25 gennaio, 2011
Cooperazione: Provincia e S. Egidio insieme per la scolarizzazione in America Latina
Cooperazione: Provincia e S. Egidio insieme per la scolarizzazione in America Latina
Al via la seconda edizione del programma di scolarizzazione in America Latina realizzato dalla comunità di Sant'Egidio con il sostegno della Provincia di Roma. Nato nel 2007, il progetto, che ha coinvolto più di 5 mila bambini e 900 giovani operatori, è stato rifinanziato dalla Provincia per gli anni 2011-2013.
"Per un mondo senza violenza", questo il nome dell'iniziativa portata avanti in Nazioni ad alto tasso di violenza o in situazioni di rischio, prevede il sostegno allo studio per i minori a rischio, la scolarizzazione dei ragazzi troppo grandi per essere inseriti in un programma di educazione formale, un sostegno affettivo e psicologico e un lavoro che educhi alla solidarietà, mondialità e pace attraverso l' organizzazione di eventi pubblici, la creazione di un gruppo di intervento per le emergenze umanitarie e la valorizzazione dei talenti artistici dei ragazzi.
ll progetto è stato presentato nella storica sede di piazza Sant'Egidio, da Gianni di Bella, della comunità di Sant'Egidio, da don Matteo Zuppi, assistente ecclesiastico della Comunità e da Antonio Rosati, assessore provinciale alle Politiche finanziarie e di bilancio della provincia di Roma.
"L'impegno della Provincia di Roma per realizzare questo progetto - ha spiegato Rosati - è la dimostrazione concreta che una grande amministrazione non può rinunciare a guardare oltre il muro dei suoi confini geografici: Roma non può rinunciare ad una visione universale che parli al mondo. Finanziare questo progetto - ha concluso Rosati - vuol dire aiutare chi, come Sant'Egidio, è impegnato quotidianamente per combattere la violanza e il degrado sociale e per costruire un mondo diverso, di pace e di solidarietà".
Don Zuppi ha sottolineato "il coraggio di investire su un progetto al di fuori degli orizzonti del territorio, ma che ha ripercussioni in Italia in termini di scambio di esperienze e di risultati con le scuole e i centri universitari italiani e in relazione alla comprensione delle dinamiche dei migranti di seconda generazione nel nostro Paese".
Se in Italia non si parla infatti di vere e proprie "maras", gang giovanili che impongono la legge del più forte con la violenza nei paesi sud americani dove si realizzerà il progetto, fenomeni analoghi si riscontrano, spiega di Bella, "soprattutto in Liguria e a Genova, dove risiede la comunità più ampia di ecuadoregni e anche se non si può parlare di maras esistono delle bande organizzate di giovani di seconda generazione che in analogia alle esperienze dei paesi di origine si uniscono e si fanno forti con la violenza".
Diverse le testimonianze, nel corso della mattinata, di responsabili locali della comunità di Sant'Egidio, provenienti da Cuba, Salvador e Perù. Per tutti la comune esperienza di un tessuto sociale disgregato e martoriato dalla violenza e del "miracolo" di un recupero dei giovani che nasce dal dare ai ragazzi una nuova prospettiva, una visione positiva, una nuova dignità.
In paesi disgregati da sanguinose guerre civili spesso per gli adolescenti l'unica alternativa rimane la "maras", che fa adepti solo tra minori o giovanissimi e che si basa su un materialismo diffuso e disperato, che ha come miraggio quello di un benessere che non si raggiunge mai. Il fenomeno, che riguarda quasi 100 mila ragazzi in tutta l'America Latina nasce dall'estrema povertà, dal rimpatrio di molti giovani latinos dagli Stati Uniti ai paesi di origine, dal dissesto economico e dalle frequenti calamità naturali che hanno privato la gente di tutto e dai massicci spostamenti di popolazione che aggravano pesantemente lo sfaldamento del tessuto umano di questi paesi.
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