, aveva confessato la paternità dell'attentato di Peteano scagionando totalmente Carlo Cicuttini: si rivelò giusta l'indicazione fornita da Giovanni Ventura.
Un altro neofascista, Carlo Cicuttini, venne identificato come l'autore della telefonata-trappola, cosa che non è mai stata dimostrata in quanto la cassetta contenente la registrazione della telefonata sparì dagli archivi. Nel suo capo d'accusa si può leggere: "...escludendo donne e bambini, l'accento del telefonista non può che essere quello del Cicuttini". Per due volte in Spagna i giudici negarono la sua estradizione in Italia e il giudice Felice Casson andò a verificare di persona la falsità delle affermazioni relative ad un'operazione alle corde vocali e ai versamenti di soldi da parte di partiti o privati nei suoi confronti.
Cicuttini, fuggito in Spagna, venne catturato a ventisei anni dalla strage, nell'aprile del 1998, quando fu vittima egli stesso di una trappola: la procura di Venezia gli fece offrire un lavoro a Tolosa dove, recatosi convinto di intraprendere le trattative contrattuali, venne arrestato dalla polizia ed estradato illegalmente dalla Francia in quanto non è riconosciuta l'estradizione per reati politici.
30 maggio, 2010
PROMEMORIA 30 maggio 1924 - Giacomo Matteotti denuncia in Parlamento le violenze dei Fascisti durante le elezioni di aprile
Giacomo Matteotti denuncia in Parlamento le violenze dei Fascisti durante le elezioni di aprile.
Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924) è stato un politico e antifascista italiano.
Il 30 maggio 1924 Matteotti prese la parola alla camera per contestare i risultati delle elezioni tenutesi il precedente 6 aprile. Mentre dai banchi fascisti si levavano contestazioni e rumori che lo interrompevano più volte Matteotti incalzava con un discorso che sarebbe rimasto famoso: «Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni».
Matteotti continuò, denunciando una nuova serie di violenze, illegalità ed abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni. Al termine del discorso, dopo le congratulazioni dei suoi compagni, rispose loro, con una quasi profetica premonizione, dicendo: «Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me».
In un'altra occasione aveva pronunciato una frase che si sarebbe rivelata profetica:
« Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai »
La proposta di Matteotti di far invalidare l'elezione almeno di un gruppo di deputati - secondo le sue accuse, illegittimamente eletti a causa delle violenze e dei brogli - venne respinta dalla Camera con 285 voti contro, 57 favorevoli e 42 astenuti. Renzo De Felice ha definito "assurda"l'interpretazione di questo discorso come una richiesta di Matteotti basata su una realistica possibilità di ottenere un successo. Secondo De Felice, Matteotti non mirava realmente all'invalidamento del voto, bensì
« il suo vero scopo era quello di inaugurare dalla tribuna più risonante d'Italia, dalla Camera, e fin dalle primissime battute della nuova legislatura, un nuovo modo di stare all'opposizione, più aggressivo, intransigente, violento, addirittura»
Il discorso di Matteotti è stato definito da Renzo De Felice "un discorso di doppia opposizione, contro il governo fascista, contro il fascismo tout court, ma anche e forse soprattutto, contro i collaborazionisti del proprio partito e della CGL".
Secondo lo storico reatino, infatti, Matteotti aveva già espresso in una lettera a Turati precedente alle elezioni la sua volontà di intransigenza verso il Fascismo:
« Innanzitutto è necessario prendere, rispetto alla Dittatura fascista, un atteggiamento diverso da quello tenuto fino qui; la nostra resistenza al regime dell'arbitrio dev'essere più attiva, non bisogna cedere su nessun punto, non abbandonare nessuna posizione senza le più decise, le più alte proteste. Tutti i diritti cittadini devono essere rivendicati; lo stesso codice riconosce la legittima difesa. Nessuno può lusingarsi che il fascismo dominante deponga le armi e restituisca spontaneamente all'Italia un regime di legalità e libertà, (...) Perciò un Partito di classe e di netta opposizione non può accogliere che quelli i quali siano decisi a una resistenza senza limite, con disciplina ferma, tutta diretta ad un fine, la libertà del popolo italiano."»
In questa sua intransigenza - tuttavia - Matteotti non riusciva a trovare un collegamento con l'operato e l'ideologia dei comunisti, che vedevano tutti i governi borghesi uguali fra loro e indifferentemente da combattere:
« Il nemico è attualmente uno solo, il fascismo. Complice involontario del fascismo è il comunismo. La violenza e la dittatura predicata dall'uno, diviene il pretesto e la giustificazione della violenza e della dittatura in atto dell'altro.»
Il discorso del 30 maggio - secondo lo storico Giorgio Candeloro - "diede a Mussolini e ai fascisti la sensazione precisa di avere di fronte in quella Camera un'opposizione molto più combattiva di quella esistente nella Camera precedente e non disposta a subire passivamente illegalità e soprusi".
29 maggio, 2010
PROMEMORIA 29 maggio 1985 - Strage dell'Heysell
Strage dell'Heysel: A Bruxelles, Belgio, 39 persone muoiono e centinaia rimangono ferite, durante scontri scoppiati nella finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
La strage dell'Heysel fu una tragedia avvenuta il 29 maggio 1985, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane e ne rimasero ferite oltre 600.
La strage
La designazione dello stadio Heysel da parte dell'UEFA fu criticata da entrambi i club: la struttura era fatiscente, priva di adeguate uscite di sicurezza e di corridoi di soccorso. Il campo di gioco e le tribune erano mal curati, assi di legno erano sparse per terra, i muretti divisori erano vecchi e fragili e da essi si staccavano pezzi di calcinacci, le tribune di cemento vetuste e sgretolate. Lo scarico dei servizi igienici colava dai muri, contribuendo a renderli ancora più fragili.
Ai molti tifosi italiani, buona parte dei quali proveniva da club organizzati, fu assegnata la tribuna N, nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi; molti altri tifosi organizzatisi autonomamente, anche nell'acquisto dei biglietti, si trovavano invece nella tribuna Z, separata da due inadeguate reti metalliche dalla curva dei tifosi del Liverpool, a cui si unirono anche tifosi del Chelsea, noti per la loro violenza (si facevano chiamare headhunters, "cacciatori di teste").
Circa un'ora prima della partita, i tifosi inglesi cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end ("prendi la curva") e sfondando le reti divisorie: memori degli incidenti della finale di Roma di un anno prima, si aspettavano forse una reazione altrettanto violenta da parte dei tifosi juventini, reazione che non avrebbe mai potuto esserci, dato che la tifoseria organizzata bianconera era situata nella curva opposta. Gli inglesi sostennero di aver caricato a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori, juventini e non, impauriti, anche dal mancato intervento delle forze dell'ordine belga, furono costretti ad arretrare ammassandosi contro il muro opposto alla curva dei sostenitori del Liverpool. Nella grande ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso, moltissime persone vennero travolte, schiacciate e calpestate nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Dall'altra parte dello stadio i tifosi juventini del settore N e tutti gli altri sportivi accorsi allo stadio sentirono le voci dello speaker e dei capitani delle due squadre che invitavano alla calma e in pochi si resero conto di quello che stava realmente accadendo. Un battaglione mobile della Polizia belga, di stanza ad un chilometro dallo stadio, giunse dopo più di mezz'ora per ristabilire l'ordine, trovando per il campo e gli spalti frange inferocite di tifoseria bianconera.
La diretta televisiva dell'incontro su Rai Due si apriva con il video volontariamente oscurato con il commento costernato del commentatore Bruno Pizzul che tentava di attribuire l'imprevisto a cause tecniche mentre nel frattempo il telegiornale della prima rete riportava le immagini degli incidenti e degli spettatori che cadevano a frotte nella scalinata, così che i telespettatori in attesa poterono apprendere della tragedia in atto. Pizzul manifestò tutto il suo disappunto per la decisione di disputare comunque l'incontro, promettendo al pubblico di commentarlo "nel modo più asettico possibile". La televisione tedesca si rifiutò di trasmettere la partita , mentre quella austriaca non la commentò facendo scorrere una scritta che recitava:"Questa che andiamo a trasmettere non è una manifestazione sportiva"
Gli scampati alla tragedia si rivolsero ai giornalisti in tribuna stampa perché telefonassero in Italia, per rassicurare i familiari. I morti furono 39, dei quali 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. 370 i feriti.
Si decise di giocare ugualmente la partita, poi vinta dalla Juventus; la decisione fu presa dalle forze dell'ordine belghe e dai dirigenti UEFA, per evitare ulteriori tensioni, con i giocatori di entrambe le squadre che erano a conoscenza di quanto avvenuto, come confermato da Boniek in una intervista.
Alcuni giocatori della Juventus, tra cui il suo leader Michel Platini, autore della rete decisiva, furono molto criticati per essersi lasciati andare ad esultanze eccessive vista la gravità degli eventi, ma la gioia durò poco: infatti lo stesso Platini il giorno dopo, quando tutti eran venuti a conoscenza della morte di 39 persone, dichiarò al giornalista RAI Franco Costa che di fronte ad una tragedia di quel genere i festeggiamenti sportivi passavano in secondo piano. Anche Giampiero Boniperti, presidente bianconero, affermò che di fronte a quella situazione non era il caso di festeggiare la vittoria. Nel 1995, in occasione del 10º anniversario della strage, Platini affermò in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa che i giocatori erano a conoscenza solo parzialmente dell'accaduto, e che i festeggiamenti per la vittoria insieme al resto della tifoseria juventina presente allo stadio, quasi ignara della vera situazione, fossero gesti spontanei.
In una intervista Zbigniew Boniek ha dichiarato che non avrebbe voluto giocare quella partita e che non ritirò il premio partita per quella vittoria, mentre nel 2005 Marco Tardelli si è scusato per i festeggiamenti nel corso di un'intervista televisiva.
Il seguito
Alcuni dirigenti juventini e Michel Platini si recarono a fare visita ai feriti negli ospedali della zona, mentre nella camera mortuaria allestita all'interno di una caserma, i parenti delle vittime furono accolti dal Re Baldovino e la consorte[4].
