03 maggio, 2010

PROMEMORIA 3 maggio 1808 Spagna: rivolta a Madrid contro l'occupazione di Napoleone Bonaparte


Spagna: rivolta a Madrid contro l'occupazione di Napoleone Bonaparte, i massacri del popolo da parte dei francesi ispireranno i quadri di Francisco Goya, tra cui la tela Il 3 maggio 1808.
Il 3 maggio 1808 (conosciuto anche come El tres de mayo de 1808 en Madrid, o Los fusilamientos de la montaña del Príncipe Pío, e Los fusilamientos del tres de mayo) è un dipinto di Francisco Goya ad olio su tela, quest'opera fu realizzata nel 1814. Oggi è conservata al Museo del Prado di Madrid.
L'altro dipinto collegato è 2 maggio 1808 sempre di Goya. Questo dipinto inoltre ha ispirato Manet e Picasso per l'esecuzione di due opere: L'esecuzione di Massimiliano e Massacro in Corea.

Il quadro

Il 3 maggio 1808 è uno dei quadri storici più drammatici che mai siano stati realizzati. Il sentimento che emana l'opera è l'amore per la libertà e la patria; un sentimento che diviene storicamente una rivolta contro la crudeltà delle esecuzioni in massa del popolo ad opera dei soldati francesi. Goya quindi rappresenta la ribellione delle passioni popolari che vengono immortalate nei gesti di sofferenza dipinti dall'artista. Ma la sua espressione visiva va al di là della rappresentazione dell'evento, assumendo una dimensione umana universale, il simbolo cioè della rivolta dei popoli contro le oppressioni di altri popoli.
Ciò che si nota subito è la drammaticità dell'evento fissato dal contrasto tra le vittime e i carnefici nell'atto di premere il grilletto dei fucili. Sebbene venga subito notata la figura bianca e la vittima ai suoi piedi illuminata dalla luce bianca di una grande lanterna ai piedi dei soldati, subito dopo ci si rende conto che essa è solo una delle molte vittime. Ma c'è anche il muro scuro di soldati rappresentati di schiena e protesi le gambe e i fucili verso le vittime[1].

In questo quadro si potrebbero anche vedere delle analogie a Il giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David. Sul parallelismo fra i due dipinti due storici dell'arte inglesi, Hugh Honour e John Fleming, affermano: «I soldati francesi di Goya echeggiano le posizioni degli Orazi, ma stanno fucilando un gruppo di civili indifesi arrestati a Madrid dopo la rivolta del giorno prima contro l'esercito di occupazione. Ma l'accento è posto sulle vittime, e su di esse viene attirata la simpatia dello spettatore, specialmente sull'uomo in camicia bianca che si contrappone a braccia tese all'anonimo plotone di esecuzione»[2] I due autori sottolineano ancora che il dipinto trova il suo autentico e profondo significato: «come martirio laico, un martirio senza il minimo raggio di speranza nella possibilità che gli evidenti mali di questo mondo siano riparati nell'altro. La sola fonte di luce è la gigantesca lanterna ai piedi dei soldati, forse un simbolo della logica rigorosa dell'illuminismo nella quale gli intellettuali spagnoli, Goya compreso, avevano posto le proprie speranze di salvezza. Tutto sembra essere fallito, l'illuminismo come la Chiesa, rappresentata dai campanili sullo sfondo e dal monaco tonsurato che figura tra i condannati. A dar significato a un mondo caotico restano soltanto l'artista e la sua visione - e quella di Goya era già troppo amareggiata e violenta per concedere sollievo o distrazione dall'orrore del soggetto con la delicatezza delle pennellate o l'armonia dei colori, che già avevano “neutralizzato” altri temi feroci nell'arte precedente»[3].
Ne Il 3 maggio 1808 si mostra una sorta di sequenza cinematografica di figure che guidano ciascun gruppo:
la vittima centrale, che sembra, agonizzare ancor prima che sia raggiunta dalla pallottola;
la figura bianca che alza le braccia in attesa del colpo mortale.
il corpo caduto ai piedi, con la testa ridotta ad una poltiglia sanguinosa, le braccia aperte che fanno riscontro a quelle della figura complementare: la vittima centrale ancora in vita.
Ma emergono anche altri comportamenti tra i condannati:
un uomo che inveisce con il pugno;
un altro che s'inchina verso terra, con gesto di sconforto;
un altro ancora che si copre il volto con le mani;
ed infine colui che guarda con orgoglioso disprezzo i carnefici in uniforme.
Ancor più che nel dipinto sul “2 maggio”, Goya qui esalta la scena rendendo il terrore con dita di colore e volti di uomini appena abbozzati. Egli così capovolge in questo dipinto la tradizione occidentale dell'eroismo, facendo emergere una nuova visione della storia in cui le strutture ideali, morali e politiche dell'Occidente sono destrutturate a favore del conflitto anonimo tra uomini. Nel 1814, anno in cui fu dipinto Il 3 maggio 1808, la visione di Goya di un'umanità disumanizzata appare come una profezia lucida e drammatica che inaugura una nuova ed inquietante epoca storica.

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