11 maggio, 2010

FACCIAMO UN PO' DI STORIA: San Basilio dalle origini a oggi.


San Basilio dalle origini a oggi.

La mancanza di un centro unico e definito ha caratterizzato nel corso dei secoli la storia urbanistica di Roma. Tuttavia nei primi decenni del secolo scorso, mentre lo sviluppo urbano di tutte le grandi città è volto proprio alla decentralizzazione, a Roma vengono create una serie di grandi arterie, che convergono nel vecchio centro storico. Con il piano fascista di risanamento, infatti, si assiste a numerose azioni di sventramento del centro storico che comportano la demolizione di zone occupate prevalentemente da vecchie abitazioni in condizioni igieniche pessime e quasi sempre sovraffollate. Al posto delle povere case rimane il vuoto o sorgono edifici pubblici, mentre gli abitanti delle zone coinvolte nel piano di risanamento devono trasferirsi lontano perché per loro vengono costruite le borgate ufficiali. Pertanto la nascita di questo nuovo tipo di insediamento è da collegarsi strettamente con la realizzazione degli sventramenti che devono servire ad esaltare in modo retorico e simbolico i singoli monumenti della città. La testimonianza dell'antica civiltà romana devono avere eminentemente lo scopo di celebrare la classicità e vengono presentate del tutto isolate dal contesto cittadini. Infatti tutte le costruzioni che non sono espressione della romanità vengono
considerate il frutto di "secoli bui e corrotti". Il termine "borgata" viene usato ufficialmente la prima volta nel
1924 quando sorge a quindici chilometri da Roma, in zona malarica, Acilia, dove vengono trasferiti gli abitanti delle zone del Foro di Cesare e di Traiano e della via del Mare. Con questo termine si vuole definire un pezzo di città che non ha la completezza e l'organizzazione per chiamarsi "quartiere", un pezzo di città in mezzo alla campagna che non è realmente né l'una né l'altra cosa. La maggior parte dei nuovi abitanti delle borgate risiedeva precedentemente nelle zone del centro storico dove viveva esercitando un modesto artigianato a servizio della città. Con il trasferimento nelle borgate, molti sono costretti ad abbandonare l'attività nella quale erano impiegati e che costituiva la fonte di poco guadagno a causa dell'estrema lontananza da Roma. E per la perdita del laboratorio-bottega, che nei nuovi nuclei non è più possibile mantenere. Nella Borgata, infatti, gli abitanti sono tutti ugualmente indigenti e pertanto i loro bisogni sono necessariamente ridotti al minimo. La vita nelle borgate è perciò più dura che nei vecchi quartieri: chi ha potuto conservare lavoro in città come il tranviere o netturbino, come usciere o lavandaia, adesso deve percorrere una decina di chilometri per arrivare al lavoro. Così, mentre le possibilità di guadagno diminuiscono, il costo di ogni lavoro aumenta del prezzo del biglietto del mezzo di trasporto: l'Atac ha
infatti istituito corse ad orario dall'alba alle prime ore della sera. Tuttavia le disagevoli comunicazioni rendono impossibile la partecipazione degli abitanti delle borgate alla vita interna della città. Pertanto l'isolamento dalla città rappresenta il carattere morfologico prevalente di questi nuclei edilizi, non solo dal punto di vista topografico, ma anche sociale. La borgata è infatti molto distante, ma quello che principalmente la separa è il suo carattere di totale difformità. Al contrario della città, gli abitanti appartengono tutti ad una sola classe sociale, le case sono tutte uguali, ripetute senza fantasia e colore e le strade polverose sono ordinate secondo uno schema geometrico rigido. Il decentramento avviato tramite le creazione delle borgate prende avvio secondo localizzazioni piuttosto casuali,orientandosi prevalentemente verso il settore orientale della