11 maggio, 2010
PROMEMORIA 11 maggio 1960 - A Buenos Aires quattro agenti del Mossad rapiscono il gerarca nazista fuggitivo Adolf Eichmann.
A Buenos Aires quattro agenti del Mossad rapiscono il gerarca nazista fuggitivo Adolf Eichmann, che usava il falso nome di "Ricardo Klement".
Adolf Eichmann, dopo aver ottenuto un passaporto falso a nome Riccardo Klement nel giugno del 1950, salpò alla volta del Sud America con la speranza di lasciarsi il passato alle spalle, ma con il sogno di potere fare un giorno ritorno in Germania. Le cose non andarono però come previsto da Eichmann e quello che sarebbe successo 10 anni dopo la sua fuga in Argentina era in qualche modo imprevedibile.
Il figlio di Eichmann frequentava una ragazza tedesca, a cui si era presentato col suo vero cognome e con cui si lasciò andare ad affermazioni compromettenti sul "mancato genocidio"; la ragazza informò la famiglia, e nel 1957 il padre, Lothar Hermannun, ebreo ceco sfuggito all'olocausto, collegato il cognome Eichmann al criminale nazista ricercato in tutto il mondo, informò il procuratore tedesco Fritz Bauer che passò l'informazione al Mossad. Si scoprì dunque che Adolf Eichmann si nascondeva a Buenos Aires. Dopo un lungo periodo di preparazione, il servizio segreto israeliano organizzò, nel 1960, un'operazione che portò al rapimento e al segreto trasferimento (nel sistema giuridico argentino l'estradizione non era prevista) di Eichmann in Israele affinché venisse sottoposto a processo per i crimini di cui si era reso responsabile durante la guerra. Al momento del rapimento (a pochi metri dalla sua residenza), un gruppo di operazione dei servizi segreti israeliani lo stava aspettando con la scusa di un problema meccanico della loro auto. Al sentire "un momento, signore", Eichmann capì che si trovava nei guai, dato che era consapevole del fatto che era ricercato. Nonostante la sua resistenza, fu caricato sull'auto "guasta" e portato in un luogo segreto per il seguente passo dell'operazione (processarlo in Israele). Per ovviare poi al problema dell'estradizione fu avvolto in un tappeto e caricato sull'aereo del Mossad.
Recentemente è stato ritrovato, tra i documenti coperti dal segreto di stato in Argentina, il passaporto falso con il quale Eichmann lasciò l'Italia nel 1950: era intestato a Riccardo Klement, altoatesino, e rilasciato dalla Croce Rossa di Ginevra in base alla testimonianza del padre francescano Edoardo Domoter.
Il processo
Il processo Eichmann, celebrato nel 1960, a quattordici anni da quello di Norimberga fu il primo processo ad un criminale nazista tenutosi in Israele.
L'arrivo di Eichmann in Israele fu accolto da una fortissima ondata di esultanza mista ad odio verso quello che si era impresso nell'immaginario dei sopravvissuti ai lager come uno dei maggiori responsabili della sorte degli Ebrei. Tuttavia Eichmann offrì di sé stesso un'immagine poco appariscente, quasi sottomessa, ben diversa da quella di inflessibile esecutore degli ordini del Fuhrer; negò di odiare gli ebrei e riconobbe soltanto "la responsabilità di aver eseguito ordini come qualunque soldato avrebbe dovuto fare durante una guerra". Hannah Arendt lo descrisse, con una frase poi passata alla storia, come l'incarnazione dell'assoluta banalità del male.
La linea difensiva fu impostata nel dipingere l'imputato Eichmann come un impotente burocrate, mero esecutore di ordini inappellabili, negando quindi ogni diretta responsabilità; egli stesso d'altro canto non mostrò nessun segno di sincero rimorso e di critica verso l'ideologia razzista del terzo Reich e le sue concrete e criminali applicazioni. La sua colpevolezza, provata in maniera esaustiva dalle testimonianze di numerosi sopravvissuti chiamati a deporre contro di lui, condusse il giudice militare a pronunciare la definitiva sentenza di morte.
Prima che il condannato fosse giustiziato furono presentate diverse richieste di grazia (in prima persona da Eichmann, dalla moglie e da alcuni parenti di Linz), tutte respinte dall'allora presidente d'Israele, Yitzhak Ben-Zvi. Adolf Eichmann fu condannato a morte e impiccato nel carcere di Ramla il 31 maggio 1962. Come da verdetto il cadavere fu cremato e le sue ceneri vennero caricate su una motovedetta della marina israeliana e disperse nel Mar Mediterraneo al di fuori delle acque territoriali israeliane.
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