20 gennaio, 2011

"I percorsi dell’anima": a Palazzo Valentini la mostra di Alessandro Reale, Francesco Calia, Mariagrazia Dardanelli


"I percorsi dell’anima": a Palazzo Valentini la mostra di Alessandro Reale, Francesco Calia, Mariagrazia Dardanelli

La mostra “I percorsi dell’anima” degli artisti Francesco Galia, Mariagrazia Dardanelli e Alessandro Reale, curata da Daniela Falasca, sarà ospitata a Palazzo Valentini (Sala Egon Von Fürstenberg) dal 22 al 31 Gennaio 2011.

L’esposizione si potrà visitare con ingresso libero dal lunedì al venerdì, dalle ore 10:00 alle 19:00, chiuso la domenica.

L’inaugurazione si terrà venerdì 21 gennaio 2011 alle ore 17:00 presso la Sala Egon Von Fürstenberg
di Palazzo Valentini (via IV Novembre, 119/A – Roma).

Lungo i sentieri accidentati dell'anima tre artisti si incontrano, vivono parte del loro tempo uno accanto all'altro, si raccontano ciò che sono e quel che sono stati.

Camminano lungo strade parallele e ogni tanto gli sguardi si incrociano. Tracciano percorsi. Le loro ricerche artistiche si inabissano, riemergono, tentano di affrancarsi dalla materia, si misurano con essa, la giudicano, si inerpicano verso altre dimensioni, annaspano, a volte soccombono, altre si librano.
Risentono degli effetti benefici di quella rivoluzione del guardare che la macchina fotografica ha attuato. Il mezzo fotografico è la necessaria mediazione tra l'io e l'altro. Eppure, differenti sono le loro visioni, mai lontane dalla realtà, anche quando nulla sembra più riconducibile ad essa. Tutto è lì, racchiuso nella forma.

Francesco Calia, ha attraversato in lungo e largo i territori dell'arte, appropriandosi del patrimonio linguistico dei mostri sacri del Novecento, a rimarcare l'impossibilità di uno sviluppo progressivo dell'arte. Successivamente ha volto il suo sguardo verso l'ambiente urbano. I suoi scatti fotografici, identificabili con uno sbattere di ciglia, rendono frammenti di vita quotidiana altrimenti deperibili, privi di quel valore semantico capace di estendere la durata della memoria alla vita intera dell'individuo.

Si tratta di ritagli di una realtà qualunque, strade, palazzi, passanti.
Le misteriose alchimie che nascono dal coniugarsi della luce al movimento, sono il terreno d'indagine di Mariagrazia Dardanelli. L'artista guida sapientemente la sua ottica digitale lungo traiettorie improbabili: virate improvvise, impennate aeree, dondolamenti, spensierate capriole e capricciosi geroglifici. Con maestria alleggerisce la corporeità delle cose riducendole a volatili bagliori di luce, arricciolati profili, imperiose fenditure, espansioni vibranti.
Dardanelli rinuncia alla fisicità dell'opera e privilegia l'idea, l'interscambio di emozioni, sensazioni e conoscenze;
si destreggia sapientemente tra ragione ed emozione, intelletto e sentimento, logica costruttiva e magia del caso, fisica ed estetica. Il movimento impresso alla macchina fotografica sfilaccia la realtà, la smaterializza in impalcatura di vettori luminosi, di piani e di volumi.

La fotografia anche per Alessandro Reale costituisce un momento essenziale del suo lungo processo di creazione artistica. Egli osserva, individua, sceglie della realtà un particolare poiché è impossibile abbracciare la totalità del mondo oggettivo. Lo fotografa, convinto che solo l'ottica sia in grado di restituirlo più vero del vero. Ne studia la forma e la composizione e come un maestro rinascimentale lo traguarda per poterlo riportare sulla tela con la massima precisione. Il lavoro è lungo e bisogna conoscere il mestiere. Il tempo come condizione esistenziale è il cardine attorno al quale si annodano i tortuosi percorsi dell'animo dell'artista. E la maestria è quella della tradizione italiana, non certo la perizia tecnica dell'iperrealismo americano che annulla il fare progettuale in una serie di azioni consuetudinarie.

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