Nei giorni successivi l'UEFA, su proposta del Governo di Londra e visti altri simili precedenti, come il disastro di Bradford avvenuto soli 18 giorni prima, escluse le squadre inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe europee e il Liverpool per ulteriori tre stagioni (poi ridotta ad una). Il provvedimento fu applicato fino al 1990, un anno dopo la strage di Hillsborough, che vide protagonisti i tifosi del Liverpool, una tragedia consumatasi non per aggressione di facinorosi ma per inadempienze dei servizi d'ordine.
Nel 1988 il regista Marco Tullio Giordana diresse il film drammatico Appuntamento a Liverpool, ispirato alle vicende successive alla strage dell'Heysel, che vedeva Isabella Ferrari come protagonista nel ruolo della figlia di una delle vittime, alla ricerca dell'assassino del padre.
Nel 1990, dopo la finale per il 3º e 4º posto del campionato del mondo 1990 tra Italia e Inghilterra vinta dagli azzurri per 2-1, i giocatori in campo e i tifosi in tribuna celebrarono quel risultato con molto fair-play tra di loro, cancellando definitivamente dopo 5 anni quella tragedia. Sempre nel 1990, il Milan incontrò qui il Malines, il capitano Franco Baresi depositò in memoria della strage un mazzo di fiori sulla recinzione del settore Z, ricevendo una bordata di incivili fischi da parte dei tifosi locali. .
Nel 1996 lo stadio, che l'anno prima cambiò nome in Stadio Re Baldovino, tornò ad ospitare una finale europea; si trattò della finale di Coppa delle Coppe 1995-1996 tra Paris Saint-Germain e Rapid Vienna, vinta 1-0 dai francesi.
Nel 2000 all'interno dello stadio una targa commemorativa ricorda la tragedia del 1985: su una semplice targa in marmo sono rappresentate, come in una riga geometrica, 39 tacche come simbolo delle 39 vittime.
In occasione della seconda giornata del gruppo B del campionato europeo di calcio 2000 svoltosi in Belgio e nei Paesi Bassi, nello stadio Re Baldovino, prima dell'incontro tra Italia e Belgio, il giocatore della Juventus e dell'Italia Antonio Conte depose una mazzo di fiori nei pressi del settore Z a ricordo della tragedia.
I parenti delle vittime hanno fondato un comitato. In occasione del ventesimo anniversario della strage (29 maggio 2005) hanno presenziato alla cerimonia di inaugurazione del monumento di commemorazione delle vittime a Bruxelles, presieduta dal sindaco della capitale belga.
Negli stessi giorni le squadre giovanili di Juventus e Liverpool si sono affrontate allo stadio Comunale di Arezzo (città di Giuseppina Conti e di Roberto Lorentini, due delle vittime; il padre di Lorentini, Otello, è tra l'altro il fondatore del suddetto comitato) in una partita amichevole.
Impatto sugli stadi
In seguito a questa tragedia, nel 1986 venne introdotta una legge per vietare per 3 mesi l'ingresso allo stadio dei tifosi più facinorosi e, in seguito a un'altra strage, quella di Hillsborough nel 1989, per migliorare le strutture degli impianti vennero introdotte norme più severe come le telecamere a circuito chiuso.
Se a livello nazionale ci furono progressi positivi riconosciuti da tutta l'Europa, tanto da assegnare all'Inghilterra l'edizione 1996 del Campionato europeo di calcio, a livello internazionale - in un primo momento - rimase il problema hooligans; il 15 febbraio 1995 a Dublino, durante un'amichevole contro l'Irlanda, e durante il campionato del mondo 1998, molti hooligans provocarono disordini di ordine pubblico.
Durante il campionato d'Europa 2000, hooligans inglesi provocarono grossi disordini a Charleroi, dopo la gara contro la Germania, e, in seguito alla minaccia dell'UEFA di escludere la Nazionale britannica dal torneo, il governo inglese decise di inasprire i controlli anche in occasione delle trasferte internazionali, dando più potere alla polizia.
28 maggio, 2010
INTER/AZIONI: 3° convegno di Studi sull’Integrazione scolastica degli studenti in difficoltà
INTER/AZIONI: 3° convegno di Studi sull’Integrazione scolastica degli studenti in difficoltà
L’Osservatorio Territoriale Integrato sulla disabilità nella Scuola ha organizzato, nei giorni 28 e 29 maggio 2010, presso l’Aula Magna della I Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, il 3° Convegno di Studi sull’Integrazione scolastica degli studenti in difficoltà.
Titolo del Convegno, che ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Roma: “INTER/AZIONI – possibilità e criticità dei percorsi riabilitativi e abilitativi in età scolare”.
I lavori si apriranno venerdì 28 maggio alle ore 8:30 con la registrazione dei partecipanti (ingresso per disabili sul lato destro dell’Aula Magna).
In allegato a questa news è possibile consultare il programma dettagliato della due giorni dedicata all’integrazione scolastica degli studenti con disbailità.
Interverranno al convegno: l’assessore provinciale alle Politiche Sociali e per la famiglia della, Claudio Cecchini; il presidente della V Commissione, Politiche sociali e Qualità della vita, Massimiliano Massimiliani.
La tematica dell’integrazione sarà trattata in modo approfondito nell’ambito di cinque sessioni plenarie e quattro sessioni parallele, grazie al contributo di personalità del mondo scientifico e professionale.
Tra queste il prof. Renzo Vianello, ordinario di Psicologia dello Sviluppo, dell’Università di Padova; il prof. Fiorino Tessaro, docente di Pedagogia Speciale, dell’Università Cà Foscari, di Venezia; il prof. Paolo Curatolo, referente di Neuropsichiatria Infantile dell’Università Tor Vergata di Roma; il dr. Giovanni Valeri, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma; la dr.ssa Maria Irene Sarti, direttore del Dipartimento Tutela delle Fragilità della A.S.L. RM/B.
Sarà inoltre presente il prof. Fabrizio Benedetti, ordinario di Neuroscienza, dell’Università di Torino, il quale presenterà una ricerca scientifica internazionale che sta attualmente riscuotendo grande interesse negli ambienti medico-scientifici.
Il Convegno è rivolto a operatori impegnati nel campo dell’Educazione, della Terapia e dell’Assistenza e Aiuto degli studenti in difficoltà, nella ricerca di un metodo condiviso per rispondere alla domanda di integrazione scolastica, di accoglienza e di inclusione delle disabilità e del disagio.
L’evento prevede il rilascio dei crediti ECM.
PROMEMORIA 28 maggio 1974 Strage in piazza della loggia a Brescia
Brescia, alle ore 10.00 in Piazza della Loggia, durante un comizio antifascista, nascosto in un cestino della spazzatura, esplode un chilogrammo di tritolo causando la morte di 8 persone e il ferimento di altre 103. L'atto è riconducibile alla strategia della tensione.
La Strage di Piazza della Loggia è stato un attentato terroristico compiuto da gruppi neofascisti il 28 maggio 1974 a Brescia, nella centrale Piazza della Loggia. Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista. L'attentato provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue.
La prima istruttoria
La prima istruttoria della magistratura portò alla condanna nel 1979 di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana. Uno di essi, Ermanno Buzzi, in carcere in attesa d'appello, fu strangolato il 13 aprile 1981 da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. Nel giudizio di secondo grado, nel 1982, la condanne del giudizio di primo grado vennero commutate in assoluzioni, le quali a loro volta vennero confermate nel 1985 dalla Corte di Cassazione.
La seconda indagine
Un secondo filone di indagine, sorto nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa altri rappresentanti della destra eversiva e si protrasse fino alla fine degli anni '80; gli imputati furono assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in appello nel 1989 con formula piena. La Cassazione, qualche mese dopo, confermerà l'esito processuale di secondo grado.
I sospetti di coinvolgimento dei servizi segreti
Nel corso dei vari procedimenti giudiziari relativi alla strage si è costantemente fatta largo l'ipotesi del coinvolgimento di rami dei servizi segreti e di apparati dello Stato nella vicenda.
Una ricostruzione siffatta appare sostenuta da una lunga serie di inquietanti circostanze: su tutte, basti pensare in primo luogo all'ordine - proveniente da ambienti istituzionali rimasti finora oscuri - impartito meno di due ore dopo la strage affinché una squadra di pompieri ripulisse con le autopompe il luogo dell'esplosione, spazzando via indizi, reperti e tracce di esplosivo prima che alcun magistrato o perito potesse effettuare alcun sopralluogo o rilievo; secondariamente, la misteriosa scomparsa dell'insieme di reperti prelevati in ospedale dai corpi dei feriti e dei cadaveri, anch'essi di fondamentale importanza ai fini dell'indagine; infine, va segnalata la recente perizia antropologica ordinata dalla Procura di Brescia su una fotografia di quel giorno che comproverebbe la presenza sul luogo della strage di Maurizio Tramonte, militante di Ordine Nuovo e collaboratore del SID.
Gli oscuri intralci di provenienza istituzionale manifestatisi anche durante il secondo troncone d'indagine verranno definiti dal giudice istruttore Zorzi quale ulteriore "riprova, se mai ve ne fosse bisogno, dell'esistenza e costante operatività di una rete di protezione pronta a scattare in qualunque momento e in qualunque luogo".
La terza istruttoria
Una terza istruttoria è tuttora pendente presso la Procura di Brescia. Il 19 maggio 2005 la Corte di Cassazione ha confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese, non estradabile, con il nome di Hagen Roi) per il coinvolgimento nella strage di Piazza della Loggia.
Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a giudizio i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi.[5] I rinviati a giudizio Zorzi, Maggi e Tramonte erano all'epoca militanti di spicco di Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato nel 1956 da Pino Rauti e più volte oggetto di indagini, pur senza successive risultanze processuali, in merito all'organizzazione ed al compimento di attentati e stragi. Ordine Nuovo fu sciolto nel 1973 per disposizione del ministro dell'Interno Paolo Emilio Taviani con l'accusa di ricostituzione del Partito Fascista.
Gli altri rinviati a giudizio sono l'ex generale dei carabinieri Francesco Delfino, all'epoca responsabile - con il grado di capitano - del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia, e Giovanni Maifredi, ai tempi collaboratore del ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani.
La prima udienza si è tenuta il 25 novembre 2008.
