24 maggio, 2010

PROMEMORIA 24 maggio 1430 - Giovanna D'Arco viene catturata dai Borgognoni


Giovanna D'Arco viene catturata dai Borgognoni.
Giovanna lasciò la corte di CarloVII tra marzo ed aprile, ingaggiando nuovamente combattimenti sporadici con gli anglo-borgognoni, alla testa di contingenti in parte formati da volontari, in parte da mercenari, tra cui duecento piemontesi agli ordinidi Bartolomeo Baretta, in parte agli ordini di Barbazan, nuovamente libero, che si unì a lei a Lagny; a maggio si rinchiuse nella città di Compiègne assediata e da lì iniziò una serie di sortite eclatanti ma con scarso esito. Il 23 maggio 1430 Giovanna tentò un attacco a sorpresa contro la città di Margny, ove trovò una resistenza più forte del previsto e, dopo essere stata respinta per tre volte, vedendo giungere al nemico altri rinforzi dalle postazioni vicine, diede ordine di rientrare al riparo delle mura di Compiègne.
Ad un certo punto, il governatore della città, Guglielmo di Flavy, diede ordine di chiudere le porte nonostante le ultime compagnie non fossero ancora rientrate, ordine che secondo alcuni costituirebbe una prova del suo tradimento, essendosi egli accordato segretamente col nemico per rendere possibile la cattura della Pulzella; secondo altri, benché questa eventualità sia possibile, non è dimostrabile.
Ad ogni modo, mentre l'esercito rientrava nella città, Giovanna, che ne proteggeva la ritirata, circondata ormai da pochi uomini della sua compagnia, fu cinturata e strattonata da cavallo, dovendo arrendersi al Bastardo di Wamdonne insieme al suo intendente, Jean D'Aulon.
Fatta prigioniera insieme al suo intendente ed al fratello Pietro, Giovanna fu condotta in un primo tempo alla fortezza di Clairoix, quindi, dopo pochi giorni, al castello di Beaulieu-les-Fontaines sino al 10 luglio, ed infine al castello di Beaurevoir. Qui, Giovanna venne trattata come una prigioniera d'alto rango e, infine, riuscì a conquistarsi la simpatia di tre dame del castello che, stranamente, portavano il suo stesso nome: Jeanne de Béthune, moglie di Jean de Luxembourg, la di lei figlia di prime nozze Jeanne de Bar ed infine Jeanne de Luxembourg, zia del potente vassallo, che giungerà sino al punto di minacciare di diseredarlo qualora la Pulzella fosse stata consegnata agli Inglesi. Del pari, Giovanna avrebbe ricordato con affetto queste tre donne durante gli interrogatori, ponendole su un piano di rispetto immediatamente inferiore a quello dovuto solo alla propria regina. Dopo la morte di Jeanne de Luxembourg, tuttavia, la Pulzella fu trasferita, tra novembre e dicembre, numerose volte in diverse piazzeforti, sino a giungere, il 23 dicembre, a Rouen.
Dopo la cattura di Giovanna, il re non offrì un riscatto per la prigioniera, né fece passi ufficiali per trattarne la liberazione. Secondo alcuni, Giovanna, ormai divenuta sin troppo popolare, fu abbandonata al suo destino. Secondo altri, invece, Carlo VII avrebbe incaricato segretamente prima La Hire, che venne catturato in un'azione militare, e, poi, il Bastardo d'Orléans, di liberare la prigioniera durante i trasferimenti da una piazzaforte ad un'altra, come proverebbero alcuni documenti che attestano due "imprese segrete" presso Rouen, tra cui uno datato 14 marzo 1431, in cui il Bastardo d'Orléans accusa ricevuta di 3.000 lire tornesi per una missione oltre la Senna.

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