città, dove vengono create le borgate di Prenestino, Pietralata e San Basilio.Quest’ultima viene costruita negli anni compresi tra il 1928 e il 1930 tra la via Nomentana e la via Tiburtina. In questa borgata, come d’altronde in tutte quelle realizzate prima della metà degli anni Trenta,le case sono vrere e proprie capanner in muratura ad un solo piano, con alloggi formati da una o due stanze, privi di servizi interni e con l’ingresso che si apre direttamente sulla strada, chiamate “casette Peter” dal nome dell’ingegnere progettista. I servizi igienici, così come le fontane, che devono essere utilizzate anche come lavatoi, sono sparse nella borgata e devono servire a un determinato numero di abitazioni. Le “casette” realizzate in “carpilite”, materiale autarchico formato da un impasto di trucioli di legno con calce, sono disposte in modo tale che dall’areo si legga la scritta “duce”. A San Basilio abitano circa trecento famiglie. Secondo i dati ufficiali dell’Istituto fascista case popolari, il coefficiente di affollamento di queste abitazioni è del 4,47 per vano, includendo tra i vani anche la cucinetta. Le condizioni delle case peggiorano rapidamente poiché nessun inquilino ha la possibilità economica di migliorare le costruzioni realizzate dall’Istituto case popolari. D’altronde le case, costruite con pessimi materiali, invecchiano rapidamente e necessitano di continui interventi di restauro che, tuttavia, sono frutto solo della beneficienza dell’istituto stesso. La borgata di San Basilio viene definita “senirurale” e pertanto, attorno ad ogni casa, viene lasciato uno spazio sufficiente alla creazione di un piccolo orto. Tuttavia il terreno poco adatto e l’indigenza assoluta fonno si che le famiglie, peraltro abituate a vivere incittà e quindi poco avvezze ai lavori di campagna, trasformino ben presto gli orti inn mucchi di immondizia. Le casesono autentiche baracche accoppiate a due. Soltanto gli edifici di “centro”, due misere case a due piani con un porticato, davanti a cui fa capolinea l’autobus, sono realizzati in materiale non autarchico.Nel 1936 la borgata viene venduta dal governatorato all’istituto fascista case popolari “affinchè la riformi o la sostituisca gradualmente con case popolarissime”, come dichiara il presidente dello IFCP di Roma Innocenzo Costantini. L’inaugurazione ufficiale della borgata avviene nel 1939 alla presenza di Rachele Mussolini che, preceduta da gagliardetti neri, accompagnata dal suono delle fanfare e dalla benedizione del cardinale vicario di Roma, taglia il nastro tricolore affermando che “i palazzi sono tutti nuovi, belli e confortevoli”. Paradossalmente, tuttavia, l’aumento della popolazione si rivela un’ancora di salvezza per le borgate, poiché a causa dell’aumento della densità degli abitanti, si procede ad un loro risanamento. Infatti la borgata comincia a diventare un centro per l’urbanizzazione delle aree circostanti da parte di privati speculatori che sfruttano proprio i servizi che la borgata vi ha fatto arrivare. La borgata di San Basilio viene inclusa nel piano del 1942, ma la sua crescita avviene senza un piano particolareggiato. Con la guerra diventa chiaro che l’emarginazione cui è stata costretta una parte della popolazione non è un fenomeno estraneo alla città o un incidente occasionale. Le borgate di case basse come San Basilio non sono,infatti, neanche per apparenza assimilabili ad un ipotetico territorio collegato alla città da rapporti produttivi. Alla fine della guerra l’Istituto autonomo case popolari propone alle famiglie di acquistare la baracca e il terreno circostante, dietro un compenso di sessantamilalire da pagare a rate. Tuttavia la maggioranza della popolazione di dichiara contraria e chiede allo stesso istituto di costruire nuove case.