27 maggio, 2010
IV edizione di GO!La Festa delle culture giovanili
IV edizione di GO!La Festa delle culture giovanili
Dal 3 al 12 giugno 2010, al centro di Cultura Ecologica nel Parco di Aguzzano.
Le ragazze e i ragazzi delle periferie romane tornano protagonisti con i loro talenti e la loro voglia di partecipare nella quarta edizione di GO! La festa delle culture giovanili, promossa dal Municipio Roma V, con il contributo della Provincia di Roma e la collaborazione dei progetti che aderiscono al Tavolo giovani municipale. L’iniziativa si svolgerà dal 3 al 12 giugno, presso il Casale Alba 3, che ospita il Centro di Cultura Ecologica – Archivio ambientalista nel Parco regionale urbano di Aguzzano, con ingressi da via F. Corni e da via Shopenauer.
Quest’anno la Festa dei giovani incontra la figura e l’opera di Pier Paolo Pasolini, che abitò nel vicino quartiere di Rebibbia (in via G. Tagliere, 3) dal 1951 al 1953, poco dopo essere arrivato a Roma da Casarsa.
Nel corso dell’iniziativa, sarà possibile vedere o rivedere, alle 21.30, sul grande schermo allestito all’aperto, alcuni film di Pasolini (Mamma Roma il 6 giugno, Edipo re il 7), ma anche opere di giovani registi che provano a raccontare le pieghe più nascoste del nostro Paese oggi (il 3 giugno, Velocità massima di D. Vicari, alla presenza del regista; il 10 giugno, Alza la testa di A. Angelini, alla presenza del regista; l’11 giugno, La Pivellina di T. Covi e R. Frimmel). Il 7 giugno, inoltre, alle 18 si terrà un incontro-dibattito su Pasolini e le periferie con Carlo Lizzani (regista), Walter Siti (scrittore), Cecilia Mangini (regista), che si concluderà con le letture pasoliniane di Fabrizio Gifuni in Trasumanar… (alle 21).
Il programma della Festa è però ricchissimo anche di iniziative realizzate dai giovani del territorio, italiani e migranti, selezionati tramite avviso pubblico, con concerti di gruppi emergenti, spettacoli teatrali, letture, perfomance, break dance e hip hop, mostre, installazioni, realizzazioni di writers, nonché incontri e laboratori su argomenti di interesse per i giovani, nel segno dell’inclusione sociale e della cittadinanza attiva.
Ospiti di eccezione con concerti serali, a partire dalle 22.00, saranno i Funkallisto (4 giugno), con i loro ritmi funk, afro e beat, i Wogiagia Crew (5 giugno), con un concerto a base di reggae, jazz, rock e ska, i Malicanti (8 giugno) con i ritmi della pizzica.
L’area della Festa ospiterà anche stand espositivi e un punto ristoro. L’ingresso è gratuito.
“La periferia non è solo degrado, i giovani sono una risorsa e non un problema – afferma Antonio Medici, Vicepresidente e Assessore alle Politiche giovanili del V Municipio. – Ma non vogliamo produrre solo un evento: i giovani hanno bisogno di luoghi di aggregazione stabili e di continuità nelle politiche pubbliche a loro rivolte; perciò, consideriamo GO! solo una tappa, seppure importante, del nostro lavoro sul territorio, che ha l’obiettivo di stimolare il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze, fornendo loro strumenti per cogliere opportunità di relazione, cultura, formazione e lavoro; perciò, abbiamo voluto collegare la Festa alla figura di un artista e intellettuale come Pier Paolo Pasolini, per far conoscere ai giovani uno sguardo capace di scandagliare in profondità la periferia e il nostro stesso Paese, con quell’amore spietato che non nasconde i problemi ma cerca anche la via del riscatto”.
Infoweb: www. prendiparte.org - www.municipioromacinque.it
A Palazzo Valentini "Ambiente domestico 2010" di Donatella Spaziani
A Palazzo Valentini "Ambiente domestico 2010" di Donatella Spaziani
L’opera “Donatella Spaziani. Ambiente domestico, 2010” apre il secondo appuntamento con “UPSIDE DOWN. Quattro installazioni d’artista a Palazzo Valentini”, che si snodano in quattro diverse date fino a ottobre 2010.
L’esposizione, curata da Claudio Libero Pisano, verrà inaugurata mercoledì 26 maggio alle ore 18
e resterà allestita fino al 10 luglio prossimo presso la Sala Stampa di Palazzo Valentini (Via IV Novembre, 119 Roma).
Ingresso libero nei seguenti orari: lunedì - venerdì 10.00 - 19.00; sabato 10.00 - 13.30; chiuso la domenica.
Donatella Spaziani ha tracciato un percorso attraverso cinque grandi fogli di carte da parati, in ognuna di queste è rappresentata la pianta di un ambiente domestico con una o più passaggi.
I cinque disegni ricompongono la mappa di un ipotetico spazio unico composto da più ambienti comunicanti tra loro. Al soffitto sono sospesi due elementi scultorei in cuoio.
L’installazione è presentata a terra sotto vetro, circoscritta nella losanga in marmo del pavimento, per sottolineare la relazione con l’ambiente archeologico sottostante.
Per Upside Down l’artista crea una sorta di voragine immaginaria dalla quale scorgere la pianta del passato, una quotidianità antica, che l’uso della carta da parati sottolinea e rafforza.
In Upside Down è la storia stessa di Palazzo Valentini, in quanto luogo fisico, ad esser messa in risalto, attraverso la creazione di un ideale “ponte” tra la sua storia e gli esiti della ricerca contemporanea, grazie anche alle opere di quattro artisti di chiara fama: Paolo Canevari; Marina Paris; Maurizio Savini; Donatella Spaziani.
La fisicità del seicentesco Palazzo è, insieme, contenitore di esperienze artistiche che formano una “mappa” tra passato e presente in una continuità e linearità che solo una città come Roma, assieme al suo territorio circostante, riesce a riprodurre nel tempo ininterrottamente.
Queste quattro installazioni d’artista renderanno il Palazzo protagonista per trasformarlo di volta in volta al fine di evocarne la forza simbolica, ora in modo ironico ora attraverso la monumentalità di un singolo elemento che ne evidenzi l’essenza della Memoria nel corso dei secoli.
Il punto di vista di ogni artista solleciterà nel visitatore queste diverse linee di lettura, costituite da un indissolubile legame nel tempo.
“Donatella Spaziani. Ambiente domestico, 2010”
A cura di: Claudio Libero Pisano
Inaugurazione: mercoledì 26 maggio ore 18
Periodo: 26/05/10 - 10/07/10
Luogo: PALAZZO VALENTINI – Sala Stampa
Via IV Novembre, 119 Roma
Orari: lunedì - venerdì 10.00 - 19.00 sabato 10.00 - 13.30 chiuso la domenica
Ingresso: libero
PROMEMORIA 27 maggio 1999 - Il Tribunale Internazionale dei Crimini di Guerra dell'Aia, incrimina Slobodan Milošević
Il Tribunale Internazionale dei Crimini di Guerra dell'Aia, incrimina Slobodan Milošević e altre quattro persone per crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi nel Kosovo.
Slobodan Milošević in cirillico Слободан Милошевић, pronuncia IPA (Požarevac, 20 agosto 1941 – L'Aia, 11 marzo 2006) è stato un politico serbo.
È stato presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia come leader del Partito Socialista Serbo (SPS).
Accusato di crimini contro l'umanità per le operazioni di pulizia etnica dell'esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo, contro di lui era stata mossa anche l'accusa di aver disposto l'assassinio di Ivan Stambolić, suo mentore negli anni ottanta e suo possibile avversario nelle elezioni presidenziali del 2000.
ilošević è eletto presidente della Repubblica Federale Jugoslava (cioè Serbia e Montenegro) nel novembre del 1996. Annulla i risultati delle elezioni municipali dello stesso anno, vinti dalla coalizione d'opposizione Zajedno (Insieme). Questo provoca enormi manifestazioni popolari a Belgrado e l'intervento dell'OCSE. Milošević riconoscerà i risultati 11 settimane più tardi. Nelle successive elezioni presidenziali serbe non viene rispettato alcuno standard di legalità e correttezza: le consultazioni vengono vinte da Milan Milutinović, stretto collaboratore di Milošević.
In Kosovo si intensificano gli scontri tra UCK, l'esercito di liberazione albanese, e la polizia federale. Nella provincia erano presenti inoltre truppe paramilitari serbe, che non godevano ufficialmente dell'appoggio di Belgrado e che agivano secondo Milošević e alcuni osservatori del tutto autonomamente. La strage di Račak, con la morte di 40-45 kosovari di etnia albanese, apparentemente giustiziati, acuisce la crisi, anche se tutt'oggi permangono forti dubbi sulle responsabilità e le autorità serbe hanno negato di aver effettuato esecuzioni di massa. A Rambouillet falliscono i tentativi di mediazione tra governo federale e gruppo di contatto (USA, Russia, Francia, Germania, Regno Unito e Italia) sullo status della provincia. Tra marzo e giugno del 1999 la NATO bombarda la Jugoslavia (Operazione Allied Force), colpendo anche molti obiettivi civili, fino al completo ritiro dell'esercito dal Kosovo.
Isolato a livello internazionale e interno (il Montenegro non riconosceva più le istituzioni federali), Milošević si ricandida alle elezioni del 24 settembre 2000, grazie ad una riforma costituzionale.
Viene sconfitto da Vojislav Koštunica, un nazionalista moderato, a capo di tutta l'opposizione, e il 6 ottobre è costretto, dopo una grande manifestazione con l'occupazione del parlamento, a riconoscere la sconfitta.
Il primo ministro serbo Zoran Đinđić lo consegna al Tribunale Penale Internazionale per i Crimini nella Ex-Jugoslavia (l'Aia) il 28 giugno 2001, nonostante la contrarietà di Koštunica e di parte dell'opinione pubblica serba.
Milošević non riconosce la validità legale del tribunale, facendo appello alle leggi del diritto internazionale.
26 maggio, 2010
Iniziativa giorni verdi alla Riserva Naturale "Nomentum"
Iniziativa giorni verdi alla Riserva Naturale "Nomentum"
Il Servizio I “Ambiente (Aree protette – Parchi Regionali) - Dipartimento V della Provincia di Roma, nell’ambito del programma di turismo educativo e sostenibile “GIORNIVERDI”, organizza per domenica 30 maggio un’uscita alla Riserva Naturale “Nomentum”.
Nel cuore della Valle del Tevere, lungo la via Nomentana, si trova l’area protetta di Nomentum che comprende il Parco dei Trentani, la Valle Cavallara e la macchia Mancini, fino a fonte Capretta, un fontanile restaurato utilizzato in passato per l’abbeveraggio degli animali al pascolo.
L’appuntamento è alle ore 10.30, all’entrata principale della macchia Mancini a Tor Lupara (Roma), percorrendo via Alessandro Manzoni fino in fondo.
Il grado di difficoltà dell’escursione – con un percorso di quattro chilometri - è basso e quindi adatto anche ai bambini.
Si consiglia di indossare scarpe da trekking e di portare il k-way. Il pranzo è al sacco.
Informazioni e prenotazioni: Provincia di Roma, Dip. V – Serv. I “Ambiente”: dr.ssa Silvia Di Fazio Tel. 0667663368 – 3890753907 dalle ore 9.30 alle ore 13.00 entro il giovedì che precede l'uscita
PROMEMORIA 26 maggio 2004 - Il New York Times pubblica una ammissione di errore giornalistico sulla guerra Iraq
25 maggio, 2010
"Robofesta 2010". Valorizzazione delle eccellenze.
"Robofesta 2010". Valorizzazione delle eccellenze.
Il giorno 25 Maggio 2010, nei locali dell IISS “J. von Neumann” in via del Tufo 27, si terrà la manifestazione “Robofesta 2010”.
La robofesta è una competizione di robotica, aperta al pubblico, alla quale partecipano numerose scuole, aziende del settore e varie categorie di appassionati.
Quest’anno si svolgerà la 7° edizione che è entrata a far parte delle competizioni nazionali riconosciute dal MIUR per la valorizzazione delle eccellenze.
La manifestazione ha lo scopo di :
gareggiare con i robot realizzati durante l’anno scolastico;
far conoscere al pubblico, in particolare agli allievi più giovani, le gare tra mini-robot ed il nostro Istituto.
Le gare si svolgono nelle seguenti categorie :
Categoria Explorer :
robot autonomi (non possono essere telecomandati); esplorano un labirinto in una manche della durata di tre minuti; evitano gli ostacoli, ricercano e segnalano il maggior numero possibile di sorgenti di luce disseminate nel campo di gara.
Categoria Minisumo :
robot autonomi (non possono essere telecomandati); si scontrano in un ring con l’obiettivo di spingere l’avversario fuori dal campo; i robot per regolamento internazionale, non possono superare dimensioni e pesi prefissati (10x10cm, altezza non limitata, 500g); il campo di gara è costituito da una piattaforma circolare nera, con il bordo esterno di colore bianco in modo da essere individuato dal robot.
Categoria Robocup :
robot autonomi (non possono essere telecomandati) in grado di giocare a calcio; le partite si svolgono tra squadre di due robot, l’obiettivo, come nel calcio e’ di segnare più goal dell’avversario; un regolamento internazionale stabilisce dimensioni e peso della palla e le regole di gioco.
Programma della “RoboFesta 2010”
Martedì 25 Maggio
8:30 - 9:30 Prove libere.
9:30 - 10:00 Presentazione della manifestazione, della giuria e dei partecipanti (prof. Ernesto Totaro – Dirigente Scolastico IISS “J. von Neumann”).
10:00 - 11:30 1° Manche gara explorer, minisumo, soccer A light, Soccer B.
11:30 - 13:00 2° Manche gara explorer, minisumo, soccer A light, Soccer B.
13:00 - 13:30 Premiazione.
Composizione della Giuria:
Presidente : Prof. Claudio Goletti (Associate Professor, Dipartimento di Fisica, Università di Roma “Tor Vergata”)
Prof. Paolo Torda (T.C. Robocup Junior)
Prof. Giampaolo Pucci (ITIS Galilei, National representative Robocup Junior Italia)
Prof. Rodolfo Falcioni (ITIS Pacinotti)
Sono stati invitati:
Maria Maddalena Novelli (Direttore generale USR Lazio)
Paola Rita Stella (Assessore alle Politiche della Scuola – Provincia di Roma)
Laura Marsilio(Assessore alla Scuola, alla Famiglia e all’Infanzia – Comune di Roma)
Ivano Caradonna (Presidente V Municipio)
Istituto d'Istruzione Superiore di Stato "J. von Neumann" - V Municipio - Roma
Sede Legale di Via Pollenza, 115 - 00156 Roma - Tel: 064103639 - Fax: 064112999
Sede di Via del Tufo, 27 - 00158 Roma - Tel: 064502241/ 2 - Fax: 064500604
Teatro: "Filo d'Arianna" presenta "Taxi a due Piazze".
Teatro: "Filo d'Arianna" presenta "Taxi a due Piazze".
Spettacolo di beneficenza a favore della Kendeya Community Health Partnership, organizzazione umanitaria operante in Senegal.
L'incasso sarà devoluto interamente per l'acquisto di medicinali e attrezzature sanitarie.
Sabato 29 maggio 2010 alle ore 21.00
Domenica 30 maggio 2010 alle ore 18.00
Ingresso € 8,00
Info e prenotazioni: 345.1090993.
Evento patrocinato dalla Provincia di Roma e dal Comune di Roma - V Municipio.
Museo di Casal De' Pazzi (deposito pleistocenico).
Museo di Casal De' Pazzi (deposito pleistocenico).
Il sito di Rebibbia Casal de' Pazzi si trova tra la via Nomentana e la via Tiburtina, non lontano dal fiume Aniene e dai numerosi altri siti paleolitici che ne costellavano in passato l'ultimo tratto.
Il Museo ospita parte di un deposito pleistocenico databile a circa 200.000 anni fa che si trova nell'ultimo tratto della valle dell’Aniene, come altri siti paleolitici trovati in passato.
Il deposito fu oggetto di scavi della Soprintendenza Archeologica di Roma dal 1981 al 1986 che hanno messo in luce su un'area di oltre 1200 mq l'antico alveo del fiume, all'interno del quale sono stati raccolti circa 2.200 resti ossei ed oltre 1.500 reperti in pietra, trascinati e poi depositati dall’antico corso d’acqua.
Le ossa, che appartengono soprattutto a grandi mammiferi come l’elefante antico e ad uccelli acquatici, erano coperte da ghiaie e sabbie accumulate dal fiume. Dallo strato più basso proviene un frammento cranio umano.
L'industria litica comprende una varietà di strumenti ma un solo grande chopper, proveniente da strati più antichi erosi dal fiume.
Alcuni frammenti di ossa animali sono stati lavorati dall'Uomo.
Al termine dei lavori di allestimento, il Museo comprenderà una sala espositiva con reperti e punti informativi, accanto al grande ambiente che ospita l’alveo del fiume con i materiali al loro posto originale di ritrovamento.
Attualmente è in corso di musealizzazione e tra una fase di lavori, che si sta concludendo, ed una serie di nuovi interventi previsti per il prossimo anno, sarà possibile organizzare una serie di visite sia per gli studenti che per gruppi di adulti.
La Sovraintendenza Comunale ai Beni Culturali ha organizzato un tirocinio formativo con un gruppo di studenti di archeologia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università "Sapienza" con la finalità di promuovere e valorizzare l'importante sito pleistocenico di Casal De' Pazzi.
Per le scuole sarà possibile prenotare una lezione in classe (con proiezione di una presentazione in Power Paint) ed una visita guidata.
Questa attività si svolgerà fino alla prima settimana di Giugno e, all'inizio del prossimo anno scolastico, nei mesi di Ottobre e Novembre.
Per i gruppi di adulti la data della visita sarà concordata nel corso della prenotazione.
Le prenotazioni potranno essere effettuate ogni giorno dalle ore 9,30 alle ore 12 al numero telefonico : 06/24404006
Vent'anni di comicoterapia in Italia
Vent'anni di comicoterapia in Italia
Giovedì 27 maggio 2010, dalle 9.30 alle 17.30, la Sala del Consiglio Provinciale di Palazzo Valentini ospita il convegno 'VENT’ANNI DI COMICOTERAPIA IN ITALIA'. L'iniziativa presentata dalla Presidenza del Consiglio Provinciale di Roma in collaborazione con la Federazione Internazionale 'RIDERE PER VIVERE' e l’Istituto di Ricerca, Documentazione e Formazione 'HOMO RIDENS' propone un momento di riflessione sulla gelotologia (comicoterapia) in Italia che quest'anno compie vent’anni.
Il convegno si propone così di riflettere, sull’utilità della comicoterapia e della nuova figura professionale del Clown Dottore (Clown Sociosanitario), di divulgarne le esperienze, di valorizzare la rete sempre più fitta che si crea tra istituzioni e terzo settore nell’ambito della sperimentazione di nuovi modelli di rimozione del disagio sociale e scolastico e di creazione della comunità.
Era il 1990 quando Sonia Fioravanti, psicoterapeuta, e Leonardo Spina, attore ed autore, introdussero in Italia la comicoterapia, mediante il loro originale metodo “Comicità è Salute ”, base per gran parte del lavoro successivamente effettuato sul campo, sia dalle molte realtà che impiegano i Clown Dottori, sia da singoli terapeuti, operatori, studiosi.
Fondato su di uno studio interdisciplinare (comprendente discipline scientifiche, come la sicoNeuroEndocrinoImmunologia, l’antropologia ed il mondo dell’arte) questo metodo è stato in grado, nel tempo, di sostenere indagini sociologiche e ricerche cliniche validate ed ha posto le basi per la gelotologia italiana (parola che solo ora trova posto come “voce” in alcuni dizionari ).
In questi venti anni tale disciplina si è conquistata uno spazio importante nel movimento per l’umanizzazione dei luoghi di cura e nelle situazioni di difficile socialità. A partire dalle scuole, passando per i reparti pediatrici di tutta Italia, per finire all’impegno del sisma dell’Aquila, la possibilità di intervento della comicoterapia, e dei suoi operatori, i Clown Dottori (Clown sociosanitari) fanno del nostro paese una delle avanguardie mondiali in questo campo.