Nell’immediato dopo guerra viene costruito l’UNRRA-CASAS (Unitet Nations Relief Remabilitation Administration – Comitato assistenza ai senza tetto) utilizzando i fondi americani per organizzare gli aiuti ai profughi delle zone colpite dalla guerra. Uno dei suoi compiti è la costruzione di piccoli nuclei di alloggi e l’assistenza sociale alle comunità che vi si stabiliscono. A causa dell’esiguità dei finanziamenti, tuttavia, l’intervento UNRRA-CASAS a Roma si presenta di dimensioni limitate e il piccolo progetto assume prevalentemente un carattere di esempio.
Nel 1951 viene bandito un concorso nazionale nel quale risultano vincitorio ex-aequo gli architetti Mario Fiorentino per la soluzione urbanistica ed edilizia e Serena Boselli per i servizi collettivi. Per la realizzazione del progetto viene scelta un’area situata del settore nord della città, all’altezza del quindicesimo chilometro della Tiburtina, ai margini della borgata di San Basilio.
L’intervento investe una superficie di 8,5 ettari ed interessa circa novecento abitanti che vengono sistemati in case uni-familiari disposte a schiera oppure in case a due piani con quattro alloggi. Ogni abitazione ha un giardino di circa 200 metri quadrati. Un sistema viario a croce determina quattro isolati raggruppati a loro volta in due nuclei più grandi al centro dei quali sono posti i servizi sociali. Le case sono disposte secondo linee spezzate che determinano delle piccole corti aperte. Ancora oggi il “villaggio di San Basilio” riesce a conservare il suo particolare carattere di insediamento suburbano, che lo sviluppo della città non riesce sostanzialmente ad intaccare. Finalmente del luglio del 1952 lo IACP di Roma viene autorizzato al risanamento, tra l’altro, della borgata di San Basilio, Sebbene vengano chiamati tecnici di un certo livello, l’esiguità della spesa prevista e soprattutto i criteri urbanistici generali di questi insediamenti alla periferia della città non permettono un cambiamento sostanzial di San Basilio. A partire dal 1954 la borgata di San Basilio realizzata dal fascismo viene demolita per consentire allo IACP di costruire edifici di maggiore altezza e meno precari. Il nucleo delle prime costruzioni realizzate dall’ UNRRA-CASAS è destinato ad ospitare prevalentemente famiglie di profughi giuliani, dalmati e delle ex colonie italiane e i borbardati di San Lorenzo, alloggiati nel domitorio di S.Antonio. I nuovi edifici dello IACP sono assegnati invece agli stessi baraccati di San Basilio. Il complesso edile realizzato dallo IACP consiste in una serie di case disposte “in linea” a “ad arco”, divise in lotti,di colore giallo o rosso, in ognuno dei quali abitano da cento a duecento nuclei familiari, ciascuno nel suo appartamento.nel 1960, in seguito alle provvidenze statali favore dei baraccati stanziate in occasione dei giochi olimpici svoltisi a Roma, vengono assegnati dallo IACP altri appartamenti ai baraccati di campo Parioli, bogata Gordiani, campo Artiglio e Acquedotto Felice. Le nuove costruzioni, realizzate a San Basilio, sembrano certamente le più funzionali del quartiere; sono “torri” a sette piani fornite di riscaldamento ed ascensore e con la facciata rivestita in mattoni rossi. Negli stessi anni vengono costruite quattro palazzine da parte della Cassa depositi e prestiti del ministero del tesoro in via Sarnano che per anno vengono considerate le più belle costruzioni di San Basilio.Contemporaneamente al risanamento della borgata degli anni Cinquanta, anche San Basilio comincia a funzionare da centro per l’urbanizzazione da parte dei privati speculatori delle aree circostanti, valorizzate dai servizi che la borgata vi ha fatto arrivare. Sorgono così altre borgate su lottizzazioni abusive, veri e propri agglomerati spontanei, al di fuori di ogni pianificazione urbanistica. Per iniziativa dio Anacleto Gianni, pressochè assoluto proprietario fondiario della Tiburtina e della Prenestina, nasce