La Provincia di Roma è stata fattiva partner negli ultimi dieci anni della diffusione della gelotologia sul suo territorio e non solo. Assieme alla Federazione Internazionale Ridere Per Vivere ed il suo Istituto di Ricerca, Documentazione e Formazione HOMO RIDENS, la Presidenza del Consiglio Provinciale ha maturato la convinzione che questa esperienza vada sviscerata e resa nota in tutta la sua importanza e profondità, anche nella prospettiva di impiegare questa nuova figura professionale in ambiti ancor più innovativi, come, ad esempio, il campo psichiatrico, gli hospice, le Fattorie Sociali.
PROMEMORIA 25 maggio 1925 - John T. Scopes viene incriminato per aver insegnato la teoria dell'evoluzione di Darwin.
John T. Scopes viene incriminato per aver insegnato la teoria dell'evoluzione di Darwin.
John Thomas Scopes (3 agosto 1900 – 21 ottobre 1970) è stato un insegnante statunitense. All'età di 24 anni, il 25 maggio 1925, fu accusato e processato per violazione del Tennessee's Butler Act, che proibiva di insegnare la Teoria dell'evoluzione nelle scuole del Tennessee. Il fatto contestato avvenne mentre faceva una supplenza di biologia, avendo egli in realtà un incarico da allenatore di football americano.
Il processo
Nello storico processo chiamato "Scopes Monkey Trial" (Processo delle scimmie), fu difeso da Clarence Darrow e altri dell'American Civil Liberties Union (ACLU) ed accusato da William Jennings Bryan, già due volte candidato alla presidenza degli Stati Uniti ed ex-Segretario di Stato sotto la Presidenza Wilson (Bryan addirittura morì pochi giorni dopo la chiusura del processo, per i postumi della fatica sostenuta). Il verdetto finale fu di colpevolezza e John Scopes fu multato per 100 dollari, sentenza che fu poi rivista ed annullata per un vizio di forma. Dopo il processo, Scopes fu prevalentemente impiegato nell'industria del petrolio nel suo paese e in Venezuela. Si tenne a debita distanza dalle scuole.
Le conseguenze
La lotta fra creazionisti ed evoluzionisti negli Stati Uniti continua ancora adesso con sporadici scontri. Va ricordato fra l'altro che solo nel 1957, dopo il lancio dello Sputnik sovietico, con la forte sensazione di essere in ritardo in campo scientifico, venne distribuito in parte dei distretti scolastici statunitensi, con la forte avversità dei cristiani più conservatori, un testo comprendente la teoria di Darwin. Solo nel 1968 la Corte Suprema decretò che la legge dell'Arkansas era inconciliabile con il primo emendamento della Costituzione americana, che vieta agli stati (e quindi alle scuole statali) di promuovere una particolare religione.
Nel Kansas si è votato per rimuovere dai test scolastici domande sull'evoluzionismo. In alcuni stati si richiede agli editori dei libri di testo di anteporre ai capitoli sull'evoluzione avvertenze simili alle nostre sui pacchetti di sigarette. In Alabama: "Nessuno era presente quando la vita apparve per la prima volta sulla terra". Un documento per impedire l'insegnamento dell'evoluzione fu approvato nel Kansas nel 1999, ma in seguito fu abrogato con un referendum.
Sara Capogrossi Colognesi riporta in un articolo/saggio questa conclusione: "Il risultato è che oggi negli USA, la nazione leader nel mondo politico e scientifico, circa il 47 per cento della popolazione - un quarto della quale proveniente dai college - crede che l'uomo non sia il risultato di un processo evolutivo, ma sia stato creato da Dio poche migliaia di anni fa"
24 maggio, 2010
Patto dei Sindaci: un impegno concreto per l’ambiente. Il ruolo della Provincia di Roma
Patto dei Sindaci: un impegno concreto per l’ambiente. Il ruolo della Provincia di Roma
La Provincia di Roma è Struttura di supporto della Commissione europea per il Patto dei Sindaci, sulla base dell’accordo di partenariato sottoscritto dal presidente dell’Amministrazione provinciale Nicola Zingaretti.
Il protocollo di adesione al Patto dei Sindaci in qualità di Struttura di Supporto è stato approvato l'undici giugno 2009 con deliberazione n. 28 dal Consiglio provinciale.
Il Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors), lanciato dalla Commissione Europea nell’ambito della seconda edizione della Settimana europea dell’energia sostenibile (EUSEW 2008), al fine di coinvolgere attivamente le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica e ambientale, conta, oggi, più di 1.600 città aderenti e più di 60 strutture di supporto che costituiscono una rete a livello europeo.
La Struttura di supporto è uno strumento strategico per la realizzazione delle politiche adottate dalla Provincia in materia di energia e difesa del clima. Si tratta di un’iniziativa importante anche in considerazione del fatto che le Province italiane che svolgono tale funzione sono, al momento, solo 7 oltre a Roma: Milano, Genova, La Spezia, Bergamo, Chieti, Teramo e Salerno.
Si tratta di un compito di assoluto rilievo che vede la Provincia di Roma impegnata al fine di promuovere il Patto presso i Comuni e i cittadini. La Commissione Europea ha identificato nelle Province i soggetti che possono aiutare, in qualità di Strutture di Supporto, i Comuni che per le loro dimensioni non abbiano le risorse per ottemperare agli obblighi dell’adesione al Patto dei Sindaci, quali gli inventari delle emissioni (Bilancio di CO² ) e la predisposizione di Piani di azione per la sostenibilità energetica (SEAP).
Tale percorso è finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di politica energetica sostenibile, il cosiddetto pacchetto 20-20-20, cioè la riduzione del 20% dei consumi di energia, l'incremento del 20% delle fonti rinnovabili e la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 al 2020.
La Provincia di Roma ha partecipato con una delegazione della quale hanno fatto parte anche i Sindaci di Formello e di Torrita Tiberina a Bruxelles, nell’emiciclo del Parlamento Europeo, alla cerimonia del 4 maggio 2010. Nella capitale belga si è svolta la cerimonia annuale del Patto dei Sindaci, un appuntamento che ha fatto seguito a quello dello scorso anno per dimostrare l’impegno delle città europee a difesa del clima per e la diffusione di iniziative per l’ottimale utilizzo di fonti energetiche.
Siamo impegnati quindi nel promuovere l’adesione al Patto dei Sindaci tra i Comuni del territorio offrendo assistenza tecnica e strategica a quei Comuni - soprattutto ai più piccoli – privi delle risorse necessarie per preparare il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il Bilancio delle emissioni.
L’impegno è quello di sostenere anche finanziariamente i Comuni che intendano aderire al Patto nella preparazione dei Piani d’Azione Energia Sostenibile. A oggi hanno aderito al Patto dei Sindaci 10 Comuni della Provincia di Roma: Canale Monterano, Ladispoli, Magliano Romano, Manziana, Marcellina, Morlupo, Nazzano, Sacrofano, San Vito Romano,Torrita Tiberina e altrettanti hanno manifestato formalmente interesse ad aderire.
Info: pattodeisindaci@provincia.roma.it - Dip. IV 06 67663276
PROMEMORIA 24 maggio 1430 - Giovanna D'Arco viene catturata dai Borgognoni
Giovanna D'Arco viene catturata dai Borgognoni.
Giovanna lasciò la corte di CarloVII tra marzo ed aprile, ingaggiando nuovamente combattimenti sporadici con gli anglo-borgognoni, alla testa di contingenti in parte formati da volontari, in parte da mercenari, tra cui duecento piemontesi agli ordinidi Bartolomeo Baretta, in parte agli ordini di Barbazan, nuovamente libero, che si unì a lei a Lagny; a maggio si rinchiuse nella città di Compiègne assediata e da lì iniziò una serie di sortite eclatanti ma con scarso esito. Il 23 maggio 1430 Giovanna tentò un attacco a sorpresa contro la città di Margny, ove trovò una resistenza più forte del previsto e, dopo essere stata respinta per tre volte, vedendo giungere al nemico altri rinforzi dalle postazioni vicine, diede ordine di rientrare al riparo delle mura di Compiègne.
Ad un certo punto, il governatore della città, Guglielmo di Flavy, diede ordine di chiudere le porte nonostante le ultime compagnie non fossero ancora rientrate, ordine che secondo alcuni costituirebbe una prova del suo tradimento, essendosi egli accordato segretamente col nemico per rendere possibile la cattura della Pulzella; secondo altri, benché questa eventualità sia possibile, non è dimostrabile.
Ad ogni modo, mentre l'esercito rientrava nella città, Giovanna, che ne proteggeva la ritirata, circondata ormai da pochi uomini della sua compagnia, fu cinturata e strattonata da cavallo, dovendo arrendersi al Bastardo di Wamdonne insieme al suo intendente, Jean D'Aulon.
Fatta prigioniera insieme al suo intendente ed al fratello Pietro, Giovanna fu condotta in un primo tempo alla fortezza di Clairoix, quindi, dopo pochi giorni, al castello di Beaulieu-les-Fontaines sino al 10 luglio, ed infine al castello di Beaurevoir. Qui, Giovanna venne trattata come una prigioniera d'alto rango e, infine, riuscì a conquistarsi la simpatia di tre dame del castello che, stranamente, portavano il suo stesso nome: Jeanne de Béthune, moglie di Jean de Luxembourg, la di lei figlia di prime nozze Jeanne de Bar ed infine Jeanne de Luxembourg, zia del potente vassallo, che giungerà sino al punto di minacciare di diseredarlo qualora la Pulzella fosse stata consegnata agli Inglesi. Del pari, Giovanna avrebbe ricordato con affetto queste tre donne durante gli interrogatori, ponendole su un piano di rispetto immediatamente inferiore a quello dovuto solo alla propria regina. Dopo la morte di Jeanne de Luxembourg, tuttavia, la Pulzella fu trasferita, tra novembre e dicembre, numerose volte in diverse piazzeforti, sino a giungere, il 23 dicembre, a Rouen.
Dopo la cattura di Giovanna, il re non offrì un riscatto per la prigioniera, né fece passi ufficiali per trattarne la liberazione. Secondo alcuni, Giovanna, ormai divenuta sin troppo popolare, fu abbandonata al suo destino. Secondo altri, invece, Carlo VII avrebbe incaricato segretamente prima La Hire, che venne catturato in un'azione militare, e, poi, il Bastardo d'Orléans, di liberare la prigioniera durante i trasferimenti da una piazzaforte ad un'altra, come proverebbero alcuni documenti che attestano due "imprese segrete" presso Rouen, tra cui uno datato 14 marzo 1431, in cui il Bastardo d'Orléans accusa ricevuta di 3.000 lire tornesi per una missione oltre la Senna.
23 maggio, 2010
PROMEMORIA 23 maggio 1992 Strage di Capaci: una bomba fa saltare l'autostrada mentre transitavano le auto del giudice Giovanni Falcone e della scorta
Strage di Capaci: una bomba fa saltare l'autostrada mentre transitavano le auto del giudice Giovanni Falcone e della scorta.
La Strage di Capaci è l'espressione di lingua italiana, coniata dai Media e ormai di uso comune, con cui si indica l'attentato mafioso in cui il 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci e a pochi chilometri da Palermo, persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, anch'ella magistrato, e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
L'espressione "Strage di Capaci" è in effetti errata: è vero che la strage avvenne nei pressi dello svincolo autostradale di Capaci ma il luogo si trova nel territorio del comune di Isola delle Femmine. In siciliano l'espressione utilizzata per indicare l'eccidio è "l'attintatuni", "il grande attentato".
Nel tragico attentato sono rimasti illesi altri quattro componenti del gruppo al seguito del magistrato: l'autista giudiziario Giuseppe Costanza (seduto nei sedili posteriori dell'auto blindata guidata da Falcone) e gli agenti Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.
Gli esecutori materiali del delitto furono almeno cinque uomini (tra cui Pietro Rampulla che confezionò e posizionò l'esplosivoe Giovanni Brusca, che fu la persona che fisicamente azionò il telecomando al momento del passaggio dell'auto blindata del magistrato, che tornava da Roma)
I mafiosi avevano riempito di tritolo un tunnel scavato sotto l'autostrada (per assicurarsi la buona riuscita del delitto, ne misero circa 500 kg, come punto di riferimento gli attentatori presero un frigorifero bianco posto ai lati della strada) nel tratto che collega l'aeroporto di Punta Raisi (oggi "Aeroporto Falcone-Borsellino") al capoluogo siciliano. A tutt'oggi sono conosciuti soltanto i nomi degli esecutori materiali della strage, poiché le indagini mirate a scoprire i mandanti ed eventuali intrecci di natura politica non hanno prodotto risultati significativi.
La strage di Capaci, festeggiata dai mafiosi nel carcere dell'Ucciardone, [8]ha segnato una delle pagine più tragiche della lotta alla mafia ed è strettamente connessa al successivo attentato di cui rimase vittima il giudice Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone.
Le stragi provocarono una reazione di sdegno nell'opinione pubblica, oltre che l'intensificazione della lotta antimafia, con il conseguente moltiplicarsi dei pentiti e la cattura di latitanti quali Totò Riina
Per la strage sono stati riconosciuti colpevoli nel maggio del 2002 24 imputati, mentre nel 2008 la prima sezione penale della Cassazione ha condannato 12 persone in quanto mandanti di entrambe le stragi: Salvatore Montalto, Giuseppe Farinella e Salvatore Buscemi, Giuseppe Madonia, Giuseppe Montalto, Carlo Greco, Pietro Aglieri, Benedetto Santapaola, Mariano Agate, Benedetto Spera, Antonino Giuffrè e Stefano Ganci.
22 maggio, 2010
Al via Eco Bike Tour 2010
Al via Eco Bike Tour 2010
Dopo il maltempo dello scorso fine settimana ed il conseguente rinvio della manifestazione, sabato 22 maggio 2010, atterrerà finalmente ad Ostia Eco Bike Tour 2010.
Dopo il successo della prima edizione dell’anno precedente ed a coronamento di mesi di attività e laboratori svolti nelle scuole del territorio, si terrà l’evento conclusivo di un progetto di sensibilizzazione ed attivazione sui temi dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile di anno in anno sempre più ricco e coinvolgente.
Nell’evento, articolato in una manifestazione in bicicletta che attraverserà le vie di Ostia e in una Eco Festa che proseguirà per l’intera giornata, si renderà visibile il prezioso lavoro svolto nelle aule scolastiche e sul territorio. In tal modo emergerà il punto di vista dei bambini e delle bambine portando alla luce bisogni, proposte e progetti, delineando nuove traiettorie di sviluppo sostenibile.
Soltanto attraverso una rinnovata sinergia fra tutti gli attori sociali presenti sul territorio ed una maggiore attenzione alle esigenze dei più piccoli si può realizzare, infatti, una città diversa e migliore costruendo una nuova idea di cittadinanza includente ed attiva.
Il programma dell’iniziativa prevede un appuntamento alle ore 9.00 nel cortile della scuola Capo delle Armi (via Capo Argentiera – Lido Nord), per una biciclettata che attraverserà le vie del territorio per circa 6 Km, toccando diversi punti sensibili e terminando presso il Parco 25 Novembre (via Pietro Rosa).
Nel frattempo presso il Parco “25 Novembre” si terrà, a partire dalle ore 9,30, fino al tramonto, una grande Eco Festa con giochi e laboratori a tema, stand espositivi, musica ed esibizioni.
PROMEMORIA 22 maggio 1978 - Italia: è approvata la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194/78) sull'aborto.
Italia: è approvata la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194/78) sull'aborto.
La legge 194 [modifica]
La legge italiana sulla IVG è la Legge n.194 del 22 maggio 1978 (detta anche più semplicemente "la 194") con la quale sono venuti a cadere i reati previsti dal titolo X del libro II del codice penale con l'abrogazione degli articoli dal 545 al 555, oltre alle norme di cui alle lettere b) ed f) dell'articolo 103 del T.U. delle leggi sanitarie.
La 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge (vedi sotto), di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica.
Il prologo della legge (art. 1), recita:
Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
L'art. 2 tratta dei consultori e della loro funzione in relazione alla materia della legge, indicando il dovere che hanno della donna in stato di gravidanza:
informarla sui diritti garantitigli dalla legge e sui servizi di cui può usufruire;
informarla sui diritti delle gestanti in materia laborale;
suggerire agli enti locali soluzioni a maternità che creino problemi;
contribuire a far superare le cause che possono portare all'interruzione della gravidanza.
Nei primi novanta giorni di gravidanza il ricorso alla IVG è permesso alla donna quando
circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito (art. 4).
Come risulta dalle formule usate dalla legge, le possibilità di accedere alla IVG nei primi novanta giorni sono limitate solo ai casi in cui la gravidanza comporterebbe un serio, ed evidentemente oggettivo, pericolo per la salute fisica o psichica della donna in stato di gravidanza. Risulta, dunque, errato ritenere che la legislazione italiana permetta alla donna piena libertà di accedere alla IVG durante il primo trimestre di gravidanza.
La IVG è permessa dalla legge anche dopo i primi novanta giorni di gravidanza (art. 6):
quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Le minori e le donne interdette devono ricevere l'autorizzazione del tutore o del tribunale dei minori per poter effettuare la IVG. Ma, al fine di tutelare situazioni particolarmente delicate, la legge 194 prevede che (art.12)
...nei primi novanta giorni, quando vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà o la tutela, oppure queste, interpellate, rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra loro difformi, il consultorio o la struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, espleta i compiti e le procedure di cui all'articolo 5 e rimette entro sette giorni dalla richiesta una relazione, corredata del proprio parere, al giudice tutelare del luogo in cui esso opera. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere la interruzione della gravidanza.
La legge stabilisce che le generalità della donna rimangano anonime.
La legge prevede inoltre che "il medico che esegue l'interruzione della gravidanza è tenuto a fornire alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite" (art. 14).
Il ginecologo può esercitare l'obiezione di coscienza. Tuttavia il personale sanitario non può sollevare obiezione di coscienza allorquando l'intervento sia "indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo" (art. 9, comma 5).
La donna ha anche il diritto a lasciare il bambino in affido all'ospedale per una successiva adozione, e a restare anonima.
Questa legge è stata confermata dagli elettori con una consultazione referendaria il 17 maggio 1981.
21 maggio, 2010
L'Assessore D'Elia presenta il progetto "Donne Multietniche"
L'Assessore D'Elia presenta il progetto "Donne Multietniche"
L'arte come possibile via di riscatto e come strada per il reinserimento nella società una volta usciti dal carcere. È il progetto "Donne Multietniche - L' arte è un linguaggio senza barriere. E senza sbarre" presentato dall'assessore alle Politiche culturali della Provincia di Roma, Cecilia D'Elia.
Nato dalla collaborazione fra Unicoop Tirreno, il penitenziario di Rebibbia e il liceo statale d'Arte Roma2, patrocinato dal ministero della Giustizia, dal Garante per i Diritti dei detenuti, dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Roma il corso è stato illustrato a Palazzo Valentini alla presenza del Garante dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, e del responsabile delle politiche sociali Unicoop Tirreno, Massimo Favilli. Le donne di Rebibbia hanno imparato, seguendo lezioni specifiche, tre tipi differenti di decorazione su ceramica, su stoffa e su multimateriali.
Una volta venute a contatto con questa nuova tecnica decorativa le detenute (italiane, argentine, lituane, brasiliane, uruguaiane e romene) hanno creato vere e proprie opere d'arte che saranno esposte e vendute (il ricavato andrà alle stesse detenute per comprare altri materiali necessari per nuove creazioni) nei punti Coop della Capitale, Laurentina e Bettini (21 e 22 maggio), Casilina e Colli Aniene (28 e 29 maggio).
"Questo corso è il recupero di se stessi - ha detto D'Elia - le carceri devono essere un luogo di crescita e di formazione perchè bisogna rieducare e investire sulla cultura per un reinserimento una volta fuori dal carcere".