intorno al 1955 la “borgatella”, tra il fosso di San Basilio e il quartiere stesso. Negli stessi anni e sempre su lottizzazione abusiva nasce anche la borgata di San Cleto tra la via Nomentana e il fosso di San Basilio. Il lottizzatore delle aree, in questo caso, è l’avvocato Pace. Sono prevalentemente lavoratori edili immigrati a Roma di recente i compratori delle aree lottizzate abusivamente. Pur non avendo la prescitta licenza edilizia, si affrettano a costruire la casa approfittando del tacito assenso dell’amministrazione capitolina. Tuttavia la creazione dei nuovi insediamenti pone al Comune il problema di rendervi la vita possibile. Non esistono, infatti, né strade, né fogne, né scuole. Quasi tutti gli interventi urbanistici vengoni attuati al di fuori di qualsiasi pianificazione generale.Nel 1974 viene edificato il lotto 23 bis, affidato dal comune allo IACP: queste abitazioni sono teatro delle più aspre lotte per la casa a San Basilio. Con questo complesso, inoltre, terminano i progetti di edilizia pubblica sovvenzionata per il quartiere. Oggi, quindi, San Basilio, si presenta con un quartiere popolare periferico costrituito, nella maggior parte, da un grande “centro storico” IACP, che ospita circa quattromila famiglie e da una zona “periferica” formata da costruzioni di privati, dove vivono circa millecinquecento famiglie. Negli ultimi anni cessata l’immigrazione, tranne che per qualche palazzo di edilizia privata, è diminuito decisamente l’indice di affollamento. Tuttavia a San Basilio esiste ancora il problema della coabitazione di più famiglie all’interno dello stesso appartamento soprattutto a causa delle difficoltà che incontrano le giovani coppie nella ricerca di una casa. La quasi totalità delle giovani famiglie di San Basilio va a cercare casa fuori del quartiere sopratutto per l’inesistenza assoluta di un mercato, poiché le abitazioni sono quasi tutte dello IACP. Alcuni, tramite parentele a amicizie, riescono ad “acquistare” un appartamento dello IACP da qualche assegnatario che si trasferisce altrove. Pertanto San Basilio invecchia progressivamente. I servizi circoscrizionali agli anziani di San Basilio sono coordinati da assistenti sociali e da una cooperativa di giovani che pratica i servizi a domicilio. Il centro anziani di San Badilio aveva la sede a via Maiolati,2 ora si è trasferito in via Pergola. La sua storia è molto ricca: ha inizio in collaborazione con l’assistenza aiuti internazionali del ministero degli interni che viene sciolto nel 1976. Il centro si trasferisce allora nel centro di igiene mentale: data tuttavia la ristretta logistica per l’accorpamento di troppi servizi nel medesimo edificio, gli anziani occupano la sede dell’ex Ente comunale di assistenza, che era stato sciolto. Dopo quattro anni di lotta, con l’appoggio dell circoscrizione, si ha il riconoscimento del centro anziani con cencinquanta iscritti. La continua crescita della popolazione anziana ha reso ormai insufficienti i locali anche per le richieste di nuovi servizi che vengono avanzate. D’altra parte molti anziani del quartiere continuano a lavorare in modo autonomo e anche come dipandenti per arrotondare la pensione o anche soltanto per non morire di noia in solitudine.
Questa la dilimitazione del XXX Quartiere: via del Casale di San Basilio – via Nomentana – circonvallazione orientale del GRA – via Tiburtina – via del Casale di San Basilio.
A questo resoconto storico di come è nato il Quartiere XXX va aggiunto che alla metà degli anni ottanta è nato il quartiere definito “nuovo San Basilio” con abitazioni costruite dal comuna di Roma.
A metà degli anni novanta nasce il piano di zona Torraccia ad edilizia economica e popolare in ottemperanza dell legge 167 del 1978. Sono abitazioni private per metà abitate da appartenenti alle forze dell’ordine delle varie armi, e per metà da privati cittadini.

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