Le donne che delinquono in Italia sono il 5% della popolazione carceraria e di questo solo l'1% agisce autonomamente.
"Per loro - afferma Marroni - vuol dire essere parte integrante di una società dove, prima o poi, torneranno".
Le detenute, oltre ad esprimersi attraverso una forma d'arte, hanno avuto infatti la possibilità di imparare un mestiere che potrebbe essere loro utile per un reinserimento nel mondo lavorativo una volta terminato il periodo di detenzione.
PROMEMORIA 21 maggio 2002 - L'Arma dei Carabinieri viene elevata a rango di Forza Armata.
L'Arma dei Carabinieri viene elevata a rango di Forza Armata.
L'Arma dei Carabinieri è una delle quattro forze armate italiane, con collocazione autonoma nell'ambito del Ministero della Difesa. È una forza militare di polizia in servizio permanente di pubblica sicurezza. Per via della sua doppia natura di forza militare e forza di polizia le sono devoluti compiti militari in cui concorre alla difesa del territorio italiano, garantisce la sicurezza delle rappresentanze diplomatiche italiane all'estero, partecipa alle operazioni militari in Italia e all'estero sulla base della pianificazione d'impiego stabilita dal capo di Stato Maggiore della Difesa, esercita le funzioni di polizia militare nonché, ai sensi dei codici penali militari, di polizia giudiziaria militare alle dipendenze della giustizia militare; nell'ambito dei poteri di polizia esercita le funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza.
Nel 2006 l'Arma dei Carabinieri contava un totale di 112.226 persone di cui 709 donne così ripartite: 3.862 ufficiali, 29.034 ispettori, 19.156 sovrintendenti, 58.843 appuntati e carabinieri, 1.331 allievi.
Elevamento a forza armata autonoma
I Carabinieri fino all'anno 2000 erano parte integrante dell'Esercito Italiano con il rango di arma (definita «prima arma dell'Esercito»), attraverso l'art. 1 della legge delega 31 marzo 2000, n. 78 i Carabinieri vengono elevati a forza armata autonoma con rango di forza armata, nell'ambito del Ministero della difesa.
Nonostante il nuovo rango di forza armata secondo i principi stabiliti dalla legge 18 febbraio 1997, n. 25 sui vertici militari, ancora in vigore, non è concesso a un ufficiale dei Carabinieri di ricoprire la carica di capo di Stato Maggiore della Difesa che può essere assunta solo da un ufficiale (con determinato grado) dell'Esercito, della Marina o dell'Aeronautica.
Dall'anno di elevamento al rango di Forza Armata al pari delle altre, anche l'Arma dei Carabinieri ha come Comandante Generale un Ufficiale Generale proveniente dai suoi ranghi. Il primo Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, proveniente dalle sue stesse fila, è stato il Generale di Corpo d'Armata Luciano Gottardo. In precedenza il Comandante Generale dell'Arma era tratto da Ufficiali Generali in possesso di peculiari caratteristiche provenienti dall'Esercito.
20 maggio, 2010
Children no more: matite contro la violenza sui minori
Children no more: matite contro la violenza sui minori
La mostra curata da Alessandro Dezi e Fiorenza Filippi, per conto dell’Associazione “Karibu Onlus” di Colleferro (Roma), intende denunciare ogni forma di violenza sui minori, attraverso un’esposizione itinerante di centotrentanove tavole d’illustrazione e di fumetto dal titolo “Children No More - matite contro la violenza dei minori”.
La mostra – allestita a Palazzo Valentini presso la Sala Egon Von Furstenberg – sarà aperta al pubblico fino al 25 maggio prossimo e si potrà visitare con ingresso libero nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì ore 10 – 19; sabato dalle 10 alle 13; domenica chiuso.
Nella convinzione che il fumetto rappresenti uno dei linguaggi di comunicazione più vicino al mondo dei minori, l’Associazione e i curatori hanno scelto tale modalità di rappresentazione del fenomeno per aumentare nella popolazione giovanile la consapevolezza dei diritti e degli eventuali abusi, superando l’intermediazione del mondo degli adulti, artefici delle violazioni.
L’iniziativa è stata promossa dall’assessorato provinciale alle Politiche della scuola: “Sono orgogliosa – ha dichiarato l’Assessore Paola Rita Stella - di promuovere questa mostra e sono consapevole della forza comunicativa dei mezzi artistici. Si tratta di un’iniziativa ammirevole e spero che il suo messaggio entri nelle nostre coscienze, affinché il rispetto e la tutela dell’infanzia diventino elementi fondanti dei nostri pensieri e delle nostre azioni.”
Gli artisti partecipanti (importanti nomi nazionali e internazionali legati al mondo del fumetto) si propongono, attraverso le loro opere, di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla grave piaga sociale esistente: la negazione dei diritti dei bambini.
L’intero corpus della mostra si pone come una vera e propria denuncia sociale. Ogni singola tavola descrive un unico, tragico, momento di violenza minorile e al contempo s’incastra in un contesto ben più ampio e globale di abbrutimento delle coscienze civili e della natura umana.
Durante il percorso si possono osservare tavole in cui viene descritta la terribile realtà della violenza domestica sui figli, la barbarie della pedofilia e del conseguente infame business pedopornografico.
Sono presenti illustrazioni che mettono in evidenza le condizioni d’esistenza disumane che spingono bambini - specie nelle nazioni in via di sviluppo - ad accettare la mercificazione del proprio corpo con l’aberrante sviluppo della pratica del “turismo sessuale” e di lavori sottopagati e massacranti.
Infine, la mostra invita a riflettere sulla manipolazione infida e consapevole dei mass media sulle menti recettive più malleabili dei giovani, sui bambini soldati impiegati nei sanguinosi conflitti armati di mezzo mondo e sulle piccole vittime civili degli stessi.
Fra tutte le violenze possibili, la Karibu Onlus ha scelto di occuparsi, nello specifico, di quelle
riguardanti il mondo minorile perché ritiene che proprio sui minori di oggi si basi l’equilibrio di tutte le società di domani.
La figura adulta - anche quella genitoriale - che compie atti di violazione, mina fiducia e prospettive nel futuro del bambino, condannandolo ad un’esistenza di rassegnazione, confusione interiore e dolore profondo che ne farà un adulto non equilibrato e sicuramente infelice.
L’Associazione, insieme a tutti coloro che si uniscono al messaggio di Children No More, considera i bambini Patrimonio dell’Umanità e ne chiede la tutela.
info: http://childrennomore.blogspot.com/
PROMEMORIA 20 maggio 1999 - Omicidio D'Antona: a Roma le BR uccidono Massimo D'Antona, docente di diritto del lavoro alla Sapienza.
Omicidio D'Antona: a Roma le BR uccidono Massimo D'Antona, docente di diritto del lavoro all'Università "La Sapienza" di Roma.
L'omicidio D'Antona fu eseguito dalle Nuove BR il 20 maggio 1999 in via Salaria a Roma.
Ricostruzione giudiziaria dei fatti
Il professor Massimo D'Antona, consulente del Ministero del Lavoro e docente di diritto del lavoro all'Università degli studi di Roma "La Sapienza", amministratore delegato dell'ENAV fino al 1998, verso le 8.30 di mattina, stava recandosi al lavoro nello studio di via Salaria. I brigatisti rossi Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, in attesa dentro un furgone Nissan, scendono e lo apostrofano. Secondo la deposizione di Cinzia Banelli, fu Galesi, armato di una pistola automatica calibro 9x19 senza silenziatore, a far fuoco su D'Antona, svuotando i 9 colpi del caricatore sul professore e infliggendogli il colpo di grazia al cuore. I due si danno poi alla fuga, e poco dopo arrivano i soccorsi: il ricovero al Policlinico Umberto I è però inutile, e il medico dichiara nel certificato di morte che D'Antona si è spento alle 9.30 di mattina.
Poche ore dopo, arriva la rivendicazione, 14 pagine stampate fronte retro, con la stella a cinque punte e il gergo criptico e oscuro tipico delle Nuove brigate Rosse.[1] Rispetto a similari rivendicazioni degli anni di piombo, oltre all'appariscente differenza costituita dalla dicitura "SIM" sostituita da "Borghesia Internazionale", si rileva un netto peggioramento dello stile, una qualità letteraria più bassa, una maggior tortuosità nell'espressione.[2]
Esito processuale
L'8 luglio 2005 la Corte d'assise di Roma, presieduta da Marco D'Andria, emette il verdetto: ergastolo per Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma; Federica Saraceni assolta dall'accusa di concorso nell'omicidio, ma condannata a 4 anni e 8 mesi perché ritenuta responsabile di associazione sovversiva. Quattro assoluzioni: Alessandro Costa e Roberto Badel non sono stati ritenuti colpevoli di banda armata; i fratelli Maurizio e Fabio Viscido sono stati prosciolti dall'accusa di banda armata. Per Costa e Badel è stata disposta la scarcerazione dal presidente della Corte.
Conseguenze politiche e sociali
L'omicidio D'Antona riapre la stagione degli omicidi delle BR (Brigate Rosse), ad 11 anni da quello di Roberto Ruffilli.
Seguiranno l'omicidio Biagi, in cui è nuovamente implicata la Lioce, e la sparatoria sul treno del 2 marzo 2003 che costerà la vita a Emanuele Petri, un sovrintendente della PolFer, e del brigatista rosso Mario Galesi. L'azione, scaturita da un normale controllo presso Castiglion Fiorentino, ha portato alla cattura della Lioce. Quest'ultima farà poi trovare un covo a Roma, in un locale in affitto di proprietà di Diana Blefari Melazzi.
19 maggio, 2010
PROMEMORIA 19 maggio 1536 - Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII d'Inghilterra, viene decapitata con la falsa accusa di adulterio
Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII d'Inghilterra, viene decapitata con la falsa accusa di adulterio.
Anna Bolena, in inglese Anne Boleyn (1501 o 1507 – Torre di Londra, 19 maggio 1536), fu la seconda moglie e regina consorte di Enrico VIII, oltre che la madre della regina Elisabetta I d'Inghilterra. Il suo matrimonio con Enrico VIII fu causa di considerevoli sconvolgimenti politici e religiosi.
Anna passò gli ultimi giorni della sua vita rinchiusa nella torre di Londra alternando crisi nervose a stati di quiete estrema. La leggenda della ritrovata pace spirituale, che per temperamento e vicende circostanti Anna non ebbe mai in vita, è posteriore alla sua morte ed è attribuita ad un poeta anonimo con lo scopo di dipingere Anna come una vittima della bramosia del re. Ella giurò due volte sui sacramenti che era innocente di tutte le accuse portate a suo carico. Il 19 maggio 1536 Anna venne decapitata con un solo colpo di spada nella Torre di Londra. Prima della morte scherzò dicendo che: "Ho sentito dire che il boia è molto bravo, e il mio collo è sottile". Il boia, un esperto spadaccino francese richiesto espressamente dal re, come ultimo dono alla donna che aveva amato, era giunto a Londra d'oltre Manica, ed era ritenuto un giustiziere rapido ed eccellente. Anna scelse un vestito scuro per la sua esecuzione, con una sottoveste cremisi. Sul patibolo perdonò quelli che l'avevano mandata a morte, e pregò per suo marito. Venne bendata, e mentre si stava inginocchiando la sua testa cadde con un solo colpo.
Il suo corpo e la testa recisa furono sepolti in una tomba senza nome nella cappella della Chiesa di San Pietro ad Vincula. Sotto il regno della regina Vittoria il suo corpo fu identificato e sepolto nella cappella sotto il pavimento marmoreo.
18 maggio, 2010
PROMEMORIA 18 maggio 1999 - Carlo Azeglio Ciampi inizia il suo mandato di presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi inizia il suo mandato di presidente della Repubblica.
arlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 dicembre 1920) è un economista e politico italiano, decimo presidente della Repubblica dal 18 maggio 1999 al 10 maggio 2006.
È stato governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993, presidente del Consiglio dei ministri e ministro del turismo e dello spettacolo ad interim (1993-1994) e ministro del tesoro e del bilancio (1996-1999). Con la fine del suo mandato presidenziale è diventato senatore a vita. Primo presidente del Consiglio e primo capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica, Ciampi fu anche il secondo presidente eletto dopo essere stato governatore della Banca d'Italia preceduto da Luigi Einaudi nel 1948.
Fa parte del coordinamento nazionale del Partito Democratico.
Presidente della Repubblica
La sua candidatura viene avanzata da un vasto schieramento parlamentare e in particolare dall'allora Presidente del Consiglio D'Alema che ottiene, durante le trattative, il benestare dell'opposizione di centro-destra, anche se Ciampi, che non era iscritto in alcun partito, era molto vicino all'Ulivo. Considerato come figura fondamentale per l'entrata nell'Euro e come uno dei ministri più popolari del governo gode anche dell'appoggio del mondo economico e finanziario oltre che della stima dei dirigenti dell'Unione Europea. Il 13 maggio 1999 è stato eletto alla prima votazione, con larga maggioranza (707 voti su 1010), decimo presidente della Repubblica. In questa veste, egli ha cercato di trasmettere agli italiani quel patriottico sentimento nazionale che deriva dalle imprese del Risorgimento e della Resistenza e che si manifesta nell'Inno di Mameli e nella bandiera tricolore.
Ciampi è stato un Presidente che, analogamente a quanto avvenne con Sandro Pertini, ha riscosso sempre un alto indice di gradimento nei sondaggi fatti dai vari Istituti italiani, con una media oscillante tra il 70 e l'80% (il minimo si registrò con il 67% relativo al nord-est del Paese, ossia dove la Lega Nord è più forte). Rimanendo sempre, perciò, una delle figure nelle quali gli italiani riponevano la loro fiducia e rafforzando con la sua figura istituzionale lo stesso ruolo del Presidente della Repubblica.
Come Pertini, anche Ciampi ha assistito ad una finale dell'Italia, infatti il 2 luglio 2000 l'ex Capo dello Stato era presente allo Stadio De Kuip di Rotterdam nella sfortunata Finale di Euro 2000 persa dagli azzurri ai supplementari per 2-1 contro la Francia.
Ha ricevuto, nel 2005, il premio Carlo Magno dalla città tedesca di Aquisgrana per il suo impegno volto a garantire l'idea di Europa unita e pacifica;[5] sempre nel 2005, ha anche ricevuto ad honorem il David di Donatello per la sua volontà di rilanciare il cinema italiano.
In un intervento al Parlamento europeo è stato vivacemente contestato da alcuni europarlamentari della Lega, tra cui Mario Borghezio, scontenti per l'ingresso dell'Italia nella Moneta comune Europea, l'Euro, citato nel discorso del Presidente della Repubblica.
Durante il settennato Ciampi e Signora hanno posto la loro residenza presso il palazzo del Quirinale.
La consorte del Presidente, come raramente accadde in passato, è stata spesso presente agli incontri che il marito ebbe in Italia ed all'estero; "donna Franca", come è stata chiamata, ha fatto alcune dichiarazioni "fuori dal protocollo": hanno fatto discutere le sue esternazioni riguardo la "tv deficiente" e riguardo la bontà e l'affetto dei napoletani ("La gente del sud è più buona e intelligente").
Da più parti a Ciampi è stato chiesto di rimanere Capo dello Stato per un secondo mandato ma egli, seppur lusingato, ha escluso l'ipotesi di un Ciampi bis al Quirinale. Sia il centro destra, sia il centro sinistra, lo hanno più volte ringraziato per il suo operato super partes e come garante istituzionale.
Il 10 febbraio 2006 ha aperto, come da protocollo, i Giochi olimpici invernali di Torino 2006.
Il 3 maggio 2006 con una nota ufficiale dal Quirinale Ciampi ha confermato la sua indisponibilità ad un settennato-bis: i motivi che l'hanno spinto a questa decisione sono l'età avanzata e la convinzione che "il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato".[6] In effetti, è stato osservato che nessun Presidente della Repubblica è mai stato investito di un secondo mandato.
17 maggio, 2010
Provincia al Forum PA: Patto dei Sindaci per la difesa dell'ambiente. Un anno di "Consumina" a tutela dei cittadini
Provincia al Forum PA: Patto dei Sindaci per la difesa dell'ambiente. Un anno di "Consumina" a tutela dei cittadini
La Provincia di Roma partecipa al Forum PA 2010 con un ricco calendario di incontri ed eventi. L’appuntamento è presso la nuova Fiera di Roma, in Via Portuense, 1645 – 1647, da lunedì 17 a giovedì 20 maggio.
Oggi, nell’ambito del Forum, l’Amministrazione provinciale presenta le azioni messe in campo per promuovere il Patto dei Sindaci, l’iniziativa lanciata dalla Commissione europea per l’energia e il clima.
L’illustrazione del progetto si terrà presso il padiglione 9 - stand 11/a - a partire dalle ore 9,30.
A oggi circa 20 Comuni hanno già aderito al Patto, avviando le procedure per definire il bilancio delle emissioni di CO2 e il Piano di azione per la sostenibilità energetica (SEAP), tra questi: Canale Monterano, Cerveteri, Formello, Genazzano, Ladispoli, Magliano Romano, Manziana, Marcellina, Morlupo, Nazzano, Sacrofano, San Vito Romano, Torrita Tiberina. Altri Comuni hanno manifestato l’interesse al Patto.
La Provincia di Roma, Struttura di supporto della Commissione europea, realizzerà un programma articolato di animazione e assistenza rivolto ai Comuni, avviando la predisposizione del Bilancio di CO2 e promuovendo progetti concreti finalizzati all’efficienza energetica e all’uso delle fonti rinnovabili.
Il workshop sarà un’occasione per fare il punto e confrontarsi sulle iniziative previste.
Per info: pattodeisindaci@provincia.roma.it ; www.sportelloenergia.info
Più in generale va detto che l’Amministrazione provinciale ha organizzato un fitto programma di convegni e workshop, con il coordinamento della Direzione Generale dell’Ente.
Gli appuntamenti promossi dall’Amministrazione di Palazzo Valentini toccano molteplici settori: dai progetti per lo sviluppo sostenibile, alle prospettive di occupazione per i giovani; dalle iniziative messe in campo a tutela dei consumatori, all’illustrazione del Piano Territoriale Generale della Provincia di Roma.
Sempre lunedì 17 maggio, a partire dalle ore 14, si tiene il Convegno sul tema “Dentro i bisogni dei Cittadini: un anno con “Consumina”.
L’incontro consentirà di analizzare l’attività svolta dai nuovi “Centri per la difesa del cittadino consumatore della Provincia di Roma”, punti di ascolto e assistenza collocati negli Outlet di Valmontone e Castel Romano e all’interno dei Centri per l’Impiego.
Martedì 18 maggio, alle ore 14,30, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti interverrà all’incontro “La multimedialità quale strumento di fruizione dei beni culturali: l’esperienza della Provincia di Roma”, in cui si illustreranno gli ottimi risultati ottenuti attraverso il “percorso multimediale” alla scoperta delle Domus di Palazzo Valentini e le azioni messe in cantiere per valorizzare il patrimonio archeologico dello stabile che è la sede dell’Amministrazione provinciale.
Ad introdurre i lavori, presso lo stand della Provincia, sarà il giornalista scientifico Piero Angela; a coordinare l’incontro sarà il Direttore Generale della Provincia di Roma, Antonio Calicchia.
In programma gli interventi del fisico e divulgatore scientifico, Paco Lanciano e del Dirigente del Servizio VI della Direzione Generale, Roberto Del Signore.
Si ricorda che FORUM PA 2010 è stato promosso paritariamente dal Governo nazionale, attraverso il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, dalle Province italiane, attraverso UPI e dai Comuni italiani, attraverso ANCI.
Nel corso del tempo questa manifestazione, con oltre venti anni di storia alle spalle, si è affermata come preziosa occasione di incontro e confronto sull’innovazione tra pubbliche amministrazioni centrali e locali, imprese e cittadini sui temi chiave dell'innovazione nel sistema paese e nei sistemi territoriali.
Per conoscere nel dettaglio gli incontri in programma presso lo stand della Provincia di Roma, consultare i documenti allegati.
Per maggiori informazioni sul Forum PA 2010: http://portal.forumpa.it
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